La Cattedrale dell’Arcangelo Michele: esploriamo la chiesa degli zar nel Cremlino di Mosca

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WILLIAM BRUMFIELD
Lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield esamina nei minimi dettagli la principale necropoli degli zar di Russia fino al trasferimento della capitale a San Pietroburgo

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (1863-1944) sviluppò un complesso processo tecnologico per ottenere dettagliate fotografie dai colori vividi. La sua visione della fotografia come forma di educazione e di divulgazione emerge con particolare chiarezza nelle sue immagini dei monumenti architettonici dei siti storici russi.

La parte principale della collezione di Prokudin-Gorskij entrò inseguito nella collezione della Biblioteca del Congresso americano (si veda il paragrafo a fondo articolo per conoscere tutta la storia), ma prima della Rivoluzione russa Prokudin-Gorskij aveva avviato anche un’attività di produzione di cartoline a colori e di illustrazioni per libri. Nel 1914, la sua impresa fu ricostituita con il nome di “Biochrome”.

Le prime pubblicazioni

Tra le pubblicazioni con le sue fotografie a colori c’è un grande volume edito nel 1913 in occasione del terzo centenario della dinastia Romanov. Le illustrazioni includevano la sua riproduzione di un’incisione colorata realizzata per un album donato nel 1673 allo zar Alessio Mikhailovich per commemorare l’intronizzazione di suo padre, Mikhail Fjodorovich (Michele di Russia), il primo zar Romanov.

L’incisione mostra la solenne cerimonia del 21 febbraio 1613, quando il popolo giurò fedeltà al nuovo zar Michele sulla Piazza Rossa. I dettagli dell’evento sono oggetto di discussione storica e la rappresentazione della folla è una ricostruzione di fantasia.

Tuttavia, l’immagine raffigura strutture che esistono ancora oggi. L’elemento architettonico principale dell’incisione è, ovviamente, San Basilio con le sue numerose cupole. Sullo sfondo si vedono le mura del Cremlino con la alta torre del Salvatore (Spasskaja), originariamente chiamata torre di Frolov e soprannominata anche “porta di Gerusalemme” nel XVII secolo.

Al di là delle mura si vedono le rappresentazioni schematiche del Campanile di Ivan il Grande e delle cupole della Piazza delle Cattedrali al centro del Cremlino di Mosca. Questo gruppo di edifici, che costituisce uno dei più importanti complessi architettonici del mondo, comprende la Cattedrale della Dormizione, il luogo di culto principale delle terre moscovite.

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La Cattedrale dell’Arcangelo Michele

Ogni monumento dell’insieme del Cremlino di Mosca ha un ruolo speciale, ma nessuno è più augusto della Cattedrale dell’Arcangelo Michele, il santuario della sepoltura dei monarchi. In qualità di arcangelo supremo, Michele era venerato come capo delle schiere celesti ed era solitamente raffigurato con una spada in mano. Emblema del potere divino, l’arcangelo Michele era considerato il giusto protettore dei governanti della Moscovia.

La Cattedrale dell’Arcangelo Michele fu costruita nel 1505-08, al culmine di una campagna di costruzione avviata da Ivan III (il Grande) negli anni Settanta del Quattrocento e completata dal figlio, il Gran Principe Vasilij (Basilio) III, che regnò dal 1505 al 1533. La cattedrale sostituì una precedente chiesa con lo stesso nome, costruita nel 1333 durante il regno del Gran Principe Ivan Kalita. Il suo sito era particolarmente prominente sul lato meridionale della Piazza delle Cattedrali, con vista sul fiume Moscova.

L’architetto della nuova Cattedrale dell’Arcangelo Michele è stato identificato nelle cronache russe come Aleviz Novyj, ossia Aloisio “il nuovo”, per distinguerlo dall’Aloisio “il vecchio”, ossia Aloisio di Carcano, che aveva costruito la parte nord-occidentale delle mura del Cremlino di Mosca. La sua identità è stata recentemente stabilita (in via provvisoria) come Alvise Lamberti da Montagnana, allievo di Mauro Codussi a Venezia. Esistono chiare analogie tra l’architettura dei monumenti della fine del XV secolo nell’area veneziana e il lavoro di Aloisio a Mosca.

Aloisio fu reclutato durante la missione dell’ ambasciatore Dmitrij Ralev a Venezia e in altre città dell’Italia settentrionale nel 1500. Arrivò a Mosca nel 1504, dopo aver completato un palazzo per il khan di Crimea Meñli I Giray nella città di Bakhchisaraj. All’inizio del 1505 era già al lavoro sulla chiesa che sarebbe servita per quasi due secoli come ultima dimora per i gran principi e gli zar della Russia, fino all’epoca di Pietro il Grande, che fu sepolto nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di San Pietroburgo.

Una miscela russo-italiana

A prima vista, la Cattedrale dell’Arcangelo Michele presenta le caratteristiche più stravaganti del periodo italiano del Cremlino di Mosca. I dettagli decorativi della facciata sono particolarmente vicini a quelli dei monumenti veneziani della fine del 1400, come la trabeazione e i timpani della Scuola di San Marco.

Le caratteristiche italiane sono evidenti anche nei quattro portali in pietra calcarea scolpiti e dipinti in modo intricato, tre dei quali si trovano sulla facciata occidentale. Il portale principale è incorniciato da affreschi sul tema del Giudizio Universale e dell’accettazione del cristianesimo in Russia.

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Nonostante i suoi elementi occidentali “moderni”, la Cattedrale dell’Arcangelo Michele, rispetto alla di poco precedente Cattedrale della Dormizione, rappresenta un ritorno alla tradizionale pianta russa a croce greca (iscritta in un quadrato), in cui i bracci della croce sono delineati da navate interne di maggiore larghezza. L’interno presenta anche massicci pilastri quadrati, tipici delle prime cattedrali di Novgorod e Vladimir.

Tuttavia, questa pianta apparentemente arcaica ricorda in modo significativo il design dei monumenti veneziani, come la Basilica di San Marco (a croce latina, ma a prima vista può sembrare greca), anch’essi legati all’architettura bizantina. Le somiglianze sono ancora più evidenti se confrontate con il disegno delle chiese veneziane più piccole costruite durante il Rinascimento.

Questi motivi quattrocenteschi erano più chiaramente visibili all’inizio del XVI secolo, quando la Cattedrale dell’Arcangelo aveva una galleria aperta ad arco lungo tutta la facciata, tranne quella orientale. Tali gallerie esterne erano una caratteristica dell’architettura dell’Italia settentrionale, sebbene apparissero anche alla base di chiese in pietra calcarea del XII secolo nell’area di Vladimir.

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Costanti interventi

Dal momento della sua costruzione, la Cattedrale dell’Arcangelo Michele ha subito notevoli modifiche. Tra queste, il rifacimento del tetto, la cui forma originale, in tegole rosse e nere, poggiava direttamente sui contorni delle volte a botte della cattedrale. L’attuale tetto in lamiera sovrasta i timpani ad arco (zakomary) e oscura gli ornamenti appuntiti in pietra calcarea (acroteria) che coronano i frontoni.

Tuttavia, i timpani in pietra calcarea intagliata, un motivo veneziano molto ammirato e imitato dagli architetti russi successivi, sono rimasti intatti. La loro elaborata corona accentua le pareti in mattoni della cattedrale, divise orizzontalmente in due ordini da un sistema di archi, pilastri e cornici.

Il livello inferiore delle facciate ha la forma di un’arcata cieca che si erge da una base di calcare ben definita. I due livelli sono separati da un cornicione che poggia su capitelli classici. Questa insolita applicazione di elementi classici sulle facciate crea un senso scolpito della forma architettonica.

La trabeazione del livello superiore isola i frontoni e rafforza la percezione di un’imponente struttura rettangolare con un tetto riccamente decorato. Il contrasto tra i muri in mattoni e gli elementi decorativi in pietra calcarea era originariamente intensificato dall’applicazione di vernice rossa direttamente sui mattoni, una caratteristica persa nel XVIII secolo, quando le pareti furono ricoperte di intonaco.

La segmentazione ritmica della struttura è enfatizzata dalle cinque campate (invece delle solite quattro) di dimensioni disuguali sulle facciate nord e sud. La piccola quinta campata all’estremità occidentale, o anteriore, comprendeva un terzo piano con una galleria speciale per la moglie del gran principe e la sua corte.

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Decorazioni interne

I primi dipinti sulle pareti interne della cattedrale apparvero alla fine del XVI secolo, durante il regno di Ivan il Terribile. Degli affreschi di quel periodo rimangono solo frammenti isolati.

Nella loro forma attuale, le colorate pitture murali risalgono alla metà del XVII secolo (1652-66) e furono realizzate da un gruppo di maestri guidati da Simon Ushakov, il più noto artista russo di quel periodo. La parete ovest comprende una rappresentazione particolarmente vivace del Giudizio Universale.

Oltre ai soggetti religiosi, i dipinti ritraevano noti governanti russi. Ad esempio, i massicci pilastri includono le rappresentazioni del Gran Principe Vladimir, della Principessa Olga, dei principi martiri Boris e Gleb e di altri personaggi della Rus’ altomedievale. Lungo il livello inferiore delle pareti si trovano “ritratti” immaginari di sovrani sepolti nella cattedrale.

All’estremità orientale si trova una grande iconostasi che separa lo spazio principale della cattedrale dall’altare. La forma attuale dell’iconostasi risale al 1679-81, durante il breve regno dello zar Fjodor III. La fila inferiore dell’iconostasi contiene icone particolarmente preziose di un periodo precedente, tra cui una raffigurazione dell’Arcangelo Michele datata 1399.

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Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield (1944-) organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.

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