Cosa portava in tasca un ragazzino sovietico?

Yakov Lyubchenko/russiainphoto.ru
Un “patsán”, una vera peste, non poteva non avere con sé un temperino, una fionda e dei fiammiferi. Ma cosa ci faceva con del catrame e con una moneta con il filo?

1 / La chiave dell’appartamento

Uno dei beni più preziosi di uno scolaro sovietico era la chiave dell’appartamento dove viveva, appesa al collo con una corda. Era necessaria per rientrare a casa dopo la scuola, dato che la maggior parte dei genitori lavorava fino a tarda sera.

La portavano così legata sia i maschi che le femmine, ma più spesso i ragazzi, perché partecipavano a giochi attivi e a risse più spesso delle loro coetanee, ed era facile per loro perdere la chiave. Dopo di che, cambiare le serrature era, con dispiacere dei genitori, un affare difficile e costoso, perché una chiave persa portava all’ansia che un ladro potesse trovarla.

A volte, per mettere al sicuro la chiave veniva usato un altro metodo: si cuciva una tasca speciale per riporla sul lato della fodera dell’uniforme scolastica. Tuttavia, tutti i trucchi dei genitori per non perdere la chiave dall’appartamento a volte si rivelavano inutili, visto che spesso i ragazzi la usavano per un gioco simile alle bocce, lanciandola verso un pallino. Vinceva chi ci si avvicina di più. Ma gli esiti indesiderati, ovviamente, erano all’ordine del giorno.

2 / La moneta con il filo

Ragazzini chiamano da un telefono pubblico, 1960

Nella tasca di un “patsán” (termine che si usa per indicare il “ragazzino sveglio”; “vivace”, a volte un po’ pestifero) sovietico doveva esserci una moneta da due copeche con un foro attraverso il quale si inseriva un filo. Un piccolo trucco che permetteva di fare chiamate gratuite con un telefono pubblico, di solito ai genitori. Si metteva la moneta nella fessura e alla fine della chiamata la si ripescava fuori con il filo. Questo permetteva di risparmiare i soldi dati dai genitori per le telefonate e di poterli spendere per il gelato o altri piaceri proibiti degli scolari.

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3 / La fionda

Una fionda

Un vero bambino sovietico doveva portare con sé una fionda e un set di “proiettili” da sparare: piccole pietre o brevi pezzi di tubo piegati a forma di U. La fionda era spesso formata a partire da un ramo, piegato nella forma necessaria e avvolta di nastro isolante. A fare da elemento di tensione era un elastico preso da pantaloni o tute.

La fionda non era una distrazione innocua, e lo sparo poteva facilmente provocare lesioni anche gravi agli occhi, e ferite. Nelle zone più rurali, poteva essere un mezzo per cacciare passeri o anche piccioni.

Una fionda in alluminio

Un organismo in crescita ha spesso bisogno di cibo, ma a volte era strategicamente pericoloso tornare a casa, perché una volta rientrati, i genitori potevano non farti più uscire, perché dovevi fare i compiti, aiutare a sistemare la casa o stare con il tuo fratellino. Così gli uccelli spennati, arrostiti sul falò, si trasformavano spesso in un ottimo spuntino che evitava il rientro per la merenda. È così che gli scolari sovietici sviluppavano le loro capacità di sopravvivenza. Non solo “andavano a caccia” i ragazzi dei villaggi, ma anche i pionieri cittadini portati in campagna per l’estate. Altre lezioni apprese in quel caso erano rubare le mele dal giardino dei vicini e il linguaggio scurrile.

4 / Fiammiferi

Fiammiferi sovietici

Per cuocere nella cenere le patate prese a casa o rubate dal campo di una fattoria collettiva, i ragazzi avevano bisogno di fiammiferi, che avevano una scala cromatica di gradimento. Per esempio, quelli con la capocchia verde erano considerati più fichi di quelli abituali marroni. Anche il design della scatola era importante. Nel tardo periodo sovietico, furono importati dei fiammiferi con stampigliate sulla scatola ragazze in costume da bagno, e naturalmente furono molto apprezzate dai ragazzi.

La scatola di fiammiferi era anche un posto ideale per conservare bellissimi insetti, ragni e bruchi. Potevano, per esempio, essere poi infilati nella collottola del compagno di classe seduto nel banco davanti per un delizioso scherzetto. L’effetto andava spesso oltre ogni aspettativa.

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5 / Un temperino

Coltellini tascabili

Dato che i ragazzi trascorrevano la maggior parte del loro tempo fuori dalla scuola per strada, ci si aspettava che portassero un temperino. Tagliare una mela, eviscerare un pesce, affilare un dardo…poteva tornare utile per molte cose.

Il coltellino più semplice aveva il triste nome di “Shkolnik” (“Scolaro”) e aveva una sola lama, che non era molto ben affilata. Tuttavia, questo problema veniva rapidamente risolto con l’aiuto di una pietra per affilare o anche di un gradino esterno.

I coltelli più costosi come il “Turist” o il “Rybka” (“Pesciolino”) avevano manici di plastica colorata e brillante con rilievi decorativi. Ma i più apprezzati erano i coltelli pieghevoli multiuso, con una vasta gamma di oggetti all’interno: oltre alla lama potevano avere tronchesine, forbici, strumenti di caccia, e persino un cavatappi.

6 / Un mazzo di carte

Mazzi di carte sovietiche

Un coltellino poteva essere perso o vinto a carte. Le carte erano portate con sé solo dai ragazzi sovietici più tosti. Erano considerate un gioco d’azzardo e quindi avevano un’aura “criminale”.

A scuola erano severamente proibite, e se un insegnante le trovava a un allievo le confiscava immediatamente o addirittura procedeva a strapparle o tagliarle come gesto dimostrativo. Eppure, nelle scuole alle carte si giocava, durante la ricreazione, in posti nascosti sotto le scale o nei bagni, anche se più spesso lo si faceva fuori, nei vicoli e in altri luoghi dove c’era poco rischio di essere scoperti dagli adulti.

Chi perdeva, di solito doveva subire uno “shchelbán”, ossia un colpo in fronte dato con due dita, piuttosto doloroso. Ma spesso i ragazzi si giocavano spesso pochi spiccioli o caramelle. E più il patsán diventava grande, più la posta in gioco diventava seria.

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7 / Catrame

Un pezzo di catrame

Spesso un vero “patsán” aveva con sé un pezzo un pezzo di “gudrón”. Cos’è? Un prodotto di scarto della distillazione del petrolio; sostanzialmente del catrame. Lo si poteva trovare nei cantieri, dove era usato per riparare tubi e a costruire strade. Quando si solidificava, si trasformava in un bitume, che i ragazzi strappavano e masticavano a pezzi al posto degli introvabili in Urss chewing gum

Si credeva che il catrame sbiancasse i denti e desse anche l’aspetto da duro di un ragazzaccio straniero che mastica gomme. Aveva una consistenza unica: dopo che si riusciva a masticarlo fino a renderlo morbida (cosa che poteva richiedere fino a mezz’ora), conservava a lungo la plasticità della gomma vera. Si credeva anche che masticare catrame fosse un ottimo mezzo per nascondere l’odore di tabacco delle sigarette fumate di nascosto.

8 / Un bicchiere pieghevole

Un bicchiere di plastica pieghevole

Un bicchiere pieghevole era un must assoluto durante la soffocante estate in città. I bicchieri dei distributori automatici di bibite gassate, che potevano essere addolcite con sciroppo di ciliegia o di pera, erano spesso mancanti, portati via da ladruncoli e ubriachi. Un bicchiere pieghevole personale era quindi la porta d’accesso a bevande gustose. Altrimenti in cosa si poteva versare la soda da un distributore automatico?

Ragazzi a un distributore automatico

Erano anche spesso comprati per i loro figli da madri schizzinose che diffidavano dei sistemi pubblici di lavaggio dei bicchieri. Ad aumentare lo spavento c’erano leggende metropolitane su uomini infettati dalla sifilide che passavano le notti a fare gli untori. Il bicchiere pieghevole non era molto pratico perché si poteva richiudere da solo quando si versava la bibita, quindi bisognava tenerlo per il bordo superiore e poi leccarsi le dita, appiccicose di sciroppo.


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