Gli storici non riescono a trovarsi d’accordo su quando esattamente la balalajka sia apparsa in Russia. Le prime testimonianze scritte sulla sua presenza risalgono al 1688-1700, durante il regno di Pietro il Grande. E il memorialista tedesco Jakob von Staehlin (1709-1785) scrisse nel suo libro di aneddoti storici su Pietro “Originalanekdoten Peters des Großen”, pubblicato a Lipsia nel 1785, che il primo imperatore russo “non ebbe la possibilità di ascoltare altro che il suono rozzo del tamburo, dello zufolo, della balalajka, del corno da pastore e della bandura ucraina [un incrocio tra un liuto e una cetra, ndr].”
Pietro si innamorò della musica popolare durante i suoi viaggi in Europa. E dal momento che lo zar amava il divertimento e gli spassi, invitava piuttosto frequentemente suonatori di balalajka e altri musicisti popolari alle feste più sfrenate, a cui non potevano mancare i buffoni di corte.
Tuttavia, c’è un’altra ipotesi sull’epoca in cui sarebbe apparso lo strumento: Aleksej Mikhelson (1836-1898) nel suo dizionario “Spiegazione di 25.000 parole straniere che sono entrate in uso nella lingua russa, indicando le loro radici” (1865) elenca il termine “balalajka” come parola di origine tatara. “Strumento musicale a tre corde a forma di chitarra, suonato pizzicando con le dita le corde”, era la definizione proposta. Il linguista presumeva che lo strumento fosse stato “preso in prestito” durante il Giogo tataro-mongolo (XIII-XV secolo).
Ai tempi di Pietro il Grande, a suonare la balalajka erano contadini e buffoni. Questo “tintinnio” di corde era considerato un passatempo ozioso. L’etimologia stessa della parola “balalajka” rimanderebbe ai verbi “balakat”, balabolit”; “cianciare”, “ciarlare”; insomma parlare certo non di cose importanti.
Dopo l’epoca di Pietro, la balalajka rimase uno strumento per i contadini, e tra i nobili venne completamente dimenticato. La richiesta di questo strumento nell’alta società tornò a salire solo alla fine del XIX secolo, quando apparve la moda di tutto ciò che era “tradizionalmente russo”: edifici e chiese furono costruiti in stile pseudo-russo, e riferimenti al costume popolare apparvero negli abiti delle dame. A San Pietroburgo, il musicista Vasilij Andreev fondò l’orchestra “Circolo degli amanti della musica con la balalajka”, che comprendeva anche suonatori di domra (una specie di liuto russo), fiati vari (flauti, corni) e strumenti a percussione. I suoi concerti ebbero un grande successo e la nobiltà russa iniziò ad appassionarsi della musica popolare.
Inoltre, proprio allora, la balalajka si guadagnò fama mondiale: il “Circolo” di Andreev si esibì con successo nei concerti del padiglione russo all’Esposizione mondiale di Parigi del 1889.
Andreev, con un team di appassionati, era impegnato nel miglioramento degli strumenti antichi: e la moderna balalajka ha l’aspetto che conosciamo proprio grazie a lui. I suoi mastri ne crearono un’intera famiglia, diverse per dimensioni e per note: ci sono la balalajka prima, seconda, alto, basso e contrabbasso.
Ai nostri giorni la balalajka, insieme al balletto e all’arte d’avanguardia, è uno dei prodotti culturali di esportazione più popolari della Russia.
Un grande contributo alla divulgazione della balalajka in Occidente è stato dato dal britannico Bibs Ekkel (1946-). Non è solo un vero virtuoso, ma ha anche insegnato la musica popolare russa in università straniere e ha anche registrato una serie di concerti di balalajka per BBC Radio.
Un altro virtuoso moderno è il russo Aleksej Arkhipovskij (1967-), detto “il Paganini della balalajka”. Dopo molti anni passati a suonare in un’orchestra di musica popolare, ha iniziato una carriera da solista, nella quale ha rivelato, a quanto pare, tutte le possibilità dello strumento, suonando brani scritti appositamente per balalajka.
I concerti di balalajka si svolgono ora in tutto il mondo, e molti musicisti non assomigliano più a contadini russi, ma più spesso indossano lo smoking, dimostrando che la balalajka, sebbene sia uno strumento semplice, non è affatto inferiore a nessun classico strumento dell’orchestra.
Uno dei gruppi russi contemporanei più famosi è il collettivo “Trio balalaek”/“The Balalaika Trio” che ha reso la balalajka uno strumento alla moda. Eseguono anche musica classica con un’orchestra e realizzano cover di successi stranieri.
A proposito, le cover realizzate con la balalajka sono molto popolari: su Internet i video dei suonatori di balalajka ottengono un’incredibile quantità di visualizzazioni. Ecco, ad esempio, come suona il tormentone internazionale “Despacito” in un arrangiamento russo con balalajka contrabbasso, domra e fisarmonica akkordeon.
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