Dieci fatti sulla cittadina più settentrionale della Russia, Dikson

Valerij Melnikov/Sputnik
Dire che si trova “alla fine del mondo” non è troppo enfatico. Qui l’inverno dura nove mesi, la popolazione è in continuo calo e gli orsi polari sono sempre in agguato

1 / 529 persone in un’area come la Gran Bretagna 

Il municipio di Dikson ha una superficie di 218.959 chilometri quadrati. Per un raffronto, l’isola della Gran Bretagna è 229.850 chilometri quadrati. Eppure (dati 2020) qui vivono solo 529 persone! Insomma, ognuno degli abitanti ha quasi 415 chilometri quadrati di territorio tutti per sé. E la densità di popolazione è di 0,0024 abitanti per chilometro quadrato. Al confronto la Mongolia (1 ab/km²) o la Groenlandia (0,03 ab/km²) sono posti affollati!

Ma nonostante un territorio così vasto sia stato assegnato a Dikson nella suddivisione amministrativa del distretto municipale Tajmyrskij Dolgano-Neneckij, tutti i suoi abitanti vivono in realtà uno accanto all’altro, in un piccolo villaggio che, amministrativamente parlando, è un “posjólok gorodskógo tipa”, un “insediamento di tipo urbano”, un tipo di centro istituito principalmente tra gli anni Trenta e Cinquanta, dando a piccole comunità rurali gli elementi tipici della città. Negli ultimi trent’anni, il numero di abitanti di Dikson è diminuito di dieci volte: erano 5.000 nel 1985, al loro massimo; 4.100 nel 1992, 1.198 nel 2002, e hanno continuato a scendere fino agli attuali 529. Tutti sono partiti per il “materìk”, il “continente”, come chi vive nelle regioni remote chiama il resto della Russia, quasi come se si sentisse di vivere su un’isola.

2 / Serve un lasciapassare

Chi vive a Dikson (il nome è in onore del mercante svedese Oskar Dickson; 1823-1897, che finanziò la spedizione che scoprì queste terre), entra nella sua cittadina presentando il passaporto interno con la registrazione di residenza, mentre per gli stranieri l’ingresso è rigorosamente regolamentato, ed è necessario ottenere un lasciapassare (própusk) da parte dell’Fsb. Si trova infatti sulla costa ed è considerato una zona di confine. 

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Si arriva qui solo dall’aria: c’è un aeroporto sull’isola (Dikson è divisa in due da uno stretto, tra una parte continentale e una insulare), dove vola solo il vecchio Antonov An-26, una volta alla settimana. Anche tutti gli alimenti vengono consegnati per via aerea, quindi non sono economici.

3 / Fare benzina? Qui si può solo una volta all’anno

I residenti di Dikson non possono andare a fare rifornimento di benzina. Non ci sono distributori di nel villaggio e il più vicino dista 500 km. Tuttavia, in linea di principio non ci sono strade per raggiungerlo.

Se avete bisogno di benzina, dovete ordinarla in estate, in una volta sola e per tutto l’anno. Quindi vi verrà consegnata via nave. La prossima consegna è dopo un anno. Ma le auto qui sono comunque una rarità. “La maggior parte delle persone possiede però motoslitte e barche a motore. Ordiniamo da una a due tonnellate di benzina per la navigazione. È sufficiente per un anno”, dice il residente Aleksandr Anisimov.

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4 / Qui ci sono 9 mesi d’inverno

L’inverno artico vuol dire notte polare, freddo estremo, tormente pericolosissime, che non danno tregua per settimane. A Dickson (latitudine 73° 30′ 0″ N) l’inverno dura nove mesi all’anno, con temperature che scendono fino a quasi -50 °C. Ma la gente del posto pensa che non sia poi così male: “I venti sono frequenti, perché il clima è di mare. Ma qui le gelate non sono così terribili come a Norilsk o a Dudinka. Lì spesso è impossibile uscire di casa. Qui c’è vento, ma è relativamente caldo”, assicura Albert Mingazhev, insegnante di inglese della scuola locale.

La motoslitta è ancora utilizzata a giugno, mese in cui la temperatura media sale appena a + 5-6 °C.

5 / Non ci sono alberi

Quanto a bioma, l’area di Dikson è un deserto polare. Non ci sono alberi qui, nemmeno quelli nani. In estate c’è un po’ di tundra verde, ma per otto, nove mesi all’anno il manto bianco della neve è senza fine.

6 / La polizia protegge dagli orsi

Non c’è criminalità a Dikson, ma la polizia non sta con le mani in mano: protegge la gente del posto da orsi e lupi. L’avvicinamento degli orsi polari è segnalato anche con sms e annunci via social. E si consiglia vivamente di non camminare da soli dopo le 20, di non provare a dare da mangiare agli orsi e (nel caso ci sia chi davvero lo desidera) di non tentare di farsi un selfie assieme.

Ma il modo più efficace, dice Robert Prastsenis, programmatore, è guardare i cani: “L’unica misura di sicurezza: se non ci sono cani intorno, devi insospettirti. Se se ne stanno tranquilli o corrono come sempre, va tutto bene. Quando i residenti vedono un orso, chiamano l’amministrazione e la polizia: i poliziotti salgono in macchina e scacciano il predatore”.

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7 / A Dikson internet c’è ma è super lento

La comunicazione cellulare è apparsa qui solo dieci anni fa. Ora il villaggio ha anche Internet, ma è così debole e lento che ci vogliono da un’ora e mezzo a due ore per caricare qualche foto. Figurarsi l’idea di guardare un video. Impossibile. E per di più costa carissimo: un mese di Internet qui è come sei mesi sul “continente”.

8 / Non c’è un ospedale

È stato chiuso diversi anni fa a causa della mancanza di medici a Dickson. In caso di problemi, l’unica opzione è chiamare un volo medico di emergenza e sperare che il tempo sia abbastanza buono per poter volare. In caso di normale amministrazione, un medico generico viene qui periodicamente per visite alla popolazione. E oltre all’ospedale, non ci sono cinema, autobus, bar, supermercati né cartelli pubblicitari. C’è invece una palestra e molte persone trascorrono il tempo libero lì.

9 / Tenere in piedi il villaggio costa più di 100 milioni di rubli (1,1 milioni di euro) all’anno

Ovvero trenta volte di più del mantenimento di un villaggio con la stessa popolazione, ad esempio, sui Monti Saiani, una catena montuosa nel Sud della Siberia. Dikson è sovvenzionato al 90%. Oltre all’esiguo numero di coloro che vivono qui stabilmente, i lavoratori arrivano nel villaggio principalmente a rotazione (con il sistema detto “vakhta”) e quasi tutti operano in organizzazioni statali.

10 / L’ex capitale dell’Artico

Durante gli anni sovietici, Dikson era un centro fiorente per il commercio, l’estrazione mineraria, le spedizioni, e fu anche un luogo di esilio. Geologi, insegnanti, militari e piloti polari venivano qui da tutto il Paese. A metà degli anni Ottanta, l’insediamento, che ora ha 105 anni di storia, toccò il suo massimo sviluppo demografico, superando quota cinquemila abitanti.


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