Jurij Gagarin ritratto nel tradizionale stile di Palekh; a destra, la chiesa della città
Legion Media; Maria Sibiryakova/Sputnik“Una volta stavo camminando per strada e un passante mi ha chiesto che mestiere facessi”, racconta Valentina Andrijashkina. “Ho risposto di fare la pittrice e lui si è molto sorpreso: ‘Che roba, qui mi rispondono tutti di essere pittori!’. Aveva ragione, qui siamo quasi tutti artisti!”, ride.
Il centro di Palekh
Maria Sibiryakova/SputnikL’insediamento di tipo urbano di Palekh, 340 chilometri a nordest di Mosca, nella regione di Ivanovo, è una località della provincia russa esemplare, proprio come la immaginano gli stranieri: case di tronchi centenarie con cornici di legno intagliato attorno alle finestre, gatti sui davanzali che sbadigliano languidamente, babushke in bicicletta e antiche chiese ortodosse. Non ci sono bancarelle con street food a uso e consumo degli hipster né pubblicità che ricoprono le facciate, ma in ogni strada si possono vedere insegne “laboratorio” e “museo”.
Le case abbandonate di Palekh decorate dagli artisti locali
Anna SorokinaLa professione più popolare a Palekh è quella di pittore. In un villaggio di 4.600 abitanti, più di 600 residenti si guadagnano ufficialmente da vivere con il pennello.
Nel XVII secolo, il villaggio di Palekh era conosciuto come il centro della pittura di icone dallo stile unico, caratterizzato dalla minuziosità quasi incredibile delle immagini. Anche le icone da preghiera in miniatura potevano contenere diverse trame non solo con dettagliati elementi del paesaggio, ma con persino le emozioni percepibili sui volti delle persone. Nei primi anni sovietici, quando iniziò la persecuzione della Chiesa e gli artisti non potettero più dedicarsi alla pittura di icone, i maestri locali trasferirono questo stile all’arte laica, preservando così i segreti della tecnologia antica.
Uno scrigno di Palekh
Vladimir Smirnov/TASSL’autore delle prime miniature laiche fu l’artista Ivan Golikov, membro di una famiglia di pittori dediti da secoli a realizzare le icone di Palekh. Negli anni Venti creò le prime scatole laccate, dipinte in stile Palekh, e le donò al museo locale. Intorno a Golikov si formò una cerchia di persone che la pensavano come lui, ex pittori di icone che organizzarono l’artel (una sorta di cooperativa) della pittura antica.
Le miniature in lacca spesso raffigurano scene tratte dai racconti popolari russi o situazioni di vita quotidiana; in passato si dipingevano anche i cosiddetti "agitlak" che raffiguravano i soldati dell'Armata Rossa e i rivoluzionari
Ivan GolikovLe opere dei maestri sono state premiate in mostre a Venezia, Parigi, Milano, Berlino e Vienna, e Palekh è diventato nei decenni un centro di artigianato popolare e successivamente è stato incluso nel percorso escursionistico più famoso di Russia, l’“Anello d’Oro”.
Motivi fiabeschi su una miniatura di Palekh
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Dal 1926 opera a Palekh una scuola d’arte, dove studenti provenienti da tutto il Paese vengono a studiare, finendo poi spesso per rimanere qui a vivere. “Sognavo di fare solo arte Palekh, e quando ho visto il museo con i miei occhi, e non dalle fotografie, ho preso una decisione definitiva”, dice Elena Novikova-Shanitsyna, che si è trasferita qui da Ukhtà nel 1991. “Quando ho fatto domanda, c’era una grande competizione per i posti disponibili a scuola, e mi stavo già preparando da diversi anni”. Elena dice di creare oggetti da camera: cofanetti, spille… Si sente come un gioielliere.
Ogni maestro ha i suoi soggetti tipici: alcuni dipingono trojke russe, altri preferiscono motivi o paesaggi fiabeschi. Ci sono persino miniaturisti che dipingono temi spaziali!
Una scatola laccata è un regalo costoso (un piccolo souvenir parte da 6.000-7.000 rubli; grossomodo 70-80 euro), ma l’artista ci guadagna poco. Un lavoro viene completato in non meno di una settimana, e spesso può servire anche un mese. Pertanto, i giovani diplomati che vogliono fare soldi velocemente si riuniscono in brigate e vanno a dipingere chiese in tutto il Paese e oltre. “Nessuno fa la stessa cosa, ogni brigata ha il suo stile, anche se la pittura canonica non prevede l’espressione di sé”, spiega Valentina. Lei preferisce lavorare con le tradizionali miniature in lacca, dipingendo cofanetti su ordinazione. Suo marito Roman, invece, dopo 10 anni di pittura Palekh, si è dato al restauro di dipinti ecclesiastici. Il suo laboratorio si trova a Mosca, città da cui arriva la maggior parte degli ordini, e lui vive un po’ a cavallo tra le due località.
Una via di Palekh
Anna Sorokina“Dopo molti anni di lavoro solo con miniature Palekh, ha dovuto imparare di nuovo a dipingere icone. Quel tipo di arte avevamo scoperta quando ci eravamo appena diplomati, perché a metà degli anni Novanta le icone hanno ricominciato a vivere. Ciò ha portato alla creazione di laboratori di falegnameria e alla comparsa di intagliatori del legno”, affermano Roman e Valentina.
Marina Galkina, membro dell’associazione artistica “Sozvezdie Redis” e curatrice di mostre presso il centro d’arte “Masterskie”, è venuta a Palekh da Obninsk, vicino a Mosca, mentre suo marito è originario di Syzran. Nel centro d’arte Palekh è esposta una serie dei suoi dipinti calligrafici e con composizioni animalesche, ma lei, come la maggior parte dei maestri, è impegnata anche nella pittura di icone. La coppia ha il proprio laboratorio a Palekh. “Volevo andare all’Istituto Surikov di Mosca (uno dei principali istituti d’arte in Russia), ma mia madre ha letto di Palekh su alcune riviste e ha deciso che per me era meglio studiare qui”, racconta Marina.
Come dicono gli artisti stessi, Palekh è un territorio di creatività che unisce un’ampia varietà di persone. Sebbene non ci siano sovvenzioni o incentivi per gli artisti, molti rimangono a vivere qui. “Probabilmente è a causa dell’atmosfera”, dice Marina. “Qui ha sempre vissuto un numero enorme di artisti, ma nessuno si è mai copiato a vicenda, e tutti hanno cercato un proprio stile all’interno di uno stile comune”.
Anatolij Vlezko mostra alcuni dettagli delle iconostasi
Anna SorokinaGli artisti di Palekh Anatolij Vlezko e Jurij Fedorov nel 1996 hanno creato il proprio laboratorio per la produzione di iconostasi. All’inizio qui lavoravano solo sei persone, ma oggi sono già più di 150, e per le grandi commissioni capita che vengano chiamati con contratti a tempo anche altri artigiani. Gli ordini per le iconostasi di Palekh provengono sia dalla Russia che dall’estero: Gran Bretagna e Germania in particolare.
Artista al lavoro
Anna SorokinaCi vogliono da un paio di settimane a cinque o sei anni per fare un’iconostasi. Mediamente, previa approvazione rapida del progetto, una buona iconostasi può essere realizzata in un anno. Il costo di un’iconostasi parte da 150 mila rubli (1.725 euro) per metro quadrato. Tutto può essere fatto a mano o con le macchine.
A dipingere le icone e a fare le dorature sono spesso le ragazze: ci sono molti piccoli dettagli in un’iconostasi. “Abbiamo una grande divisione del lavoro qui; ognuno fa quello che sa fare meglio”, spiega una delle artigiane. “Ad esempio, io dipingo lettere in oro sulle icone”.
Come Roman, Anatolij ha iniziato a lavorare su miniature laccate, ma ha capito il potenziale nella creazione di immagini sacre. Sottolinea che anche negli anni della crisi economica non ha voluto lasciare Palekh. “C’è una grande concentrazione di artisti a Palekh: tutti vedono quello che fanno gli altri e tutte le opere diventano immediatamente pubbliche”, dice. “Credo che lo sviluppo possa essere solo qui, questo è il centro artistico del mondo”. Sua figlia sta già lavorando con lui.
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