Il film (in russo: “Кутузов”) racconta gli eventi della Guerra patriottica del 1812, quando la Grande Armata di Napoleone invase l’Impero russo. Al centro della storia c’è la figura del comandante in capo delle truppe russe, il feldmaresciallo generale Mikhail Kutuzov.
Le riprese si sono svolte nel 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. L’Armata Rossa aveva già iniziato a scacciare la Wehrmacht dal suo territorio, quindi non è un caso che in “Kutuzov” l’espulsione dei francesi dalla Russia sia oggetto di particolare attenzione.
Nonostante la difficile situazione in cui si trovava allora l’Urss, le riprese del film si svolsero in modo accurato. Città in fiamme, colonne di fanteria in marcia, raffiche di artiglieria e attacchi di cavalleria: tutto questo lo spettatore poteva vederlo sullo schermo.
Estate del 1812. L’inizio della guerra contro Napoleone. La diciassettenne Shura Azarova sogna di combattere il nemico. Poiché al fronte non c’è posto per le donne, indossa l’uniforme di un ussaro e, fingendosi un uomo, si presenta al comando dell’esercito…
Si ritiene che il prototipo di Shura fosse una fanciulla di cavalleria, Nadezhda Durova, che partecipò ai combattimenti sotto le sembianze del lanciere Aleksandr Sokolov. Dopo che il suo trucco fu scoperto, lo zar Alessandro I in persona le permise di rimanere nell’esercito con il suo vero nome.
Questa commedia (“Гусарская баллада”; ossia “La ballata degli ussari”) è stata a lungo ostacolata dalla censura. I funzionari ritenevano che ridicolizzasse gli eroi della guerra patriottica. I creatori del film, tuttavia, riuscirono a convincerli che il film non faceva altro che romanticizzare e glorificare l’immagine degli ussari.
Le scene invernali sono state girate in aprile, quando la neve si era già sciolta. Fu così necessario usare enormi quantità di gesso, vernice bianca, segatura e naftalina, il che provocò grossi problemi allergici a vari membri della troupe.
Poiché le riprese si svolsero in condizioni molto confortevoli nella Regione di Mosca, gli attori che interpretano il ruolo degli ussari erano ben pasciuti, dormivano bene, facevano molte passeggiate all’aria aperta e non assomigliano per niente a uomini spossati dalla guerra e da formidabili nemici cavalleggeri. Quando il direttore di “Mosfilm”, Ivan Pyrjev, vide il film, esclamò indignato: “Dove avete trovato questi brutti musi ben satolli?”.
Dramma storico epico in quattro parti basato sull’omonimo romanzo di Lev Tolstoj, che ripercorre gli eventi della Terza coalizione antifrancese, compresa la Battaglia di Austerlitz del 1805, e la Campagna di Russia di Napoleone del 1812.
Le scene di battaglia del film (in russo: “Война и мир”; “Vojná i mir”) sono di dimensioni epiche. Tremila soldati dell’esercito sovietico furono coinvolti nelle riprese della Battaglia di Krasnoi, e per la Battaglia di Borodino ne furono richiamati 15 mila, assieme a 950 cavalleggeri di un reggimento di cavalleria cinematografica appositamente creato.
Oltre quaranta imprese lavorarono a creare uniformi militari, attrezzature e armi autentiche, 58 musei misero a disposizione le loro collezioni di oggetti unici dell’epoca. Solo per le scene di guerra di Borodino vennero utilizzate 23 tonnellate di esplosivo, 40 mila litri di paraffina, 2 mila petardi e 15 mila granate fumogene.
Il regista del film, Sergej Bondarchuk, ebbe un atteggiamento fanatico rispetto alle riprese dei combattimenti. “Forse Kutuzov stesso non aveva studiato la battaglia di Borodino come ha fatto Bondarchuk”, sostenne ironicamente il suo collega Georgij Danelija. “Quante mappe e cianografie militari aveva davanti a sé durante il lavoro, quanti documenti storico-militari aveva raccolto! Qualche spiritosone disse che se a Borodino avesse comandato lui, probabilmente Napoleone non sarebbe riuscito neppure a prendere Mosca!”.
Nel 1969, “Guerra e pace” vinse l’Oscar per il miglior film straniero e un anno dopo il famoso produttore italiano Dino De Laurentiis, impressionato da quell’epopea cinematografica, invitò Bondarchuk a lavorare come regista per un kolossal storico di grande portata, “Waterloo”.
Il film sull’ultima grande battaglia di Napoleone fu coprodotto dall’Urss (in russo: “Ватерлоо”) e dall’Italia. Le riprese si svolsero nell’Ucraina occidentale e l’esercito sovietico, come aveva già fatto per “Guerra e pace”, mise a disposizione del regista 15.000 soldati.
Sergej Bondarchuk si dimostrò ancora una volta un maestro unico nel filmare scene di battaglia su larga scala. La Battaglia di Waterloo fu ricostruita quasi al minuto.
Il regista ha prestato attenzione a ogni dettaglio. Ad esempio, ogni squadrone di cavalleria britannica cavalcava cavalli di un certo colore: uno cavalli sauri, un altro bai, un terzo pomellati ecc. I cavalli si comportavano a comando a seconda del cambiamento di illuminazione.
Sempre per via della luce adeguata, Bondarchuk volle iniziare le riprese dell’attacco della cavalleria alle due del pomeriggio, quando di solito i cavalli venivano nutriti ed era quasi impossibile staccarli dal cibo. Per l’irritazione del regista, il consulente del film, il tenente generale Ivan Oslikovskij, alzò le mani impotente: “Posso dare ordini alle persone, ai soldati, ma come faccio a dare ordini agli animali?”.
Nonostante la portata grandiosa e un cast stellare (Rod Steiger, Christopher Plummer e un cammeo di Orson Welles), “Waterloo” fu un completo fiasco al botteghino. Tanto che, dopo questo insuccesso, Stanley Kubrick dovette abbandonare immediatamente il suo ambizioso progetto dedicato alla biografia di Napoleone.
Il film (“Эскадрон гусар летучих”; ossia: “Lo squadrone degli ussari volanti”) racconta di un celebre partecipante alla Guerra patriottica del 1812, il comandante di uno dei distaccamenti partigiani “volanti”, l’ufficiale e poeta Denis Davydov. Composti da ussari e cosacchi, questi distaccamenti “volanti” compivano audaci incursioni di cavalleria nelle retrovie della Grande Armata di Napoleone, tagliando efficacemente le sue comunicazioni e incutendo timore nei cuori dei francesi e dei loro alleati.
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“Eskadron gusar letuchikh” divenne uno dei film leader della distribuzione cinematografica sovietica nei primi anni Ottanta. Fu visto da più di 23 milioni di persone.
“I paesaggi del film sono impressionanti:fredde foreste alla Vereshchagin, campi invernali sconfinati, fiumi scintillanti al sole, persi nei boschetti, strade che si perdono verso l’orizzonte”, ha scritto il critico cinematografico sovietico Jurij Tjurin. Nelle scene migliori del film, lo spirito della lotta nazionale del 1812 rivive sullo schermo cinematografico. E colpisce ancora oggi l’immagine del glorioso ussaro cantante, che diceva di sé: “Che la Russia rimbombi pure di tempesta militare; io intonerò questa canzone!”. Пусть грянет Русь военною грозой — я в этой песне запевало!
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