Negli anni Ottanta del Novecento, in Unione Sovietica, le opere di fantascienza di scrittori come Aleksandr Beljaev (1884-1942), Kir Bulychev (1934-2003) o dei fratelli Strugatskij, Arkadij (1925-1991) e Boris (1933-2012) vennero adattate per il grande schermo. Oggi, questi film continuano ad appassionare tanto i bambini quanto gli adulti. Nel periodo compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, anche negli Stati Uniti vennero girati molti film sullo spazio e sul futuro. Ma che tipo di avvenire immaginavano gli sceneggiatori e i registi per i cittadini sovietici e americani? Facciamo un confronto.
La luna
I sovietici sognavano di viaggiare nello spazio molto tempo prima che ciò divenisse realtà. Una delle prime pellicole sovietiche di fantascienza (qui in versione integrale) è il film muto del 1935 del regista Vasilij Zhuravlev, “Viaggio cosmico” (“Kosmicheskij rejs”). I fatti si svolgono nel futuro (nel 1946) e i sovietici atterrano sulla Luna. Il volo è organizzato dall’Istituto Tsiolkovskij di Comunicazione Interplanetaria (lo scienziato Konstantin Tsiolkovskij, 1857-1935, fu un consulente del film). I membri di questa spedizione fantastica atterrano sulla superficie rocciosa della Faccia nascosta della Luna.
I protagonisti del viaggio lunare restano a corto di ossigeno, ma riescono a trovare “dei resti congelati di atmosfera lunare”, grazie ai quali risolvono il problema. Trovano anche un gatto bianco, che era rimasto sul satellite dopo un precedente viaggio sperimentale, e lo riportano sulla Terra.
Nel 1950 usciva negli Stati Uniti il film diretto da Irving Pichel “Uomini sulla Luna” (titolo originale: “Destination Moon”). Si trattò del primo film di fantascienza a colori. I guai cominciano al momento della partenza dalla Luna per far ritorno a casa. Il propellente, infatti, non è sufficiente per raggiungere la velocità di fuga. È necessario abbandonare sul satellite gran parte della zavorra e, all’inizio, sembra che sia necessario sacrificare anche una delle persone dell’equipaggio. Ma poi c’è l’happy end.
A differenza di questi film, che descrivono in modo positivo e ottimistico le avventure nello spazio, “Base Luna chiama Terra” (titolo originale: “First Men in the Moon”) di Nathan Juran, del 1964, è una delle prime pellicole in cui c’è un conflitto tra umani e alieni, gli abitanti della Luna, i seleniti.
Quello che era immaginato in questi film è diventato realtà? In parte sì. L’allunaggio di un essere umano è avvenuto il 20 luglio del 1969. Il primo piede sul terreno del satellite della Terra è stato quello dello statunitense Neil Armstrong. Nei tre anni successivi altri 12 astronauti Usa fecero lo stesso, fino all’ultima missione nel dicembre del 1972. Il primo allunaggio morbido senza uomini a bordo era riuscito ai sovietici il 13 settembre del 1959 (missione Luna 2) con tanto di distribuzione sulla superficie lunare di gagliardetti con la scritta CCCP. Nessuno invece ha mai trovato nessuna forma di vita sulla Luna, tanto meno combattivi Seleniti armati.
L’esplorazione spaziale
La corsa allo spazio tra Usa e Urss fu il tema principale della fantascienza negli anni Sessanta, e spesso le sceneggiature erano scopiazzate l’una dall’altra. Così, nel 1962, in Unione Sovietica venne prodotto “I sette navigatori dello spazio” (Titolo originale: “Planeta Bur”; “Il Pianeta Bur”), per la regia di Pavel Klushantsev, la storia di una missione congiunta Urss-Usa su Venere. Costretti da problemi tecnici ad atterrare sul pianeta, i membri dell’equipaggio (tra cui il robot americano John) venivano accolti da feroci creature simili a dinosauri. Il film non ebbe granché successo in Unione Sovietica, mentre sbancò all’estero. I diritti di distribuzione vennero acquistati in ben 28 Paesi, e negli Stati Uniti venne integrato con nuove scene e uscì al cinema come “Voyage to the Prehistoric Planet” (1965, regia di Curtis Harrington) e “Voyage to the Planet of Prehistoric Women” (1968, regia di Peter Bogdanovich, con lo pseudonimo di Derek Thomas). Quest’ultimo con numerosi attrici in sensuali bikini di conchiglie.
Oltre che su Venere, i registi di fantascienza mandarono i russi e gli americani su Marte, Urano, e altre galassie inesplorate. Nel 1967 uscì in Urss il film “La nebulosa di Andromeda” (“Tumannost Andromedy”), tratto dal racconto di Ivan Efremov. È una storia ambientata nel remoto futuro, quando una navicella spaziale resta intrappolata nel campo gravitazionale di una stella. Sull’astronave ci sono alcuni interessanti dettagli d’arredo, tra cui una piscina con trampolino.
Il film “Solaris” di Andrej Tarkovkskij, del 1972, basato sul romanzo del 1961 del polacco Stanisław Lem (1921-2006), presenta una orribile visione del futuro. L’azione si ambienta in una semideserta stazione spaziale, che sta studiando il Pianeta Solaris e il suo oceano, una massa gelatinosa e probabilmente senziente, in grado di far apparire nella mente degli uomini spaventosi ricordi e miraggi, tanto da farli impazzire. Nel 2002 l’americano Steven Soderbergh ne ha fatto un remake con George Clooney, che non piacque a Lem che disse: “Avrebbe fatto meglio a intitolarlo ‘Storia d’amore nello spazio’”.
Quello che era immaginato in questi film è diventato realtà? Per ora no. L’uomo non è ancora sbarcato su altri pianeti. Roscosmos, Nasa ed Esa lavorano a una missione con uomini a bordo su Marte. Nel 2015 la Russia ha organizzato una grande simulazione della missione, chiamata Mars 500. Negli Stati Uniti molte organizzazioni private promuovono missioni con esseri umani su Marte, e simulazioni per preparare i volontari. Tra queste Mars One, Space X, Marspolar, Inspiration Mars Foundation. Una ragazza russa fa parte degli otto volontari scelti tra migliaia di candidati per l’addestramento da parte di Mars Society e ci ha raccontato come funziona.
Super abilità
Le persone nel XXIII secolo non saranno stupite dalla clonazione. Tuttavia, una persona in grado di leggere i pensieri e spostare oggetti a distanza, continuerà a far aggrottare le sopracciglia. Almeno questo è quel che accade nel film sovietico in due puntate, “Per Aspera ad Astra”, del 1980, del regista Richard Viktorov, tratto dal libro di Kir Bulychev, che partecipò anche alla sceneggiatura.
Nijja, una ragazza umanoide trovata dall’equipaggio della navicella Pushkin in un’astronave aliena in avaria, può leggere le menti delle persone e anche muoversi nello spazio e vivere senza ossigeno su altri pianeti. Non ricorda chi sia né da dove venga. Ricorda solo di avere una missione: salvare il pianeta Dess.
Quello che era immaginato è diventato realtà? No. Telecinesi e lettura del pensiero rimangono ancor oggi più fantascienza che realtà.
In “Gostja iz budushchevo” (“Ospiti dal futuro”), film tv in cinque puntate, del 1985, la protagonista è la teenager Alisa Selezneva, venuta dal 2084. Lei può leggere i pensieri delle persone utilizzando uno speciale strumento, il mielofono, che i pirati spaziali sono intenzionati a rubarle. Il tutto è un adattamento di un’opera di fantascienza di Kir Bulychev. Nel 1992 è stata prodotta e trasmessa in Australia una serie televisiva con trama praticamente identica, ambientata nel XXXI secolo, dal titolo “The Girl from Tomorrow”, conosciuta in Italia come “La ragazza del futuro” o “La ragazza del domani”.
Robot-androidi
Oggi l’uso della robotica e dell’intelligenza artificiale sono un tema molto attuale (di recente è stata presentata Alice, l’assistente virtuale di Yandex). Ma non sempre i robot sono stati in buoni rapporti con l’umanità.
Nel film sovietico in due parti “Moskva-Kassjopeja-Otroki vo vselennoj” (“Mosca-Cassiopea-Adolescenti nell’Universo”) del 1974, dei cosmonauti teenager si ritrovano su un pianeta abitato da robot con intelligenza artificiale. I robot si rendono conto che le emozioni umane impediscono una piena evoluzione della civilizzazione e, grazie a speciali procedure, deprivano tutti gli abitanti del pianeta delle loro emozioni, Ma, come risultato, le persone smettono di riprodursi e quasi si estinguono. Alcuni sopravvissuti mandano messaggi sulla Terra, che vengono captati da uno scolaro sovietico.
In “Gostja iz budushchevo” (vedi sopra), lo scolaro sovietico Kolja Gerasimov si ritrova nel 2084 e incontra il robot Werther, che è uno degli amministratori dell’Istituto del Tempo. Werther lo aiuta a vedere il futuro, a visitare un cosmodromo e a ritornare nella sua era.
In quello stesso periodo gli spettatori americani guardavano “Terminator” di James Cameron (1984), dove un androide cibernetico travestito da essere umano, interpretato da Arnold Schwarzenegger, viene inviato indietro nel tempo dal 2029 al 1984 per uccidere Sarah Connor, il cui figlio, in un futuro post apocalittico, diventerà un salvatore dell’umanità contro le macchine. Nel 1991, nel sequel “Terminator 2 - Il giorno del giudizio” l’androide diventerà buono (e imparerà anche a sorridere).
Quello che era immaginato in questi film è diventato realtà? In parte sì. Per l’8 marzo 2017, a Mosca dei robot hanno regalato fiori alle donne, letto loro poesie e fatto complimenti. Un altro robot russo, Redor, volerà nello spazio nel 2021. In Giappone i robot lavorano già come presentatori e guide in alcune mostre. Molti Paesi stanno sviluppando robot soldati.
Gadget
Un uso molto intensivo della comunicazione video era predetta in quasi tutti i film di fantascienza sovietici e americani. Qualcosa di molto simile a Skype o a FaceTime può essere visto nei sovietici “La nebulosa di Andromeda” (1967) e “Ero un satellite del sole” (“Ja byl sputnikom solntsa”, 1959), così come in “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick (1968) e in molti altri film occidentali.
Alla metà del XX secolo i computer erano degli enormi ingombranti macchinari utilizzati solo al lavoro. Eppure, in alcuni film di fantascienza possiamo vedere dei personal computer, che a quell’epoca tecnicamente erano inconcepibili. Sul tavolo del protagonista del film “La nebulosa di Andromeda” (1967) ci sono anche due cordless e qualcosa che ricorda molto da vicino un moderno notebook.
In quel film c’è anche un altro interessante gadget, un diario di bordo che ha la forma di un microfono rotante a forma di anello.
In Per Aspera Ad Astra (1980) c’è invece uno smart watch che serve per comunicare. Oggi come oggi non sorprende nessuno, e tanto meno nel XXIII secolo, ma nel 1980…
Negli Stati Uniti, invece, si sognava la tv personale. Nel film di animazione del 1949 di Tex Avery, “The House of Tomorrow”, nella casa del futuro il televisore aveva tre schermi, uno per le casalinghe, uno per i bambini e uno per i businessman. Nello statunitense “Ritorno al futuro - Parte II” (“Back to the Future Part II”) di Robert Zemeckis, del 1989, ci sono persone del futuro che guardano la tv non sullo schermo ma con speciali occhiali.
Quello che era immaginato è diventato realtà? Pare proprio di sì. Già oggi nelle famiglie ognuno cena guardando il proprio schermo dello smartphone o del tablet. E tra 3D e visori per realtà aumentata, usiamo sempre più speciali occhiali, in attesa dei Google Glass…
Trasporto urbano
Nel fare film sul futuro, sceneggiatori e registi dedicano molte attenzioni all’ambiente che circonda i loro personaggi. Così, a prestar loro fede, vivremo nel futuro in città piene zeppe di grattacieli, con complessissimi incroci stradali e con auto volanti.
Nel 1935 gli spettatori sovietici rimasero colpiti vedendo in un film una monorotaia. In realtà non era poi così futurista, visto che la prima era entrata in funzione in Inghilterra negli anni venti dell’Ottocento.
Il film sovietico “I sette navigatori dello spazio” (Titolo originale: “Planeta Bur”, 1962) mostra un’automobile con motore antigravitazionale. Qualcosa di simile c’è anche in “Guerre stellari” e in “Ritorno al futuro - Parte II”.
Gli americani da tempo mettono nei film auto senza pilota. Ricordate come Arnold Schwarzenegger cerca di spiegare dove deve andare al taxi a guida robotica nel film del 1990 diretto da Paul Verhoeven “Atto di forza” (titolo originale: “Total Recall”)?
Quello che era immaginato in questi film è diventato realtà? Quasi. Le monorotaie sono diffuse in molte città del mondo. E le prime auto senza pilota sono testate da diverse compagnie mondiali. Il taxi russo senza pilota di Yandex è stato recentemente mostrato al presidente Putin. Adesso dobbiamo solo aspettare un po’ per vedere quando le auto inizieranno a volare, e a Mosca pare che non manchi troppo. Poi potremo finalmente dimenticarci gli ingorghi. Almeno sulla Terra.
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email