Semjonkovo: il museo a cielo aperto dove innamorarsi dell’isba, la tradizionale casa di legno russa

William Brumfield
Lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield condivide con noi il suo amore per questo tipo di costruzione in tronchi, e ci porta a visitare un interessante complesso storico ed etnografico dalle parti di Vologda

Semjonkovo (vicino a Vologda). Casa di E. A. Pudova (isba). Originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Malchevskaja (zona di Totma). Foto del 23 luglio 2011

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (1863-1944) sviluppò un complesso processo tecnologico per ottenere dettagliate fotografie dai colori vividi. La sua visione della fotografia come forma di educazione e di divulgazione emerge con particolare chiarezza nelle sue immagini del patrimonio architettonico russo.

Nell’ambito dei suoi viaggi, Prokudin-Gorskij ricevette dal Ministero dei Trasporti l’incarico di scattare foto, nei mesi di giugno e luglio del 1909, lungo il sistema di canali Mariinskij (oggi noto come via d’acqua Volga-Baltico), nella Russia nord-occidentale. Questa via d’acqua, che collegava San Pietroburgo con il bacino del fiume Volga, fu iniziata da Pietro il Grande e ulteriormente sviluppata durante il regno dell’imperatore Paolo (1796-1801), che le diede il nome “Mariinskij” (“di Maria”) in onore della sua consorte, l’imperatrice Maria Fjodorovna.

Villaggio di Pidma (sul fiume Svir). Sullo sfondo (in alto a sinistra) la Chiesa della Trasfigurazione. Foto dell’estate del 1909

La parte superiore del sistema di vie d’acqua si estendeva dal fiume Neva a San Pietroburgo fino al Lago Ladoga, poi attraverso il fiume Svir arrivava alla parte meridionale del lago Onega. Pidma, un insediamento del XVI secolo situato vicino alla metà del fiume Svir, attirò l’attenzione di Prokudin-Gorskij per la sua notevole chiesa della Trasfigurazione, una grande struttura ottagonale costruita nel 1690 e poi distrutta da un incendio nell’aprile del 1942.

Il museo di Semjonkovo

Semjonkovo. Chiesa di San Giorgio, vista sud-est e vista ovest con portico d'ingresso sopraelevato. Originariamente costruita all’inizio del XVIII secolo nel villaggio di Totskij (distretto di Tarnoga). Foto del 23 luglio 2011

Per nostra fortuna, Prokudin-Gorskij scattò diverse fotografie del villaggio e anche della chiesa della Trasfigurazione. Di particolare interesse è una fotografia che mostra una serie di case di tronchi e di fienili le cui forme erano ampiamente diffuse in tutto il Nord russo. Questo è evidente confrontando la sua vista con le mie fotografie di case di legno che sono state portate in mostra al Museo all’aperto di Semjonkovo (qui il sito), a nord-ovest della città settentrionale di Vologda. Come altri musei all’aperto, tipo Malye Korely, Semjonkovo è stato creato per dare un senso tangibile alle tradizioni culturali regionali.

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L’elemento dominante del Parco di Semjonkovo è la Chiesa di San Giorgio, originariamente eretta all’inizio del XVIII secolo nel villaggio di Totskij, nella zona di Tarnoga, a nord-est di Vologda. Sebbene i piani per la sua conservazione, insieme ad accurate misurazioni, siano stati condotti fin dall’inizio degli anni Ottanta, i ritardi hanno portato a un progressivo degrado della struttura, tanto che la versione attuale presente a Semjonkovo è una ricostruzione accurata con pochi dettagli originali.

Semjonkovo. Chiesa di San Giorgio. Angolo sud-est con particolare dell’abside sud. Foto del 23 luglio 2011

La forma della chiesa di San Giorgio è un’espressione drammatica della verticalità che si trova spesso nel Nord russo. La base è una semplice struttura cuboide con un portico sopraelevato e un’abside per l’altare sul lato est. In questo caso, l’abside è divisa in due, con l’altare nord dedicato a San Giorgio e quello sud dedicato ai Santi Boris e Gleb.

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Il centro di questa robusta base sostiene una struttura ottagonale che culmina in un tetto svasato per disperdere l’umidità. Al di sopra si trova una suggestiva torre “a tenda” coronata da una cupola e da una croce. L’altezza totale è di quasi 39 metri fino alla cima della croce. Queste chiese erano una potente espressione delle comunità nelle vaste foreste del nord.

Una preziosa collezione di isbe

Semjonkovo. Casa di A. E. Bolotova. Originariamente costruita nel villaggio di Korolevskaja (distretto di Njuksenitsa) all'inizio del XIX secolo, con aggiunte successive. Lo “zimnik” (stanze invernali) si estende a destra. Fienile parzialmente visibile sulla sinistra. Fotografia dell’11 agosto 1995

La parte principale del museo di Semjonkovo è la collezione di case tradizionali in legno. Ognuna delle undici case riassemblate sul territorio del parco illustra la varietà e la maestria dell’architettura tradizionale in tronchi del Nord russo.

Uno dei primi esempi portati al museo (nel 1985) è la casa di A. E. Bolotova, proveniente dal villaggio di Korolevskaja, distretto di Njuksenitsa, a nord-est di Vologda. La base dell’isba (in russo; izbá) fu costruita all’inizio del XIX secolo con una semplice pianta rettangolare a due piani. Il piano terra era costituito da un deposito protetto nella parte anteriore e da recinti per gli animali nella metà posteriore.

Al piano superiore si trovava l’abitazione principale, riscaldata da una stufa in mattoni che serviva anche per cucinare. La metà posteriore del piano superiore racchiudeva un ampio spazio per il deposito del fieno e degli attrezzi agricoli.

Casa di A. E. Bolotova. Balcone e tetto con sponde decorative. Fotografia dell’11 agosto 1995

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Con l’aumento della prosperità familiare alla fine del XIX secolo, l’intera isba fu ampliata con la costruzione sul lato destro di una struttura rettangolare parallela. Il centro della casa ampliata aveva quindi due pareti adiacenti che si estendevano verso l’interno per fornire un maggiore sostegno strutturale. Questa pratica comune creava la cosiddetta “isba a sei pareti”, cioè quattro pareti esterne e due che si estendevano verso l’interno a partire dal centro della parete anteriore.

La struttura ampliata era dotata di un balcone nello spazio più alto sotto l’ampia sporgenza del tetto, che proteggeva dalla neve e dalla pioggia. L’ingresso principale avveniva attraverso una scala sopraelevata e un portico laterale.

Perpendicolarmente a questa grande struttura, c’era anche uno “zimnik” a un piano, ossia un alloggio invernale, che poteva essere riscaldato più facilmente. Una parte della famiglia poteva vivere lì in inverno, così come gli animali giovani che sarebbero stati a rischio al freddo dei recinti non riscaldati sotto la casa principale.

L’isba della Popova

Semjonkovo. Casa di A. I. Popova. Originariamente costruita nel villaggio di Vnukovo (distretto di Totma) alla fine del XIX secolo. Fotografia dell’11 agosto 1995

Nelle vicinanze si trova la casa di A. I. Popova, portata al museo nel 1988 e originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Vnukovo, distretto di Totma, a nord-est di Vologda (le case ricomposte nel parco sono state disposte secondo uno schema lineare tipico dei villaggi del nord).

Come la casa della Bolotova, questa isba ha una forma rettangolare di due piani con un balcone che si estende dallo spazio sotto il tetto, che forniva un’ulteriore area di soggiorno in estate. Anche la struttura ha una pianta a sei pareti, ma poiché è stata costruita tutta insieme, lo spazio tra le due pareti al centro è più ampio e progettato per ospitare una scala che porta alle due metà del piano superiore. 

Casa di A. I. Popova. Passaggio d’ingresso tra due muri di sostegno che si estendono frontalmente. Fotografia dell’11 agosto 1995

Ogni metà dello spazio abitativo della casa Popova ha una grande stufa in mattoni. L’ingresso principale si trova sotto un portico al centro della parete anteriore. C’è un ingresso laterale più piccolo e una grande rampa che porta al fienile nella metà posteriore del piano superiore.

L’isba di Ulanov

Semjonkovo. Casa di A. I. Ulanov. Originariamente costruita all’inizio del XX secolo nel villaggio di Zarechje (distretto di Njuksenitsa). Fotografia del 23 luglio 2011

Uno degli esempi più complessi di isba è la casa di A. I. Ulanov, costruita all’inizio del XX secolo nel villaggio di Zarechje nel distretto di Njuksenitsa e portata al museo nel 1991. Il suo elemento principale è una struttura rettangolare “a quattro pareti” su due livelli con un balcone decorato sotto un’ampia sporgenza del tetto. Al culmine del tetto si trova una trave sommitale con un’estremità svasata a forma di testa di cavallo.

Questa isba semplice, con spazio abitativo nella parte anteriore e stalla per il bestiame e fienile nella metà posteriore, è affiancata da un’altra struttura, uno zimnik a due livelli posto parallelamente alla casa principale (non perpendicolare come nella casa della Bolotova). L’ingresso principale avviene attraverso un portico posto tra i due. Una rampa per raggiungere il fienile al livello superiore è collegata lateralmente. 

L’isba di Zhukov

Semjonkovo. Casa di L. G. Zhukov. Originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Kalininskoe (distretto di Totma). Fotografia del 23 luglio 2011

Tra i progetti più semplici c’è la casa di L. G. Zhukov, costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Kalininskoe (distretto di Totma) e portata al museo nel 1988. La casa di Zhukov è un’isba “a cinque pareti”, con le solite quattro della struttura rettangolare a due livelli e un quinto muro di sostegno che si estende dalla facciata all’interno della casa. L’ingresso principale al piano superiore avviene attraverso un portico sul lato destro, collegato anche a un capannone chiuso (noto come staja) per il bestiame più piccolo. Il fienile allungato nella parte posteriore della casa è più stretto dello spazio abitativo anteriore.

Casa di L. G. Zhukov. Interno, sala principale. Fotografia del 23 luglio 2011

Un altro complesso esempio di isba “a cinque pareti” è la casa di E. A. Pudova, costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Malchevskaja (distretto di Totma) e portata al museo nel 1990.

Semjonkovo. Casa di E. A. Pudova, lato sinistro con annessa rimessa per animali da cortile. Originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Malchevskaja (distretto di Totma). Fotografia del 23 luglio 2011

La disposizione del piano superiore è atipica: lo spazio abitativo estivo sul davanti conduce al fienile, ma dietro il fienile si trova un’isba “invernale” con un ingresso separato accanto alla rampa del fienile sul lato destro.

Casa di E.A. Pudova. Lato destro con portico sopraelevato all’ingresso principale e rampa per il fienile. A destra: ingresso alla zona invernale. Fotografia del 23 luglio 2011
Casa di E. A. Pudova. Interno, sala principale (estiva) con vista sulla cucina. Fotografia del 23 luglio 2011

Sul lato sinistro si trova un lungo capannone chiuso per il bestiame più piccolo. Come per le altre case di Semjonkovo, l’interno è stato progettato in modo da dare un’idea dello spazio vitale di queste abitazioni, che permettevano di vivere meglio in un ambiente difficile dal clima estremamente rigido.

Casa E. A. Pudova. Interno, angolo con la stufa in muratura. Fotografia del 23 luglio 2011

L’isba di Kopylov e altre

La casa decorata di V. N. Kopylov, costruita nel 1881 nel villaggio di Korostelevo (distretto di Sjamzha) e portata al museo nel 2009, è coronata da un balcone dipinto a fantasia sotto il tetto. L’ingresso principale avviene attraverso un portico sul lato sinistro, mentre il lato destro presenta un leggero ampliamento per lo spazio abitativo invernale al piano terra: un’altra soluzione alla sfida di sopravvivere ai lunghi inverni.  

Semjonkovo. Casa di V. N. Kopylov. Originariamente costruita nel 1881 nel villaggio di Korostelovo (distretto di Sjamzha). Lo spazio abitativo invernale si estende sulla destra. Fotografia del 23 luglio 2011

La ricca varietà di planimetrie a “cinque pareti’ è illustrata dalla casa di V. V. Khrapov, costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Bor Kosmarevskogo (distretto di Njuksenitsa) e portata a Semjonkovo nel 2005. Ha un piano terra insolitamente basso, con il livello principale delimitato da un balcone che corre lungo la facciata anteriore. Lo spazio superiore sotto il tetto è ben sviluppato per tutta la lunghezza della struttura.

Semjonkovo. Casa V. V. Khrapov. Originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Bor Kosmarevskogo (distretto di Njuksenitsa). A sinistra: rampa per il fienile. Fotografia del 23 luglio 2011

La casa di M. N. Popov è stata portata al museo dal villaggio di Ivanovskaja (zona di Njuksenitsa) nel 1991. La struttura di base è stata datata all’inizio del XIX secolo ed è quindi la più antica isba conservata a Semjonkovo. Nel 1862 questa casa “a cinque pareti” fu ristrutturata con l’applicazione di un rivestimento di tavole alla metà anteriore per ottenere un aspetto più decorativo. Il balcone è stato dipinto con motivi floreali e presenta numerosi dettagli ornamentali.

Semjonkovo. Casa di MN Popov. Originariamente costruita nel villaggio di Ivanovskaja (distretto di Njuksenitsa) all'inizio del XIX secolo. Fotografia del 23 luglio 2011

L’isba I. I. Kochkin, costruita nella seconda metà del XIX secolo nel villaggio di Andreevskaja (distretto di Tarnoga), è stata portata a Semjonkovo nel 1987. La struttura a sei pareti è più austera nel design e modesta nelle dimensioni rispetto a molte delle sue vicine, ma affascina per la sua rustica autenticità.

Semjonkovo. Casa di I. I. Kochkin. Originariamente costruita nel villaggio di Andreevskaja (distretto di Tarnoga) nella seconda metà del XIX secolo. Fotografia dell’11 agosto 1995

L’isba più piccola del museo di Semjonkovo è la casa di E. N. Slobodina, costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Podlipnoe (distretto di Totma) e portata al museo nel 1987. La struttura a quattro pareti ha uno spazio limitato per il bestiame al piano terra e un capannone esterno per il fieno. La semplicità del suo design mostra la gamma di possibilità di costruzione della casa di tronchi settentrionale, a seconda delle esigenze e delle risorse del proprietario.

Semjonkovo. Casa di E. N. Slobodina, originariamente costruita alla fine del XIX secolo nel villaggio di Podlipnoe (distretto di Totma). Fotografia dell’11 agosto 1995

In conclusione

Il parco museale di Semjonkovo espone anche diverse strutture accessorie, come fienili, magazzini, ghiacciaie, banja e, più recentemente, mulini a vento. Tra queste c’è una banja “nera” ricostruita, proveniente dal villaggio di Shangino e ora parte della fattoria Zhukov.

Semjonkovo. Banja ricostruita proveniente dal villaggio di Shangino (ora parte della fattoria L. G. Zhukov). Conosciuto come Banja “nero” perché all'interno rimaneva il fumo della stufa. Fotografia del 23 luglio 2011

In questo tipo di banja, senza tubo di scarico, il fumo sale dalla stufa attraverso le pietre riscaldate e disinfetta a fondo l’interno prima di accumularsi sotto il tetto e fuoriuscire attraverso le fessure della struttura. Avendo vissuto questa esperienza, posso dire che è abbastanza sopportabile, e l’odore del fumo viene lavato via con un’accurata innaffiatura di acqua e sapone.

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Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield (1944-) organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.

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