Vista di Dudinka. Negli ultimi anni nelle città dell’Estremo nord sono apparsi molti colorati graffiti che rallegrano il paesaggio urbano
Pavel KuzmichevIl porto di Dudínka è un fenomeno unico. Funziona, contemporaneamente, come porto marittimo e fluviale. Le merci in arrivo e in partenza transitano sia lungo il fiume Enisej (fino a Igarka e Krasnojarsk), sia lungo la Rotta artica, arrivando quindi a Murmansk e Arkhangelsk, attraverso il mare di Kara, o in direzione Est, fino al Pacifico ai Paesi asiatici.
Il porto di Dudinka ha un’importanza chiave per l’economia di una vasta parte della Siberia
Pavel KuzmichevGrazie al porto di Dudinka è diventata possibile la nascita della città di Norilsk. Per far sorgere un grande centro industriale in mezzo alla tundra, ci volevano materiali da costruzione, carburante, manufatti vari. Tutto ciò veniva portato attraverso lo scalo di Dudinka, che all’epoca era soltanto un paesino sul fiume Enisej.
Dudinka negli anni Settanta del Novecento con ancora molti edifici in legno
Pavel KuzmichevLa costruzione del porto fu iniziata nel 1935 dai prigionieri del lager Norillag, ma negli anni Cinquanta, dopo la chiusura del campo di lavoro, a Dudinka, come anche a Norilsk, cominciarono ad arrivare giovani volontari provenienti da tutto il paese.
Il porto di Dudinka nel 1970
Pavel KuzmichevOggi a Dudinka abitano poco meno di 20 mila persone, di cui almeno il 10% lavorano nelle strutture portuali. Siamo riusciti a visitare questo interessante luogo.
Strutture portuali di Dudinka. Quello di Dudinka è il porto internazionale più a nord in Russia
Pavel KuzmichevLa stagione navigabile sul fiume Enisej è molto breve, inizia a metà giugno e finisce già ai primi di ottobre. Durante questo periodo, il porto di Dudinka riceve sia le navi marittime dal nord sia quelle fluviali, provenienti da Krasnojarsk (che via acqua dista circa 2.000 km), che portano generi alimentari e quant’altro. Non appena inizia la navigazione, nelle strade compaiono dei chioschi che vendono frutta e verdura e i prezzi nei negozi cominciano a calare. Il porto ha anche un terminal passeggeri, dove attraccano le navi delle linee regolari e le grandi navi da crociera.
Quando il fiume è ghiacciato, il porto di Dudinka riceve soltanto le navi “classe ghiaccio” che percorrono la Rotta artica, che portano carburante e materie prime per le fabbriche, e a Dudinka vengono caricate con i prodotti dello stabilimento di Norilsk.
Il porto è attivo tutto l’anno, tranne un paio di settimane durante il disgelo del fiume Enisej, quando il porto di Dudinka, l’unico fra tutti i porti del mondo, viene allagato. Il disgelo, che inizia a fine maggio, è uno spettacolo indimenticabile! Ogni anno moltissime persone vengono da lontano per vedere gli enormi blocchi di ghiaccio trascinati dalla corrente.
Il porto durante il disgelo. Foto del 1977. Quello di Dudinka è l’unico porto al mondo che si allaga completamente al momento del disgelo
Pavel KuzmichevTuttavia, i lavoratori portuali non hanno tempo per stare ad ammirare la natura. Durante l’acqua alta il porto sospende le operazioni e le gru devono essere portate in apposite aree di parcheggio, dove restano fino alla normalizzazione del livello del fiume.
Nel periodo di navigazione nel porto di Dudinka entrano più di 50 navi. Quando ci siamo stati noi, c’erano 11 navi in attesa di essere scaricate. Per questo, come ci è stato spiegato, servono un paio di giorni.
La nave “Norilskij Nickel” attraccata a Dudinka
Pavel KuzmichevSiamo riusciti addirittura a salire a bordo della nave portacontainer “Norilskij nikel” (classe ghiaccio, categoria 7) e a parlare con il suo comandante.
“La nostra nave può navigare nei ghiacci di spessore fino a 2 metri. Tuttavia, non navighiamo mai in linea retta, cerchiamo delle crepe che sono più facili da attraversare, perché d’inverno sul fiume Enisej ci possono essere anche dei blocchi di ghiaccio marino, portati dalla deriva”, ci ha spiegato il comandante Andrej Shlapak.
Andrei Shlapak, comandante della portacontainer “Norilskij nikel”
Pavel KuzmichevPer ridurre i tempi e i costi, periodicamente viene chiamata una nave rompighiaccio a propulsione nucleare. Il rompighiaccio apre nel pack dei canali, attraverso i quali la navi raggiungono il mare. Durante le nevicate, questi canali vengono spesso intasati dalla neve. Per questo motivo, i marinai preferiscono lavorare col freddo piuttosto che in condizioni di temperature più alte che comportano le nevicate. “Raggiunti i ghiacci mobili, la nave prosegue da sola”, ci ha raccontato il comandante.
Questo è l’aspetto di una sala ricreativa sulla nave “Norilskij Nickel”
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Andrej ha spiegato che nei mari del Nord spesso capitano delle tempeste. La navigazione diventa particolarmente pericolosa nella seconda metà di settembre, quando le tempeste sono accompagnate dalla formazione di ghiaccio. “Allora”, scherza il comandante, “ci auguriamo che il fiume diventi ghiacciato quanto prima, perché con il ghiaccio non c’è il rollio”.
A bordo c’è anche una palestra attrezzata
Pavel KuzmichevIl più delle volte, la “Norilskij nikel” serve la rotta che collega Dudinka con Murmansk e Arkhangelsk, ma ogni tanto porta dei carichi anche in Cina, perché la Rotta artica è la via più breve fra Europa e Asia. “D’estate, da qui fino alla Cina ci vogliono soltanto un paio di settimane”, spiega il comandante. È ovvio che durante il periodo dei ghiacci il viaggio richiede più tempo.
Gli equipaggi lavorano con turni che hanno la durata di due mesi. Il tempo medio di permanenza continua in mare è di 5 giorni.
Dentro, la nave è abbastanza spaziosa, moderna e persino confortevole. C’è una sala di relax con un divano, un televisore e una tavola da ping pong, oltre a una piccola palestra e a una sauna. Quello che ci ha colpito di più, però, è stata l’abbondanza di piante in vasi, che vengono coltivate dai marinai. Il comandante ha detto che le piante piacciono a molti membri dell’equipaggio, pertanto si cerca sempre di annaffiarle.
A differenza di Norilsk, Dudinka ha una storia antica. La cittadina fu fondata nel 1667, come accampamento invernale, dallo strelizzo (gli strelizzi, ossia “tiratori,” erano la guardia reale dello za) Ivan Sorokin, originario di Mangazeja, ricca città siberiana, quando giunse qui a capo di un piccolo reparto per riscuotere lo yasaq (tributi che dovevano pagare gli indigeni della Siberia).
La gioventù di Dudinka. Oggi in città vivono circa 19.500 persone. In passato la popolazione superava i 33 mila abitanti
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Oggi Dudinka è il centro amministrativo del Circondario del Tajmyr (o circondario Dolgano-Nenets) del Territorio di Krasnojarsk. Malgrado la vastità del territorio (più grande di qualsiasi Paese europeo), nella penisola del Tajmyr vivono soltanto 30 mila persone, di cui due terzi a Dudinka (Norilsk costituisce un distretto a parte). Gli altri centri abitati della penisola sono Khatanga, Dikson e Karaul che distano uno dall’altro centinaia di chilometri.
L’arena del ghiaccio di Dudinka. Gli sport invernali e, in particolare l‘hockey qui sono molto popolari
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Stranamente, a Dudinka non si ha la sensazione di essere in provincia. Pare davvero una capitale: ci sono negozi moderni, cinema, servizi di consegna e persino un palazzo dello sport (l’unico oltre il Circolo Polare Artico ad avere una pista di ghiaccio), dove vengono svolte gare internazionali di curling.
Malgrado la sua ricca storia, a Dudinka non si è conservata nessuna casa antica. La maggior parte degli edifici residenziali è di tipo prefabbricato, tipico del periodo sovietico. Gli edifici, costruiti sul permafrost, poggiano su palafitte.
La Casa della Cultura (onnipresente istituzione ricreativa sovietica) nel centro di Dudinka
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Per tirare su il morale agli abitanti durante il lungo inverno, gli edifici vengono pitturati con vivaci colori. Quando il clima lo consente, gli abitanti passeggiano nel Parco degli aviatori, dove è esposto un esemplare dell’aereo Antonov An-24. Vent’anni fa, era il principale modello di aereo che portava gli abitanti di Dudinka a Krasnojarsk, Khatanga e Dikson.
Un Antonov An-24 a Dudinka. È con questo aereo che per anni si è garantito il collegamento aereo con la città
Pavel KuzmichevOltre ai russi, che costituiscono più della metà di tutti gli abitanti del Tajmyr, nella penisola vivono anche cinque etnie indigene: dolgani, nenci, nganasani, evenchi ed enci. A Dudinka esce il settimanale “Tajmyr” con pubblicazioni non solo in russo, ma anche nelle lingue di queste etnie del Nord.
L’interno della nuova sede, inaugurata nel 2011, del “Tajmirskij kraevedcheskij muzej”, il Museo etnografico e di storia locale del Tajmyr
Pavel KuzmichevC’è anche un museo di storia locale, uno dei più grandi e più interessanti di tutto l’Artico, dove sono raccolti 90 mila reperti.
Nel museo sono raccolti anche gli oggetti della vita quotidiana dei vari popoli indigeni del Tajmyr, con ricostruzioni di ambienti domestici
Pavel KuzmichevQui si possono vedere vari oggi che aiutavano gli antenati dei moderni abitanti del Tajmyr a sopravvivere nel duro clima della penisola, nonché tamburi e maschere rituali degli sciamani.
La mostra dedicata agli anni dell’esplorazione sovietica del Tajmyr
Pavel KuzmichevUno dei piani del museo è dedicato al periodo sovietico e agli esploratori dell’Artico. In più, qui si può vedere Zhenja, mammut che ha l’età di circa 45 mila anni! Sul corpo dell’animale gli scienziati hanno scoperto delle ferite lasciate da armi fabbricate dall’uomo. Ciò significa che le persone vivevano nell’Artico molto prima di quanto possiamo immaginare.
Il mammut Zhenja
Pavel KuzmichevTra Dudinka e Norilsk ci sono 90 km di tundra, paludi e permafrost. Nessuna delle due città ha collegamenti terresti con il mondo esterno, ma, fra di esse c’è una ferrovia. Costruita nel 1937, fino alla fine degli anni Novanta è stata usata anche per il trasporto delle persone, mentre oggi sulla linea viaggiano soltanto le merci.
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