Sette curiosità sul figlio di Stalin, Vasilij, dalla vita eroica e scapestrata

Vasilij Stalin (1921-1962) con il padre Iosif

Vasilij Stalin (1921-1962) con il padre Iosif

Dominio pubblico
Non voleva conformarsi all’immagine stereotipata del “figlio di papà”. Divenne pilota militare e comandante di reggimento, ottenendo meritatamente le sue onorificenze in battaglia, ma non riuscì mai a domare il suo carattere irascibile e il vizio dell’alcol. Gli ultimi anni li passò in gran parte in carcere, e la sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero

Figlio di Stalin e di Nadezhda Allilueva, Vasilij dai due ai sei anni venne allevato in un collegio. Certo, si trattava di una struttura del Cremlino per i figli degli alti funzionari del partito, ma una balia non poteva comunque sostituire i genitori, che si occuparono davvero poco di lui.

Nadezhda Allilueva (1901-1932), seconda moglie di Stalin, con il figlio Vasilij

Quando nel 1932 la madre di Vasilij si suicidò, Stalin spostò tutte le sue attenzioni sulla figlia Svetlana, arrivando quasi a ignorare il ragazzo. Proprio Vasilij ricordava così questo fatto: “Essendo rimasto senza madre e non potendo crescere sotto la supervisione costante di mio padre, sono sostanzialmente cresciuto e sono stato educato in una cerchia di uomini (guardie) che non si distinguevano per moralità e temperanza. Ciò ha lasciato un’impronta sulla mia vita futura e sul mio carattere. Ho iniziato presto a fumare e bere”. 

1 / Fu pilota da combattimento 

Vasilij Stalin ai comandi di un aereo militare

A 17 anni, Vasilij si iscrisse alla scuola di volo, dove non manifestò particolare interesse per gli studi, ma si rivelò un bravo pilota nella pratica. Si diplomò come tenente e prestò servizio per diversi mesi come pilota di caccia, per poi arrivare in guerra con il ruolo di ispettore-pilota. Senza aver ricevuto alcun grado intermedio, nel dicembre del 1941 fu promosso direttamente da tenente a maggiore. Pochi mesi dopo, ottenne il grado di colonnello, ancora una volta evitando la nomina intermedia.

A partire dal luglio del 1942 combatté sui fronti della Grande guerra patriottica comandando vari piloti. Il generale Sergej Dolgushin ricordava così la sua partecipazione alle battaglie: “Vasilij Stalin comandava diligentemente il reggimento, e prestava ascolto a noi piloti più esperti. […] Tra il febbraio e il marzo del 1943 abbiamo abbattuto una decina di aerei nemici. Tre con la partecipazione diretta di Vasilij”.

Alla fine della guerra la divisione aerea sotto il comando di Vasilij partecipò alla Battaglia di Berlino. L’11 maggio 1945 il figlio di Stalin fu premiato con l’Ordine di Suvorov di seconda classe (un’importante onorificenza militare) e il relativo documento affermava: “Ha personalmente effettuato 26 voli di combattimento e abbattuto due aerei nemici”.

Nel 1943 era rimasto ferito, ma non per motivi di combattimento. Il gruppo di piloti da lui guidato organizzò una battuta di pesca usando gli esplosivi in dotazione per uccidere i pesci. A seguito di uno scoppio non voluto, uno dei soldati morì, mentre una scheggia colpì Vasilij al tallone, costringendolo a trascorrere circa sei mesi a Mosca per le cure. Inoltre, fu sollevato dal padre dall’incarico di comandante di reggimento e gli fu assegnato quello di pilota istruttore, anche se solo per sei mesi.

2 / Dopo la guerra divenne un importante comandante dell’Aeronautica

Vasilij Stalin fu pluridecorato. Tra molte altre medaglie aveva al petto tre Ordini della Bandiera Rossa, un Ordine di Suvorov di II Classe, un Ordine di Aleksandr Nevskij, la Medaglia per la difesa di Mosca, la Medaglia per la difesa di Stalingrado, la Medaglia per la cattura di Berlino…

Durante la guerra Vasilij venne insignito due volte dell’Ordine della Bandiera rossa, una volta dell’Ordine di Suvorov di seconda classe e a volta dell’Ordine di Aleksandr Nevskij, mentre nel 1946, all’età di 25 anni, divenne generale maggiore dell’aeronautica. Questi fatti non ci consentono di negare, naturalmente, che il figlio del leader sovietico abbia fatto carriera più velocemente di ogni altro comandante. Nel 1948, fu nominato comandante dell’Aeronautica del distretto militare di Mosca e iniziò una vita da celebrità. La sua dimora divenne la lussuosa suite 301 dell’Hotel Sovetskaja. Su quella porta oggi è appesa una targa commemorativa. E probabilmente non era un caso che il ristorante “Jar”, situato nello stesso edificio, fosse stato, prima della Rivoluzione, il luogo preferito per far baldoria da parte dei ricchi.

In qualità di comandante dell’aeronautica del distretto militare di Mosca, Vasilij ereditò aeroporti distrutti dalla guerra, oltre ad aerei danneggiati a seguito delle battaglie, e con essi il compito di risollevare la difesa aerea della capitale dell’Urss. Come ricordò il tecnico aeronautico Viktor Sharkov, sotto il comando del giovane Stalin “gli infiniti addestramenti dei piloti rendevano insonni le notti del personale tecnico che lavorava su un turno e mezzo o due. […] I voli non erano regolamentati da alcun documento. Guasti, malfunzionamenti, sostituzioni di unità e motori, lavori di manutenzione avvenivano giorno e notte”. 

Vasilij si prese seriamente cura dei piloti reduci di guerra e delle loro famiglie, inaugurando una cittadina per piloti a Tushino, provvedendo all’istruzione e garantendo degli stipendi decorosi per gli ufficiali. L’asso dell’aviazione Sergej Kramarenko ricordava: “Subito poco dopo la nomina lo vedemmo arrivare al nostro aerodromo, mentre il vecchio comandante non lo avevamo visto neanche una volta in due anni!”. Secondo Kramarenko, i piloti amavano Vasilij Stalin, “perché nonostante fosse figlio del leader, aveva combattuto onestamente nella Grande guerra patriottica, era passato per Stalingrado, fino a raggiungere Berlino, e per qualunque soldato di prima linea questo vale molto”. 

3 / Fu un grande promotore dello sport 

Vasilij Stalin e la grande stella dell’hockey su ghiaccio Vsevolod Bobrov

Sfruttando la sua posizione di comandante, Vasilij divenne noto come promotore dello sport, formando le squadre di calcio, di hockey e di basket dell’Aeronautica. L’importanza di queste squadre si evinceva dalle battute fatte a quei tempi: gli appassionati di sport giocavano con la sigla “VVS”, che stava per “”Voenno-Vozdushnye sily” (ovvero “Forze aeree militari”) leggendola come “Vzjali Vsekh Sportsmenov” e “Vataga Vasilija Stalina”, traducibili come “hanno preso tutti gli atleti” e “la banda di Vasilij Stalin”.

Vasilij Stalin a un evento sportivo a Mosca. Dopo la guerra si impegnò molto a sostenere gli atleti

Leggende dell’hockey sovietico come Anatolij Tarasov e Vsevolod Bobrov, molto vicino a Vasilij, crebbero sotto “l’ala” di questo club sportivo e del suo organizzatore, che cercava sempre di offrire il meglio ai “suoi” atleti. Ciò gli fu successivamente imputato come colpa, come emerso nell’inchiesta su di lui: “È arrivato a formare otto vere e proprie squadre sportive delle forze aeree militari del distretto di Mosca, che contavano fino a 300 uomini e per il cui mantenimento venivano spesi ogni anno oltre cinque milioni di rubli… Gli atleti delle VVS del distretto militare di Mosca godevano di una posizione privilegiata: venivano dati loro appartamenti, conferiti gradi di ufficiali, fornite uniformi tecniche di volo. Una quantità significativa di fondi era utilizzata per accontentare e soddisfare altri loro capricci, violando così gli interessi del resto del personale delle forze aeree militari del distretto di Mosca”.

4 / Cercò di creare una Formula 1 sovietica

La “Sokol-650”. Vasilij Stalin cercò, senza successo, di organizzare la Fomula Uno sovietica

Dopo la guerra furono rinvenute in Sassonia 18 vetture “Auto Union Type 650”, prodotte nel 1940 per partecipare al Gran Premio d’Europa di corse automobilistiche. Tale “ritrovamento” ebbe un seguito grazie a Vasilij: il figlio del leader sovietico decise di creare delle automobili da corsa sovietiche con l’aiuto degli ingegneri tedeschi, copiando quelle della grande fabbrica automobilistica Auto Union. I tecnici di Zwickau, nella Germania dell’Est, e quelli sovietici si unirono in un gruppo conosciuto con il nome in codice di “Nauchno-tekhnicheskoe bjuro avtomobilestroenija” (NTBA), ovvero “Comitato tecnico-scientifico per la costruzione di automobili”, che creò il modello sovietico “Sokol-650”.

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Ad aprile del 1952 due dei nuovi modelli sovietici furono inviati a Mosca, dove il giovane Stalin voleva metterli in mostra al campionato automobilistico della città. Tuttavia, la leggenda vuole che i tecnici dell’Aeronautica avessero riempito i serbatoi delle auto con del carburante per aerei, anziché con benzina ad alto numero di ottani, rovinando così i motori e la pompa del carburante, e impedendone di fatto l’accensione. La presentazione delle “frecce d’argento” di Vasilij fu un fallimento e le auto furono riportate in Germania, dove in seguito, nel 1957, furono usate come oggetti di scena in alcuni film.

5 / Aveva un temperamento furioso 

Vasilij Stalin era un forte fumatore e beveva molto

Nel 1947 il tenente generale Evgenij Savitskij scrisse su Vasilij: “Il suo stato di salute è debole. Irascibile e irritabile, non sempre riesce a trattenersi. Nei rapporti con i subordinati è rude, a volte si fida troppo di loro, anche quando sono impreparati o incapaci di eseguire l’ordine del comandante. Questi difetti di natura caratteriale riducono la sua autorità come superiore e leader”.

Ad esempio, durante la guerra, il reggimento comandato da Vasilij era stato incaricato di trasferirsi. La mattina dopo uno degli ingegneri non era riuscito a preparare in tempo l’attrezzatura, e Stalin jr, dopo averlo saputo, diede l’ordine di “fucilare il capitano Shirjaev”, il quale, per sua fortuna, ebbe l’intuizione di scappare nella foresta, finché non fu perdonato, non appena sbollito l’impeto di rabbia.

Nikolaj Efimov, meccanico dell’aereo su cui volava Vasilij, ricordava che “beveva molto, ma non si ubriacava”. Si tratta di un dettaglio eloquente, che trova riscontro nei ripetuti litigi e nei suoi gesti impulsivi. Secondo le voci che giravano a Mosca, una notte il giovane Stalin sarebbe addirittura arrivato all’aerodromo di Tushino sulla sua auto privata insieme a una ragazza, con l’intenzione di farle fare un giro su un caccia.

Il 9 dicembre 1950 il professor Pjotr Egorov, direttore del dipartimento medico e di cura del Cremlino, scrisse questo rapporto a Stalin: “Vasilij Iosifovich soffre di esaurimento nervoso, gastroenterite cronica e anemia. La causa di tali malattie è il consumo eccessivo di alcol. Il 16 novembre […] improvvisamente ha avuto una crisi epilettica”. 

6 / Venne incarcerato dopo la morte del padre

Vasilij Stalin, con sua moglie Ekaterina Timoshenko, ai funerali del padre

I problemi di Vasilij erano iniziati quando il padre era ancora vivo e, di fatto, con il suo diretto coinvolgimento. Il 27 luglio 1952, dopo la parata della flotta dell’Aeronautica del distretto militare di Mosca nell’aerodromo di Tushino, sotto il comando di Vasilij, il giovane insultò Pavel Zhigarev, comandante in capo dell’Aeronautica e suo diretto superiore, alla presenza del padre. Si dice che quel giorno avesse alzato il gomito.

Stalin ricordò al figlio, come nel maggio di quello stesso anno, dopo una parata aerea a Mosca, al momento dell’atterraggio si fossero scontrati in volo, finendo distrutti, due nuovissimi Il-28. Vasilij con effetto immediato perse la carica di capo dell’Aviazione del distretto di Mosca.

Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel marzo del 1953, il ministro della difesa Nikolaj Bulganin diede a Vasilij, che lo aveva ripetutamente insultato e oltraggiato, l’ultimatum di lasciare Mosca e gli offrì il comando di qualche distretto militare meno importante. Vasilij diede di matto, poiché riteneva che tale incarico non si addicesse al suo livello. Fu quindi inizialmente congedato con riserva senza il diritto di indossare l’uniforme e poi un mese dopo arrestato e portato alla prigione centrale della città di Vladimir (“Vladimirskij Tsentral”). 

Le accuse nei suoi confronti furono di corruzione e diffamazione di dirigenti dello Stato. I funzionari decisero di ricordare al giovane chi fosse in quel momento a comandare, condannandolo a otto anni di reclusione.

7 / Morì in circostanze misteriose

Il cenotafio di Vasilij Stalin a Kazan. Per volontà della figlia, le sue spoglie sono state traslate, vicino a quelle della moglie, nel Cimitero Troekurovskoe di Mosca

Nella prigione di Vladimir, Vasilij era detenuto con il nome di “Vasilij Pavlovich Vasilev” e lavorava come meccanico e tornitore nell’officina del carcere. Non gli fu riservata nessuna condizione di favore. La sua salute peggiorò definitivamente. Nel 1960 la direzione carceraria scrisse di lui: “È detenuto da sei anni e otto mesi. In questo periodo la sua condotta è stata buona. Soffre di diversi problemi di salute seri (cardiaci, allo stomaco, di circolazione e altri disturbi)”.

Su richiesta di Khrushchev, nuovo leader sovietico, fu scarcerato nel gennaio del 1960, gli fu dato un appartamento a Mosca e gli venne assegnata una pensione. Tuttavia, quasi subito finì in un incidente stradale con un’auto diplomatica e poi, per qualche ragione, andò in visita all’ambasciata della Cina, Paese con cui Khrushchev aveva dei rapporti estremamente complicati. Vasilij fu riportato in prigione.

Il 28 aprile 1961 finì di scontare la pena e fu rilasciato, ma gli fu impedito di rimettere piede a Mosca. All’inizio del 1962 ottenne il passaporto con il cognome “Dzhugashvili”. Tra i diversi luoghi propostigli per risiedere scelse Kazan, dove visse meno di un anno, visto che morì il 19 marzo 1962.  

I dettagli della morte di Vasilij sono sconosciuti. I medici indicarono come causa “l’abuso di alcol”. Si diceva che avesse bevuto un’intera botticella di vino portata da degli ospiti georgiani. Molti anni dopo, nel 1998, la terza moglie affermò che non era stata fatta l’autopsia, e mise in dubbio la versione ufficiale secondo cui sarebbe morto per l’abuso di alcol. Vasilij fu sepolto senza onori militari in un cimitero di Kazan e solo nel 2002 i suoi resti sono stati trasferiti a Mosca.


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