La Piazza Rossa è la vetrina dell’Urss e del comunismo. Vi si tengono di continuo manifestazioni e sfilate di sportivi…
…parate militari…
…e persino partite di calcio!
Il Teatro Bolshoj nel 1939 è ricoperto di decorazioni tipicamente sovietiche: con il celebre slogan “Proletari di tutti i Paesi unitevi!” e i ritratti di Marx, Engels, Lenin e Stalin.
Gli anni Trenta videro l’inizio della costruzione della metropolitana di Mosca. La prima linea di 13 stazioni fu inaugurata il 15 maggio del 1935 e altre due linee furono aperte nel 1938.
Il primo treno del “raggio Pokrovskij”, cioè la terza linea, la blu, della metropolitana.
Nuove costruzioni apparvero sulla mappa di Mosca. Erano le pompose sale d’ingresso alle stazioni della metropolitana. Ecco ad esempio quella della fermata Dinamo…
…la stazione della metropolitana del Palazzo dei Soviet (ora Kropotkinskaja)…
…o la stazione della Porta Rossa (Krasnye Vorota), costruita al posto dell’arco di trionfo, demolito, che ostruiva il passaggio lungo l’Anello dei Giardini.
Oggi Mosca è incredibilmente luminosa anche di notte, grazie ai lampioni e alle insegne, ma allora le lettere luminose METRO erano una vera novità.
La nuova architettura costruttivista, come questo edificio adibito a “fabbrica-cucina”, ispirava i fotografi a realizzare scatti d’avanguardia e a ricercare angolazioni insolite.
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Una professione dimenticata… quella del lustrascarpe.
Una città di contrasti: il traffico automobilistico è già intenso, ma ancora sono diffusissimi i cavalli.
Ecco come appariva la stazione dei taxi davanti al Teatro Bolshoj negli anni Trenta.
Il principale scrittore sovietico degli anni Trenta era Maksim Gorkij, e durante la sua vita cominciarono a dare il suo nome a quasi tutto, tra cui a un aeroplano gigantesco. Inoltre, ribattezzarono la sua città natale, Nizhnij Novgorod, con il nome di Gorkij, e la via Tverskaja a Mosca divenne via Gorkij.
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Ed ecco Gorkij stesso in piedi sul balcone dell’edificio del giornale “Izvestija”, che si affacciava proprio su via Gorkij.
Un caffè estivo nel Parco Gorkij, uno dei luoghi di riposo preferiti dai moscoviti. Da notare in questa foto la torre ormai scomparsa sullo sfondo. Si tratta di una torre per praticare il paracadutismo.
Negli anni Trenta c’era un boom del paracadutismo in Urss e la torre era un’attrazione popolare. Chiunque poteva lanciarsi con il paracadute o scendere lungo lo scivolo a spirale seduto su uno speciale materassino. Negli anni Cinquanta la torre fu smantellata perché ritenuta pericolosa per gli infortuni.
Negli anni Trenta Stalin avviò un piano generale per la ricostruzione di Mosca. Molti vecchi edifici furono demoliti. E per allargare le strade in diversi punti, furono anche spostate meccanicamente le case, in alcuni casi con gli abitanti dentro!
Ecco come appariva il panorama del Ponte Moskvoretskij che porta alla Piazza Rossa prima della ricostruzione di Mosca da parte di Stalin (foto del 1930).
Nel 1936 fu demolito un intero quartiere di Zarjadje vicino al Cremlino, aprendo la vista sul Cremlino e sulla Cattedrale di San Basilio.
E fu costruito il nuovo ponte Bolshoj Moskvoretskij.
Gli edifici di via Mokhovaja vennero demoliti per creare un ampio viale. Sullo sfondo si vede anche il cantiere per la costruzione dell’Hotel Moskva.
Negli anni Trenta, l’anello dei giardini fu ampliato e collegato, diventando un’importante arteria di trasporto della città.
Okhotnyj Rjad, con i suoi negozi, fu trasformata in una strada larga e trafficata.
Il colpo più duro degli anni Trenta al patrimonio architettonico fu assestato con la demolizione della Cattedrale di Cristo Salvatore. Al suo posto doveva sorgere il gigantesco Palazzo dei Soviet, ma in realtà qui ci fu a lungo la piscina “Moskva”.
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Una foto-ossimoro: le lettere “Urss” (CССР) sono impresse sul campanile del Monastero Strastnoj.
Nel 1931, la piazza Strastnaja vicino al monastero fu ribattezzata piazza Pushkinskaja, e nel 1937 il Monastero Strastnoj fu demolito.
Un’altra costruzione perduta è la Torre Sukhareva, della fine del XVII secolo, demolita nel 1934 perché ostacolava il passaggio lungo l’Anello dei Giardini.
In epoca sovietica venne eliminato il selciato di pietra dalla pavimentazione stradale e le vie vennero asfaltate (era più economico e comodo). Nella foto si vede la posa dell’asfalto sulla piazza Komsomolskaja, e si riconosce l’edificio della stazione ferroviaria Jaroslavskij.
Il nuovo edificio della Biblioteca Lenin, la più grande del Paese, appena costruito e non ancora messo in funzione. Qui c’era l’ingresso temporaneo della stazione della metropolitana di via Comintern (oggi Aleksandrovskij Sad). Al suo posto si trova ora il monumento a Fjodor Dostoevskij.
Una foto rara è quella della ricostruzione su larga scala della Piazza Rossa, durante la quale, tra l’altro, furono cambiate tutte le pietre del selciato.
Oggi Mosca è una capitale gastronomica con migliaia di ristoranti, dove non mancano i clienti a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ecco invece i rari ospiti del Savoj negli anni Trenta. In Urss, non molte persone potevano permettersi di andare a mangiare al ristorante. Mentre era diffusissima la ristorazione pubblica delle mense; il sistema della stolovaja.
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D’estate, in tutta la città spuntavano carretti pieni di gelati e bevande.
Ragazze a una bancarella di fiori.
Nel 1937, dopo essere stato simbolo dell’Urss all’Esposizione universale di Parigi, il famoso monumento dell’Operaio e della kolkhoziana, progettato da Vera Mukhina, fu portato a Mosca.
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Nel 1939 fu inaugurata l’Esposizione agricola dell'Unione (VSKhV), laddove oggi c’è il VDNKh (Esposizione delle conquiste dell'economia nazionale). Per l’occasione fu costruito un imponente parco con padiglioni, ognuno dei quali era un monumento dell’architettura dello stile Impero staliniano.
Vi fu eretto anche un gigantesco monumento a Stalin, che però fu smantellato nel 1951 in occasione dei lavori di restauro del parco e mai rimontato, dopo la morte del leader sovietico (avvenuta nel 1953).
Un altro monumento dell’architettura stalinista è la Stazione fluviale Nord, che fu costruita insieme all’ambizioso progetto del canale Mosca-Volga, che fece di Mosca il “porto dei cinque mari”.
Tuttavia, la periferia di Mosca negli anni Trenta aveva ancora questo aspetto.
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