Otto film sovietici in cui si può vedere la vecchia Mosca

Questa capitale, con poche automobili e un’atmosfera unica, non esiste più: tanti palazzi sono stati abbattuti, così come diverse statue. Non perdetevi le scene girate in esterna in queste pellicole: sarà come fare un giro sulla macchina del tempo!

1 / “Svinàrka i pastùkh”, 1941

Ivan Pyrjev (1901-1968) finì di girare questa commedia in bianco e nero (il titolo russo “Svinarka i pastukh” si traduce “L’addetta all’allevamento dei maiali e il pastore”) mentre sull’Urss cadevano già le bombe tedesche (tanto che le ultime scene fu necessario andarle a girare ad Alma-Atà, nel Kazakistan sovietico). Ma tutto ciò che si vede sullo schermo sono brillanti progetti per il futuro, una storia d’amore e la Mosca stalinista che viene costruita alla massima velocità. Il film fu distribuito anche negli Stati Uniti, con il titolo “They Met in Moscow” (“Si sono incontrati a Mosca”)

Secondo la trama, Glasha, una gran lavoratrice di una remota provincia russa e il pastore Musaib, proveniente da un villaggio di montagna del Caucaso arrivano nella capitale per visitare il VsKhV, l’Esposizione Agricola di tutta l’Unione, in seguito ribattezzata VdnKh, si conoscono e si innamorano. Si mettono d’accordo per incontrarsi nello stesso posto un anno dopo, ma le cose non vanno secondo i piani…

Pyrjev venne insignito del Premio Stalin per questo film, nel quale il leader sovietico era riprodotto più e più volte in statue e rilievi, mentre la trasformazione architettonica della capitale da lui voluta era glorificata. Negli anni Sessanta, come parte della campagna contro il culto della personalità di Stalin, il film fu rimontato e, tra le altre, furono tagliate le scene con la statua di Stalin al VdnKh, che nel frattempo era stata rimossa. Tuttavia, rimane un curioso esempio di come veniva instillata la megalomania stalinista.

2 / “Dèvushka bez àdresa”, 1957

Questa è una classica commedia romantica, diretta da Eldar Rjazanov (1927-2015), il regista del film simbolo del Capodanno russo, “Ironija sudby, ili S ljogkim parom!”, del 1975, primo nella nostra lista dei migliori cento film sovietici e russi. In “Devushka bez adresa” (“La ragazza senza indirizzo”), su un treno diretto a Mosca il muratore Pashka incontra Katja, una ragazza di provincia. La giovane va nella capitale nella speranza di diventare un’attrice. Nel trambusto della stazione ferroviaria riesce a far sentire solo le prime lettere del suo indirizzo quando lo dice al ragazzo. Questo, ovviamente, non ferma Pashka, che è determinato a trovarla nell’enorme metropoli.

La ricerca porta il protagonista, malato d’amore, negli angoli più pittoreschi di Mosca: la spaziosa arteria principale, la via Tverskaja, nonché via Novokuznetskaja e Kuznetskij Most, il vicolo Bolshoj Karetnyj, la Staraja ploshchad (piazza) e, naturalmente, la Trjokh Vokzalov Square [Piazza delle tre stazioni; nome non ufficiale di Komsomolskaja ploshchad, sulla quale si affacciano appunto tre stazioni: Kazanskij, Leningradskij e Jaroslavskij]. Il film, quando uscì nel 1958, fu visto da 36,5 milioni di persone.

3 / “Miminò”, 1963

In “Mimino” il regista Georgij Danelija (1930-2019) ha immortalato l’Hotel Rossija, il più grande dell’era sovietica (al giorno d’oggi al suo posto c’è il Parco Zaryadye, che ha portato un milione di alberi in centro città), ambientando in quella location alcune delle scene moscovite di questo leggendario film. Questa tragicommedia ruota attorno al pilota di elicotteri georgiano Valiko Mizandari, soprannominato Mimino. Un giorno all’aeroporto di Tbilisi vede una bellissima hostess e decide di seguirla a Mosca con il sogno di pilotare aerei di linea di grandi dimensioni.

È così che, tra varie vicissitudini, finisce all’Hotel Rossija, un simbolo della Mosca dell’era sovietica. Vagando lungo i suoi corridoi e attraverso le sue sale, la sala per banchetti e il ristorante con vista sul Cremlino, il giovane entra in situazioni sia divertenti che tristi. Negli anni Sessanta, questo era il più grande hotel del mondo e parte integrante del panorama del centro della capitale.

4 / “A zonzo per Mosca”, 1964

Anche questo melodramma (titolo originale russo: “Ja shagaju po Moskvè”) è diretto da Georgij Danelija e racconta la storia di Volodja, un giovane proveniente dalla Siberia, che vola a Mosca per incontrare uno scrittore illustre. Il film è stato doppiato in molte lingue e dopo la sua proiezione a Milano, il quotidiano “Il Giorno” lo descrisse come “leggero, intelligente e pieno di ottimismo reale, non artificiale”.

Abbondano le viste panoramiche sui lungofiume della Moscova, nella metropolitana di Mosca, sull’edificio del Ministero degli Esteri e nel Parco Gorkij, con la scena cult di una ragazza che cammina a piedi nudi sotto la pioggia: vedrete un sacco della vecchia Mosca in questa pellicola! Al giorno d’oggi, il film è descritto come un ritratto cinematografico magistrale della vita della capitale sovietica e poi russa, che riesce visivamente a catturare persino gli odori della città.

5 / “Ijùlskij dozhd”, 1967

Ijulskij dozhd” (“La pioggia di luglio”) di Marlen Khutsiev (1925-2019), realizzato alla fine del Disgelo di Khrushchev, racconta la storia dell’ingegnere Lena e del giovane scienziato Volodja che, sulla soglia dei trent’anni, stanno cercando di capire cosa vogliono veramente dalla vita. Un lavoro stabile e il matrimonio non sembrano più per loro i punti cardine di una vita ben vissuta. È in corso in loro una revisione delle cose davvero importanti.

Questo dramma sulla crisi di mezza età è considerato uno dei migliori film degli anni Sessanta. Mosca, bagnata dalla pioggia di luglio, non è solo la location del film, ma una protagonista a sé. I paesaggi urbani riempiono lo spazio tra i due protagonisti mentre si allontanano sempre più l’uno dall’altra. Ma allo stesso tempo, la Mosca del film non è un luogo cupo; è una città abbastanza romantica e una metafora del cambiamento e di un futuro luminoso. Il film di Khutsiev, che ha reminiscenze della Nouvelle Vague francese, è spesso descritto come uno specchio dell’epoca del Disgelo

6 / “Tri tòpolja na Pljushchìkhe”, 1967

Tri topolja na Pljushchikhe” (“Tre pioppi sulla via Pliushchika”) è un’altra storia di una donna di provincia che arriva nella capitale. Njura, madre di due figli, viene a Mosca per vendere del prosciutto, e la prima persona che incontra è un tassista di buona cultura. L’incontro casuale si trasforma in un profondo riesame della vita e dei piani per il futuro.

Il melodramma della regista Tatjana Lioznova (1924-2011) ha molte vedute da cartolina di Mosca. Inizia con un panorama mattutino della città, seguito da una vista sul lungofiume nel pressi del Gorkij Park, sul ponte Krymskij, e sul lungofiume Frunzenskaja, poi ecco Piazza della Lubjanka (allora intitolata a Dzerzhinkij, e con la sua statua al centro) e il “Detskij mir” il grande magazzino per bambini. E da qualche parte sullo sfondo si vede anche l’Hotel Intourist allora in costruzione.

7 / “Mosca non crede alle lacrime”, 1979

Tre ragazze di provincia arrivano a Mosca in cerca di amore, felicità e prosperità. Ma non lo trovano subito. I loro problemi iniziano quando due di loro decidono di fingere di essere le figlie di un professore che vive in un esclusivo grattacielo stalinista.

Questa è la fiaba più famosa e più dolce sulla Mosca degli anni Cinquanta. La capitale qui è accogliente e intima con i suoi affascinanti viali, le vetrine illuminate della via Tverskaja di notte, le letture di poesie vicino al monumento a Vladimir Majakovskij e, naturalmente, i leggendari grattacieli staliniani, le Sette Sorelle. Nel 1981, il film (titolo originale russo: “Moskvà slezàm ne vèrit”) di Vladimir Menshov (1939-) ha ricevuto l’Oscar al Miglior film in lingua straniera. È ancora molto popolare in Russia.

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8 / “Pokròvskie voròta”, 1983

Pokrovskie vorota” (dal nome di una piazza della capitale) è un telefilm in due puntate pieno di nostalgia per la Mosca degli anni Cinquanta. Il personaggio principale, Kostik Romin, associa la Mosca di quel periodo con la sua giovinezza, e ricorda l’una e l’altra mentre osserva la demolizione di un vecchio edificio, che un tempo ospitava la kommunalka in cui aveva vissuto quando era arrivato per la prima volta nella capitale.

Il regista Mikhail Kozakov (1934-2011) romanticizza deliberatamente l’atmosfera degli appartamenti comuni, brulicanti di vita come un alveare e pieni di eventi divertenti, e ricostruisce anche la “cultura del cortile” di Mosca. Quasi tutta la capitale scorre sullo schermo, inquadratura dopo inquadratura, tra cui via Soljanka, l’edificio principale dell’Università di Mosca sulla Collina dei Passeri (allora Colline Lenin), la Casa Pashkov, i palazzoni della periferia e il Cremlino.

Il fatto curioso è che la casa al civico 10 di vicolo Nashchokinskj, che suscita il senso di nostalgia del protagonista, non è mai stata demolita, ed è ancora oggi al suo posto, sebbene sia stata in gran parte rimaneggiata.


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