Dodici capolavori del genio della pittura russa Mikhail Vrubel

Galleria Tretjakov
Il suo stile è inconfondibile, anche se ha avuto più successo dopo la morte che in una vita segnata dalle incomprensioni dei contemporanei e dalla malattia mentale. Una bellissima mostra delle sue opere è in corso a Mosca fino all’8 marzo 2022

Come si addiceva allora a un figlio di nobili, Mikhail Vrubel (1856-1910) venne avviato a varie arti fin dall’infanzia. La pittura non era l’unica materia seguita; alla musica il piccolo Vrubel dedicava altrettanto tempo e impegno. Era molto appassionato di letteratura, e nella sua opera pittorica molte immagini e illustrazioni saranno poi ispirate al folklore e alla mitologia, ma anche a Shakespeare e ai poeti romantici Goethe, Pushkin e Lermontov. Inoltre, da giovane Vrubel adorava l’opera, e in seguito avrebbe fatto molti schizzi per le scenografie di varie messe in scena. 

Per la prima volta il suo talento artistico attirò l’attenzione quando riprodusse con grande passione il “Giudizio Universale” di Michelangelo, dopo averne visto una copia a una mostra. Suo padre gli prese anche un insegnante di disegno, ma senza grossi successi.

Vrubel si laureò alla facoltà di legge dell’Università di San Pietroburgo, lavorò come precettore e condusse una vita bohémien, piuttosto dissoluta. Fu solo all’età di 24 anni che decise di entrare all’Accademia delle Arti e di dedicarsi professionalmente all’arte. Ricevette i suoi primi soldi e riconoscimenti per il suo enorme lavoro di restauro dei dipinti murali della Chiesa di San Cirillo a Kiev. 

L’artista era un uomo impulsivo, pieno di passione, proprio come la sua produzione artistica. Quando era ossessionato da qualche lavoro, si dava da fare senza sosta, per poi cadere in depressione, non far niente, e bere molto. La società contemporanea non accoglieva con favore le sue opere; le definiva “decadenti” o “terribilmente brutte”. A questi problemi si aggiungevano quelli fisici: a 50 anni Vrubel fu costretto su una sedia a rotelle. Trascorse lunghi periodi in vari ospedali e, dopo brevi sprazzi di miglioramento, di nuovo peggiorò più volte, facendosi una triste reputazione di malato mentale. Vrubel morì nel 1910 e al suo funerale il suo ammiratore, il grande poeta Aleksandr Blok (1880-1921), tenne un discorso in cui lo definì “messaggero di altri mondi”. Ma immergiamoci insieme in questi mondi di Vrubel.

1 / “Il demone seduto nel giardino”, 1890

L’idea del demone girò per la testa di Vrubel per diversi anni, e questa fu una delle prime opere nello stile tipicamente “cristallino” di Vrubel. Grandi pennellate con una spatola speciale danno l’impressione che non sia un dipinto ma un mosaico. Una tecnica che fu sicuramente influenzata dai mosaici delle cattedrali di Kiev, dove aveva lavorato. L’opera è ispirata al poema romantico “Il demone” di Mikhail Lermontov. L’angelo caduto vaga per il mondo, senza trovare requie da nessuna parte. Vrubel aveva la propria visione dell’immagine del demone: non malvagio, ma sofferente, e tuttavia maestoso. Dipinse anche una serie di illustrazioni ad acquerello del poema di Lermontov. 

2 / “Il giudizio di Paride”, 1893

Nel 1889 Vrubel si trasferì a Mosca, e qui avvenne l’incontro decisivo con un grande industriale, il mecenate delle arti Savva Mamontov. Il modernista e innovatore Vrubel non era ancora troppo benvoluto dalla società, ma Mamontov aveva un gran fiuto artistico e gli ordinò di decorare la sua villa di Mosca. Vrubel divenne così presto richiesto anche da altri appassionati d’arte. Per la casa di Mosca della famiglia Dunker, Vrubel eseguì un incredibile trittico, “Il giudizio di Paride”, che i clienti, però, per qualche motivo rifiutarono.

3 / “La principessa dei sogni”, 1896

Vrubel fu incaricato da Savva Mamontov di dipingere un’enorme tela per il padiglione della Mostra di Arte e Industria di tutta la Russia a Nizhnij Novgorod. Il quadro non fu ammesso alla mostra dal comitato dell’Accademia delle Arti e causò uno scandalo.

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Savva Mamontov commissionò una copia a mosaico del quadro “La principessa dei sogni” per adornare la facciata dell’Hotel Metropol, che costruì a Mosca all’inizio del XX secolo di fronte al Teatro Bolshoj. Per molti anni il quadro originale è stato conservato proprio nei magazzini del Teatro Bolshoj, e nel 2007 è stato consegnato alla Galleria Tretjakov. L’edificio ha dovuto essere ricostruito appositamente per poter ospitare questa grande opera e di conseguenza la Galleria ha ora una sala tutta dedicata a Vrubel.

4 / “Ritratto di Savva Mamontov”, 1897

Vrubel non ha dipinto molti ritratti, ma il suo benefattore Savva Mamontov fu una delle persone che ebbero questo onore. L’immagine nera e livida riflette il dramma della situazione esistenziale dell’industriale. Lui, importante mecenate delle arti, fu accusato di malversazione, e poco dopo la realizzazione di questo ritratto venne arrestato e processato, anche se fu poi assolto. Ma avendo perso quasi tutte le sue ricchezze, fu costretto a vendere i suoi beni, compresi molti dipinti di artisti di primo piano.

5 / Caminetto “Volga Sviatoslavich e Mikula Seljaninovich”, 1899

Nella tenuta di Abramtsevo di Savva Mamontov si formò un vero e proprio circolo artistico. Vrubel vi soggiornava spesso e organizzava la produzione di ceramiche: lui e i suoi assistenti usavano i suoi disegni per produrre piastrelle per stufe, pannelli di maiolica, sculture e altri elementi decorativi, principalmente con motivi fiabeschi e mitologici. Questo camino fu premiato con la medaglia d’oro all’esposizione mondiale del 1900 a Parigi. Una copia è stata realizzata per la casa Bazhanov di Mosca, che è interamente in stile liberty.

6 / “Pan”, 1899

Alla fine del XIX secolo scoppiò una vera e propria moda per lo “stile russo” e Vrubel fu uno di quelli che fece rivivere il folklore popolare, sia nella ceramica che nella pittura. Anche se questo dipinto è ispirato al racconto “Saint Satyr” dello scrittore francese Anatole France, Vrubel porta l’antico personaggio della mitologia greca sul suolo russo. Il suo Pan è più simile a un Leshij, una divinità tutelare delle foreste nella mitologia slava, e si apposta sullo sfondo di un paesaggio tipicamente russo. 

7 / Piatto “Sadko”, 1899-1900

Vrubel progettò le scenografie per una messa in scena dell’opera “Sadko” di Nikolaj Rimskij-Korsakov per il teatro privato di Savva Mamontov. Questa favolosa storia del folklore russo ha anche ispirato l’artista nel creare tutta una serie di stoviglie e statuette in maiolica con le figure degli eroi dell’opera: Sadko, lo Zar del Mare, la Tsarevna, con un incredibile piatto con tutti gli abitanti del mondo sottomarino.

8 / “La zarevna-cigno”, 1900

Come Pan, la “zarevna-cigno” è un’altra creatura favolosa che sembra esistere tra due mondi. A seconda dei momenti è una bella principessa o un uccello, e l’artista cerca di catturare il momento di questa metamorfosi. Nell’opera di Nikolaj Rimskij-Korsakov “La fiaba dello zar Saltan”, basata sull’omonima fiaba di Pushkin, questo personaggio fu interpretato dalla moglie di Vrubel, la cantante Nadezhda Zabela-Vrubel. Tuttavia, in questa incredibile immagine, molti hanno riconosciuto una donna sposata di cui Vrubel era innamorato non corrisposto prima del matrimonio.

9 / “Il demone sconfitto”, 1902

Dopo il “Demone seduto” dallo sguardo perduto, Vrubel dipinse un “Demone Volante”, che si librava potente sul mondo, e concluse il ciclo con questo demone tragicamente sconfitto. La sua figura prostrata è sullo sfondo del paesaggio delle montagne del Caucaso. Il lavoro su questo quadro portò Vrubel all’ennesimo esaurimento nervoso e si ritrovò in ospedale. Fece molti schizzi preparatori, e poi rielaborò all’infinito la tela, già completata. Come ha ricordato la moglie di Vrubel, ogni giorno guardava con orrore i cambiamenti del Demone: c’erano giorni in cui il suo viso era terribile, mentre altri in cui in esso apparivano “profonda tristezza e nuova bellezza”.

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10 / “Il serafino a sei ali”, 1904

Dopo il demone lermontoviano, che lo aveva tanto tormentato, Vrubel si dedicò di nuovo a una creatura complessa. Si tratta dell’eroe della poesia “Il Profeta” di Aleksandr Pushkin: l’angelo serafino, un ardente messaggero di Dio. Impugna una spada con cui, secondo Pushkin, taglia il petto dell’eroe e gli inserisce un carbone ardente al posto del cuore, in modo che egli diventi un profeta e bruci il cuore della gente con le sue parole. L’artista dipinse il quadro già in uno stato di salute mentale molto cattivo; tormentato dalle allucinazioni. Come per il demone, era infinitamente insoddisfatto del volto del serafino e ne rielaborava i tratti senza sosta.

11 / “Ostrica con perla”, 1904

Vrubel era all’inizio interessato solo alla natura iridescente della madreperla, ed è questa che ha cercato di rappresentare lavorando con il colore. Le principesse del mare sono apparse nel quadro “per caso”, è come se Vrubel le avesse “viste” in uno degli schizzi. Si sono aggiunte al quadro, trasformando la conchiglia in una grotta magica. 

12 / “Dopo il concerto”, 1905

Vrubel dipinse molti ritratti di sua moglie, la famosa cantante lirica Nadezhda Zabela-Vrubel (1868-1913). Questo è uno degli ultimi dipinti dell’artista, che non fu mai completato. Ritrae sua moglie, esausta, distesa su una poltrona accanto a un camino. 

Una mostra delle opere di Mikhail Vrubel è in corso alla Galleria Tretjakov fino all’8 marzo 2022. Info sul sito


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