Il pittore francese Louis Caravaque, nato nel 1684, giunse in Russia nel 1716 su invito dello zar Pietro il Grande “per dipingere ritratti e battaglie”. Il contratto era di tre anni, ma alla fine il marsigliese decise di rimanere per sempre, e morì a San Pietroburgo nel 1752 o 1754.
La sua gamma artistica era molto ampia: ritrasse scene di battaglia della Grande Guerra del Nord contro la Svezia, decorò residenze zariste e dipinse persino icone per le chiese ortodosse. Il suo marchio di fabbrica, tuttavia, era la ritrattistica.
Il francese realizzò numerosi ritratti di monarchi russi e delle loro famiglie, che stupirono i contemporanei per la notevole somiglianza e la precisione dei dettagli. Louis Caravaque formò anche alcuni pittori russi e creò la prima scuola di pittura di nudo in Russia.
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Discendente del celeberrimo cardinale Richelieu, Armand Emmanuel de Vignerot du Plessis de Richelieu, nato nel 1766 a Parigi, fu costretto a fuggire dalla Francia dopo la Rivoluzione del 1789. Una volta arrivato nell’Impero russo, partì quasi subito per combattere una guerra contro l’Impero ottomano.
Il 22 dicembre 1790 il Duca di Richelieu partecipò al successo dell’assalto russo alla fortezza turca di Izmaïl (oggi nella regione di Odessa), considerata inespugnabile, e per il suo coraggio fu insignito dell’Ordine di San Giorgio di IV classe e di una spada d’oro. “Amo le persone di merito e quindi gli auguro ogni bene, anche se non lo conosco personalmente”, scrisse all’epoca l’imperatrice Caterina la Grande a proposito del coraggioso francese.
In seguito, il nobile servì sia l’imperatrice che il nipote Alessandro I con incarichi militari e civili: partecipò alle guerre contro Napoleone, fu governatore generale della Novorossija (la regione sulla costa settentrionale del Mar Nero) e governatore generale di Odessa, dando un grande contributo alla prosperità e al benessere della città. Strade, istituzioni scolastiche, bevande alcoliche e persino squadre di calcio saranno in seguito intitolate a Richelieu, che ha anche un monumento sulla sommità della celebre Scalinata Potjomkin.
L’aristocratico francese che aveva fatto tanto per la Russia tornò in patria nel 1814. L’imperatore Alessandro I volle ringraziarlo e il re Luigi XVIII di Francia lo nominò primo ministro.
La notizia della sua morte nel 1822 rattristò lo zar russo. “Piango il duca di Richelieu come l’unico amico che mi ha detto la verità. Era un modello di onore e sincerità”, disse Alessandro all’ambasciatore francese a San Pietroburgo, il conte de La Ferronnays.
Come a molti altri membri dell’aristocrazia, la Grande Rivoluzione francese portò al conte Guillaume Emmanuel Guignard de Saint-Priest, solo miseria e rovina, privandolo della sua patria.
Per tutta la vita Guillaume Emmanuel, nato nel 1776, si dedicò alla lotta contro i suoi ex compatrioti per il ritorno del “vecchio ordine” e della dinastia borbonica in Francia. Il conte servì inizialmente nel corpo militare del Principe Condé, formato da emigrati francesi, ma il suo talento militare venne veramente alla luce nell’esercito dell’Impero russo.
Nell’infelice, per i russi e gli austriaci, battaglia di Austerlitz (oggi Slavkov u Brna in Repubblica Ceca) del 2 dicembre 1805, alla testa del battaglione Jäger delle Guardie, Guillaume Emmanuel difese con estremo coraggio il villaggio di Blažovice e fu uno degli ultimi a ritirarsi dal campo. In seguito, il conte partecipò a decine di battaglie contro l’esercito di Napoleone in Russia e in Europa e fu decorato con numerosi riconoscimenti, tra cui la spada d’oro “Per il coraggio” con diamanti.
Quando l’esercito russo entrò in territorio francese all’inizio del 1814, il tenente generale Guillaume Emmanuel Guignard de Saint-Priest, era più vicino che mai a realizzare il suo sogno. Ma non avrebbe assistito alla caduta della Francia napoleonica: il 13 marzo, durante la Battaglia di Reims, fu gravemente ferito e morì pochi giorni dopo a Laon.
L’opera della vita dell’architetto francese August de Montferrand fu la costruzione della Cattedrale di Sant’Isacco, il più grande luogo di culto ortodosso di San Pietroburgo e uno dei principali simboli della città. Dei quarantuno anni che il francese visse in Russia, quaranta li dedicò alla creazione di questa struttura monumentale, morendo poco prima che i lavori fossero ultimati.
Un altro dei grandiosi progetti dell’architetto fu la Colonna di Alessandro nella Piazza del Palazzo, eretta su ordine dello zar Nicola I per commemorare la vittoria russa su Napoleone. Per molto tempo, i cittadini temevano che il monumento sarebbe caduto sulle loro teste e si tenevano a rispettosa distanza da esso. Per fugare queste paure, Montferrand iniziò a passeggiare ogni giorno intorno alla colonna con il suo cane, e continuò a farlo fino alla fine della sua vita.
Nel 1836 il talentuoso francese supervisionò il sollevamento da terra della Campana dello Zar, che con le sue 216 tonnellate è la più grande e pesante al mondo. Il gigante, che non era mai stato utilizzato per il suo scopo, giaceva, danneggiato da un incendio e inutilizzabile, da un secolo nella fossa di colata, nel Cremlino di Mosca. La campana, sollevata con successo al secondo tentativo, fu posta su un piedistallo vicino al campanile di Ivan il Grande. Oggi si trova ancora lì.
Non tutti i militari francesi erano disposti a deporre le armi dopo la sconfitta subita dalla Francia nel 1940. I seguaci del generale Charles de Gaulle continuarono a combattere l’odiato nemico nazifascista su altri fronti, compreso quello orientale.
In Urss, piloti francesi su aerei sovietici combatterono i tedeschi nel reggimento aereo Normandie-Niémen. Il più eccezionale di loro fu Marcel Albert, che era nato a Parigi nel 1917.
I compagni di servizio hanno sottolineato che Albert nelle battaglie con il nemico era coraggioso, tenace e si comportava sempre in modo tatticamente appropriato. Non c’era nessun pilota nel reggimento in grado di individuare il nemico in aria prima di Marcel.
Marcel Albert, che è stato insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, ha ottenuto 23 vittorie aeree, 15 delle quali in gruppo. Come asso, fu secondo solo a Pierre Clostermann, francese che combatté nella Royal Air Force britannica, che aveva abbattuto 33 aerei nemici (19 da solo e 14 come membro di una squadriglia). Marcel Albert è morto nel 2010.
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