Gli epiteti degli zar russi da “il Terribile” a “il Sanguinario”: come se li sono guadagnati?

Ivan Tyurin/Museo Statale storico; Earnest Lipgart; Paul Delaroche/Kunsthalle Hamburg
Molti monarchi russi li conosciamo quasi solo per “soprannome”. Ecco quello che hanno fatto per passare in questo modo alla storia

1 / Ivan “il Terribile” – per la conquista del Khanato di Kazan

In russo: Ivàn Gróznyj (Иван Грозный). Anche se nelle lingue occidentali è tradotto con “il Terribile” (italiano), “the Terrible” (inglese) o “le Terrible” (francese), più correttamente l’aggettivo oggi significa “minaccioso”, “spaventoso”, e nel russo antico era un epiteto che nei secoli XV-XVI non aveva connotazioni negative, e poteva rendersi come “il severo” o anche “il forte”.

Il gran principe Ivan III di Mosca (1440-1505), che riunì le terre russe e stabilì il dominio di Mosca, e che era il nonno di Ivan IV (il Terribile), fu il primo uomo ad essere chiamato “Groznyj”  in Russia. Con il tempo, però, passò alla storia come Ivan il Grande (Ivàn Velìkij), mentre con “Ivan il Terribile” si iniziò a fare riferimento solo a Ivan IV di Mosca, primo zar russo (1530-1584). Questa consuetudine iniziò a consolidarsi, secondo gli studiosi russi, nella seconda metà del XVI secolo (probabilmente quando Ivan era ancora in vita) in canzoni popolari russe composte da autori sconosciuti.

Ivan IV si guadagnò il suo celebre soprannome, grazie al suo eccezionale potere come sovrano, dimostrato con le conquiste dei Khanati di Kazan e di Astrakhan, gli Stati musulmani confinanti che più minacciavano le terre russe.

Più tardi nella storia russa, il suo soprannome venne associato alla sua presunta crudeltà.

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2 / Alessio Mikhailovich “il Tranquillissimo” – perché molto pio

Aleksej Mikhailovich (1629-1676), in russo è detto “Тишайший” (“Tishàjshij”; “Il più tranquillo”). In occidente è conosciuto come “The Quietest” in inglese e “le très paisible” in francese; in italiano l’epiteto “Il Tranquillissimo” è poco attestato. Nell’antico russo “Tishàjshij” era un calco del latino “clementissimus” e, significava “Il più umile”, “Il più pio”.

In effetti, questo zar era famoso per la sua più stretta aderenza ai rituali della cristianità ortodossa. Digiunava il lunedì, il mercoledì e il venerdì, trascorreva ore ogni giorno in preghiera, faceva regolarmente pellegrinaggi ai monasteri più santi con la sua famiglia e inviava generose elemosine a chiese e sacerdoti.

Tuttavia, il suo carattere era feroce, e la sua mente curiosa e inventiva, contrariamente a quanto farebbe pensare questa sua religiosità. Fu lo zar Alessio a volgere davvero la Russia a Occidente e a gettare le basi delle grandi riforme introdotte poi da suo figlio, Pietro il Grande.

3 / Pietro “il Grande” e Caterina “la Grande” – per decisione del governo

Lo zar Pietro I (1672-1725) si proclamò primo imperatore russo il 22 ottobre 1721, dopo aver vinto la Grande Guerra del Nord contro la Svezia. Il Senato governante e il Santissimo Sinodo, organi direttivi del potere civile e religioso nella Russia dell’epoca, cerimoniosamente “gli conferirono” il titolo di Imperatore, e l’epiteto di Великий (“Velìkij”; “Il Grande”), seguendo l’usanza con cui il Senato romano onorava gli imperatori (dando l’agnomen di “Augusto”). Da quel momento, la Russia divenne ufficialmente l’Impero Russo.

Per Caterina II (1729-1796), il titolo di “Grande” (Великая; “Velìkaja”) fu assegnato ufficialmente dalla Commissione legislativa di Tutte le Russie, riunita nel 1767 allo scopo di sostituire il codice moscovita delle leggi della metà del XVII secolo con un codice moderno. Sebbene la Commissione non avesse raggiunto il suo obiettivo e fosse stata sciolta circa un anno dopo, Caterina, non fece obiezioni al fatto che i suoi collaboratori e i servi la chiamassero “La Grande”, poiché quel titolo la collegava a Pietro il Grande, il monarca che secondo lei aveva modellato anche il suo modo di governare.

In risposta all’intervento della Commissione legislativa che la dichiarò “La Grande”, Caterina scrisse invece: “Lasciate che il tempo e i posteri giudichino le mie azioni in modo imparziale”.

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4 / Alessandro I “il Beato” – per la vittoria su Napoleone

In modo simile agli epiteti di “Grande” dati a Pietro e Caterina, nel 1814 il Senato governante dell’Impero russo conferì ufficialmente il titolo di Благословенный (“Blagoslovénnyj; “Il Beato”) all’imperatore Alessandro I (1777-1825). Il suo pieno titolo onorifico era “Il beato, il magnanimo il restauratore degli Stati”, perché gli fu dato in onore della vittoria su Bonaparte e la restaurazione delle monarchie europee in precedenza sottomesse da Napoleone.

Tuttavia, durante la guerra del 1812, Alessandro non aveva assunto la posizione di comandante in capo, affidandosi prima a Michael Andreas Barclay de Tolly (1761-1818) e poi a Mikhail Kutuzov (1745-1813). Ma dall’opinione pubblica fu giustamente percepito come il trionfatore su Napoleone.

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5 / Alessandro II “il liberatore” – per la liberazione dei Balcani, NON per la liberazione dei servi!

La liberazione dei servi in Russia, avvenuta nel 1861 durante il regno di Alessandro II (1818-1881), non fu una riforma molto popolare ed efficace: impoverì i contadini e causò rivolte multiple. Alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, il Paese ribolliva di proteste ed era squassato dagli attacchi terroristici.

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Nel 1877-1878, la Russia si oppose all’Impero ottomano nella guerra per liberare i popoli degli Stati balcanici (Bulgaria, Romania, Serbia e Montenegro) dal regime che li opprimeva. La Russia vinse decisamente. Secondo il Trattato di Berlino (1878), che fu firmato dalle maggiori potenze europee, tra cui l’ancora giovane Regno d’Italia, una parte della Bulgaria, e anche il Montenegro, la Serbia e la Romania, divennero indipendenti dagli ottomani, che furono spinti fuori dall’Europa. Nei Balcani, Alessandro II di Russia divenne allora noto come “il Liberatore” e questo epiteto, Освободитель (“Osvobodìtel”) si diffuse poi ampiamente nell’Impero Russo.

Tre anni dopo, Alessandro II fu assassinato dai militanti dell’organizzazione rivoluzionaria Narodnaja Volja (“Volontà del popolo”), perché nella politica interna aveva completamente fallito.

6 / Alessandro III “il Pacificatore” – perché il suo regno passò senza guerre

Il figlio di Alessandro II, Alessandro III (1845-1894), salì al trono dopo uno degli eventi più disastrosi della storia della dinastia dei Romanov: suo padre era stato fatto saltare in aria dai terroristi. Impose una severa politica interna con misure conservatrici e autoritarie volte a placare, controllare o reprimere violentemente qualsiasi protesta.

Di conseguenza, più impegnato all’interno del Paese, in politica estera Alessandro III interruppe la pratica dei trattati bilaterali riservati con i Paesi europei, perché tali trattati portavano inevitabilmente a conflitti internazionali. Impiegando una politica estera senza interferenze, Alessandro III salvò molte vite russe, che tradizionalmente cadevano nelle tante guerre continuamente affrontate dal Paese. Fu per questo chiamato Миротворец (“Mirotvórets”; “Il Pacificatore”) durante gli ultimi anni del suo regno.

7 / Nicola II, “il Sanguinario” – per la sua crudeltà

L’incoronazione di Nicola II (1868-1918) a Mosca nel maggio 1896 fu seguita da una celebrazione di massa sul campo di Khodynka, dove migliaia di persone si affollarono e si calpestarono a vicenda, nella corsa ad accaparrarsi regali. Pessimamente organizzata dalle autorità di Mosca, la tragedia di Khodynka, provocò la morte di 1.389 persone. Questo triste evento segnò l’inizio del regno dell’ultimo zar, ma Nicola II divenne Кровавый (“Krovavyj”; “Il Sanguinario”) non per questo.

La Rivoluzione del 1905 in Russia iniziò poco dopo la Domenica di Sangue del 9 gennaio 1905, quando i soldati della Guardia Imperiale spararono contro i manifestanti pacifici uccidendone almeno 130 (ma forse alcune migliaia). Lenin chiamò Nicola “Il Sanguinario” subito dopo questi terribili fatti del 1905, nei suoi articoli sulla stampa russa rivoluzionaria (pubblicati all’estero) e in volantini di agitazione politica.

Ma dopo la Rivoluzione fallita del 1905, il soprannome di Nicola II si diffuse ancor di più. L’imperatore, infatti, rafforzò ulteriormente il regime, conferendo un potere più assoluto alle autorità e ai giudici locali, il che portò a un gran numero di processi totalmente illegittimi e di parte. Nel dicembre del 1910, persino Vladimir Purishkevich, un politico monarchico di estrema destra, nel suo discorso alla Duma di Stato, definì “Sanguinario” Nicola II, perché aveva ordinato una violenta repressione di una rivolta studentesca all’Università di San Pietroburgo.

Il giorno successivo, i giornali che pubblicavano le parole di Purishkevich furono confiscati; ma attraverso la stampa, il soprannome inevitabilmente trapelò alle masse, raggiungendo un pubblico molto più ampio di quello degli articoli di Lenin. Dal 1910 fino alla Rivoluzione del 1917, “Il Sanguinario” fu un soprannome sempre più usato, e nel XX secolo, fu un epiteto usato ufficialmente nella storiografia sovietica. Ma con il crollo dell’Urss, Nicola II è stato proclamato santo dalla Chiesa Ortodossa, e oggi il suo epiteto più diffuso è “Santo, martire e grande portatore della Passione”.


I russi vedrebbero di buon occhio un ritorno dello zar e della monarchia? 

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