Viaggio a Kashin, quel silenzioso villaggio della campagna russa che sembra uscito da una fiaba

Russia Beyond (Legion Media, Archivio personale)
Qui non si sente il rumore del traffico, ma i rintocchi delle campane che si perdono tra antiche casette e una campagna sconfinata

Sono le 6 del mattino. E sulla via Tverskaya di Mosca stranamente non c’è traffico. Sto partendo per un viaggio di 222 km verso Kashin, un villaggio di 14.000 abitanti nella regione di Tver. Insieme a me c’è il mio amico e compagno d’avventure Viktor Salamatov, che ha lasciato il lavoro e rinunciato alla carriera aziendale per “costruire ponti culturali tra la sua isola natale, Sakhalin, e il resto del mondo”. 

Il cielo buio e uggioso che caratterizza la capitale russa nel sonnolento periodo che separa l’autunno dall’inverno mi segue verso nord, fino al confine tra la regione di Mosca e quella di Tver: lì, come per magia, sopra le nostre teste si schiude una volta azzurra, e il sole illumina ampie distese di prati che sembrano usciti dai quadri di Ivan Shishkin.

Non sorprende che il freddo si faccia più pungente man mano che ci dirigiamo verso nord, in una regione che si trova non lontano dalle favolose città storiche della Russia, come Tver, Rostov e Yaroslavl

A poco più di un’ora di macchina da Mosca (che ha una densità di popolazione di 4.940 persone per chilometro quadrato) si percepisce chiaramente la vastità della Russia. Grandi spazi aperti si srotolano fuori dal finestrino, e oltre a gruppi di piccole dacie e qualche camion che sfreccia sull’autostrada non incrociamo altri segnali di vita umana. 

Un’antica città che sembra uscita da una fiaba  

Kashin, che si trova sulle rive del fiume Kashinka, un piccolo affluente del Volga, è menzionato nelle cronache storiche fin dal XIII secolo. È sopravvissuto ai saccheggi dell'Orda d'Oro, agli attacchi degli interventisti polacchi durante la guerra polacco-moscovita del XVII secolo e ai cambiamenti imposti dall'Unione Sovietica. 

Il tranquillo centro storico, che si snoda intorno alla Cattedrale della Resurrezione, ricorda una città delle fiabe dei fratelli Grimm. Circondata da un terreno agricolo ricco e fertile, la cittadina vanta ben 29 chiese ortodosse. La piazza del mercato, che si trova vicino al fiume, ospita festival culturali con canti, danze, e appuntamenti gastronomici. Uno di questi è il “Festival Kashi” (il Festival della kasha). Secondo una versione, il nome della città deriverebbe proprio dalla parola “kasha”, il tradizionale porridge russo. E qui esiste addirittura il Museo della Kasha.

E gli spiriti?

Questo, inoltre, è il villaggio degli spiriti… ma non gli spiriti a cui state pensando voi! Kashin infatti è conosciuto ben oltre i confini della regione di Tver per ospitare la “Veresk”, una distilleria di alcolici fondata nel 1898. Oltre a liquori e gin, l'azienda produce la vodka “Tverskaya” e un’altra marca di vodka che porta il nome del figlio più famoso di Tver: Afanasij Nikitin, mercante e viaggiatore del XV secolo, che realizzò un viaggio da Tver in Persia e in India. Quando Mosca ospitò le Olimpiadi estive del 1980, Veresk produsse la “Tverskaya Gorkaya”, una bevanda alcolica amara divenuta molto popolare tra i visitatori stranieri. 

Un sorso di Sakhalin

In realtà la distilleria di Veresk non è aperta al pubblico e i turisti non possono concedersi degustazioni come avverrebbe in una cantina italiana. Ma trovandomi in questi luoghi, la mia attenzione viene attirata da una nuova bevanda alcolica a base di mirtilli rossi di Sakhalin e dell'Estremo Oriente russo: la “Klopovka”.

Grazie ai contatti di Viktor, riesco a entrare nella fabbrica di Veresk, dove il personale di sicurezza scansiona il mio passaporto con curiosità: sono abituati a ricevere businessman dall’Europa, dal Giappone e dalla Cina, ma il mio volto dai tratti indiani fa sgranare loro gli occhi: cosa ci fa in una distilleria questo signore proveniente da un paese astemio come l’India?  

Il direttore di Veresk, Vladimir Perin, ci mostra alcuni dei nuovi liquori appena entrati in produzione. Il suo ufficio è pieno di premi e riconoscimenti, e il mio sguardo si ferma su questa nuova bevanda a base di mirtilli, che ci viene servita in piccoli bicchieri di vetro. 

Mentre bevo il mio primo sorso di “Klopovka”, la mia mente si sposta dalla Russia centrale a uno dei luoghi più scarsamente popolati della terra: Sakhalin, nell’Estremo oriente russo, che si trova a otto fusi orari di distanza e sembra un pianeta lontano da Kashin (ci sono circa 10.000 km tra loro!). Mi vengono subito in mente le bacche, la natura, i paesaggi e la fredda brezza marina dell'isola più grande della Russia. La bevanda, che ha una gradazione alcolica del 35%, viene commercializzata come una bevanda esclusiva, da servire come aperitivo, digestivo o per accompagnare un dessert.   

Per coloro che non amano le bevande alcoliche, la distilleria produce anche acqua minerale. Kashin è una città di villeggiatura ed è famosa per le sue riserve di acqua minerale e di fango terapeutico; qui, infatti, si trova un antico sanatorio fondato nel 1884.

Il lato spirituale di Kashin

Una volta lasciata la distilleria, ci dirigiamo di nuovo verso la piazza principale. Originariamente costruita nel 1382 e dedicata a Sant'Anna di Kashin, la Cattedrale della Resurrezione, nella sua forma attuale, risale all'inizio del XIX secolo. La chiesa fu convertita in un magazzino nel 1940 e poi usata come casa della cultura dagli anni '70. È stata completamente restaurata come chiesa ortodossa solo nel 2009. Adesso è in corso un massiccio lavoro di restauro nel tentativo di ricreare l'ambiente originale. 

Saliamo in cima al campanile, costruito nel 1830 e alto 76 metri. Chiamatela fortuna o segno divino: riusciamo ad arrivare in cima esattamente un minuto prima di mezzogiorno. Mentre ascoltiamo i rintocchi delle campane in una giornata di sole, guardiamo l'affluente del Volga e la campagna circostante, che si apre oltre i tetti della cittadina, che ha mantenuto il suo aspetto antico. I rintocchi delle campane, che, secondo la leggenda, furono acquistate negli anni ’70 dell’Ottocento alla Fiera di Lipsia, offrono un tocco fiabesco.

Nelle viette adiacenti alla cattedrale si incontrano bar e ristorantini che servono piatti della tradizione culinaria russa. Entriamo in un caratteristico caffè con vista sul fiume. Fa troppo freddo per sedersi sulla sua terrazza in autunno, ma deve essere un posto incantevole per gustare un borsch nelle giornate più tiepide. 

Il campanile allagato di Kalyazin, non lontano da Kashin

Sulla via del ritorno verso Mosca facciamo una piccola deviazione per dare un’occhiata a uno dei monumenti più singolari sul fiume Volga: a 20 minuti di macchina da Kashin si trova la città di Kalyazin, sulla riva destra del Volga, famosa per il suo Campanile allagato, conosciuto anche come Campanile di Kalyazin.

Eretto alla fine del 1790 e alto 74 metri, il campanile faceva parte del monastero di San Nicola. Il monastero e altri antichi edifici di Kalyazin furono allagati dopo la costruzione della diga della stazione idroelettrica di Uglich, costruita nel 1939. Il progetto portò alla formazione del serbatoio di Uglich, un lago artificiale che inghiottì il monastero.   

Miracolosamente, però, il campanile sopravvisse e si trova ora su un piccolo isolotto visibile dal lungofiume. 

 

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