Come erano i protagonisti dei cartoni animati sovietici prima di apparire sullo schermo?

Russia Beyond (Museo dei film/Fondazione)
Alcuni dei personaggi dei film di animazione più amati e conosciuti sono cambiati molto! Ecco la differenza tra i primi bozzetti e la versione definitiva che tutti conoscono

“La regina delle nevi” (1957, Lev Atamanov)

Il celeberrimo regista giapponese Hayao Miyazaki (1941-) ha affermato una volta che la versione sovietica dell’omonima fiaba di Hans Christian Andersen gli ha mostrato a cosa doveva aspirare nel mondo dell’animazione.

Questo cartone, un vero classico, era famoso non non solo in patria: veniva regolarmente trasmesso in tv, durante le feste di fine anno, persino negli Stati Uniti, negli anni Sessanta e Settanta.

“Cipollino” (1961, Boris Dezhkin)

Basato sulla fiaba dello scrittore italiano Gianni Rodari, questo film d’animazione è più semplice e più breve dell’originale. Lo sceneggiatore Mstislav Pashchenko voleva trasmettere la trama della fiaba in ogni dettaglio, ma il regista Boris Dezhkin insistette per una riduzione. Di conseguenza, il film racconta tutti gli eventi principali: il coraggioso ragazzo Cipollino e i suoi amici salvano dalla prigione il padre ingiustamente condannato e organizzano una rivoluzione.

“Le vacanze di Bonifacio” (1965, Fjodor Khitruk) 

Questo cartone è basato sulla fiaba “Bonifacio e i suoi nipoti” dello scrittore ceco Miloš Macourek. Secondo la trama, Bonifacio, il leone del circo, va in vacanza dalla nonna, ma anche sull’isola i bambini del posto non gli permettono di riposare. 

Il regista Fjodor Khitruk ha raccontato che l’idea per il cartone animato è stata trovata per caso: “Una volta, liberando la scrivania, ho trovato in uno dei cassetti un paio di fogli di testo e, prima di buttarli via, ho letto qualche riga. Ciò che mi ha colpito è stata una battuta pronunciata dal direttore del circo: ‘Avevo dimenticato che anche i leoni hanno una nonna!’”

“Maugli”/“Mowgli” (1967-1971, Roman Davydov)

Un’intera serie di cartoni animati è basata su “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling. È interessante notare che nella traduzione russa della fiaba, Bagheera si è trasformato in una femmina, e così è anche nel cartone animato. 

Durante la creazione del cartone animato Roman Davydov ha costretto i disegnatori a vivere nei ruoli degli animali. A chi disegnava Bagheera, dette il compito di stare a stretto contatto e con dei gatti e osservarli in ogni movimento.

“Vinni-Pukh”/ “Winnie the Pooh” (1969-1972, Fjodor Khitruk)

Il regista non poteva aver visto la versione americana del cartone animato (che fu realizzata più tardi; nel 1977, da Disney), il che gli permise di creare una propria interpretazione della favola di A. A. Milne. Nel cartone sovietico non c’è affatto Christopher Robin, l’intera trama è incentrata su Winnie the Pooh e i suoi amici. 

“Il coccodrillo Gena”, “Cheburashka”, “Shapokljak” (1969, 1971, 1974, Roman Kachanov)

In tutti gli episodi lo spettatore incontra i personaggi principali: Cheburashka, il coccodrillo Gena e Shapokljak. Tre diversi episodi, usciti tra il 1969 e il 1974 portano i loro nomi. Questi personaggi sono stati inventati dallo scrittore per bambini Eduard Uspenskij, che ha scritto il libro “Il coccodrillo Gena e i suoi amici” nel 1966. Sulla base del racconto, Kachanov ha girato il cartone animato. Tra l’altro, il nome Cheburashka si basa sul verbo “cheburakhnutsja”, cioè “cadere”. Questa parola Uspenskij l’aveva sentita durante una visita a un amico. E il Cheburashka originale è una persona che cade sempre.

Sorprendentemente, il comitato editoriale di Sojuzmultfilm riuscì a vedere della satira politica nei cartoni animati per bambini sull’amicizia e la bontà. Fortunatamente, i cartoni ebbero comunque un’ampia distribuzione e Cheburashka affascinò il pubblico a tal punto da diventare uno dei simboli non ufficiali della Russia.

“Film, film, film” (1968, Fjodor Khitruk)

Khitruk ideò questo corto ironico sulla “cucina” della produzione cinematografica e sulle torture della creatività del regista dopo aver parlato con il regista Viktor Shklovskij. Quest’ultimo raccontò a Khitruk di come i suoi film fossero stati vietati, di come i censori avessero pervertito l’idea originale e, in generale, di come considerasse un disastro la produzione cinematografica sovietica. Ma alla fine, sorridendo, aggiunse: “Ma questa è la nostra felicità cinematografica!”.

“38 Pappagalli” (1976-1991, Ivan Ufimtsev)

Il ciclo è composto da 10 cartoni animati sull’amicizia tra un elefante, una scimmia, un pitone e un pappagallo. La trama diventa spesso completamente assurda, ad esempio nella prima serie gli amici cercano di misurare la lunghezza di Pitone e scoprono che la lunghezza del Pitone è pari a “2 elefanti, 5 scimmie o 38 pappagalli”. Il risultato è che questo approccio degli autori ha avuto molto successo.

Alcuni ritengono che i disegnatori abbiano deliberatamente presentato negli eroi i quattro tipi di temperamento secondo Ippocrate: il Pitone è malinconico, l’Elefante flemmatico, la Scimmia collerica e il Pappagallo sanguigno. Il prototipo dell’ultimo personaggio, tra l’altro, era Lenin…

“Il ritorno del pappagallo prodigo” (1984, Valentin Karavaev)

Un giorno Karavaev stava camminando lungo una strada e vide uno stormo di passeri, al centro del quale era seduto un pappagallo che “raccontava” qualcosa alla folla. Cominciò a pensare da dove potesse venire un pappagallo in una strada di Mosca: era forse scappato dai suoi proprietari? È così che è nata l’idea del cartone animato.

Nella storia, un pappagallo domestico, Kesha, vive con un ragazzo, Vova. Ma Kesha ha un brutto carattere, litiga continuamente con il padrone e non lo ascolta affatto. L’uccello scappa regolarmente di casa e si caccia in vari guai, ma torna sempre e fa pace con Vova.

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