Cinque indovini russi che seppero prevedere il futuro

Andrej Ryabushkin. Ivan il Terribile (1903)

Andrej Ryabushkin. Ivan il Terribile (1903)

Andrej Ryabushkin
Alcuni sono stati santificati, altri sono rinnegati dalla Chiesa, ma tutti hanno profetizzato sull’avvenire della Russia, e alcune previsioni, naturalmente, si sono realizzate

1 / Procopio di Ustjug – Прокопий Устюжский

San Procopio di Ustjug. Icona

Procopio di Ustjug, visse nel XIII secolo, e fu conosciuto come uno jurodivyj, uno stolto in Cristo, prima a Novgorod, e poi a Velikij Ustjug. Andava in giro vestito di stracci, dormiva per strada, per terra, sulle pietre, sui cumuli di spazzatura. Esortava i cittadini a pregare e a pentirsi, affinché il destino di Sodoma e Gomorra non si abbattesse su Velikij Ustjug. Secondo il Libro della Genesi, le due città furono punite per la loro dissolutezza: “Il Signore sparse zolfo e fuoco… dal cielo su Sodoma e Gomorra, e distrusse queste città, e tutti i dintorni, e tutti gli abitanti”.

Poiché Procopio aveva già predetto una punizione divina in precedenza, che non si era avverata, la gente non gli prestava molta attenzione, ma nell’estate del 1290 iniziò a insistere con particolare vigore con gli abitanti di Velikij Ustjug affinché si pentissero. Una settimana dopo scoppiò davvero una tempesta spaventosa. Gli abitanti di Ustjug si precipitarono in chiesa dove trovarono Procopio che pregava con fervore. Secondo la leggenda, salvò Ustjug, allontanando dalla città una “nuvola di pietra”.

La cattedrale di San Procopio a Velikij Ustjug, Russia

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“A mezzogiorno una nuvola tenebrosa si abbatté improvvisamente sulla città di Ustjug e divenne buio come se fosse notte. Poi vennero le grandi nuvole e si fermarono sui quattro lati, da esse uscivano incessantemente lampi di fuoco e i tuoni erano forti e terribili sopra la città di Ustjug, così che era impossibile sentire ciò che si diceva parlando”. Ma Procopio insieme al popolo pregò la Madre di Dio, e “l’aria cambiò e le nuvole spaventose con lampi e tuoni volarono via verso i luoghi deserti a una distanza di 20 poprishchi [circa 30 km; ndr] dalla città, e lì caddero grandi pietre ardenti con la pioggia. Ma grazie all’intercessione della Santissima Madre di Dio e alle preghiere di San Procopio, né una persona né un capo di bestiame restarono uccisi”. Questo è ciò che la “Vita di Procopio di Ustjug” riporta sul suo miracolo, dopo il quale divenne ancora più venerato.

Procopio non era russo di nascita. Era fuggito dalla Prussia orientale su una nave carica di merci, dopo la morte di suo padre, ed era poi arrivato a Novgorod. L’agiografia dice che proveniva da una nobile famiglia di mercanti della città di Lubecca. A Novgorod, colpito dalla vista della moltitudine di chiese e monasteri, si convertì all’ortodossia, diede via tutti i suoi beni e si convertì allo jurodstvo. La sua fuga da Novgorod a Velikij Ustjug fu legata al fatto che gli abitanti di Novgorod avevano cominciato a venerarlo eccessivamente per il suo essere un “nestjazhatel” ante litteram; cioè un religioso che predicava la povertà assoluta della Chiesa.

Procopio visse circa 13 anni dopo la profezia sulla “tempesta di pietra”. Il presunto meteorite di “Velikij Ustjug” è probabilmente caduto il 25 giugno 1290 vicino al villaggio di Kotovalovo, circa 20 km a nord-ovest della città. Tuttavia, nessun resto fossile della “pioggia di pietre” è stato scoperto finora dagli scienziati, quindi è segnato come “dubbio” nel registro internazionale dei meteoriti. Il sito della presunta caduta della “pioggia di pietre” vicino al villaggio di Oblovo attira i pellegrini fin dai tempi antichi. Nel 1860, i cittadini di Velikij Ustjug furono persino autorizzati ufficialmente “a tenere una processione il 25 giugno dalla Cattedrale dell’Assunzione di Ustjug fino alla cappella vicino a Olbovo, dove, secondo un’antica leggenda, una nuvola di pietre cadde nell’anno 1290”.  

2 / San Basilio il Benedetto – Василий Блаженный

Il famoso stolto in Cristo di Mosca, San Basilio il Benedetto (nato nel 1462 o 1468), divenne presto noto come indovino. Vasilij (questo il suo nome in russo) lavorava nella bottega di un calzolaio, e un uomo venne dal proprietario per ordinare degli stivali che voleva durassero “diversi anni”. Basilio sorrise enigmaticamente a quelle parole. Quando il cliente se ne andò, il proprietario gli chiese cosa significasse quel suo sorriso. Basilio rispose che il cliente non avrebbe avuto bisogno degli stivali a lungo: sarebbe morto l’indomani. E così accadde. Questa fu, tuttavia, la minore delle previsioni di Basilio.

Nell’estate del 1547, Basilio si recò al monastero dell’Ascensione a Mosca e rimase a lungo a pregare con fervore davanti alle icone. Il giorno dopo fu dalla chiesa di questo monastero che partì il devastante incendio di Mosca, che distrusse un terzo della città. Secondo la leggenda, già da giovane Basilio aveva predetto l’invasione del khan Mehmed I Giray, che, nel 1521, devastò Nizhnij Novgorod, Vladimir e altre città della Russia centrale. Prima che arrivasse, Basilio ebbe una “visione infuocata” nella cattedrale dell’Assunzione.

Vasilij fu rispettato e onorato da Ivan il Terribile, per il suo dono di veggente. Si sa che lo zar permetteva a Basilio di fare battute su di lui e di chiamarlo “Ivashka”. Il timorato di Dio Ivan il Terribile non osò mai punire o rimproverare il folle in Cristo. La leggenda narra che dopo aver ricevuto una certa bevanda dallo zar, Vasilij versò la coppa per terra (o fuori dalla finestra) e quando riempirono di nuovo il recipiente, credendo che lo avesse vuotato per sbaglio, lui la rovesciò una seconda volta e spiegò che era il suo modo per spegnere l’incendio di Novgorod. Come si scoprì più tardi, un grande incendio cittadino era stato effettivamente domato quel giorno a Novgorod.

Quando Vasilij morì, lo zar Ivan in persona portò la sua bara al cimitero, e il funerale del folle in Cristo fu officiato dal metropolita di Mosca Makarij. Basilio fu canonizzato nel 1588, subito dopo la morte dello zar Ivan il Terribile.

3 / Ksenija di Pietroburgo – Ксения Петербургская

Beata Ksenia di San Pietroburgo, artista sconosciuto di inizio XIX secolo

La Beata Ksenija (1731-1802) era una donna folle in Cristo di cui non sono sopravvissuti documenti scritti sulla vita e la morte, ma il cui ricordo è troppo forte nella tradizione pietroburghese per dubitare della sua realtà. Era la moglie del tenente colonnello e cantore di corte Andrej Petrov, che morì prematuramente quando Ksenija aveva 26 anni. Dopo la morte del marito, Ksenija prese la via della follia in Cristo.

Al funerale del marito, Ksenija si presentò vestita con gli abiti di lui e non volle più rispondere se la chiamavano con il suo nome, dicendo che Ksenija era morta e che ora era Andrej Fjodorovich. Dopo il funerale, Ksenija vendette la casa del marito e diede tutto il denaro alla Chiesa o lo distribuì ai conoscenti, quindi cominciò a vagare per San Pietroburgo. Quando i vestiti di suo marito erano ormai lisi, Ksenija, secondo la leggenda, cominciò ad andare in giro con una gonna verde e una camicia rossa, i colori dell’uniforme militare che indossava il defunto.

Ksenija viveva di elemosina. “Datemi un re a cavallo!”, era la sua richiesta abituale. Si trattava di una copeca di rame. Lei non accettava altro. Un giorno, in una bottega la richiesta di Ksenija di un “re a cavallo” venne esaudita con alcune monete d’oro infilate discretamente nella sua tasca. Uscendo, Ksenija scoprì queste monete, tornò indietro e, restituendo l’oro, chiese per sé un “re a cavallo”. “Non ho bisogno di altro”, rispose ostinatamente alla richiesta di accettare almeno qualche rublo.

Le profezie più famose di Ksenija riguardano la morte dei sovrani. Nell’estate del 1764 Ksenija fu spesso vista piangere per le strade. “Qual è il tuo problema, Andrej Fedorovich?”,  le chiedevano. E la risposta era sempre: “C’è sangue, sangue, sangue! Lì i fiumi sono pieni di sangue, lì i canali sono insanguinati, c’è sangue, sangue”. Più tardi si seppe che nel luglio 1764 l’ex imperatore Ivan VI era stato pugnalato a morte mentre cercava di fuggire nella fortezza di Schlisselburg.

La cappella sulla tomba di Ksenia di San Pietroburgo

Ksenija, secondo la leggenda, aveva predetto anche la morte dell’imperatrice Elisabetta. Pochi giorni prima della fine del 1761, gli abitanti della capitale la sentirono gridare: “Preparate i bliny! Presto tutta la Russia cucinerà bliny!". Il 25 dicembre l’imperatrice Elisabetta morì improvvisamente. Si crede che Ksenija abbia previsto la sua morte, perché i bliny tra i russi, insieme alla kutja, sono un cibo tradizionale per le commemorazioni dei defunti.

Non si sa precisamente la data di morte di Ksenija, ma è sicuramente avvenuta nei primi anni del XIX secolo. La sua tomba al cimitero di Smolensk divenne un luogo di pellegrinaggio e la gente portava via la terra e la sabbia dal cumulo della sua sepoltura. Successivamente, fu eretta una cappella nel luogo di inumazione di Ksenija.

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4 / Il Monaco Abele – Монах Авель

Non esistono ritratti del monaco Abel: questo è il monastero di Suzdal Spaso-Evfimiev, dove finì i suoi giorni

L’unico documento sul monaco Abele è un procedimento penale del Ministero della Giustizia datato 1796, aperto riguardo al libro di 67 pagine di profezie scritto da quest’uomo. Il contadino Vasilij Vasiljev, che si faceva chiamare monaco Abel, sembra aver effettivamente predicato alla fine del XVIII secolo. Negli anni Ottanta del Settecento prese i voti monastici nel monastero di Valaam, ma non vi rimase a lungo, preferendo vagare. Nel 1796 un libro di profezie fu trovato in possesso di Abele nel monastero Nikolo-Babaev nella diocesi di Kostroma; esso affermava che l’imperatrice Caterina la Grande sarebbe morta entro otto mesi.

La scoperta ebbe gravi ripercussioni: Abele fu arrestato e la predizione fu riferita all’imperatrice. L’indovino fu interrogato dalla Spedizione Segreta, la polizia politica del tempo, e imprigionato nella fortezza di Schlisselburg. Ma dopo l’ascesa al trono di Paolo I fu rilasciato e persino battezzato alla lavra del Monastero di Aleksandr Nevskij. Tuttavia, fu presto arrestato a Mosca per aver predetto il futuro in cambio di denaro.

Nel 1798 Abel fu esiliato nel monastero di Valaam, dove due anni dopo fu scoperto nella sua cella un nuovo libro di profezie, che si diceva contenesse predizioni sulla morte di Paolo. Per questo Abele fu rinchiuso nel rivellino Alekeevskij della Fortezza di Pietro e Paolo, e dopo la morte dell’imperatore fu esiliato nel monastero delle Isole Solovetskij, dove si suppone abbia predetto la guerra del 1812 e l’incendio di Mosca, dopo di che fu rilasciato e continuò a vagare. Abele passò più di 10 anni in libertà, e nel 1826 fu nuovamente recluso, stavolta nel monastero di Sant’Eutimio di Suzdal, dove morì nel 1841. Abele era ormai ultraottantenne.

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5 / Ivan Jakovlevich Korejsha – Иван Яковлевич Корейша

Ivan Koreysha

Il più vicino a noi nel tempo tra gli jurodivye russi è il celebre chiaroveggente Ivan Korejsha, che visse nella prima metà del XIX secolo, e passò la maggior parte della sua vita nell’ospedale Preobrazhenskaja di Mosca. Aveva studiato in seminario e poi lavorato come insegnante, ma all’età di 22 anni iniziò a vagare in risposta a un’inspiegabile chiamata interiore. Dopo tre anni di vagabondaggio attraverso i monasteri e gli eremi, tornò alla sua nativa Smolensk e iniziò a dormire negli orti o nelle banja vuote, cantando i salmi, e divenne celebre come folle in Cristo, quando fu nota la sua capacità di chiaroveggenza e profezia.

Prediceva il futuro a tutti, sia alla gente comune che alla nobiltà, soprattutto sulla vita e la morte dei loro parenti. A volte si presentava lui stesso al capezzale di un moribondo e lo esaminava, dicendo se sarebbe vissuto o meno. La sua popolarità era rafforzata dal fatto che quasi tutte le sue previsioni si rivelavano accurate. E nell’inverno del 1811, quando gli fu chiesto se non aveva freddo vestito di stracci, Korejsha disse: “Aspettate un anno o due, farà caldo, e voi avrete freddo”, e in questo modo predisse l’assedio di Smolensk da parte dell’esercito di Napoleone.

Nel 1813 Ivan fu dichiarato pazzo e cercarono di isolarlo nell’ospedale psichiatrico di Smolensk. Questo era presumibilmente perché il chiaroveggente aveva denunciato l’appropriazione indebita dei funzionari di Smolensk. Ma l’ospedale divenne subito un luogo di pellegrinaggio per i suoi ammiratori, e nel 1816 Korejsha fu trasferito nel Manicomio (Tollhaus, dal tedesco) di Mosca, come veniva chiamato allora l’ospedale psichiatrico Preobrazhenskaja.

Il reparto psichiatrico di Preobrazhenskoye, 1910 circa

Anche lì divenne presto famoso perché predisse al direttore che sua figlia sarebbe guarita dal morbillo. La guardia stupita diffuse la voce sul chiaroveggente, che ben presto ricevette sempre più visitatori. Anche la moglie del governatore generale venne a trovarlo e rimase impressionata dalle capacità di Korejsha (quest’ultimo aveva indovinato esattamente dove si trovava suo marito quella sera). Dopo questa visita, le condizioni della reclusione di Korejsha nel manicomio migliorarono.

Fu isolato in una stanza separata, che non veniva quasi mai pulita, su suo espresso desiderio. Il dottor Demulen, che visitò l’ospedale nel 1856, quando Korejsha era già vecchio, scrisse che la stanza “era come la tana di un animale, non certo un reparto medico”. Ivan Jakovlevich stesso era sdraiato per terra, su uno strato di sabbia, coperto da una coperta sbrindellata così sudicia che la sola vista ti faceva venire il voltastomaco… e il suo petto era coperto di peli e sporcizia. Anche i cuscini erano lerci, con orribili strati di unto".

Di fronte al suo giaciglio c’era un divano per i visitatori. E sulla porta dell’ospedale, davanti all’ingresso del suo reparto, c’era un recipiente per le donazioni. Qualche anno dopo, le autorità del nosocomio si resero conto che la popolarità di Korejsha poteva essere sfruttata. Il famoso psichiatra Vasilij Sabler, capo medico dell’ospedale, affermò: “Siamo molto poveri; se non fosse per Ivan Jakovlevich, non so come faremmo ad arrivare a fine mese”. La tassa per visitare Korejsha era ufficiale: bisognava pagare 20 copechi d’argento di biglietto. Il denaro veniva utilizzato per migliorare l’ospedale, dove Ivan Korejsha era rinchiuso con la seguente diagnosi: “follia causata da un’eccessiva dipendenza dalla lettura”. Non fu beatificato dalla Chiesa ufficiale e non fu canonizzato dopo la sua morte.

La tomba di Koreysha nel quartiere Cherkizovskoye di Mosca

Verso la fine della sua vita, Korejsha divenne una celebrità nazionale. Non solo rispondeva alle domande dei suoi visitatori, spesso in modo vago e metaforico, ma faceva anche previsioni generali: per esempio, prima della Guerra di Crimea, Korejsha disse che si doveva mettere a seccare del pane, preparare bende e pizzicare la korpija (fili dei vecchi vestiti, usati per sostituire l’ovatta). La leggenda vuole che lo stesso imperatore Nicola I sia andato in visita da Korejsha. Entrando nel reparto, lo zar chiese a Korejsha perché era sdraiato e non si alzava. La risposta del chiaroveggente fu: “Anche tu, per quanto grande e minaccioso, un giorno ti sdraierai e non ti alzerai più!”. Ivan Jakovlevich appare persino nelle opere di Fjodor Dostoevskij e Nikolaj Leskov, sia con il proprio nome che come prototipo dello jurodivyj. Morì nel 1861 e fu sepolto vicino all’ospedale, nella necropoli della chiesa del Profeta Elia a Cherkizovo. La sua tomba divenne un luogo di culto ed è venerata ancora oggi.


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