Shushenskoe: il villaggio siberiano dove fu esiliato Lenin è una vera capsula del tempo

Lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield ci conduce in uno dei luoghi dove è meglio conservata l’anima della Russia pre rivoluzionaria. Ironia della sorte, grazie alla presenza, per qualche anno, del padre della Rivoluzione

Riserva di Shushenskoe. Strada principale, casa di K. Cherkashin con fienile, isba e cancello. All'estrema destra: Casa e negozio di Ernst Urban. 26 maggio 2015

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (1863-1944) sviluppò un complesso processo tecnologico per ottenere dettagliate fotografie dai colori vividi (si veda il paragrafo a fondo articolo). Intenzionato a utilizzare questo nuovo metodo per documentare la grande varietà architettonica dell’Impero russo, fotografò numerosi siti storici durante il decennio precedente all’abdicazione di Nicola II, nel 1917.

Villaggio di Lizhma. Vista delle case di legno con annessi fienili. A destra: chiesa del XIX secolo (non più esistente). Sullo sfondo: Chiesa di San Nicola. Estate 1916

L’ultima spedizione di Prokudin-Gorskij si svolse nello storico Nord russo durante la tarda estate del 1916, mentre in Europa infuriava la Grande Guerra. Il suo viaggio speciale in quei tempi difficili fu consentito da una commissione statale, allo scopo di fargli fotografare la costruzione della Ferrovia del nord, lungo il Mar Bianco fino al nuovo porto di Murman (oggi Murmansk), realizzata nel nordovest della Penisola di Kola per ricevere i rifornimenti militari occidentali necessari per le armate russe in difficoltà. 

Lizhma

Tra gli insediamenti fotografati c’era il villaggio di Lizhma, situato sull’omonimo breve fiume careliano che sfocia nella baia di Lizhma, nella parte nord-occidentale del lago Onega. In primo piano, una piccola chiesa in legno (non più esistente) vista da nord-ovest. Rivestita con assi dipinte color rosso mattone, la chiesa era una struttura in tronchi con un campanile sopra l’ingresso all’estremità occidentale. Sullo sfondo a sinistra si vede la chiesa di San Nicola, anch’essa costruita in tronchi, ma con un rivestimento di assi bianche.

Shushenskoe. Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, in costruzione per sostituire la chiesa demolita nel 1938. Consacrata nel 2019. 25 maggio 2015

La perizia nella costruzione in tronchi che si nota nelle fotografie di Lizhma racconta di una pratica profondamente radicata nel Nord della Russia. Ma queste tradizioni si estendevano anche fino alla parte orientale della Siberia. Grazie a un’insolita serie di circostanze, il villaggio di Shushenskoe, situato nella parte meridionale del vasto Territorio di Krasnojarsk, è sopravvissuto più o meno come era all’inizio del XX secolo.

Riserva di Shushenskoe. Vista della strada che porta all’isba di Apollon Zyrjanov. A sinistra: casa Cherkashin. A destra: Casa Potylitsyn. 26 maggio 2015

I documenti storici indicano che Shushenskoe fu fondato non più tardi del 1740 sul fiume Shush, vicino alla sua confluenza con il ben più grande Enisej. La sua comoda posizione sulla strada tra i forti di Sajan e Abakan lo legava all’economia agricola locale, che comprendeva anche una rudimentale produzione di ferro. Nel 1791, i contadini locali, che vivevano senza il deleterio sistema della servitù della gleba, raccolsero le risorse per costruire una chiesa in mattoni dedicata ai Santi Pietro e Paolo. 

Un luogo di esilio (anche per Lenin)

Riserva di Shushenskoe. Isba di Apollon Zyrjanov. Qui visse Lenin (1897-98). 26 maggio 2015

All’inizio del XIX secolo, il villaggio divenne un centro amministrativo con strutture per lo stoccaggio del grano e una palizzata contenente una prigione. A causa del suo apparato amministrativo, il villaggio divenne un luogo di esilio per coloro che dovevano scontare una pena detentiva. 

Tra gli esuli di spicco figurano due membri della cospirazione decabrista del 1825 e l’intellettuale radicale Mikhail Petrushevskij, il cui circolo di discussione clandestino mise nei guai Fjodor Dostoevskij alla fine degli anni Quaranta del XIX secolo (i membri del gruppo furono arrestati e condannati a morte per fucilazione, ma la loro esecuzione fu commutata all’ultimo momento nell’esilio in Siberia). 

Riserva di Shushenskoe. Isba di Apollon Zyrjanov, sala principale. 26 maggio 2015

Il più importante di questi esuli fu Vladimir Uljanov (Lenin), che arrivò a Shushenskoe nel maggio del 1897. All’epoca era a capo dell’“Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia”

La Casa di Apollon Zyrjanov

Per i primi quattordici mesi (fino al luglio 1898) Lenin prese in affitto una spaziosa stanza da un contadino benestante di nome Apollon Zyrjanov. Lo Stato forniva all’esule politico un assegno mensile di otto rubli, che per l’economia di un villaggio era sufficiente per tutte le necessità di base, come indicano gli appunti di Lenin (il tipico contadino usava raramente il denaro, poiché si procurava il cibo da solo e ricorreva al baratto quando possibile). Le spese maggiori di Lenin erano i libri e le riviste, che pagava con i fondi inviati dai parenti e con le royalties dei suoi articoli.

Riserva di Shushenskoe. Isba di Apollon Zyrjanov, stanza affittata da Lenin. 26 maggio 2015

Costruita negli anni Quaranta del XIX secolo, la casa di Apollon Zyrjanov fu acquistata dal soviet del villaggio nel 1928 per farne un monumento commemorativo di Lenin. L’interno si è conservato in modo eccezionale, grazie alla donazione da parte degli Zyrjanov di diverse decine di oggetti, tra cui un letto, risalenti all’epoca in cui Lenin abitava qui.

Riserva di Shushenskoe. Casa di Praskovja Petrova, vista dalla strada. Qui vissero Lenin e la moglie Nadezhda Krupskaja (1898-1900). 26 maggio 2015

Come tipico delle famiglie contadine benestanti in Siberia, il cortile sul retro era diviso da una recinzione in due parti: la “parte pulita”, che conteneva un granaio, una rimessa per gli attrezzi agricoli e una banja; e la “parte nera”, che conteneva le stalle, le rimesse più piccole e un pozzo. L’attività agricola, compresi gli orti, si svolgeva in appezzamenti di terreno al di fuori del villaggio, come ricorda la descrizione del posto fatta da Lenin. Dopo la vendita della casa nel 1928, gli Zyrjanov si trasferirono nella vicina città di Minusinsk.

Matrimonio di convenienza

Riserva di Shushenskoe. Casa di Praskovja Petrova, vista del cortile con portico all’ingresso principale. 26 maggio 2015

Nel maggio 1898 arrivò a Shushenskoe la compagna di Lenin, Nadezhda Krupskaja. Per poter vivere insieme, la coppia accettò di sposarsi a luglio nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (demolita nel 1938), sebbene entrambi fossero atei. Dopo il matrimonio, la coppia si trasferì in una casa di legno più grande di proprietà di Praskovja Petrova, vedova di un contadino benestante, dove visse fino alla conclusione del periodo di esilio nel febbraio 1900.

Riserva di Shushenskoe. Casa di Praskovja Petrova, sala principale con vista sulla stanza affittata da Lenin. 26 maggio 2015

La casa della Petrova aveva un ampio cortile recintato davanti al quale si apriva l’ingresso principale, incorniciato da un semplice portico neoclassico: un dettaglio decisamente insolito per un’abitazione contadina, a prescindere dal livello di reddito. Come per la più piccola Casa Zyrjanov, il cortile comprendeva fienili, capannoni e una banja.

Riserva di Shushenskoe. Casa di Praskovja Petrova, stanza di Lenin e Nadezhda. Krupskaja. 26 maggio 2015

Conservazione sovietica

Riserva di hushenskoe. Casa e negozio dell'imprenditore esiliato Ernst Urban. A destra: cancello del cortile. 26 maggio 2015

La Casa Petrova fu acquistata dal soviet locale nel 1924, l’anno della morte di Lenin, e nel 1930 il consiglio decise di creare un museo della storia dell’esilio di Lenin presso la Casa Petrova. Nel 1939, questo museo, insieme alla Casa Zyrjanov, fu trasferito sotto il controllo del Comitato regionale di Krasnojarsk del Partito Comunista come parte della rete nazionale dei musei di Lenin.

Un nuovo livello di attività museale si ebbe nel 1968, in preparazione del centenario della nascita di Lenin del 1970. In quell’occasione il Comitato Centrale decise di dichiarare il nucleo del villaggio originario una riserva commemorativa dedicata all’esilio di Lenin. 

Riserva di Shushenskoe. Negozio nella casa di Ernst Urban. 26 maggio 2015

La riserva consisteva in ventinove case di legno, di cui ventitré costruite non oltre la fine del XIX secolo, quando Lenin era lì. Anche considerando le ristrutturazioni, si tratta di un grado unico di conservazione dell’ambiente originale di un villaggio in Russia. 

Riserva di Shushenskoe. Casa di Martin Lauer, esule che prosperò nel commercio regionale. 26 maggio 2015

Tra gli altri edifici vi sono le case di legno dei contadini che si erano insediati nella zona nel corso del XIX secolo. Alcune case sono identificate dalla professione dei proprietari: la casa dell’apicoltore, del pescatore, del bottaio… Alcune sono piuttosto piccole, a testimonianza della povertà in cui vivevano molti.

Legno e ascia

Riserva di Shushenskoe. Edificio amministrativo del distretto. Sullo sfondo a sinistra: palizzata del carcere. 26 maggio 2015

Nella costruzione delle case, i due metodi di base per unire i tronchi (solitamente di pino) erano: l’intaglio per i tronchi rotondi e un tipo di coda di rondine per i tronchi sia rotondi che squadrati. Quest’ultimo metodo veniva utilizzato quando era richiesta una maggiore precisione dei dettagli e una maggiore stabilità, ma in genere si preferivano i tronchi rotondi con l’intaglio. Le strutture in tronchi russe non utilizzavano quasi mai l’argilla, ma si affidavano all’incastro stretto di un tronco sopra l’altro, con materiali come il muschio o la canapa per l’isolamento termico delle abitazioni.

Riserva di Shushenskoe. Ricostruzione della palizzata della prigione (1969) dietro all'edificio amministrativo del distretto. 26 maggio 2015

Gli strumenti più comuni erano l’ascia (di cui esistevano vari tipi adattati a funzioni specifiche) e l’accetta, oltre a cunei utilizzati per spaccare i tronchi e a un tipo di raschietto o coltello con due manici laterali, utilizzato su superfici curve, oltre ad altri attrezzi più di precisione, come coltelli, scalpelli e pialletti per praticare incisioni concave sul fondo dei tronchi per ottenere un incastro più stretto.

Riserva di Shushenskoe. Casa del colono esiliato Ja. Kairevich. 26 maggio 2015

Le case più grandi appartenevano a ex esuli che avevano messo radici e prosperato (relativamente) come imprenditori. Una casa conteneva una merceria. C’è anche l’edificio dell’amministrazione locale, che si affaccia su una ricostruzione della prigione all’interno di una palizzata di tronchi verticali. E non manca una piccola taverna (kabak).

Riserva di Shushenskoe. Casa del calzolaio P. Tvardovskij. A sinistra: pozzo. 26 maggio 2015
Riserva di Shushenskoe. Taverna (kabak). 26 maggio 2015

Il rebranding post-sovietico

Riserva di Shushenskoe. Interno della casa di Tvardovskij. 26 maggio 2015

Dopo la fine del sostegno finanziario da parte dello Stato e del Partito comunista nel 1991, il complesso museale di Shushenskoe ha affrontato una crisi gravissima, ma con il sostegno dei fondi regionali, il museo si è abilmente riproposto come esposizione delle tradizioni popolari siberiane, senza negare la presenza di Lenin (del resto, molti “compagni” in tutto il mondo sono ancora interessati).

Riserva di Shushenskoe. Granaio nel cortile della casa di Tvardovskij. 26 maggio 2015
Riserva di Shushenskoe, “Nuovo villaggio” Casa contadina ricostruita del villaggio di Prospikhino. 26 maggio 2015

Come parte della trasformazione, è stato aggiunto un nuovo complesso turistico a nord del territorio del museo, con comfort moderni in un contesto tradizionale, compresi gli alloggi in ricostruzioni di isbe dei villaggi vicini. Per quanto possa sembrare paradossale, la biografia di un rivoluzionario marxista cittadino e innovatore ha assicurato la conservazione di un passato rurale tradizionale e conservatore.

Riserva di Shushenskoe. Dimostrazione di danza popolare per i bambini delle scuole. 26 maggio 2015

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Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield (1944-) organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.

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