Il leader dei bolscevichi mosse i primi passi in campo rivoluzionario già ai tempi dell’università, a Kazan, dove studiava da avvocato. Nel 1887, solamente tre mesi dopo esser stato ammesso, Lenin fu arrestato e trattenuto per diversi giorni per aver partecipato a uno sciopero studentesco. Si trattò del suo primo arresto, conclusosi con l’espulsione dall’università e l’allontanamento da Kazan. Successivamente, fu amnistiato e si iscrisse all’Università di San Pietroburgo, e nella allora capitale Lenin fu davvero coinvolto in attività rivoluzionarie.
I membri dell’“Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia” nel 1897
Dominio pubblicoA San Pietroburgo c’erano molti circoli marxisti e nel 1895 Lenin creò il suo, chiamato “Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia”. Fu arrestato per l’organizzazione e le attività dell’Unione e trascorse un anno e due mesi in prigione. Al termine di questo periodo fu esiliato per tre anni nel villaggio di Shushenskoe (Territorio di Krasnojarsk, in Siberia), dove sposò Nadezhda Krupskaja, la donna con cui avrebbe trascorso tutto il resto della vita. Solo a febbraio del 1900, al termine dell’esilio, Lenin lasciò Shushenskoe.
Lenin e la moglie Nadezhda Krupskaja, foto del 1895
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Non trascorse molto tempo in libertà: già a giugno fu nuovamente arrestato a San Pietroburgo e trattenuto per dieci giorni. Ben presto andò all’estero. Nel 1914 il rivoluzionario fu arrestato nel paesino di Poronin (all’epoca territorio austro-ungarico). Un mese dopo fu rilasciato e da allora Lenin non fu più arrestato, poiché visse all’estero e tornò in Russia solamente dopo la Rivoluzione di febbraio del 1917.
“Lenin a Shushenskoe”. Il futuro leader della Rivoluzione fu esiliato in questo villaggio siberiano nel maggio del 1897 e fu raggiunto un anno dopo da Nadezhda Khruspkaja
Vasilij BasovInclusi i periodi di esilio trascorse in totale circa quattro anni e tre mesi in reclusione.
Il futuro “padre dei popoli” iniziò a partecipare alle attività dei circoli marxisti a soli 15 anni, e già a 17 diventò membro della sezione di Tiflis (l’attuale Tbilisi, in Georgia) del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. Fu arrestato per la prima volta nel 1902, all’età di 22 anni a Batumi. Da lì fu portato in prigione a Kutaisi e poi mandato in esilio in Siberia. In totale, dopo il suo primo arresto, Stalin (all’epoca ancora Dzhugashvili) trascorse un anno e nove mesi in detenzione.
Il successivo arresto di Stalin fu nel 1908 per aver attaccato un arsenale con l’intento di rubare armi per il partito. Alla fine della reclusione a Baku, fu esiliato nel governatorato di Vologda (Russia europea settentrionale), ma il 24 giugno 1909 fuggì.
Stalin nel 1910 in una foto segnaletica
Dominio pubblicoPresto fu nuovamente arrestato e inviato a completare il periodo dell’esilio. Vi rimase fino al 1911, per poi essere esiliato nuovamente a Vologda sotto il controllo diretto della polizia. Nel 1912 Stalin fuggì. Tuttavia, nel 1913 fu nuovamente catturato ed esiliato, ma stavolta nel territorio di Turukhansk (Siberia), di nuovo sotto la supervisione della polizia. Successivamente, insieme al rivoluzionario e suo futuro collega Jakov Sverdlov fu trasferito nel villaggio siberiano di Kurejka, all’altezza del Circolo polare artico. Da lì non riuscì a fuggire e vi rimase fino al 1916.
“Stalin nel territorio di Turukhansk”
Jaroslav NikolaevStalin apprese la notizia della Rivoluzione di febbraio ad Achinsk, città che si trova circa 1000 km a sud di Kurejka. Era stato mandato lì insieme ad altri esiliati per essere arruolato nell’esercito. Tuttavia, fu riformato dal servizio militare e trascorse nella città il resto della sua pena, al termine della quale fece ritorno a Pietrogrado nel marzo del 1917.
Inclusi i periodi di esilio trascorse in totale circa otto anni e mezzo in reclusione.
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Il diretto responsabile della Rivoluzione d’ottobre e fondatore dell’Armata Rossa si interessò al marxismo quando era uno studente all’ultimo anno di scuola. Già nel 1897, all’età di 17 anni, Trotskij (allora Bronshtejn) partecipò alla formazione dei circoli operai. A 19 anni fu arrestato per la prima volta. Dopo quasi due anni in prigione, il tribunale lo condannò all’esilio nella Siberia orientale per quattro anni, ma lui riuscì a fuggire nell’agosto del 1902.
Lev Trotskij imprigionato a San Pietroburgo, 1906
Dominio pubblicoTrotskij fuggì all’estero, ma nel 1905 decise di tornare nell’Impero russo. Nonostante agisse in segretezza, fu scoperto, arrestato a dicembre di quell’anno e condannato all’esilio a vita in Siberia. Nel febbraio 1907 fuggì nuovamente e iniziò la sua seconda emigrazione.
Ad aprile del 1917 fu arrestato dalle autorità britanniche nel porto di Halifax. Fu rilasciato poco dopo e andò a Pietrogrado. A luglio finì di nuovo in manette con l’accusa di collaborazione con i servizi segreti tedeschi. Il rivoluzionario fu rilasciato a settembre.
Sembrava che dall’Ottobre del 1917 Trotskij dovesse diventare intoccabile, ma dopo la morte di Lenin si scatenò una lotta interna al partito e, scontrandosi con Stalin, Trotskij perse. A novembre del 1927 fu escluso dal partito e a gennaio del 1928 fu esiliato ad Alma Ata (l’attuale Almaty, in Kazakistan), da cui Trotskij riuscì ad andare all’estero. Lì dovette cambiare molte residenze e nel 1935 si ritrovò in Norvegia. A settembre del 1936 le autorità norvegesi, sotto la pressione sovietica, posero Trotskij agli arresti domiciliari. A dicembre di quell’anno ottenne il visto messicano e lasciò il Paese scandinavo.
Il rivoluzionario Lev Trotskij con sua moglie Natalija Sedova, 1924
Topical Press Agency/Hulton Archive/Getty ImagesInclusi i periodi di esilio trascorse in totale circa sette anni e otto mesi in reclusione.
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Il futuro fondatore degli organi di sicurezza sovietici si unì ai socialdemocratici a 18 anni, quando ancora era studente di ginnasio a Vilnius (Lituania). Nel 1896 abbandonò del tutto gli studi per dedicarsi interamente alla causa della rivoluzione.
Già a luglio del 1897 Dzerzhinskij subì il primo arresto. A maggio del 1898 fu esiliato per tre anni nel governatorato di Vjatka (attualmente territorio della regione di Kirov e dell’Udmurtia, a circa 1000 km da Mosca), ma nell’agosto del 1899 fuggì. Nel gennaio del 1900 fu nuovamente catturato dalle autorità. Questa volta Dzerzhinskij fu esiliato per cinque anni nella Siberia orientale, ma a giugno 1902 fuggì nuovamente. Fino al 1905 il rivoluzionario risiedette all’estero, ma al suo ritorno a Varsavia fu arrestato. Presto Dzerzhinskij fu rilasciato per concessione di amnistia, in seguito ai fatti della Rivoluzione del 1905.
Dzerzhinskij si trovò nuovamente in prigione nel 1906, ma fu rilasciato su cauzione sei mesi dopo. Nel 1908 il rivoluzionario fu nuovamente privato della libertà e, tenendo conto di tutti i risultati ottenuti durante la carriera rivoluzionaria, fu mandato in esilio a tempo indeterminato in Siberia. Per la terza volta, nel dicembre del 1909, riuscì a scappare e andò all’estero.
Tornato a Varsavia nel gennaio 1912, Dzerzhinskij si nascose con successo dalle autorità fino a settembre, quando la sua fortuna finì e fu arrestato. Rimase in detenzione per due anni, fino a quando non lo condannarono a tre anni di lavoro forzato. Questa volta Feliks non poté sfuggire alla pena e uscì di prigione solamente nel 1917, grazie al successo della Rivoluzione di Febbraio.
Inclusi i periodi di esilio trascorse in totale dodici anni di reclusione.
Il monumento a Dzerzhinskij in piazza della Lubjanka a Mosca (smantellato nel 1991, oggi può essere visto al Muzeon park)
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Membro del Politburo del Comitato Centrale del Pcus (l’organo direttivo del partito comunista) e successivamente leader dell’opposizione di destra, quando era ancora un liceale Bukharin fu membro di un gruppo di studenti radicali. Nel 1906 si unì al partito.
Il suo primo arresto arrivò nel 1909. Un mese dopo, il rivoluzionario fu rilasciato e iniziò a vivere in clandestinità. Ma già alla fine del 1910 la polizia catturò tutti i leader moscoviti del partito, incluso lui. A giugno del 1911 fu condannato a tre anni di esilio a Onega (regione di Arkhangelsk, nella Russia europea settentrionale), ma fuggì già ad agosto. Fino al 1917 non fece ritorno in Russia.
All’estero fu sottoposto a ripetuti arresti di breve durata. Al suo ritorno in Russia fu nuovamente arrestato per diversi giorni a Cheljabinsk (Urali, circa 1700 km da Mosca) per aver incitato dei marinai alla rivolta.
In seguito, Bukharin divenne uno degli esponenti più importanti del partito. Ma il conflitto con Stalin distrusse la sua carriera politica. Insieme ad altri due esponenti fu accusato di deviazionismo dalla linea del partito e a novembre del 1929 fu espulso dal Politburo. A gennaio del 1937 furono mosse contro di lui delle accuse di complotto. A febbraio fu arrestato e tenuto in prigione fino a quando fu fucilato nel marzo del 1938.
Inclusi i periodi di esilio trascorse in totale circa due anni di reclusione.
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