Il Palazzo d’Inverno è l’immagine da cartolina di San Pietroburgo. L’edificio più riconoscibile della città. In suo onore sono stati chiamati l’imponente piazza adiacente (Piazza del Palazzo), il vicino lungofiume (Lungoneva del Palazzo) e il rispettivo ponte (Ponte del Palazzo). Da lì, diparte la principale strada che conduce al centro: la Prospettiva Nevskij.
1 / È la quinta ricostruzione del Palazzo d’Inverno
Nel XVIII secolo furono costruiti diversi palazzi “d’inverno” e quello attuale è frutto della quinta ricostruzione (secondo altre versioni, sarebbe la quarta versione). All’epoca di Pietro il Grande ne furono costruiti due: il primo fu temporaneo, in legno, mentre il secondo ospitò Pietro nei suoi ultimi anni di vita, e lì vi morì. A lungo si pensò che fosse andato tutto perduto, ma negli anni ‘70-’80 vennero alla luce dei pezzi di stanze da sotto il Teatro dell'Ermitage: alcune sono state restaurate e sono oggi aperte al pubblico.
La residenza dell'imperatrice Anna Ioannovna, che la nipote di Pietro fece sostanzialmente ricostruire, è considerata il terzo palazzo. La figlia di Pietro, Elisabetta, salita al potere, voleva che il palazzo fosse ancora più lussuoso e ampio, così fu costruito per lei un quarto palazzo... che fu poi fu smantellato per lasciare posto alla versione finale, quella attuale.
2 / Fu costruito da un italiano
Il progetto finale del pomposo palazzo barocco fu firmato dall'italiano Bartolomeo Rastrelli, architetto capo di Elisabetta. Per lei costruì più di un palazzo, ma questo doveva essere il più straordinario di tutti. La costruzione durò otto anni ma l'imperatrice non visse abbastanza per vedere l'opera completa.
Dopo il breve regno di Pietro III, sua moglie Caterina II salì al potere con un colpo di stato. Naturalmente decise di ricostruire il palazzo a suo gusto. A metà degli anni ‘60, per suo volere, furono eliminate le eccessive “balze” barocche dell'arredamento, conferendo all'edificio un aspetto più austero. Caterina fece ricostruire anche alcuni saloni per avvicinare il suo favorito, Grigorij Orlov, alle sue stanze.
3 / Per 150 anni è stata la principale residenza degli imperatori
Il nome Palazzo d’Inverno non è casuale: in estate gli imperatori preferivano ritirarsi in campagna; ognuno aveva la sua magnifica residenza, talvolta più di una: avete presente la reggia di Peterhof, Tsarskoe Selo, Pavlovsk? Ogni residenza estiva era completa di parchi immensi e ben tenuti, e ospitava numerosi eventi di intrattenimento.
In inverno tutti gli zar della famiglia Romanov, a partire da Caterina II, trascorrevano immancabilmente la stagione nel Palazzo d’Inverno (nella residenza si contavano più di 400 camini, indispensabili per scaldare uno spazio così grande). D’altronde era il principale palazzo imperiale della Russia, una residenza cerimoniale con una sala del trono.
Nel 1905 scoppiò la prima rivoluzione russa e lo zar Nicola II non volle più vivere nel centro di San Pietroburgo, sotto gli occhi di tutti. Si trasferì dunque nella residenza ufficiale degli zar, nel Palazzo di Alessandro a Tsarskoe Selo, dove visse con la famiglia per altri 12 anni.
4 / Ci sono più di mille camere
Il Palazzo d'Inverno è disposto su tre piani e ha una forma quadrata, con al centro un grande cortile interno. Ogni facciata è unica: quella meridionale, affacciata sulla piazza, è considerata quella “cerimoniale”: lì si trova un ingresso cerimoniale incorniciato da tre archi. La facciata settentrionale si affaccia invece sul fiume Neva.
L'edificio è decorato da due file di innumerevoli colonne. Sul tetto, lungo il perimetro, si ergono sculture e vasi.
La lunghezza del Palazzo dal lato della Neva è di 210 metri, per un’altezza di 23,5 metri. Un decreto dello zar del 1844 impediva la costruzione a San Pietroburgo di edifici residenziali più alti del Palazzo d’Inverno.
Il Palazzo d'Inverno dispone di un totale di 1.084 camere. Sale di rappresentanza, salotti privati e boudoir: tutti gli interni sono vere e proprie opere d'arte! A ciascuno degli zar venivano assegnate più di 10 stanze. Per la moglie dell'imperatore (dopo Caterina II il paese fu governato solo da uomini) erano previsti appartamenti separati. Anche i bambini, ovviamente, vivevano nel palazzo.
Su invito dell'imperatore, anche le persone non legate alla famiglia reale potevano vivere o soggiornare nel Palazzo d'Inverno. Anche i servitori di corte e le dame di compagnia vivevano lì, e potevano ricevere al massimo tre stanze.
5 / Fu trasformato in un ospedale durante la Prima guerra mondiale
Durante la Prima guerra mondiale, dopo il trasferimento della famiglia imperiale, le sale ormai disabitate del palazzo furono svuotate per accogliere l’esercito. Nel 1915 lì fu aperto un ospedale militare intitolato allo zarevich Aleksej Nikolaevich (ne abbiamo parlato anche qui). In sei sale del palazzo degli zar fu allestito un migliaio di posti letto per i feriti, oltre a una sala operatoria separata. La stessa imperatrice e le sue figlie prestarono servizio come infermiere, aiutando a fasciare i feriti.
6 / Divenne un simbolo della Rivoluzione del 1917
L'evento chiave della Rivoluzione d'ottobre del 1917, quando i bolscevichi presero il potere, fu l'assalto al Palazzo d'Inverno. Le famose inquadrature dei cinegiornali che mostrano i soldati correre verso il palazzo sono solo rappresentazioni teatrali. Il Palazzo d'Inverno fu “preso” quasi pacificamente: i colpi dei cannoni scalfirono solo il cornicione del palazzo, mentre l'incrociatore Aurora sparò un solo colpo a salve. Il Governo Provvisorio, che aveva sede nel Palazzo d'Inverno, era scarsamente sorvegliato e il cancello posteriore era stato completamente dimenticato, così le truppe d'assalto entrarono senza spargimento di sangue nel palazzo per arrestare il governo.
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7 / Fu trasformato in rifugio antiaereo durante la Seconda guerra mondiale
Il 22 giugno 1941, il personale del museo iniziò a preparare l’evacuazione della collezione con la massima urgenza. Nel giro di un mese riuscirono a imballare e a rimuovere oltre un milione di opere d'arte. Ma nel settembre 1941 sarebbe iniziato l'assedio di Leningrado.
Nei saloni e nelle cantine del Palazzo d'Inverno vennero allestiti rifugi antiaerei, dove furono messe al riparo più di duemila persone. Molti membri del personale del museo e le loro famiglie vissero permanentemente nel palazzo mentre continuavano a lavorare per proteggere i reperti rimasti. Il Palazzo d'Inverno fu bombardato più volte; alcune sale e lo scalone principale furono gravemente danneggiati e una granata colpì la rimessa delle carrozze dello zar.
Dopo la revoca dell'assedio, il Palazzo d'Inverno riaprì le porte ai visitatori nel 1944.
8 / Fu dipinto di verde solo nel XX secolo
All’epoca di Caterina II il palazzo fu dipinto con colori a sabbia, simili a quelli delle residenze dei re francesi e degli imperatori austriaci. Nella metà del XIX secolo Nicola I ordinò di dipingere la facciata di un rosso mattone.
Probabilmente gli zar russi non hanno mai visto il Palazzo d'Inverno in verde!
Il colore verde pistacchio con colonne bianche è stato modificato nel 1946, sotto il regime sovietico, a seguito dei lavori di restauro del dopoguerra.
9 / Il Palazzo d'Inverno ospita oggi il Museo dell'Ermitage
Il Palazzo d'Inverno è l'edificio principale del più grande museo d'arte del Paese: l'Ermitage. Ma non è affatto l'unico. L'Ermitage fu fondato nel 1764 quando Caterina la Grande acquistò un'enorme collezione di dipinti. Per ospitarli aggiunse un'ala al Palazzo d'Inverno, chiamata il “Piccolo Eremo” (cioè un luogo di clausura).
La collezione divenne sempre più grande e alla fine fu costruito un altro grande edificio, il Grande Ermitage, per ospitare il museo. Il Palazzo d'Inverno è diventato un museo solo dopo la Rivoluzione, quando una parte della collezione è stata trasferita qui, collegandola con altre ali adiacenti. L'Ermitage è il museo più grande e più visitato del Paese e contiene opere di inestimabile valore dell'arte occidentale e russa.
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10 / Nel Palazzo d'Inverno vive una grande colonia di gatti
I gatti dell'Ermitage sono i “custodi” silenziosi del museo. I primi felini apparvero qui nel 1745: furono portati da Kazan per combattere topi e ratti e preservare in questo modo gli appartamenti degli zar. Durante l’assedio di Leningrado molti gatti furono uccisi, e furono inviati in dono dalla Siberia a San Pietroburgo altri cinquemila gatti (ne abbiamo parlato qui). L’attuale direttore del museo, Mikhail Piotrovskij, sostiene attivamente la presenza dei gatti, ormai considerati una “leggenda” nel museo, nonché “parte integrante” della vita del palazzo.
Per saperne di più sui gatti dell'Ermitage, cliccate qui.
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