In treno verso l’Artico russo: una gita indimenticabile nella Penisola di Kola

Erwann Pensec
Due viaggiatori francesi, durante l’inverno, hanno deciso di prendersi qualche giorno di pausa da Mosca, e si sono lanciati alla scoperta di questa affascinante regione, nella speranza di vedere l’aurora boreale

Vivendo a Mosca, ho deciso di approfittare di un ponte di quattro giorni per andare all’avventura in una parte remota della Russia. Manon, una mia amica che vive qui, lavora in un’agenzia di viaggi e sa tutto su questo tipo di spedizioni, quindi è stata la compagna perfetta per questo viaggio. Abbiamo deciso di visitare la penisola di Kola, che si trova nel nord della Russia, sulle rive del Mar Bianco e del Mare di Barents. Fa parte della regione di Murmansk e si trova 1.500 chilometri a nord di Mosca. Qual era il nostro obiettivo? Vedere l’aurora boreale, quelle fantasmagoriche luci che illuminano il cielo notturno in questo periodo dell’anno!

Un viaggio in treno di 31 ore

Come passare il tempo durante un lungo viaggio su un treno russo? Con una lettura leggera. Che ne dite di “Anna Karenina”?

Abbiamo comprato i biglietti e siamo partiti per un incredibile viaggio su un treno con cuccette (della durata di oltre 31 ore) in direzione di una piccola città chiamata Apatity. Certo, avremmo potuto risparmiare tempo volando, ma il treno ha diversi vantaggi. Intanto, è possibile trovare biglietti davvero economici (4.160 rubli a persona; 52 euro). Ma un lungo viaggio in treno è anche l’occasione perfetta per sfuggire al trambusto di Mosca mentre ti godi delle viste incredibili dal finestrino, fare un pisolino o due e persino goderti una lettura leggera. Ad esempio, Manon ha scelto di leggere “Anna Karenina” (in traduzione).

Non siamo neanche a metà strada e il paesaggio è già completamente diverso da Mosca

Avevamo bisogno di alzarci e sgranchirci le gambe, così siamo usciti durante una sosta alla stazione ferroviaria di Svir e Petrozavodsk per dare un’occhiata in giro. L’ambiente era totalmente diverso da quello a cui eravamo abituati nella capitale. Un certo numero di minuscole babushki si aggiravano tra i binari portando ceste e tirando carrelli. Vendevano ai viaggiatori bacche varie, pirozhkì caldi, barattoli di marmellata fatta in casa e persino pesci (comprese le anguille!).

Una babushka si prepara a vendere la sua merce ai passeggeri del prossimo treno

Mentre il treno si dirigeva verso nord, abbiamo colto ogni occasione per ammirare i piccoli villaggi e le infinite foreste, tutte coperte da una spessa coltre di neve. Queste immagini passavano davanti ai nostri occhi come un film in bianco e nero: non c’erano colori in vista. Le conifere verdi e il cielo blu erano completamente scomparsi.

Appena arrivati ​​alla stazione di Apatity, un uomo ci si è fatto incontro e ci ha offerto di accompagnarci alla nostra prossima destinazione, Kirovsk (a 17 chilometri di distanza), per 150 rubli (2,20 euro). Anche se sarebbe stato più economico prendere l’autobus (60 rubli; 0,90 euro), ci siamo arresi e abbiamo accettato la sua offerta, dato che eravamo ancora piuttosto stanchi.

Ci siamo seduti all’interno del suo minivan rosso e, poco dopo, siamo stati raggiunti da diversi turisti russi che, vista l’attrezzatura, erano chiaramente degli appassionati di sci. Il nostro autista ha deciso di portarci direttamente fino al nostro ostello per mostrarci un po’ la città. Ci ha anche fatto vedere il giardino botanico alpino-polare (il più settentrionale del mondo), un centro sportivo, la stazione ferroviaria abbandonata e ci ha parlato delle montagne che circondano la città, che ha una popolazione di circa 27.000 persone.

Kirovsk, la capitale del silenzio

La neve bianca e il silenzio creano un’esperienza surreale

L’ostello era insolito. Era in un edificio di epoca sovietica con enormi porte, grandi stanze e un arredamento che non avrebbe potuto essere più autentico. Siamo stati portati in una stanza piena di attrezzature e abbigliamento per lo sci, uno sport che aveva chiaramente portato i nostri coinquilini in questa piccola città lontana.

La città è piena di edifici abbandonati e aree deserte

Alla fine siamo stati trasferiti in un’altra stanza che aveva quattro letti, un frigorifero, una televisione, un forno a microonde e un mucchio di altri articoli che suggerivano che qualcuno ci vivesse permanentemente. Abbiamo deciso di esplorare l’area e indossato cappelli, guanti, cappotti spessi e sciarpe. Nel momento in cui siamo usciti dalla porta in strada, siamo stati subito colpiti da un fenomeno che è quasi completamente sconosciuto ai nostri giorni: il completo silenzio. Non si sentiva un solo suono in questa città, circondata da montagne innevate e alberi di pino.

Il freddo non è così insopportabile come si può pensare, ma è comunque saggio coprirsi bene

Ci siamo diretti verso le funivie con l’obiettivo di raggiungere una delle vette più alte della catena delle Khibiny. Lungo il cammino, abbiamo attraversato una piccola foresta dove erano stati costruiti numerosi rifugi per uccelli e mangiatoie. Una piccola babushka, completamente avvolta in diversi strati di vestiti, li riempiva di semi. Siamo arrivati ​​alla stazione sciistica di Bolshoj Budjavr e ci siamo presi una pausa in un piccolo chalet, gustandoci una tazza di tè caldo e uno spuntino veloce prima di iniziare la nostra scalata.

Sciatori e snowboarder affollano questo nuovo resort

Siamo saliti su una funivia, che costava 350 rubli (5,10 euro) a persona andata e ritorno, e improvvisamente ci siamo trovati a 850 metri di altezza. La tormenta era così intensa che riuscivamo a malapena a vedere la città sottostante. Non avevamo altra scelta che tornare ai piedi della montagna a causa delle temperature estreme, dei forti venti e dei brividi di Manon, che si erano trasformati rapidamente in buffi spasmi!

Sfidando gli elementi sulla cima di una montagna

Dopo un meritato riposo all’ostello, siamo usciti per esplorare la città. La maggior parte degli edifici era in cattive condizioni. Alcuni sono stati del tutto abbandonati. Ci hanno colpito come relitti dimenticati di un passato glorioso, anche se in tutta onestà sono stati compiuti sforzi, recentemente, per portare un tocco di colore in questa città dominata da grigi, bianchi e neri.

L’Hotel Severnaja è il miglior esempio e quasi ti fa dimenticare l’imponente Palazzo della Cultura o il monumentale municipio. Girovagando per le strade strette abbiamo scoperto un incredibile punto panoramico da cui si possono vedere i treni che trasportavano minerali al di là delle montagne. Sebbene il turismo in quest’area sia aumentato negli ultimi anni, specialmente durante l’inverno, Kirovsk è prima di tutto una città mineraria con molte strutture industriali.

La città dorme sotto una coltre bianca

Dopo aver terminato il nostro pasto all’ostello, dove il suono delle risate e della musica russa hanno ravvivato l’atmosfera, abbiamo incontrato un gruppo di minatori bielorussi e abbiamo finito per condividere una stanza con due di loro. Vivevano a Kirovsk da oltre un mese, lavorando a un progetto che doveva durare 15 anni. Si aspettavano di ricevere un appartamento quando sono arrivati, ma le cose non sono andate come previsto e sono stati costretti a rimanere in questo ostello.

Ci hanno accolto a braccia aperte e ci hanno persino invitato a bere qualche bicchierino di vodka con loro. Come spesso accade quando la vodka entra in circolo, questo ha portato a canti vari, a una gara di braccio di ferro e a mille chiacchiere.

Inizialmente avevamo programmato di passare una notte tranquilla, ma invece abbiamo finito per parlare e festeggiare con i nostri nuovi amici per ore. Di tanto in tanto guardavamo fuori il cielo notturno, sperando di intravedere l’aurora boreale.

Un treno merci carico di minerali si snoda sui binari

La mattina seguente, dopo poche ore di sonno, abbiamo fatto le valigie e salutato i nostri nuovi amici. Ci siamo diretti a Khibinogorsk, verso un monastero femminile di cui avevamo sentito parlare durante il viaggio in auto del giorno prima. Per raggiungere il monastero, abbiamo dovuto percorrere diversi chilometri a piedi lungo il lago ghiacciato Bolshoj Vudjavr (da cui prende il nome la località sciistica).

Ancora una volta, abbiamo goduto di una vista mozzafiato. Il paesaggio in bianco e nero era ravvivato solo da edifici colorati e veicoli sparsi qua e là. Dopo aver camminato nella neve per una buona ora, siamo finalmente arrivati a una chiesa riccamente decorata, dove siamo stati incoraggiati ad accendere una candela.

Situato ai piedi delle montagne, il monastero porta un tocco di colore in un ambiente monocromatico

Quando siamo tornati in città, ci siamo fermati al Café Ofelia per un drink e uno spuntino. In particolare, volevamo provare i loro bliny con la sgushjonka, il latte condensato. La caffetteria si trova proprio accanto alla statua di Sergej Kirov, un rivoluzionario bolscevico dal quale prende il nome la città.

Proprio mentre stavamo per andarcene, la cameriera mi si è avvicinata, con un certo imbarazzo, e mi ha chiesto l’autografo. Sebbene sorpreso, ho accettato senza chiedere il perché. Forse non aveva mai incontrato un francese in carne e ossa prima? Ci siamo quindi diretti verso la fermata dell’autobus per dirigerci verso la città di Apatity, che speravamo di visitare prima di prendere il nostro treno per Murmansk.

Il Lago Bolshoj Vudjavr ghiacciato coperto da una coltre bianca di neve

Anche se questa città era più grande (ha una popolazione di 56 mila abitanti) e più sviluppata, non era particolarmente impressionante rispetto a Kirovsk poiché aveva per lo più edifici in stile sovietico e strade tutte identiche. Abbiamo seguito le indicazioni per la stazione e poi tagliato per una scorciatoia difficile, suggerita da un passante, che ci ha portato in una terra desolata coperta da uno spesso strato di neve. Siamo comunque riusciti a raggiungere il nostro treno e a dirigerci verso la capitale regionale, 3 ore e 45 minuti a nord di Apatity. Il biglietto costava 748 rubli (9,40 euro) a persona.

Murmansk, la porta d’ingresso per l’Artico

L’orizzonte scompare dietro una spessa cortina di neve e nebbia

La stazione ferroviaria di Murmansk è bellissima: uno spettacolare edificio verde con una stella rossa in cima. Fuori dalla stazione, ci siamo trovati in quella che sembrava essere la piazza principale della città, che era abbellita da varie sculture e persino da uno scivolo di ghiaccio.

Non ho potuto resistere alla tentazione di provare a fare una bella scivolata, insieme a un gruppo di ragazzini che sembravano divertirsi nonostante l’ora tarda. Tuttavia, senza una slitta è risultato impossibile guadagnare molta velocità. Proprio in quel momento una bimba, di circa 4 o 5 anni, si è scontrata contro di me, facendo precipitare entrambi in una discesa ancora più veloce. Inutile dire che Manon ha riso per tutto il tempo.

La stella rossa, che i viaggiatori noteranno all’arrivo, è il simbolo di un’epoca passata a Murmansk

Dopo tutto questo, non potevamo non apprezzare la pace e la tranquillità del nostro ostello. Prima di andare a letto, siamo usciti per un breve momento, sperando di intravedere l’aurora boreale, ma ancora senza fortuna. Abbiamo dormito bene la notte e poi la mattina dopo abbiamo concordato il nostro itinerario per l’ultimo giorno del nostro viaggio. Abbiamo deciso di iniziare la giornata allo Start-Up Café, che sembra abbastanza popolare tra la gente del posto

Durante il nostro spostamento, abbiamo ammirato gli edifici colorati di Murmansk e gli imponenti viali. Lo stato di alcuni edifici lascia parecchio a desiderare, ma non si può mettere in discussione il glorioso passato della città. Il caffè era moderno, affascinante e accogliente. Il cibo ha superato le nostre aspettative, specialmente i bliny con funghi e spinaci, che sono stati una vera sorpresa.

Chi potrebbe resistere a provare una bella scivolata?

Ci siamo diretti verso il porto, dove abbiamo visto il leggendario “Lenin”, il primo rompighiaccio a propulsione nucleare al mondo. Offrono tour a bordo della nave, ma avevamo un programma serrato e non avevamo tempo. Siamo saliti su una collina fino a un faro, che si erge orgogliosamente in memoria dei marinai morti in tempo di pace. All’interno, risuona il suono delle onde che si infrangono.

Il faro incombe sulla città e sul mare. Le industrie della pesca e della costruzione navale sono importanti in questa regione

Alla fine, ci siamo diretti verso un terreno più elevato e l’enorme monumento ai Difensori dell’Artico Sovietico durante la Grande Guerra Patriottica, la Seconda guerra mondiale. Questa statua, nota anche come Aljosha, è il secondo monumento più grande in Russia dopo “La Madrepatria chiama” di Volgograd, e si erge con i suoi 35,5 metri di altezza.

Durante il nostro viaggio, abbiamo persino visto alcuni bellissimi husky che sono venuti a fare amicizia con noi. Di fronte al gigantesco soldato di pietra con lo sguardo fisso sul lontano orizzonte, c’è una fiamma eterna. La vista era, ancora una volta, spettacolare: una città coperta di neve, un lago ghiacciato e la Baia di Kola.

Gli archi che conducono a un cortile parlano del passato sontuoso della città

A questo punto abbiamo deciso di tornare indietro. Pensavamo di aver trovato una scorciatoia attraverso una piccola valle boscosa, ma invece ci siamo ritrovati a combattere con un metro di neve piena di buchi e rami. Ovviamente ci sono state molte risate lungo il percorso! Siamo tornati allo Stand-Up Café, questa volta bagnati fino alle ossa, e ho ordinato dei deliziosi bliny al cioccolato, banana e kiwi conditi con salsa di ciliegie.

Sia il porto che la città, fondata poco prima della Rivoluzione, nel 1915, riflettono il passato sovietico

Rientrati all’ostello, non rimaneva che fare le valigie prima del volo (volare da Murmansk a Mosca ci è costato 4.322 rubli, 54 euro, a testa).

Se vi sentite sminuiti dalle dimensioni di questa statua, credetemi, non è niente in confronto all’enormità della penisola di Kola

Non siamo riusciti a vedere l’aurora boreale neppure attraverso le grandi vetrate dell’aeroporto, ma forse è stata una benedizione. Questo almeno ci offrirà la scusa perfetta per ritornare in questa regione incantata!

I sette posti migliori dove vedere l’Aurora boreale in Russia 

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