La Russia non è un Paese per femministe?

Kommersant
Ai tempi dell’Urss furono uguagliati i doveri, più che i diritti. Le ragazze potevano lavorare in fabbrica o guidare il trattore, ma poi dovevano prendersi cura di casa e figli. Oggi le questioni di genere sono apertissime, ma le proteste non prendono piede, come dimostra il recente video contro l’upskirting (il fotografare le ragazze sotto la gonna di nascosto), che ha suscitato reazioni quasi solo per il fatto che la femminista che lo ha girato sarebbe una escort

San Pietroburgo, tardo autunno. Una bella ragazza sullo sfondo della Cattedrale di Sant’Isacco. Persone indifferenti che passano, e un breve discorso su un “fenomeno vergognoso, una mancanza di rispetto nei confronti delle donne”. Così inizia il videomanifesto della femminista diciannovenne Anna Dovgaljuk dal titolo “Cosa c’è sotto la mia gonna?”. Nei tre minuti successivi, una sua amica tira su la gonna nei corridoi della metropolitana, mostrando le mutandine, mentre le didascalie parlano di upskirting (il fenomeno di scattare foto sotto la gonna di una donna in luoghi pubblici) e fanno notare come la Russia, accanto al Giappone e agli Stati Uniti, sia leader mondiale quanto a numero di donne vittime di questo triste fenomeno. 

La Dovgaljuk ha pubblicato il suo manifesto su YouTube (dove ha ormai più di tre milioni di visualizzazioni) e si è rivolta a tutti gli uomini a cui piace sbirciare sotto le gonne delle donne, “a nome di tutte le ragazze che sono diventate vostre vittime”. “Toh, guarda qua! E non avvicinarti!”.

Ma il video ha prodotto il risultato opposto a quello atteso. La maggioranza degli utenti non ha apprezzato né il tema né il discorso sui diritti delle donne e la mancanza di rispetto. I commenti tipici dicevano: “Vestiti come si deve e nessuno ti guarderà sotto la gonna” o “Il femminismo ha 100 anni e ancora non lo capiscono: il rispetto non può essere richiesto, deve essere guadagnato. E far veder le mutande non le aiuterà”.

Inoltre, subito dopo la pubblicazione del video, la stessa Dovgaljuk è stata sospettata di fornire servizi come escort. Sul suo accountFacebook, il giornalista Aleksandr Bunin ha pubblicato fotografie della giovane studentessa vicino alla torre Burj Khalifa di Dubai, su una spiaggia a Malta, nelle piscine del casinò di Monaco, e in un lussuoso ristorante moscovita mentre sorseggia champagne. E una settimana dopo ha trovato delle foto, presumibilmente sue, sul sito web dell’agenzia di escort Kukla (“bambola”) di San Pietroburgo. Bunin ha anche riserve sul video, che, secondo lui, “è stato chiaramente girato in uno studio, usando Chroma Key, perché “l”abito non si muove per le correnti d’aria generate dei treni che passano, e non ci sono abbastanza reazioni da parte dei passanti”.

Le impalpabili femministe russe

Ma se non fosse stato per lo scandalo sollevato dal giornalista, probabilmente non ci sarebbero state grosse reazioni al video della biancheria intima mostrata in metropolitana. “Agli occhi della gente comune, la femminista media è una donna che nessuno ha mai visto e nessuno sa quello che fa, ma tutti sanno che quello che fa è male”, dice Leda Garina, direttore e curatrice del progetto “Costola di Eva” sulla discriminazione contro le donne.

Le femministe vengono spesso confuse con le lesbiche e identificate come “odiatrici di uomini”, e viste come semplici fallite, con problemi nella vita personale, incapaci a trovarsi un partner. Tutti pregiudizi ancora ampiamente diffusi, secondo quanto racconta la Garina a Russia Beyond. Allo stesso tempo, in uno show su un canale televisivo federale si discute appassionatamente se una ragazza, Diana Shurygina, (poi diventata Youtuberdi successo) possa essere colpevole del suo stupro, e il rapper Oxxxymiron (Miron Fjodorov) fa un discorso davanti a migliaia di persone sulla necessità di un dialogo tra persone, mettendo le femministe alla pari dei nazisti. 

Un altro punto di vista popolare è che in Russia non esiste il femminismo e che nessuno ne ha bisogno qui. Quando è stata organizzata la Marcia delle donne in 673 città del mondo, nel gennaio 2017 (il giorno dell’inaugurazione di Donald Trump, il principale sessista del pianeta, secondo i manifestanti), nessuno si è presentato all’evento in Russia. La sottoscritta cronista di Russia Beyond ha trovato solo una donna nel punto previsto per l’inizio della marcia: Loretta Marrie, originaria di Singapore, che ha poi sfilato da sola sulle Colline dei Passeri di Mosca. 

Eppure nellUrss la posizione della donna era meglio che negli Usa

Secondo un sondaggio condotto lo scorso anno dal Levada Center, il 51% degli uomini e il 75% delle donne sono a favore della parità di diritti fra uomini e donne, e il movimento per i diritti delle donne in Russia ha effettivamente più di cento anni. Tuttavia, in termini di uguaglianza di genere, secondo l’annuale Global Gender Gap Report del World Economic Forum, la Russia oggi è al 71° posto su 144 nazioni, e le manifestazioni femministe in Russia raccolgono meno sostenitori che in Turchia (un Paese islamico e sempre più conservatore, dove però migliaia di donne partecipano alle proteste).

“Sì, al tempo della rivoluzione bolscevica [1917], le iniziative femministe hanno avuto un peso sostanziale”, dice la Garina. E anche durante il periodo sovietico (quando le autorità proibivano il femminismo come movimento civile), la posizione delle donne sovietiche era molto diversa dalla posizione delle donne negli Stati Uniti o in Germania: godevano del diritto al lavoro e all’istruzione e di mantenere il nome da nubile. Le donne sovietiche potevano volare nello spazio o diventare guidatori di trattori. Tuttavia, non era certo un Paese in cui il femminismo aveva trionfato. Semplicemente, erano i doveri, piuttosto che i diritti, a essere stati resi uguali: dopo aver lavorato alla pari con gli uomini in fabbrica, le donne tornavano a svolgere “doveri puramente femminili” come occuparsi della famiglia e della casa.

Le disparità nel mondo del lavoro

La Russia moderna ha problemi abbastanza seri nei rapporti di genere: violenza domestica, molestie sessuali, proposte ricorrenti di vietare l’aborto o di renderlo meno accessibile. Come nel resto del mondo, in Russia, in media, i salari delle donne sono inferiori a quelli degli uomini che svolgono lavori simili, e qui un gran numero di mestieri (ben 456) dal 2000 sono vietati alle donne. 

“Lavoro nel campo della finanza, sono l’unica proprietaria dell’azienda e la maggior parte dei miei clienti sono uomini, perché ci sono più uomini tra le persone facoltose (cosa che conferma ancora un certo squilibrio di opportunità)”, afferma Natalia Smirnova, direttore generale di una società di consulenza e membro della American Financial Planning Association (FPA). Smirnova è nel settore finanziario da oltre quindici anni ma dice che, durante gli incontri con i clienti, deve ancora oggi trascorrere i primi quindici minuti a dimostrare che, “nonostante io non abbia un cromosoma Y, il mio cervello non è peggiore di quello di un uomo”. “È lo stesso con i colleghi: incontrandoli alle conferenze, all’inizio mi imbatto in una certa condiscendenza e in scherzi sulla falsariga di “ragazza, cosa vuoi capirne di tutto questo”, e solo più tardi si rendono conto che ho una base clienti di tutto rispetto e una buona esposizione sui media e il mio sesso diventa secondario”, dice.

Quindi, nel complesso, nonostante la sua lunga storia, il femminismo in Russia è un movimento giovane, secondo la Garina, e ci sono problemi per cui le donne devono lottare. Finora, la campagna elettorale (a cui partecipano anche candidati donna) si svolge principalmente sui social media e, secondo la Garina, ci sarà una crescente reazione alle proposte di vietare gli aborti o a quelle folli, come vietare la vendita di sigarette alle donne sotto i 40 anni di età (è stata bocciata). “Maggiori battaglie femministe saranno una risposta logica a una svolta conservatrice a destra”, dice.

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