Cinque maledizioni che hanno perseguitato la dinastia Romanov

Kira Lisitskaya (Foto: Dominio pubblico; Hulton Archive/Getty Images)
Durante i trecento anni di storia al comando della Russia, ci sono state decine di profezie nefaste sul loro futuro e destino. Ecco le cinque più raccapriccianti

La maledizione di Marina Mnishek

Marina Mnishek (1588-1614)

Il regno della dinastia Romanov ebbe inizio in tempi cruenti. Un bambino di tre anni fu giustiziato nel 1614, appena un anno dopo che Mikhail Fjodorovich Romanov (Michele di Russia) era diventato zar. Il bambino era conosciuto come Ivan Vorjonok (“Ворёнок”; “Vorjonok” significa “Piccolo ladro”; “ladruncolo”) ed era il figlio del Falso Dmitrij II (Лжедмитрий II) e della sua moglie polacca, Marina Mnishek. Ma perché i Romanov fecero una cosa così orribile come uccidere un bambino? 

Il piccolo fu impiccato perché sua madre, Marina Mnishek, era stata effettivamente incoronata zarina a Mosca nel 1606, quindi suo figlio avrebbe potuto accampare almeno vaghi diritti al trono. I Romanov, sostenuti dallo Zemskij sobor (il primo parlamento feudale russo), negavano queste pretese e preferirono uccidere un bambino piuttosto che vivere sotto la minaccia di un altro periodo confuso e di crisi dinastica come il “Periodo dei torbidi” (1598-1613) che si era appena concluso.

La leggenda narra che, nell’apprendere della terribile morte del figlio, Marina Mnishek dette in escandescenze. Sbatteva la testa contro le pareti della sua cella e urlava maledizioni. La dinastia – disse – che ha iniziato il suo regno impiccando un bambino innocente, finirà come ha iniziato: con la crudele morte dei suoi ultimi bambini.

La maledizione di Marina Mnishek riaffiorò nel 1918, quando il mondo apprese dell’esecuzione della famiglia Romanov a Ekaterinburg e Alapaevsk. Tuttavia, tutto potrebbe essere una leggenda inventata post factum, perché non ci sono fatti certi su dove e come Marina Mnishek sia morta. Dopo che fu imprigionata nel 1614, semplicemente non fu più vista né sentita.

La maledizione di Evdokija Lopukhina sulla San Pietroburgo deserta

Evdokija Lopukhina (1669-1731)

Evdokija Lopukhina (1669-1731), la prima moglie di Pietro il Grande, fu tonsurata con la forza come suora nel 1698. In precedenza, suo padre e due zii erano stati repressi per aver preso parte a una cospirazione anti-statale. Pietro si allontanò bruscamente dalla sua prima moglie, che era stata educata nelle rigide tradizioni russe e che era la madre del suo sfortunato figlio Aleksej (1690-1718), che aveva solo otto anni quando sua madre fu portata via da lui e mandata al convento dell’Intercessione di Suzdal

La zarina Evdokija avrebbe detto alla sorella di suo marito, Marija Alekseevna, che San Pietroburgo non sarebbe rimasta in piedi e un giorno sarebbe stata deserta. Marija Alekseevna trasmise questa voce al figlio di Pietro ed Evdokija, Aleksej, che la riferì durante un interrogatorio nel 1718. Nella stessa San Pietroburgo, nel 1722, alcuni membri del clero furono condannati per aver diffuso voci su questa profezia, una delle più ossessionanti nella storia della città, che al momento è ancora intatta e piena di gente.

La predizione del monaco Abele sulla morte di Caterina II

Caterina II ritratta da Fedor Rokotov

Vasilij Vasiliev, che si faceva chiamare Monaco Abele, visse nella seconda metà del XVIII secolo. Negli anni Ottanta del Settecento prese i voti monastici, ma visse principalmente la sua vita come un vagabondo, soggiornando in vari conventi lungo la strada. Il libro di profezie trovato nella cella di Abele al monastero Nikolo-Babaev, dove soggiornò nel 1796, affermava che l’imperatrice Caterina II (la Grande) presumibilmente sarebbe morta entro otto mesi.

Abele fu arrestato e la predizione fu riferita all’imperatrice. Dopo un interrogatorio da parte della Spedizione Segreta, l’organo della sicurezza di Stato, Abele fu mandato nella fortezza di Shlisselburg. Ma la sua profezia si avverò, e quando Caterina morì, nel novembre 1796, e Paolo I divenne imperatore. Abele fu rilasciato su ordine personale di Paolo. Tuttavia, presto continuò a predire il futuro per denaro e fu arrestato ed esiliato di nuovo. Dopo un periodo dentro e fuori dal carcere, Abele fu infine mandato nel monastero di Sant’Eutimio a Suzdal, dove morì nel 1841, già ottantenne. Non c’è certezza sulla realtà delle altre profezie di Abel, molte delle quali gli sono state assegnate dopo la sua morte.

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La profezia di Rasputin

Grigorij Rasputin (1872-1916)

Grigorij Rasputin fu ucciso nel dicembre 1916, meno di tre mesi prima che la dinastia Romanov terminasse il suo regno. Solo dopo la sua morte, Nicola II venne a conoscenza della lettera che Rasputin gli aveva inviato. Il segretario di Rasputin, Aron Simanovich, scrisse nelle sue memorie che questa lettera conteneva una profezia:

“Zar della terra russa, quando sentirai suonare le campane che ti informano della morte di Grigorij, allora sappi: se degli assassini mi uccideranno, i contadini russi, i miei fratelli, e tu, zar russo, non avrai nessuno da temere. Resta sul tuo trono e regna. Ma se i tuoi parenti avranno commesso l’omicidio, allora nessuno della tua famiglia, cioè figli e parenti, vivrà più di due anni. Il popolo russo li ucciderà”.

Aron Simanovich dice di aver dato la lettera all’imperatrice Aleksandra, e che lei l’ha letta, ma non l’ha mostrata a Nicola II fino a dopo la morte di Rasputin. In effetti, uno dei parenti di Nicola II, suo cugino, il granduca Dmitrij Pavlovich, fece parte della cospirazione anti-Rasputin e fu tra gli assassini di Grigorij. Lui morì nel 1942 in Svizzera, mentre Nicola II e i suoi figli e parenti non vissero più di due anni: furono trucidati nel 1918 a Ekaterinburg e Alapaevsk.

È importante sapere, tuttavia, che gli storici considerano le memorie di Simanovich una fonte inaffidabile e questa storia è probabilmente inventata: non ci sono tracce della lettera e della “profezia” di Rasputin in altre fonti.

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La coincidenza tra Monastero Ipatjev e Casa Ipatjev

Il monastero di Ipatjev all'inizio del XX secolo

Questa non è in realtà la profezia di nessuno, ma semplicemente una strana coincidenza nella storia russa: il regno della dinastia Romanov iniziò nel Monastero Ipatjev (Regione di Kostroma, Russia) nel 1613 e l’ultimo zar della dinastia e la sua famiglia furono uccisi nel 1918 nella Casa Ipatjev, a Ekaterinburg.

Il monastero Ipatjev di Kostroma era intitolato a Sant’Ippazio (Ipatij) di Gangra. Nel 1613, Mikhail Romanov e sua madre, la zarina Marfa, vissero qui, al sicuro dai disordini del Periodo dei torbidi, e quando lo Zemskij sobor elesse Michele come nuovo zar, la delegazione di Mosca arrivò al monastero Ipatjev. Fu lì, nella Cattedrale della Trinità, che si svolse la cerimonia con cui fu ufficializzata la scelta di Michele come zar.

La casa Ipatjev a Ekaterinburg, 1928

La casa Ipatjev a Ekaterinburg si chiamava così perché apparteneva a Nikolaj Ipatjev, ufficiale dell’esercito e ingegnere. Nel 1918, quando i bolscevichi salirono al potere, requisirono la casa di Ipatjev e vi portarono Nicola II, la sua famiglia e la sua servitù. Il 17 luglio 1918, lo zar e la sua famiglia furono giustiziati e, il 22 luglio, Nikolaj Ipatjev ricevette indietro le chiavi della sua casa, ma non visse mai più in quel posto.

Anche se il monastero e la casa non sono collegati in alcun modo, la coincidenza del nome è ovviamente presente. E, se la maledizione di Marina Mnishek è mai esistita, alla fine si è avverata.

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