Fantasia in pietra bianca: la straordinaria cattedrale scolpita di Jurev-Polskij

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WILLIAM BRUMFIELD
Lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield ci racconta la fantastica storia di questa chiesa dell’inizio del XIII secolo, ricoperta di bassorilievi, ultimo monumento della ricca cultura di Vladimir-Suzdal prima dell’invasione mongola

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij sviluppò un complesso processo tecnologico per ottenere dettagliate fotografie dai colori vividi. La sua visione della fotografia come forma di educazione e di divulgazione è dimostrata con particolare chiarezza dalle sue fotografie dei complessi architettonici delle città storiche a nordest di Mosca, come Suzdal e Vladimir, che visitò nell’estate del 1911.

Le fotografie di Prokudin-Gorskij scattate in questi viaggi forniscono una notevole documentazione dello stato nel periodo prerivoluzionario di quella che può essere definita una cultura peculiare, caratterizzata dalle chiese in pietra calcarea costruite nell’area di Vladimir durante il periodo medievale. La manifestazione più insolita di questa architettura è una cattedrale dell’inizio del XIII secolo ricoperta di fantastici intagli nell’insediamento di Jurev-Polskij, centro di un piccolo principato della regione.

L’eredità di Vladimir Monomaco

Prima, però, dobbiamo ripercorrere le origini di Vladimir. La fortezza di Vladimir fu fondata nel 1108 sul fiume Kljazma da Vladimir II Monomaco, che governò come Gran Principe a Kiev dal 1113 al 1125. Il suo regno è considerato uno dei più proficui nella storia della Rus’ di Kiev e, sotto la sua guida, l’area intorno a Vladimir divenne un nuovo centro di potere politico ed economico nelle terre degli Slavi orientali. 

Sotto i discendenti di Monomaco, nella seconda metà del XII secolo, Vladimir e gli insediamenti circostanti conobbero un’impennata nella costruzione di chiese con blocchi di pietra calcarea, nota come “pietra bianca”. Un esempio notevole a Vladimir è la Cattedrale di San Dimitrij (San Demetrio di Salonicco), costruita tra il 1194 e il 1197 come parte del complesso del palazzo di Vsevolod III Jurevich (noto anche come Vsevolod dal grande nido), nipote di Monomaco e sovrano di Vladimir dal 1174 al 1212. 

Vsevolod comprese l’utilità dell’architettura come ostentazione di potere e sostenne la costruzione di chiese in pietra, non solo come espressione di devozione religiosa, ma anche come manifestazione dell’autorità. Gli intagli sulle facciate della Cattedrale di San Dimitrij sono l’espressione di questo potere, a cominciare dalla raffigurazione del re biblico David sulla parte superiore della facciata occidentale (l’ingresso principale). 

Oltre a queste simboliche rappresentazioni di sovrani unti del Signore, gli intagli includono rappresentazioni di Cristo, oltre a una serie di santi e personaggi dell’Antico Testamento. Molti dei blocchi intagliati raffigurano figure ornamentali o motivi araldici come i leoni, mentre gli spazi tra le colonne del porticato della facciata fungono da nicchie per le statue dei santi.

Le origini di questo elaborato simbolismo sono state oggetto di numerose discussioni. L’architettura e la scultura romanica dell’Europa centrale sono fonti probabili, anche se non si conoscono i dettagli di questo prestito. È stata anche suggerita l’influenza delle facciate scolpite delle chiese nei regni caucasici medievali di Georgia e Armenia. Le meraviglie della cultura bizantina costituiscono un’altra fonte probabile, poiché Vsevolod aveva trascorso diversi anni in esilio a Costantinopoli prima di tornare a governare il principato di Vladimir.

Un tocco orientale

La misura della tendenza all’ornamentalismo si rivela nella cattedrale in pietra calcarea costruita a Jurev-Polskij dal principe Svjatoslav Vsevolodovich (Svjatoslav III di Vladimir; 1196-1252), uno dei figli di Vsevolod III. Fondato dal Gran Principe Jurij Dolgorukij a metà del XII secolo, l’insediamento di Jurev-Polskij era stato incluso nel principato di Vladimir. Con la distribuzione delle terre tra i figli di Vsevolod nel 1212, divenne la sede di un piccolo principato governato da Svjatoslav. 

Jurij Dolgorukij aveva commissionato una chiesa in pietra calcarea dedicata a San Giorgio, suo patrono, all’interno dei bastioni di terra del cremlino locale (il nome Jurij è la forma slava di Giorgio). Costruita nel 1152, la struttura era caduta in rovina e, nel 1230, Svjatoslav intraprese la ricostruzione della chiesa voluta dal nonno. 

La nuova Cattedrale di San Giorgio fu completata nel 1234 con un design sorprendente, con un’alta navata verticale coronata da un’unica cupola. La parte inferiore della struttura era ricoperta da un abbondante “tappeto” di bassorilievi in pietra calcarea. 

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Sebbene sia notevolmente più piccola della Cattedrale della Natività della Vergine nella vicina Suzdal, la Cattedrale di San Giorgio è simile, in quanto presenta tre grandi estensioni per i portali delle facciate nord, ovest e sud. Come a Suzdal, l’estensione occidentale è notevolmente più grande: due piani, con un livello superiore che sostituisce la consueta galleria del coro all’interno della struttura principale. 

Poiché la Cattedrale di San Giorgio era priva di galleria del coro, l’interno di questa chiesa a quattro navate era insolitamente spazioso e ben illuminato da due ordini di finestre. Le pareti interne sarebbero state poi dipinte con affreschi, ma lo spettacolo iconografico più suggestivo era quello all’esterno. 

Arrivano i mongoli

Si pensa che la Cattedrale di San Giorgio sia stata costruita per celebrare un’importante vittoria delle forze di Svjatoslav sui Bulgari del Volga nel 1220. Di conseguenza, le scene bibliche, i santi e i padri della chiesa che compaiono nelle sculture in rilievo rappresenterebbero la protezione divina accordata al principe e al suo popolo. 

Inoltre, la superficie era ricoperta da un motivo vegetale a bassorilievo scolpito quando i blocchi erano già in posizione. Il fitto ornamento copriva la struttura inferiore, comprese le colonne annesse, in modo che i dettagli architettonici – chiaramente delineati nella Cattedrale di San Dimitrij a Vladimir – venissero sussunti all’interno di un blocco monolitico scolpito.

L’esuberanza espressa nella forma e nella decorazione della Cattedrale di San Giorgio a Jurev-Polskij è indicativa della relativa ricchezza del grande principato di Vladimir nella Rus’ del XIII secolo. Tuttavia, tre anni dopo il completamento della cattedrale, questa fiorente cultura avrebbe incontrato la sua fine con l’invasione mongola che devastò l’area di Vladimir nell’inverno tra il 1237 e il 1238. 

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Miracolosamente, il cataclisma risparmiò le chiese in pietra bianca della regione di Vladimir, compresa la Cattedrale di San Giorgio. Svjatoslav stesso sopravvisse, anche se suo fratello maggiore, Jurij Vsevolodovich (1188-1238), Gran Principe di Vladimir, fu ucciso nella battaglia decisiva contro i mongoli.

Dopo una vita attiva, coinvolta in frequenti lotte tra i principati russi, il principe Svjatoslav trascorse gli ultimi anni in preghiera e devozione religiosa presso il Monastero dell’Arcangelo Michele, che aveva fondato accanto al territorio della Cattedrale di San Giorgio. Morì a 55 anni, un’età avanzata nel 1252. Alcuni decenni più tardi, una cappella dedicata alla Santissima Trinità fu annessa all’angolo nord-est della Cattedrale di San Giorgio e i resti del principe Svjatoslav vi furono tumulati. 

Rovine risorte

Sebbene la Cattedrale di San Giorgio fosse sopravvissuta all’invasione mongola, la parte superiore della struttura crollò negli anni Sessanta del Quattrocento: un evento tristemente frequente nelle chiese russe del XV secolo. Poco dopo, Ivan III, Gran Principe di Mosca, incaricò l’architetto Vasilij Ermolin di ricostruire l’edificio sacro nell’ambito di una campagna volta a ridare lustro agli antichi centri dei principi monomachi nella Suzdalia, ormai assorbita dalla Moscovia.

Nel 1471, Ermolin portò a termine il suo compito con successo, a giudicare dallo stato di salute della struttura. Tuttavia, si preoccupò poco dell’aspetto precedente della cattedrale. Forse non c’era molta scelta, poiché il progetto originale, che aveva elevato la grande cupola centrale e il suo tamburo di sostegno al di sopra delle pareti principali, si era rivelato instabile.  

Inoltre, i motivi scolpiti che ricoprivano le facciate non avrebbero potuto essere ricreati senza uno studio prolungato e minuzioso delle centinaia di frammenti sparsi come un puzzle attorno alla struttura parzialmente crollata (nell’edificio ricostruito sono stati riutilizzati circa 450 blocchi scolpiti).

Sebbene molti degli elementi scolpiti siano stati ripristinati sulle nuove pareti (anche se in modo disordinato), molti dei blocchi rimanenti sono stati utilizzati per le volte o per altri scopi strutturali nascosti e, pertanto, rimangono invisibili. Alcuni frammenti sono stati addirittura utilizzati nelle case contadine circostanti. 

Di conseguenza, gran parte della superficie esistente assomiglia a un caos scolpito, con l’eccezione della parete nord, relativamente intatta. Non solo ci sono blocchi che raffigurano motivi separati, ma ci sono anche almeno tre grandi icone in pietra (tra cui la Trasfigurazione del Salvatore) composte da diversi blocchi scolpiti.

Resistere alla prova del tempo

Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, l’antica cattedrale fu inglobata da ulteriori strutture che minacciavano di sopraffare la struttura ricostruita da Ermolin. Nella prima metà del XIX secolo, l’interno fu abbellito con pitture murali attribuite a Timofej Medvedev, un artista autodidatta di origini serbe. Gran parte di queste opere sono sopravvissute e mostrano una forte assimilazione alla pittura rinascimentale italiana.  

Nonostante diverse iniziative, alla fine del XIX secolo i progetti di restauro della Cattedrale di San Giorgio non furono realizzati. Una cattedrale adiacente, dedicata alla Trinità e costruita in modo imponente in mattoni rossi, fu consacrata nel 1915 con l’obiettivo di sostituire la cappella della Trinità annessa alla Cattedrale di San Giorgio.

Dopo la chiusura della Cattedrale di San Giorgio nel 1923, iniziarono i lavori di restauro sotto la direzione dei famosi specialisti Pjotr Baranovskij e Igor Grabar. Completata nel 1936, la loro opera è stata poi portata avanti nel 1957-62 e negli anni Ottanta da Georgij Vagner.      

Grazie all’impegno di studiosi e specialisti museali, la Cattedrale di San Giorgio nel cremlino Jurev-Polskij è rimasto in buono stato come ultimo monumento della ricca cultura di Vladimir-Suzdal prima dell’invasione mongola.

Un secolo dopo: il professore americano e un fotografo dell’epoca imperiale

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, avvenuta a Parigi nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.


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