All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (1863-1944) sviluppò un complesso processo tecnologico per ottenere dettagliate fotografie dai colori vividi (si veda il paragrafo a fine articolo). La sua visione della fotografia come forma di educazione e di divulgazione emerge con particolare chiarezza nelle immagini dei monumenti architettonici da lui scattate nei siti storici in giro per la Russia.

William Brumfield
Il grosso delle foto di Prokudin-Gorskij alla fine divenne parte della collezione della Biblioteca del Congresso Usa, ma il fotografo aveva avviato anche un’attività di produzione di cartoline a colori e di illustrazioni per libri, aprendo, nel 1914, l’impresa “Biochrome”.

Sergej Prokudin-Gorskij
Tra le pubblicazioni con le sue fotografie a colori c’è un grande volume pubblicato nel 1913 per commemorare il terzo centenario della dinastia Romanov. Le illustrazioni includevano la sua vista panoramica da un tetto vicino di una delle istituzioni monastiche più antiche della Russia, il medievale Monastero Novospasskij (Nuovo Monastero del Salvatore), situato su un’altura che domina il fiume Moscova vicino al Cremlino.

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Nelle vicinanze si trova un’altra antica istituzione monastica, il Monastero del Salvatore e di Andronico (in russo: Спасо-Андроников монастырь), noto per i suoi legami con il grande pittore medievale Andrej Rublev. Anche se non fa parte dei più grandi complessi monastici di Mosca, il Monastero del Salvatore e di Andronico è uno dei più pittoreschi, grazie alla sua posizione su un’alta scogliera sulla riva sinistra del piccolo fiume Jauza. Le sue mura in mattoni bianchi, fiancheggiate da alberi, sono visibili da una certa distanza al di là della Jauza, che sfocia da queste parti nella Moscova. Da qui partiva anche la più importante via di comunicazione da Mosca verso Oriente.
Le origini del Monastero del Salvatore e di Andronico
Il monastero fu fondato intorno al 1360 per iniziativa del metropolita Aleksii (ca. 1300-1378), leader della Chiesa russa e figura di profondo rilievo per l’espansione del potere politico di Mosca. Le fonti medievali raccontano che, durante un viaggio a Costantinopoli a metà degli anni Cinquanta del Trecento, Aleksii sopravvisse a una tempesta in mare. Al ritorno a Mosca, il prelato adempì al voto di gratitudine di erigere una chiesa dedicata all’Icona Miracolosa del Salvatore. Questa chiesa, costruita in tronchi, divenne il nucleo di un monastero.
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Il primo egumeno (abate) del monastero fu il monaco Andronik, allievo dello spirito guida del monachesimo moscovita, Sergio di Radonezh (1314?-1392). In omaggio al suo impegno, il monastero acquisì il doppio nome “del Salvatore e di Andronico”.
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Distrutta da un incendio nel 1368, l’originaria chiesa lignea del Salvatore fu presto ricostruita. In seguito, fu sostituita da una struttura in pietra calcarea, iniziata probabilmente negli anni Venti del Quattrocento e completata nel 1427. Anche se più volte modificata, la Cattedrale dell’Icona Miracolosa del Salvatore è considerata il più antico monumento architettonico di Mosca conservatosi nella sua forma originale.
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La dimora di Andrej Rublev
Questa struttura rappresentava lo sforzo di far rivivere le tradizioni dell’architettura in pietra nell’area di Vladimir-Suzdal di prima dell’invasione mongola del 1237-1238. Un esempio notevole di questo stile è la Cattedrale di San Demetrio (Dmitrivskij) a Vladimir.
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Sebbene più piccola dei suoi predecessori del XII secolo, la cattedrale del Monastero del Salvatore e di Andronico aveva una silhouette distintiva creata da livelli ascendenti di frontoni decorativi a punta, con un alto tamburo e una cupola al centro. Abbassando gli angoli della struttura, i costruttori aumentarono l’enfasi verticale di questo santuario monastico.
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Durante la costruzione della Cattedrale del Salvatore, il monastero fu la dimora del grande pittore di icone e monaco Andrej Rublev (ca. 1360-1428). Si sa che Rublev (spesso traslitterato come si legge: Rubljov) dipinse affreschi e icone per la cattedrale, ma queste opere d’arte non sono sopravvissute, con la possibile eccezione di una finestra decorativa dipinta in una spessa parete di pietra.
Secoli di saccheggi e ricostruzioni
Il Monastero del Salvatore e di Andronico fu saccheggiato nel 1571 durante un attacco catastrofico a Mosca da parte del khan di Crimea Devlet I Giray. Fu nuovamente devastato nel 1611, durante l’occupazione polacca di Mosca, nell’ambito del periodo di caos dinastico noto come Periodo dei Torbidi. È probabilmente allora che gran parte delle prime opere d’arte della cattedrale sono andate distrutte. Nel corso delle riparazioni della fine del XVIII secolo, la cattedrale fu spogliata dei rimanenti affreschi danneggiati e l’interno non fu mai ridipinto.
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La cattedrale fu nuovamente saccheggiata dalle truppe napoleoniche nel settembre del 1812 e la sua iconostasi fu bruciata. Il calore dell’incendio provocò il crollo della cupola e del suo tamburo di sostegno. Una ristrutturazione della cattedrale nel 1846-1850 portò all’aggiunta delle cappelle settentrionali e meridionali (in seguito smantellate) e la parte superiore della struttura fu sostanzialmente modificata.
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Fortunatamente, un attento studio da parte di specialisti sovietici ha stabilito che la forma di base della struttura dell’inizio del XV secolo (compresi alcuni dei suoi frontoni decorativi) era intatta e poteva essere ricostruita. Un restauro della cattedrale e della sua struttura superiore all’inizio degli anni Sessanta del Novecento. È stato criticato da alcuni, ma le prove suggeriscono che il suo aspetto è davvero vicino all’originale.
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Attributi architettonici unici
Tra le altre parti degne di nota del Monastero del Salvatore e di Andronico vi sono le sue mura e le torri, ricostruite in mattoni entro la metà del XVII secolo (le mura precedenti erano fatte di tronchi). L’ingresso principale – la Porta Santa – era coronato da una piccola chiesa della Natività della Vergine. Accanto all’ingresso si trovavano le stanze dell’abate, costruite nel 1690 e decorate con piastrelle di ceramica ancora visibili.
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L’instabilità del terreno provocò il parziale crollo delle mura negli anni Trenta del XVII secolo, che furono ulteriormente danneggiate dall’incendio che nel 1748 travolse il monastero e distrusse gran parte della biblioteca di manoscritti. Le riparazioni effettuate negli anni Cinquanta del XVII secolo conservarono lo stile seicentesco delle mura e delle torri.
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L’ingresso al monastero fu nuovamente modificato con la costruzione, nel 1795-1803, di un enorme campanile. Costruito su progetto neoclassico dell’importante architetto moscovita Rodion Kazakov, il campanile aveva un’altezza di 73 metri, solo leggermente inferiore al campanile di Ivan il Grande al Cremlino (81 metri). Questo punto di riferimento e la chiesa adiacente furono rasi al suolo all’inizio degli anni Trenta del Novecento, e i mattoni furono recuperati per altre costruzioni.
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La struttura più alta del monastero di Andronikov è ora la chiesa dell’Arcangelo Michele, costruita sopra il refettorio, o sala da pranzo, del primo Cinquecento. L’espansione fino alla forma attuale iniziò nel 1690 sotto il patrocinio di Evdokija Lopukhina, prima moglie di Pietro il Grande. Dopo che Pietro la recluse nel Convento dell’Intercessione di Suzdal nel 1698, la costruzione della chiesa fu interrotta, per poi essere completata nel 1739 dalla famiglia Lopukhin, che ne utilizzò la parte inferiore come cripta funeraria. Sebbene la chiesa dell’Arcangelo Michele sia stata gravemente danneggiata nel 1812, l’esterno ha conservato gran parte della sua forma originale.
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Epoca sovietica e tributi a Rublev
Chiuso dai bolscevichi nel 1918, il Monastero del Salvatore e di Andronico subì danni, in particolare la distruzione del suo campanile neoclassico, che rivaleggiava con quello del Nuovo Monastero del Salvatore per altezza e maestosità. Gli edifici rimanenti furono utilizzati come dormitori per i lavoratori e per altri scopi fino al 1947, quando l’insieme fu designato come punto di riferimento culturale e spazio protetto. In seguito, le parti superstiti delle mura del monastero e le sue piccole torri furono restaurate.
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Nel 1960, sul territorio del monastero fu aperto il Museo Andrej Rublev, che divenne un importante centro per lo studio e il restauro dell’arte religiosa russa medievale. La Cattedrale del Salvatore del monastero è stata restituita all’uso religioso nel 1989, e anche altri edifici monastici sono stati ridati in uso al Patriarcato di Mosca.
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Il piccolo parco alberato di fronte al monastero è ora abbellito da un monumento a Rublev e da una piccola cappella aperta contenente una riproduzione della sua icona più nota, la Trinità. Si ritiene che Rublev sia stato sepolto nel territorio del monastero, ma la sua tomba non è stata ritrovata. È stato canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa nel 1988.
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Durante i suoi quasi nove secoli di esistenza, Mosca è stata definita e difesa dai suoi monasteri. Sebbene durante il periodo sovietico siano stati chiusi con perdite sostanziali, questi monasteri e conventi sono sopravvissuti come punti di riferimento spirituali e culturali della città.
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Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità
Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield (1944-) organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.
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