Dieci foto della Mosca rivoluzionaria del 1918

Cento anni fa, dopo due secoli, la capitale veniva ritrasferita qui, e la città viveva i primi febbrili mesi dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Anche se la manifestazione di popolo più grande di quell’anno fu religiosa: una processione oceanica riempì la Piazza Rossa per la Pasqua. Fu l’ultima volta

Mosca dalle cupole dorate divenne la capitale della Russia nel XIV secolo. Le massicce mura bianche del Cremlino (solo in seguito divennero rosse) erano un simbolo del suo potere. Ma Pietro il Grande decise di rifondare da zero il suo appena fondato Impero e di abolire le antiche tradizioni della Mosca conservatrice, con i suoi boiardi dalla lunga barba. Così rasò tutte quelle barbe e fondò San Pietroburgo, dove la capitale fu trasferita nel 1712. Quando i Romanov caddero, i bolscevichi decisero di tornare nella vecchia città dalle rosse mura, l’antitesi completa della “disgustosa” e aristocratica Pietroburgo (allora Pietrogrado) con i suoi palazzi decadenti (che nel 1924 sarebbe diventata Leningrado). 

Il 12 marzo 1918, Vladimir Bonch-Bruevich, segretario di Lenin, e capo di gabinetto, firmò un decreto ufficiale che trasferiva la capitale a Mosca.

In questa foto vedete Lenin già nel suo gabinetto del Cremlino. Leggenda vuole che Lenin abbia segretamente lasciato Pietrogrado su un treno oscurato.

La portata di questa mossa è difficile da immaginare, e non sono stati solo i lavoratori governativi a cambiare il loro posto di lavoro dall’Istituto Smolnij di Pietrogrado al Cremlino di Mosca, ma lo staff di tutti i ministeri ha dovuto spostarsi con le famiglie, tutti i loro effetti personali, comprese le ponderose librerie personali.

Questa foto è stata scattata all’inizio della primavera del 1918 a Mosca e raffigura il Passage Dzhamgarovykh (in precedenza Popova), il primo edificio in Russia dove erano apparsi i telefoni, nel 1882, e la pubblicità luminosa, nel 1885.

La prima cosa che i bolscevichi fecero a Mosca fu organizzare la vita secondo nuove regole e distruggere i vecchi simboli di potere. Demolirono anche un enorme monumento allo zar Alessandro III, padre di Nicola II, che sorgeva accanto alla Cattedrale del Cristo Salvatore. Più tardi, Stalin fece radere al suolo anche la stessa cattedrale. Negli anni Novanta, tuttavia, la grande chiesa è stata ricostruita, e ora un monumento allo zar Alessandro II si trova nelle sue vicinanze.

Nel 1918 le mura del Cremlino erano decorate con simboli bolscevichi per commemorare coloro che erano morti combattendo per il comunismo. Più tardi, le mura del Cremlino divennero la tomba preferita dei leader sovietici e degli amici del nuovo regime. Ad esempio, lo scrittore Maksim Gorkij fu sepolto qui senza il consenso della sua famiglia, a cui fu persino negata la richiesta di poter prendere un po’ delle sue ceneri.

Il 5 maggio del 1918, la Piazza Rossa di Mosca vide un’enorme marcia di fedeli per celebrare la Pasqua ortodossa. I bolscevichi non avevano ancora iniziato la loro lotta contro la religione. Per più di settant’anni la città non avrebbe poi più visto una così grande celebrazione ortodossa. Le icone furono presto sostituite dalle bandiere rosse e dai ritratti di Lenin, e le dimostrazioni di strada a maggio, da lì in poi furono solo per la Festa dei Lavoratori.

Il piano di Leon Trotskij per distruggere la Chiesa ortodossa in Russia iniziò nel 1922. Il Patriarca Tikhon (al centro, nella foto, durante le celebrazioni pasquali del 1918) fu arrestato, ma non giustiziato, probabilmente solo per la grande influenza che aveva avuto. Per lungo tempo aveva prestato servizio in Alaska, negli Stati Uniti e in Canada, e aveva anche fondato la prima Accademia teologica ortodossa. Morì nel 1925 dopo aver subito molte umiliazioni per mano dei bolscevichi e il saccheggio della sua casa, ma servì doverosamente la Chiesa fino all’ultimo giorno. Durante la Prima guerra mondiale, aveva benedetto le truppe andando in prima linea.

È importante non dimenticare che mentre i bolscevichi spostavano la capitale e le istituzioni statali, la guerra civile continuava a imperversare. I funzionari statali confiscavano grano e merci ai contadini, distribuendoli gratuitamente ai lavoratori. C’erano code infinite per il cibo, e una terribile carestia ebbe inizio e non si concluse che nel 1922.

Qui, la cavalleria rossa avanza verso il fronte. Il generale bianco Kolchak resistette ai bolscevichi e stabilì una capitale non ufficiale nella città siberiana di Omsk, ma alla fine fu sconfitto. La rivoluzione, la guerra civile e il terrore portarono alla morte di 12-15 milioni di persone tra il 1917 e il 1922. Per un confronto, la guerra civile degli Stati Uniti è costata la vita a poco meno di 1 milione di persone.

Gli oppositori parlamentari dei bolscevichi, gli SR (i membri del Partito socialista-rivoluzionario), erano fortemente contrari alla pace sancita con il trattato di Brest-Litovsk, firmato a marzo tra il nuovo governo bolscevico e le potenze centrali di Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Impero ottomano. I socialisti rivoluzionari consideravano i termini inaccettabili e umilianti, e iniziarono una rivolta che fece infuriare Lenin. Furono sconfitti con l’artiglieria, e il loro partito fu messo fuori legge. Questa foto mostra il centro di Mosca dopo la rivolta.

Il 5° Congresso panrusso dei soviet, composto da deputati proletari, contadini, membri dell’Armata Rossa e cosacchi, si tenne nel teatro Bolshoj di Mosca nel luglio del 2018. I socialisti rivoluzionari di sinistra furono arrestati e portati via dal congresso. I deputati firmarono la Costituzione sovietica del 1918 e accettarono di scatenare il terrore contro tutti i “nemici del potere sovietico”.

 

Vi piacciono le vecchie fotografie? Guardate allora queste di Chekhov, queste di Tolstoj, queste di un inedito Lenin e queste del matrimonio nella vecchia Russia

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Leggi di più

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie