Perché la “Terza Sezione”, la famigerata polizia segreta zarista, venne sciolta?

Dominio pubblico
Agli occhi dei contemporanei, era onnipotente: un’organizzazione liberticida e un covo di spioni. Ma la sua storia finì perché non era ritenuta abbastanza efficiente

“Un bottegaio di San Pietroburgo aveva un bellissimo gatto siberiano di taglia enorme. Il proprietario e i suoi vicini lo adoravano e persino un gorodovój [agente di basso rango; guardia comunale prima del 1917; ndr] si avvicinava spesso per accarezzarlo. Ma all’improvviso il gatto scomparve e il negoziante pianse amaramente la sua perdita. Due giorni dopo, ricevette la lieta notizia che il gatto era stato avvistato nel parco e che era stato legato a una corda e messo in vendita per 25 rubli d’argento da un comandante di mercantile tedesco tra gli animali rari portati lì dall’estero. Il negoziante corre dal comandante e gli spiega il caso, ma quello non vuole sentire ragioni e continua a ripetere: ‘Danzig, Danzig’. Il negoziante si innervosisce: ‘Ma quale Danzica e Danzica! Questo è il mio animale domestico, e tutto il mercato lo sa!’. Il testardo tedesco non vuole rinunciare al gatto. Il bottegaio furioso corre al mercato e raduna alcuni vicini e la guardia. In piazza ricomincia un’accesa discussione, e alla fine, con l’aiuto di altri comandanti di mercantile tedeschi, il falso proprietario del gatto lo restituisce al suo vero padrone”.

A difesa della moralità

Il generale Alexander von Benckendorff, 1835

Difficilmente questa simpatica storiella avrebbe avuto la possibilità di arrivare fino a noi, se non fosse stato per la “Terza sezione della Cancelleria privata di Sua Maestà Imperiale” (più in breve: “Terza sezione”; in russo “Третье отделение”; “Tretje otdelenie”), l’occhio instancabile del sovrano, che cercava di tenere sotto controllo la vita di tutti i sudditi, dal bottegaio fino al principe. Gli agenti della polizia segreta raccoglievano con cura tutti i pettegolezzi della città, per cui i documenti dell’archivio sono un vero e proprio tesoro e un’enciclopedia della vita russa; anche se nella memoria collettiva la “Terza sezione” gode di una memoria molto meno lusinghiera.

L'edificio di San Pietroburgo che ospitava la

Il 14 dicembre 1825, i rappresentanti di importanti famiglie aristocratiche, in seguito chiamati Decabristi, cercarono di approfittare dello stallo nelle procedure di successione al trono, organizzando un ammutinamento militare per eliminare il futuro Imperatore Nicola I. I capi più temerari proposero addirittura di uccidere l’intera famiglia imperiale, ma i difensori del trono ebbero la meglio. Il generale Alexander von Benckendorff, eroe della guerra contro Napoleone e amico personale dell’imperatore, ebbe un ruolo fondamentale nella repressione della rivolta. Il giorno dell’insurrezione, comandò parte delle truppe governative e in seguito fu membro della Commissione d’inchiesta sul caso dei Decabristi.

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Ispirato dall’esperienza del duca d’Otranto Joseph Fouché, il leggendario Ministro della Polizia Generale di Napoleone, Benckendorff divenne capo di un nuovo organo di investigazione politica nel 1826: la “Terza sezione della Cancelleria privata di Sua Maestà Imperiale”. Inoltre, nel 1827 Benckendorff creò il “Corpo separato dei gendarmi” (in russo: “Отдельный корпус жандармов”; “Otdelnyj korpus zhandarmov”) e se ne mise a capo. In questo modo, la polizia e la gendarmeria furono fuse sotto il comando di un’unica persona.

Le uniformi del Corpo dei Gendarmi

Secondo i piani di Benckendorff, il suo progetto non doveva solo proteggere il trono, domare le rivolte ed estirpare ogni forma di dissenso, ma anche servire il bene pubblico: smascherare le malversazioni, combattere gli abusi burocratici. “Portare la voce di un’umanità sofferente sul trono dello zar e porre immediatamente il cittadino indifeso e senza voce sotto la suprema protezione dell’imperatore”: questo era l’obiettivo che il capo gendarme dell’Impero esortava i suoi subordinati a seguire. La leggenda di un fazzoletto che sarebbe stato dato a Benckendorff da Nicola I per asciugare le lacrime degli afflitti non è casuale.

Qual era la reputazione della “Terza sezione”?

Le autorità cercavano di reclutare al loro servizio gli ex liberi pensatori. Benckendorff invitò persino il poeta Aleksandr Pushkin a unirsi alla “Terza sezione” e suo fratello Lev a entrare nel corpo dei gendarmi. Ma l’aristocrazia non aveva fretta di rispondere a questo appello, poiché cinque decabristi erano stati impiccati e i loro compagni, anch’essi membri di famiglie nobili, erano confinati “nelle profondità della Siberia”. La reputazione del ministero era già macchiata, insomma, e lo stesso mestiere dei poliziotto era ampiamente disprezzato nella società russa. Un contemporaneo scrisse di Benckendorff e del suo più stretto collaboratore Leontij Dubelt: “C’è stato un tempo in cui qualsiasi cosa si dicesse in difesa di quei due uomini non poteva che infangare il difensore e gettargli addosso il sospetto di servilismo o di vicinanza alla Terza sezione”. Pare che lo stesso aiutante di campo di Benckendorff si sia rifiutato di servirlo per paura della disapprovazione pubblica.

All’inizio c’erano meno di 20 uomini in servizio nella Terza sezione, e al momento della sua liquidazione, nel 1880, erano 72 (senza però contare gli agenti segreti). Sorvegliavano gli stranieri, i rivoluzionari, gli studenti, gli scrittori, i settari e i falsari, erano impegnati nel controspionaggio e nella censura, redigevano rapporti sull’umore pubblico e su tutti gli incidenti significativi nel territorio dell’Impero.

La polizia segreta aveva anche un altro ruolo inaspettato ma importante: risolvere certi conflitti familiari. Ad esempio, nel 1870 il tenente colonnello della Gendarmeria Knop e il suo superiore, il conte Pjotr Shuvalov, responsabile della Terza sezione, presero le difese di Julija Aivazovskaja, moglie del famoso pittore di paesaggi marini Ivan Aivazovskij, picchiata dal marito. Il loro intervento fu sufficiente a domare il violento artista e a garantire la sicurezza dell’infelice moglie e delle sue figlie.

Che fine fece la Terza Sezione?

L'assassinio di Alessandro II

Alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento il terrore rivoluzionario investì la Russia e la Terza Sezione non fu più in grado di farvi fronte. L’ex rivoluzionario Lev Tikhomirov, che aveva rinnegato le sue convinzioni, scrisse di quell’epoca: “La Terza Sezione era in uno stato debole e disorganizzato, ed è difficile immaginare una polizia politica più scadente di quella di allora. In realtà, per i cospiratori sarebbe stato meglio conservare una simile forza di polizia; con essa si potevano fare miracoli con un serio piano rivoluzionario”.  

Alessandro II venne braccato come una bestia: il “Liberatore” venne assassinato dopo undici tentativi di attentato. Nel 1880, al culmine di questa caccia all’uomo, quando l’impotenza della Terza Sezione divenne evidente, essa era stata abolita e sostituita dal Dipartimento di Polizia del Ministero dell’Interno. Ma le misure adottate non riuscirono comunque a salvare lo zar, che il 1° marzo 1881 fu ucciso dalla bomba di Ignatij Grinevitskij.

Con il passare degli anni, il terrore rivoluzionario divenne sempre più forte, tanto che a volte i direttori dei giornali preparavano in anticipo i necrologi per i governatori appena nominati, e accettare la carica di Ministro degli Interni significava spesso firmare una condanna a morte per se stessi. Così, i successori del raffinato Benckendorff, i funzionari del Dipartimento di Polizia, non avevano certo più né il tempo, né l’energia, né la voglia di descrivere avvenimenti banali della vita di tutti i giorni, come la storia del negoziante e del suo gattone siberiano.

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