Questo edificio è considerato “il più inquietante” della città. È un palazzone a pannelli prefabbricati dalle finestre sbarrate e con uno slogan fatiscente sul tetto: “Gloria ai conquistatori delle regioni polari!”. Fa paura, ma entriamo. Ci accolgono rampe di scale ormai mezze cadenti e lunghi corridoi poco illuminati. Il silenzio è rotto dai timidi passi di qualcuno al piano superiore. Al primo piano, un gattino nero ci salta addosso. Basta quello per farci correre a perdifiato verso l’uscita. Ma non appena siamo in strada, ogni traccia di paura svanisce. Vorkutá (l’accento cade sulla a finale) è completamente diversa; vivace e allegra.
Il calore di una città del Nord
Siamo arrivati a Vorkuta, la quarta città più grande al mondo al di sopra del Circolo Polare Artico, negli ultimi giorni di novembre e ci siamo ritrovati nel bel mezzo del Festival del Nord. È stato inaspettato vedere le renne correre lungo la strada centrale con 20 gradi sotto zero. Ogni anno i popoli del Nord – Komi, Nenets, Khanty – arrivano qui dalla tundra per far conoscere ai cittadini le loro tradizioni.
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Quest’anno le gare in slitta si sono svolte alla vigilia delle celebrazioni dell’80° anniversario dalla fondazione di Vorkuta e hanno raccolto migliaia di spettatori. Abbiamo avuto l’opportunità di interagire non solo con i residenti locali, ma anche con coloro che hanno lasciato la città da tempo. E sapete qual è la frase che ci hanno detto più spesso? “Persone come quelle di Vorkuta non le trovi da nessun’altra parte”.
La città dei giovani
“Abbiamo creato questa città per 250-300 mila abitanti. Sentivamo che qui sarebbe cresciuta una generazione giovane, che si sarebbe impegnata nello sport, che si sarebbe preparata per qualsiasi sfida. Una città di romantici, una città di sognatori, ecco perché ci sono così tanti edifici e strutture dedicate ai giovani”, dice Mikhail Pejmer, un uomo che ha partecipato alla costruzione di Vorkuta praticamente dalla sua fondazione, iniziata nel 1936.
Nel febbraio 2023, Mikhail ha festeggiato il suo 100° compleanno. Il giovane ufficiale, diplomato alla Scuola militare di Mosca per artiglieri, ha combattuto l’intera Grande Guerra Patriottica. Venti giorni prima della Vittoria, quando si trovava nei pressi di Königsberg (oggi Kaliningrad), fu accusato di propaganda antisovietica e condannato a dieci anni di Gulag. Fu così che finì a Vorkuta. Dopo la morte di Stalin fu riabilitato e gli furono restituite tutte le decorazioni al valor militare. In ogni caso, rimase a Vorkuta, lavorando qui fino al 1984, quando andò in pensione. Ora vive a Jaroslavl, la città della sua infanzia. Tiene incontri con i giovani, scrive libri e gestisce i suoi social.
È arrivato a Vorkuta insieme alla sua compagna, anche lei ingegnere in pensione di Vorkuta.
La miniera di carbone più profonda della Russia
Il lavoro di molti abitanti della città è legato al complesso estrattivo carbonifero “Vorkutaugol”, il più grande della Russia. Comprende 4 miniere (Vorgashorskaja, Vorkutinskaja, Zapoljarnaja, Komsomolskaja), la miniera a cielo aperto “Junjaginskij”, l’impianto di prima trasformazione, e la Fabbrica meccanica di Vorkuta, dove si occupano della riparazione di tutte le attrezzature minerarie e di scavo.
“Sono sceso in miniera per la prima volta nel 2005 e mi è piaciuto”, ci racconta Oleg Garanin, direttore della miniera Komsomolskaja. “Sono passato per tutti gli incarichi, dall’elettricista sotterraneo al direttore”.
La Komsomolskaja è la miniera di carbone più profonda della Russia, con i suoi oltre 1.100 metri. Ci vogliono quasi 10 minuti per scendere solo al primo livello di profondità.
Qui lavorano circa 1.000 persone, quasi tutte residenti a Vorkuta e non arrivate qui con il sistema della “vakhta” (contratti a tempo di alcuni mesi per svolgere i quali si raggiunge una località remota per poi tornare nella propria città di residenza). La commissione medica è obbligatoria. L’ingresso e l’uscita avvengono dopo il controllo all’etilometro. Tutti osservano il “sukhoj zakon”, la “legge asciutta”, cioè il divieto completo di consumo di alcol, compreso il direttore, perché anche lui e i suoi vice scendono in miniera.
La perla della regione polare
Negli anni Trenta i geologi scoprirono negli Urali settentrionali un carbone di alta qualità, a basso contenuto di zolfo. È il tipo di carbone coke necessario per la metallurgia. Viene utilizzato per riscaldare gli altiforni dove viene fusa la ghisa. E ancora oggi è la più grande riserva di carbone in Europa (più di 4 miliardi di tonnellate!).
La costruzione di Vorkuta fu iniziata dai prigionieri. Il numero dei prigionieri del Vorkutlag raggiunse le 70 mila persone. Tra di loro c’erano rappresentanti di molte etnie, per cui Vorkuta è spesso chiamata “la capitale del mondo”.
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Nel 1943 l’insediamento ricevette lo status di città e iniziò una fase di grande costruzione. Dopo la morte di Stalin, quando i Gulag furono chiusi, i giovani membri del Komsomol di tutto il Paese cominciarono ad arrivare qui per sostituire con il loro lavoro quello che era stato dei detenuti. Intorno a Vorkuta fu costruito un “anello” di miniere di carbone e di insediamenti lavorativi.
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Il piano regolatore fu approvato nel 1956. Come Norilsk, anche Vorkuta fu costruita secondo i progetti degli architetti della scuola di Leningrado.
Vale la pena di passeggiare lungo via Lenin per vedere le magnifiche colonne del Palazzo della Cultura dei Minatori e della Scuola Tecnica Mineraria, il monumentale Palazzo dei Pionieri e molte belle case in mattoni con negozi e ristoranti al piano terra. Sulle case ci sono ancora le insegne sovietiche, che aumentano l’atmosfera.
“Ricompattamento urbano controllato”
Al momento del crollo dell’Unione Sovietica, a Vorkuta e dintorni vivevano fino a 250.000 persone (oggi circa 60.000). Il lavoro nell’Estremo Nord era molto apprezzato.
Ma nel 1989, sia i salari che i benefici furono ridotti. Ci fu un’ondata di scioperi tra i minatori. E dopo il crollo dell’Urss, nel 1991, la gente non vide la paga per mesi. Alla ricerca di una vita migliore, molti cominciarono ad andarsene gradualmente verso altre città.
Negli ultimi anni la situazione è migliorata: gli specialisti che lavorano nel sottosuolo ricevono 80-150 mila rubli (800-1500 euro), oltre al diritto a una pensione anticipata e a più giorni di ferie annue rispetto alle altre professioni.
A Vorkuta, da diversi anni è in atto un programma di “ricompattamento urbano controllato”. Gli abitanti degli insediamenti in via di chiusura vengono trasferiti in città per ridurre i costi di manutenzione delle infrastrutture.
La Russia ha anche un programma governativo per aiutare i residenti dell’Estremo Nord: possono ottenere sussidi per acquistare alloggi in altre regioni, ma bisogna stare in coda per anni aspettando il proprio turno, e la vita passa.
“La gente ha soprannominato Vorkuta ‘la perla del Circolo Polare Artico’”, ci dice il centenario Mikhail. “Anche se ora sembra che Vorkuta sia in un certo oblio, non è così. Niente e nessuno è dimenticato. Vorkuta avrà una seconda vita”.
Nel 2023, il governo russo ha inserito Vorkuta nell’elenco dei “capisaldi dell’Artico”. Per essi saranno elaborati piani di sviluppo economico a lungo termine, che dovrebbero migliorare significativamente la vita degli abitanti del Nord.
A Vorkuta rimane un’enorme quantità di patrimonio industriale e architettonico sovietico. Molti turisti vengono qui per vedere gli insediamenti fantasma abbandonati nel cosiddetto “Anello di Vorkuta” (“vorkutinskoe koltsó”). Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
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