La magia dell’elettricità: così Mosca si illuminò nel giorno dell’incoronazione di Nicola II

Aleksej Bogolyubov
“Luce senza fuoco” e “piccolo sole”: i russi, pieni di meraviglia, dettero questi nomi ai dispositivi di illuminazione elettrica. Circa un quarto di secolo dopo la comparsa della prima lampadina nel Paese, la famiglia imperiale decise di usare la corrente in modo molto spettacolare

“Improvvisamente dall’oscurità ci siamo trovati in una strada illuminata. In due lanterne le lampade a paraffina erano state sostituite da quelle a incandescenza che proiettavano una luce bianca e brillante. Il pubblico ammirava con gioia e stupore questo fuoco dal cielo, la ‘luce senza fuoco’ [in russo: “Свет без огня”; “Svet bez ognjá”; ndr], come è stata subito soprannominata dai cittadini di San Pietroburgo”. Così un contemporaneo descrive la prima prova pubblica della lampada a incandescenza in Russia. Nel 1873, uno scienziato russo, Aleksandr Lodygin (1847-1923), accese delle lanterne elettriche in via Odessa a San Pietroburgo, per assicurarsi che la sua invenzione funzionasse. All’epoca, nessuno poteva immaginare che questo evento avrebbe segnato una nuova tappa nell’illuminazione del Paese. 

Tutto ebbe inizio con una lampadina

La casa in via Odessa a San Pietroburgo, dove Lodygin accese la prima lanterna elettrica

Dopo una presentazione così spettacolare, il nome di Lodygin divenne noto in tutto il mondo. Sull’onda del successo, fondò una sua compagnia elettrica, la “Lodygin & C”, che si poneva obiettivi ambiziosi: illuminare prima alcuni quartieri e poi l’intera San Pietroburgo. Ma gli uomini d’affari locali, che avevano interessi nell’illuminazione a gas e a petrolio della città, non volevano certo rinunciare alla loro lucrosa attività. Inoltre, Aleksandr Lodygin era in cattivi rapporti con le autorità: era noto per le sue simpatie verso i rivoluzionari.

Aleksandr Nikolaevich Lodygin (1847-1923)

Nello stesso periodo un altro scienziato russo, Pavel Jablochkov (1847-1894), lavorava su dispositivi di illuminazione. Creò una candela elettrica, che dava più luce della lampada di Lodygin. Per farsi un nome, la compagnia di Jablochkov doveva mettere in scena uno spettacolo più eclatante di quello del concorrente. 

Il ponte Litejnyi illuminato

L’occasione arrivò nel 1879: a San Pietroburgo fu inaugurato il Ponte della Fonderia (Liteinyj most), e a ottenere il permesso di illuminarlo non fu la “lobby del gas” ma Jablochkov. Nonostante il successo di questa illuminazione, Jablochkov non riuscì a fare soldi in Russia con la sua invenzione: la sua azienda fallì in poco tempo. Tuttavia, le luci elettriche entrarono nella vita di San Pietroburgo. “La sera queste lanterne si accendevano senza bisogno di un lampionaio, e tutte insieme, lungo la Prospettiva Nevskij e la via Bolshaja Morskaja; all’inizio si sentiva un crepitio, un leggero scintillio. Poi le palline bianche lattiginose divenivano leggermente violacee emettendo un ronzio simile a quello delle api, che si riversava sulle teste dei passanti, insieme a una luce leggermente lilla e tremolante”, così lo scrittore e linguista Lev Uspenskij (1900-1978) ricordava le prime lanterne elettriche.

Come gli stranieri hanno illuminato la Russia

Ernst Werner von Siemens

Nel XIX secolo, la Russia fu sempre più meta di imprenditori stranieri che vedevano nel vasto Paese un nuovo mercato. Ernst Werner von Siemens (1816-1892), un ingegnere tedesco, ricevette dal governo russo l’ordine di costruire una rete telegrafica che collegasse la Russia all’Europa. Insieme ai suoi fratelli, creò una filiale russa, la Siemens & Halske. Decise di sviluppare la sua attività in Russia senza utilizzare componenti importati a causa degli elevati dazi doganali.

Nel 1882 Siemens & Halske espose i suoi prodotti all’Esposizione d’Arte e Industria di Mosca. I padiglioni della mostra erano accompagnati da una ferrovia elettrica in miniatura con un trenino su cui l’imperatore e la sua famiglia viaggiarono più volte. Alessandro III fu talmente soddisfatto del fatto che tutti gli articoli esposti alla mostra fossero prodotti in Russia che assegnò immediatamente il titolo di “fornitore della Corte di Sua Maestà” alla Siemens e le concesse il diritto di utilizzare l’aquila bicipite come marchio di fabbrica. 

Il Cremlino illuminato da Siemens nel 1883, durante la cerimonia di incoronazione di Alessandro III

Pochi mesi dopo, Alessandro III chiese a Siemens di fornire l’illuminazione elettrica per la sua incoronazione, che ebbe luogo il 15 maggio 1883. Per l’occasione fu costruita una centrale elettrica mobile in grado di fornire elettricità al Cremlino di Mosca e al Campanile di Ivan il Grande. Fu un grande successo. Il resoconto ufficiale dell’incoronazione riporta che “la gente stava in silenzio lungo il terrapieno; molti si erano seduti  sui gradini della scalinata della Moscova e, affascinati, guardavano in silenzio questo quadro celestiale… Come rubini, zaffiri e diamanti, le luci delle alte torri si accendevano; l’intero terrapieno di fronte al Cremlino era ricoperto da una catena ininterrotta di ghirlande d’oro; dodici alte fontane scaturivano dal marciapiede stesso e scintillavano di luci arcobaleno. Sontuosi monogrammi, scudi e iscrizioni illuminavano ogni superficie. Il Cremlino, il gigante imponente e maestoso, aspettava il suo turno. Milioni di luci giocavano sulle sue mura e testimoniavano solennemente la grandezza e la sacralità del giorno trascorso…”.

Nel 1886, i fratelli Siemens fondarono l’“Obshchestvo elektricheskogo osveshchenija” (ossia: “Compagnia di illuminazione elettrica), che divenne presto l’azienda leader in Russia nel settore. Tuttavia, per molto tempo la conservatrice società russa non fu disposta ad ammettere l’arrivo della nuova era dell’illuminazione elettrica. Molti si opposero all’elettrificazione di massa, adducendo come motivazione gli alti costi. Tuttavia, i commercianti moscoviti trovarono una miniera d’oro nell’illuminazione elettrica, utilizzando lampadine nelle vetrine e nelle insegne pubblicitarie. Il pubblico ne fu entusiasta e i clienti di questi esercizi commerciali crebbero. Anche alcune istituzioni culturali non trascurarono l’elettricità. Il Teatro Korsh di Mosca, introducendo l’illuminazione elettrica nelle sue produzioni, ottenne l’incredibile: i fedeli visitatori del Teatro Bolshoj cominciarono ad andare più spesso agli spettacoli del Teatro Korsh per ammirare le innovazioni elettriche!

La centrale elettrica Georgievskaja di Mosca

Due anni dopo la creazione della Compagnia di illuminazione elettrica, fu avviata la prima centrale elettrica di Mosca, la centrale “Georgievskaja”. La sua capacità, per gli standard moderni, era piuttosto bassa, appena 10 kW  (la capacità della più antica centrale elettrica di Mosca ancora attiva, la Centrale statale № 1 intitolata a P.G. Smidovich, risalente al 1897, è attualmente di 86 kW). Ma fu comunque una vera e propria svolta per l’Impero russo alla fine del XIX secolo. 

Un bouquet elettrico

Mosca illuminata durante la cerimonia di incoronazione di Nicola II, di Albert Benois

Nel frattempo, la famiglia imperiale teneva d’occhio il lavoro dei fratelli Siemens. Il futuro imperatore Nicola II sapeva esattamente chi sarebbe stato il responsabile dell’illuminazione durante la sua incoronazione e non ebbe mai un attimo di dubbio sulla sua scelta. Il 1896 fu un’occasione importante per l’Impero russo. La società russa non aveva mai visto un’incoronazione così illuminata. In un attimo il Cremlino venne rischiarato da migliaia di fari e sembrava che tutto il Paese potesse vedere questa luce. 

 “L’illuminazione del Cremlino”, ricordò il generale Vladimir Dzhunkovskij, “si è accesa in un istante, proprio nel momento in cui la sovrana ha preso in mano il bouquet di fiori elettrici. Il bouquet si è illuminato e nello stesso momento l’intero Cremlino si è illuminato di luci elettriche multicolori, come un pennello infuocato dipinto sul cielo scuro…”.

L’avvio abbastanza rapido del processo di elettrificazione nel Paese lasciava presagire un uso diffuso dell’elettricità nel prossimo futuro. Ma l’Impero russo non era affatto preparato a tali innovazioni. Il Paese non disponeva di centrali elettriche di grandi dimensioni, che avrebbero potuto creare un sistema centralizzato di fornitura di energia elettrica. I membri della Società per l’illuminazione elettrica iniziarono a pensare a piani per la costruzione di centrali termiche e idroelettriche in tutta la Russia.

Nel 1914, nell’immenso Impero Russo c’erano solo un’ottantina di centrali idroelettriche. Tuttavia, la Prima Guerra Mondiale e l’instabilità politica interna all’inizio del XX secolo indussero Siemens a lasciare la Russia. L’elettrificazione rimase un grande problema del Paese, e toccò ai bolscevichi risolverlo.


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