Le fabbriche-cucine, così in Urss si volevano liberare le donne dagli impegni domestici

Kira Lisitskaya (Foto: Dominio pubblico; Aleksandr Rodchenko/MAMM/MDF/russiainphoto.ru; Iosif Budnevich, Gennadi Kochkintsev/TASS)
Tra gli anni Venti e Trenta in Unione Sovietica si registrò un boom nella costruzione delle fabbriche-cucine, progetti che puntavano a facilitare la vita delle lavoratrici e a scoraggiare gli uomini dall’abuso di alcol

Negli anni '20, il governo sovietico intraprese una forte politica di industrializzazione e le nuove fabbriche richiedevano un gran numero di lavoratori, donne comprese. Per avviare un progetto di nutrizione centralizzato e liberare le lavoratrici dall’impegno di cucinare a casa, nacque il progetto delle fabbriche-cucine. Inoltre le autorità stavano facendo i conti con il problema dell’alcolismo: si iniziò a pensare che i lavoratori dovessero trascorrere meno tempo a casa e più tempo al lavoro, e che dovessero passare anche i momenti di svago insieme agli altri lavoratori. E il posto “ideale” dove trascorrere il tempo libero erano proprio le fabbriche-cucine: luoghi dove si poteva mangiare, prendere cibo da asporto e trascorrere il tempo libero in modo “culturale”: questi edifici, infatti, ospitavano anche grandi magazzini, uffici postali, farmacie, palestre e biblioteche.

Manifesti:

In un primo momento le fabbriche-cucine nacquero all’interno di edifici già esistenti; ma ben presto fu elaborato un progetto architettonico che prevedeva la costruzione di nuove strutture: enormi complessi che, per analogia con le “case della cultura”, venivano chiamati “case della nutrizione”. 

I canoni di costruzione delle “Case della nutrizione” 

Una tipica fabbrica-cucina era alta tre o quattro piani e aveva un seminterrato con frigoriferi e depositi di cibo, una panetteria e una stanza per il personale. Al piano terra si trovavano le officine di produzione, un laboratorio, un guardaroba per i visitatori, un bar e un minimarket. Al primo piano poi c'erano le sale da pranzo e al terzo le sale per i banchetti. 

Le fabbriche-cucine venivano costruite con enormi finestre o pareti a vetrate, che servivano per avere spazi luminosi e permettere ai visitatori di pranzare con la luce naturale: un dettaglio importante non solo dal punto di vista estetico, ma utile anche per risparmiare elettricità. I tetti delle fabbriche erano pianeggianti, in modo da potervi collocare tavolini e sedie e permettere agli ospiti di pranzare fuori.

Le prime fabbriche-cucine

Operai al lavoro nella mensa della fabbrica-cucina N. 2

La prima fabbrica-cucina fu aperta nel 1925 nell'edificio di un ex dormitorio nella città di Ivanovo-Voznesensk (oggi Ivanovo). Questa città è ancora oggi famosa non solo per le sue spose (ne abbiamo parlato qui), ma anche per la sua industria tessile. Pur rimanendo invariato all'esterno, l'edificio è stato radicalmente trasformato all'interno, dove sono stati sistemati frigoriferi, lavastovigli, montacarichi e attrezzi per cucinare (prodotti perlopiù in Germania).

Alla fine degli anni ‘20, in questa fabbrica di Ivanovo mangiavano ogni giorno circa 600 persone, e lì venivano preparati i pasti da distribuire alle mense di 8 fabbriche della città. 

La fabbrica-cucina N. 1 di Mosca, Leninskij Prospekt 7 (1931)

Il progetto fu un successo e presto cominciarono ad aprire stabilimenti simili in tutta l'URSS. 

Tra gli stabilimenti più famosi c’era la fabbrica-cucina di Mosca N.1, inaugurata nel 1928 sul Leningradskoe Shosse. L'edificio si trovava simbolicamente di fronte al ristorante Jar, luogo di ritrovo preferito dell'aristocrazia pre-rivoluzionaria e dell'intellighenzia creativa. L'edificio, progettato da zero nello spirito del modernismo sovietico dall'architetto Aleksej Meshkov, ospitava una sala da pranzo per 1.200 persone. Oltre alla fabbrica-cucina, lo stabilimento aveva una caffetteria dove venivano serviti colazione, pranzo e cena a circa 250 persone. C'erano anche un negozio, un ufficio postale e un ufficio del telegrafo. Nel 1936, a Mosca si contavano circa 25 fabbriche-cucine (così perlomeno si diceva nella rubrica “Tutta Mosca”, del 1936). 

Il fenomeno delle fabbriche-cucine interessò anche Leningrado (attuale San Pietroburgo): nel 1930 vennero inaugurate in una volta sola ben 4 di questi edifici. Il più grande - con una superficie di oltre 20.000 m² - nacque nel quartiere Kirovskij e serviva i lavoratori della fabbrica Krasnyj Putilovets.

Una fabbrica a forma di falce e martello

La fabbrica-cucina di Samara

Nel 1929, l'amministrazione comunale di Samara decise di costruire una fabbrica-cucina per lo stabilimento di difesa di Maslennikov. Il progetto fu diretto dalla prima donna architetto sovietica, Ekaterina Maksimova, che all'epoca aveva già lavorato a edifici simili a Mosca e in altre città.

Maksimova riteneva che “in futuro la fabbrica-cucina avrebbe dovuto liberare le donne dai noiosi impegni domestici, consentendo loro di vivere una vita piena, su un piano di parità con gli uomini”.

Maksimova progettò quindi un edificio a due piani, pensato nello stile del Costruttivismo, a forma di falce e martello.

Nell’ala a forma di martello, al pieno terra, vi erano la cucina e gli attrezzi del mestiere, mentre la falce ospitava il guardaroba e tre mense (una per i bambini, una per gli operai e una per i lavoratori della stessa fabbrica). Un nastro trasportatore trasportava il cibo dalla cucina - dislocata nell’ala a martello - fino alle sale da pranzo, presenti nella zona a forma di falce. Ogni giorno venivano prodotti ben 9.000 pasti!

Sul tetto fu costruita una terrazza dove si poteva cenare durante la bella stagione. Oltre alle sale da pranzo, l'edificio ospitava una rosticceria, una biblioteca, un ufficio postale e una scuola sportiva.

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Le fabbriche-cucine hanno avuto successo?

Questi luoghi presentavano una serie di vantaggi rispetto al fatto di dover cucinare a casa o mangiare in qualche caffetteria: la produzione in serie con metodi di cottura meccanizzati consentiva di cucinare pasti economici e che facevano risparmiare tempo. E mentre in passato gli operai si allontanavano dalla macchina per mangiare un tozzo di pane e altri cibi semplici portati da casa, ora tutti i lavoratori mangiavano in mense luminose su piatti di porcellana puliti con posate lucide, preparati secondo uno standard uniforme.

Nonostante questi vantaggi, però, la costruzione delle fabbriche-cucine fu interrotta nella metà degli anni ‘30: la loro edificazione risultò essere costosa e la redditività troppo bassa. Inoltre, nello stesso periodo alcune fabbriche iniziarono ad allestire mense interne per i propri dipendenti. Per di più, in quel periodo si stava sviluppando anche l'industria alimentare e l'Unione Sovietica iniziò a produrre prodotti in scatola che rendevano più facile cucinare a casa. Infatti non ci fu mai uno stop totale della cucina casalinga. 

Le fabbriche-cucine restarono in funzione fino al crollo dell'URSS. Negli anni '90 furono privatizzate ma questo tipo di business non risultò redditizio. Per questo, al loro interno furono aperti negozi e altre attività commerciali che generavano maggiori guadagni.

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