Il “Museo Russo” di San Pietroburgo, come è nato e perché si chiama così

Il Palazzo Mikhailovskij (o degli Ingegneri), edificio principale del Museo Russo di San Pietroburgo

Il Palazzo Mikhailovskij (o degli Ingegneri), edificio principale del Museo Russo di San Pietroburgo

Petr Kovalev/TASS
L’idea di quello che è oggi il più grande museo di arte russa nacque dalla collezione privata dell’imperatore Alessandro III. Prima di lui, i sovrani preferivano l’arte europea e investivano sui pittori stranieri

“Spesso e seriamente, io penso alla necessità di creare a Pietroburgo un museo di arte russa. Mosca, ad esempio, ha la sua bellissima, seppure privata, galleria di Tretjakov, il quale, come mi è stato riferito, intende lasciarla alla città. Noi non abbiamo niente”. Tali erano le riflessioni di Alessandro III, secondo quanto scrive nei suoi “Appunti di un marinaio-pittore” Aleksej Bogoljubov (1824-1896), professore dell’Accademia Imperiale di Belle Arti e consulente artistico della famiglia imperiale. Il museo di Pietroburgo, uno dei cardini della vita culturale del Paese, fu inaugurato nel 1898, ma già 15 anni prima lo zar era conscio della sua importanza.

Valentin Serov. Ritratto di Alessandro III, 1900

Alessandro III, che regnò dal 1881 al 1894, era appassionato di arte russa: nell’anno della sua morte, il 1894, la sua collezione privata contava quasi 600 opere. In un certo senso, era invidioso di Pavel Tretjakov, per la fama della galleria che il mecenate moscovita aveva aperto al pubblico. 

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Pur essendo in concorrenza, i due collezionisti si rispettavano. In un suo saggio dedicato a Tretjakov, il critico d’arte Lev Anisov descrive una conversazione tra Tretjakov e Alessandro III: “Nella sala Surikov della Galleria si è cominciato a parlare del dipinto ‘Feodosija Morozova’. L’imperatore ha chiesto di vendergli il quadro per il suo museo. Tretjakov ha risposto che il quadro non gli appartiene più, perché la sua galleria è stata intestata alla città [la collezione passò effettivamente alla città di Mosca nel 1892; ndr]. Allora, indietreggiando di qualche passo, l’imperatore ha fatto un profondo inchino”.

Ilja Repin. Ritratto di Pavel Tretjakov, 1901

“La Galleria di Tretjakov si trovava a Mosca, che all’epoca era percepita come la vecchia capitale e il centro dello spirito slavo. Per Alessandro III, invece, era una questione di principio aprire un museo a Pietroburgo, affinché la “capitale europea” del Paese diventasse anche capitale dell’arte russa”, sostiene Olga Kruglikova, docente dell’Università statale di San Pietroburgo. 

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La moda dell’arte russa

Ernst Friedrich von Liphart. “La Sala Bianca del Palazzo Mikhajlovskij”

Come molti dei Romanov, Alessandro III era un vero intenditore d’arte. Quand’era ancora tsesarevich (erede al trono), suonava diversi strumenti a fiato nel quadro di un’orchestra da lui stesso gestita, e dopo l’ascesa al trono sponsorizzò l’opera lirica russa. Da giovane aveva studiato la pittura dal professore Nikolaj Tikhobrazov, più tardi, insieme alla moglie Maria Fjodorovna, prese lezioni dal pittore Aleksej Bogoljubov. L’imperatore conosceva personalmente molti artisti russi, partecipava all’inaugurazione delle mostre, ordinava e comprava quadri, e prestava le opere della sua collezione privata per le mostre più importanti. 

Karl Brjullov. “Gli ultimi giorni di Pompei”, uno dei dipinti più noti della pittura russa del XIX secolo, è conservato presso il Museo Russo

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«Se prima di Alessandro III i monarchi, specie Caterina II, avevano collezionato prevalentemente l’arte europea, lui, per primo, cominciò sistematicamente a raccogliere quadri dei pittori russi, sui quali cercava di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica europea. Una caratteristica dell’epoca di Alessandro è la sintesi culturale, quando gli artisti di tutti i generi o cercavano di “europeizzare” la Russia antica, o, al contrario, inserivano dei motivi nazionali nelle classiche forme dell’arte europea”, sottolinea Olga Kruglikova.  

Ilja Repin. “I battellieri del Volga”, 1870-1873, uno dei dipinti più celebri conservati al Museo Russo

La famiglia imperiale supportava i Peredvizhniki (“Itineranti”), pittori realisti che dipingevano quadri su temi della storia della Russia e della vita del popolo russo, e organizzavano mostre nelle province per diffondere l’arte russa contemporanea e la sensibilità artistica tra il popolo. Alessandro, dispiaciuto per il conflitto ideologico tra i fautori dell’arte accademica (dirigenti dell’Accademia Imperiale di Belli Arti) e il gruppo dei Peredvizhniki, intraprese una riforma che portò alla creazione, nell’ambito dell’Accademia, di una Scuola d’arte superiore, nella quale molti dei pittori “itineranti” furono invitati come docenti. Tutto ciò contribuì in modo determinante allo sviluppo dell’arte nazionale.  

Il lascito del monarca

Il Palazzo Mikhajlovskij di San Pietroburgo, ex residenza dell’imperatore Paolo I, in una immagine degli anni Venti dell’Ottocento

Alessandro III non fece in tempo ad aprire il museo da lui sognato, perché morì nel 1894, stroncato da una malattia. La sua grande collezione era sparsa tra le varie residenze dello zar. Il decreto sull’istituzione del museo fu firmato nel 1895 dal suo successore, Nicola II. 

“Cogliendo il bisogno morale di rispettare urgentemente la volontà dell’Imperatore defunto, Noi abbiamo ritenuto che sia un bene istituire un ente particolare, denominato ‘Museo Russo di Sua Maestà Imperiale Alessandro III’”, recitava il documento. 

A. Grilikhes. Medaglia commemorativa dell’apertura del “Museo Russo di Sua Maestà Imperiale Alessandro III” (dopo la Rivoluzione il nome del monarca verrà tolto)

Tale denominazione faceva capire che l’imperatore era stato non solo un grande collezionista, ma anche un mecenate dell’arte, e rispecchiava in pieno l’idea di Alessandro III. Dopo la Rivoluzione del 1917 la menzione dell’imperatore fu eliminata, ma ancora oggi il museo si sviluppa secondo la logica di Alessandro III.

Per il nuovo museo Nicola II ordinò di comprare il Palazzo Mikhailovskij, che apparteneva agli eredi di suo bisnonno, imperatore Paolo I. L’edificio, costruito nel 1825 dall’architetto italiano Carlo Russi, fu ricostruito, e il 7 (19) marzo 1898, in presenza del nuovo zar, dell’imperatrice vedova Maria Fjodorovna e di altri membri della famiglia imperiale, il museo fu solennemente inaugurato. 

Foto scattata in occasione dell’inaugurazione del Museo Russo il 7 (19) marzo 1898: il direttore del museo, il granduca Georgij Mikhailovich è al centro, insieme ad artisti e scultori

Il quel periodo il Museo Russo occupava 37 sale del Palazzo Mikhailovskij, che erano divise in dieci sezioni. Oggi il museo occupa anche l’ala detta “Corpus Benois”, il castello Mikhailovskij (castello degli Ingeneri, ex residenza di Paolo I), il Palazzo di Marmo (ex proprietà dei discendenti di Nicola I), nonché il Palazzo Stroganov e il Palazzo d’Estate di Pietro I.

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Inizialmente, la collezione del museo includeva 80 quadri prestati dall’Ermitage, 120 tele provenienti dall’Accademia di Belle Arti, 200 opere che prima si trovavano nel Palazzo d’Inverno, a Gatchina e a Tsarskoe Selo, nonché una serie di quadri prestati da collezionisti privati. 

L’edificio principale del Museo Russo (Palazzo Mikhajlovskij)

Oggi il museo vanta una collezione di oltre 400 mila opere che compongono il panorama dell’arte russa dal X al XXI secolo.

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