Ai distributori sovietici di bibite si beveva tutti allo stesso bicchiere: furono causa di epidemie?

Dmitrij Valtermants/МАММ/MDF/russiainphoto.ru
Le onnipresenti macchinette di acqua frizzante e limonate non avevano certo bicchieri di plastica monouso, e l’unico che c’era, di vetro, veniva sciacquato alla meglio. Mancano però dati attendibili sull’eventuale ruolo nella diffusione di alcune infezioni, anche se nel 1980 iniziò a circolare una leggenda metropolitana…

I distributori automatici di acqua gassata sono uno dei simboli dell’era sovietica. Erano ovunque: negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nelle hall degli alberghi, nei cinema, nei grandi magazzini e anche semplicemente per strada. Molti ricordano ancora quanto costasse un bicchiere di quest’acqua e l’inconfondibile sapore che aveva. La loro popolarità era fenomenale, ma qualcosa di strano c’era in queste macchinette sovietiche: avevano un solo bicchiere (o al massimo due) di vetro da cui bevevano tutti!

Uno per tutti

Si ritiene che il primo saturatore di acqua sia apparso in Unione Sovietica nel 1932. “Un addetto dello stabilimento ‘Vena’ [‘Vienna’] di Leningrado, Agroshkin, ha inventato un dispositivo interessante. In ogni negozio, utilizzando questo dispositivo è possibile impostare la produzione di acqua frizzante”, scrisse il giornale “Vechernjaja Moskvà”. Alla fine degli anni Cinquanta, solo a Mosca tali dispositivi erano già 10 mila.

Un bicchiere d’acqua con sciroppo costava 3 copeche, senza sciroppo una copeca. Gli sciroppi a disposizione erano “pera”, “berberis”, “dragoncello”, “krem-soda” (una sorta di limonata), “campanula”, ecc. Alla fine del periodo sovietico, furono aggiunti Pepsi e Fanta (ma erano molto più costose).

Tali macchine operavano per strada da maggio a settembre e in inverno venivano chiuse con apposite scatole di metallo. In estate, si creavano lunghe file per la limonata. Funzionava così: lasciavi cadere la moneta, sceglievi il gusto, piazzavi il bicchiere, dovevi bere subito rimanendo lì davanti, alla testa della fila, e rimettere a posto il bicchiere.

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Per lavare il bicchiere, nella macchina c’era uno scomparto apposito con una griglia: il bicchiere doveva essere messo lì capovolto. Premendolo, al suo interno ed esterno schizzava dell’acqua a pressione. Ma la quantità d’acqua era così piccola che spesso c’erano persino tracce di rossetto sul vetro.

Le macchinette venivano periodicamente sottoposte a manutenzione: gli addetti lavavano i bicchieri con acqua calda e una soluzione di soda. Ma non lo facevano ogni ora, e non tutti i giorni! Ci sono state epidemie durante il periodo sovietico? Sì, e parecchie! Tuttavia, per tutto il tempo di utilizzo delle macchine non vi è stata una sola menzione ufficiale di esse come fonte di possibile diffusione di malattie infettive.

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Era possibile infettarsi con un bicchiere?

Il fatto è che le statistiche sulle malattie nell’Unione Sovietica spesso non venivano affatto divulgate. Per alcune epidemie, i dati sono ancora secretati oggi. Ad esempio, nel caso del virus H1N1 della pandemia di “influenza russa”, che era partita dal nordest della Cina ma infuriò in Unione Sovietica nel 1977 e colpì principalmente i giovani tra i 20 e 25 anni.

Anche i bicchieri, ovviamente, potrebbero essere stati fonti di infezione. “Ad esempio, quando si utilizza un bicchiere comune sussiste il rischio di contrarre infezioni virali respiratorie e l’influenza. E anche se una persona ha un herpes, il virus contenuto nella saliva può rimanere su posate scarsamente lavate e trasmettersi”, afferma Elena Utenkova, professore del Dipartimento di malattie infettive dell’Università Medica Statale di Kirov.

Tuttavia, di norma, nel caso di infezioni “ordinarie”, come quelle virali respiratorie acute o influenzali, nessuno sa come si sia infettato il paziente: se si è lavato male le mani prima di mangiare, se è stato vicino a un altro malato su un mezzo pubblico, o se ha bevuto da un bicchiere contaminato. Inoltre, il sistema sanitario sovietico non registrò alcuna crisi evidente a causa della situazione epidemiologica. Al contrario, era considerato il migliore al mondo in materia.

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I sovietici non avevano forse capito che bere tutti da un solo bicchiere non è igienico ed è potenzialmente pericoloso? Alcuni sì. Pertanto, c’erano sempre quelli che si portavano un bicchiere in borsa o nel borsello, e genitori che vietavano ai bambini di servirsi delle macchinette automatiche.

Giravano anche alcune leggende metropolitane piuttosto ridicole, come quella che bevendo a quei bicchieri si potesse prendere la sifilide. Una di queste apparve durante le Olimpiadi di Mosca del 1980, quando c’erano molti stranieri nel Paese. In ogni città della Russia c’era la psicosi per la fake news degli afro-americani con la sifilide che di notte si sciacquavano il pene in questi bicchieri. Una storia assurda, ma, che tuttavia, ebbe per la prima volta l’effetto positivo di far puntare gli occhi della preoccupazione collettiva igienico-sanitaria su quei bicchieri, fino ad allora usati così alla leggera”, ha spiegato Aleksandra Arkhipova, capo del gruppo di ricerca “Monitoraggio del folklore contemporaneo” all’Accademia presidenziale russa dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione. La figura di uno straniero nei panni dell’untore ebbe successo per via della paura sovietica dei “forestieri”, e la sifilide (che non può certo essere presa da un bicchiere) era semplicemente la malattia più “oscena”, perché a trasmissione sessuale. Quindi era una “storia dell’orrore” ideale. Queste macchine vennero addirittura chiamate “sifilizzatori”. Sebbene l’epatite avrebbe potuto essere molto più credibile, perché poteva davvero essere trasmessa con il bicchiere.

La fine di un’epoca

Tuttavia, non furono le epidemie a mettere fine alle macchinette dell’acqua gassata, ma il crollo dell’Urss.

“Negli anni Novanta, la società Torgmontazh, che installava e gestita queste macchinette automatiche, cessò l’attività. Il sistema di servizio chiuse, e gli onnipresenti distributori d’acqua smisero di funzionare. Nessuno ne aveva più bisogno ora che l’acqua frizzante e le bibite gassate potevano essere acquistate in qualsiasi negozio”, ricorda David Gershzon, un membro del Bnikhi, l’Istituto dell’industria della refrigerazione, che aveva sviluppato le macchine.

Aleksandr Barannik, allora vicedirettore di Avtotorg №3, ha invece affermato che uno dei motivi principali della scomparsa dei distributori automatici fu l’inflazione galoppante dopo il crollo dell’Urss: “La gettoniera è un meccanismo abbastanza complesso e aggiornarlo più volte all’anno non è né semplice né redditizio”.


Cosa si poteva comprare alle macchinette automatiche nell’Urss? 

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