Fjodor Dostoevskij (1821-1881) nacque e trascorse l’infanzia a Mosca, ma visse poi a San Pietroburgo per quasi trent’anni. Non avendo una casa di proprietà, cambiò diversi indirizzi, affittando vari appartamenti.
Dostoevskij fu mandato da suo padre a studiare alla Scuola Centrale di Ingegneria. Aveva sede nel palazzo del defunto imperatore Paolo I, il Castello Mikhailovskij (nella foto). Dmitrij Grigorovich, un compagno di studi del futuro scrittore, ha ricordato che mostrava tratti di asocialità e non prendeva parte ai giochi comuni, ma se ne stava “sprofondato nei libri, cercando sempre un posto isolato”.
Il Giardino d’Estate e il ponte Pantelejmonovskij sul fiume Fontanka erano abbastanza vicini alla scuola. All’inizio del XX secolo il ponte fu ricostruito, in modo da rendere possibile il traffico automobilistico.
Nel 1849 Dostoevskij fu arrestato e trascorse otto mesi nella prigione della Fortezza di Pietro e Paolo. Inizialmente fu condannato alla fucilazione, ma all’ultimo minuto, quando era già sul luogo dell’esecuzione, la pena fu commutata in lavori forzati in Siberia. Dostoevskij fu accusato di aver preso parte a un circolo rivoluzionario e di aver distribuito la lettera vietata dalla censura di Belinskij a Gogol del 1847, che parlava della necessità di libertà civili e dell’abolizione della servitù della gleba.
Fin dal poema di Pushkin “Il cavaliere di bronzo” (1833) è iniziata una certa polemica attorno al monumento a Pietro il Grande, il fondatore della città. Il protagonista attacca Pietro per aver fondato la città proprio qui, in un luogo dove prima c’erano paludi, e dove il clima e le inondazioni sono terribili. Nel suo romanzo “L’adolescente”, Dostoevskij (1875) si esprime in modo simile: “Ma quando questa nebbia si dissolverà e si solleverà, non volerà forse via assieme ad essa anche tutta questa città putrida e viscida, non si leverà in alto assieme alla nebbia, dissolvendosi come fumo, lasciando al suo posto l’originaria palude finlandese col ‘Cavaliere di bronzo’, forse, per bellezza, sul suo cavallo fumante e spronato a sangue in mezzo ad essa?”.
Sebbene Dostoevskij mostri nei suoi romanzi più una San Pietroburgo cupa che non sfarzosa, lui era un assiduo frequentatore della prospettiva Nevskij, la “vetrina” della città dove operavano banchieri e mercanti e dove le signorine passeggiavano in abiti eleganti. E quando lo scrittore aveva la residenza all’estero e non aveva un appartamento in affitto in città, durante le visite alloggiava negli alberghi della prospettiva Nevskij.
Lo scrittore andava a pregare nella Cattedrale di Kazan, sempre sulla Prospettiva Nevskij (secondo la testimonianza di sua moglie, venne qui anche dopo la dichiarazione della guerra russo-turca).
A un minuto a piedi dalla cattedrale di Kazan c’era (e c’è ancora) la famosa pasticceria Wolf e Beranger, che Dostoevskij amava frequentare, e dove, nel 1846, incontrò Mikhail Petrashevskij, l’organizzatore di una società segreta volta a preparare il popolo alla rivoluzione. Fu proprio nel “circolo Petrashevskij” che Dostoevskij lesse la lettera proibita che gli costò la condanna a morte poi convertita in lavori forzati. Petrashevskij, anche lui esiliato in Siberia, divenne il prototipo del tetro personaggio del romanzo “I Demoni”, Pjotr Verhovenskij.
Molti luoghi di San Pietroburgo sono descritti nel romanzo “Delitto e castigo”. Sul ponte Nikolaevskij [ora Blagoveshchenskij] Raskolnikov, assorto nei suoi pensieri, viene frustato sulla schiena da un cocchiere per aver camminato in mezzo alla strada e aver rischiato di finire sotto i cavalli nonostante le grida di farsi da parte. Immediatamente le giovani donne pietose lo scambiano per un mendicante e gli danno l’elemosina.
Raskolnikov si aggira poi nei dintorni del Giardino d’Estate, desiderando che tutta la città fosse immersa in un tale verde e che ci fossero fontane ovunque per rinfrescare l’aria polverosa della città. “Poi a un tratto si domandò: perché, in tutte le grandi città, l’uomo non solo per necessità, ma come per un’inclinazione particolare, vive e si stabilisce proprio nei quartieri dove non ci sono né giardini, né fontane, dove ci sono fango e fetore, e porcherie di ogni genere”.
Ed ecco il lungocanale Ekaterina, vicino alla cattedrale Nikolskij. Non lontano da qui viveva la vecchia usuraia che Raskolnikov ha ucciso, e anche la sua amata Sonja Marmeladova viveva lungo il canale. Il canale si chiama oggi Canale Griboedov, e Dostoevskij non ha visto la sua attrazione principale, la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato. Lo scrittore non fu nemmeno testimone dell’assassinio dell’imperatore Alessandro II, sul cui sito si trova la chiesa, morì infatti circa un mese prima. Molto probabilmente, l’autore sarebbe stato scioccato dall’evento; era un patriota e un monarchico, e aveva vissuto con sofferenza i diversi attentati alla vita dello zar.
Raskolnikov viveva vicino a Piazza Sennaja, un quartiere di artigiani: “Vicino alle trattorie ai piani inferiori, nei cortili sudici e puzzolenti delle case di piazza Sennaja, e soprattutto davanti alle bettole, si affollavano operai e straccioni di ogni specie e qualità.”
Questo pescivendolo di strada sembra essere uscito dalle pagine dei romanzi di Dostoevskij. “Di nuovo polvere, mattoni e calce, di nuovo puzza dalle bottegucce e dalle bettole, e di continuo ubriachi, ambulanti finlandesi e vetture sgangherate.”
In “Delitto e castigo” e in altri romanzi, l’Isola Vasilievskij è molto presente; lo scrittore stesso vi ha vissuto, a diversi indirizzi. Non avendo soldi per permettersi una vettura, il protagonista di “Umiliati e offesi” ci va costantemente a piedi, dall’altra estremità della città. Ai tempi di Dostoevskij, le persone cercavano spesso compagni di viaggio per dividere le spese del viaggio in carrozza.
La Cattedrale della Trinità Izmailovskij era un luogo speciale per lo scrittore. Qui nel 1887 si sposò con la sua seconda moglie, Anna Snitkina, 25 anni più giovane di lui. Lei lavorava per lui come stenografa e con il suo aiuto furono scritti romanzi come “L’idiota”, “I Demoni”, “L’adolescente”, “I fratelli Karamazov”.
L’edificio della fabbrica meccanica di Kurt Siegel fu costruito nel 1876 in via Jamskaja a San Pietroburgo. Ora è via Dostoevskij. All’angolo della strada c’è la casa dove si trovava l’ultimo appartamento dove lo scrittore visse dal 1878 fino alla sua morte, avvenuta l’8 febbraio 1881. Ora ospita un museo commemorativo dedicato allo scrittore.
Dostoevskij fu testimone della costruzione e dell’inaugurazione nel 1879 del ponte Aleksandr (ora Liteinyj), uno dei biglietti da visita moderni della città. Proprio come oggi si crede che Mosca non sia la vera Russia, così Dostoevskij credeva che San Pietroburgo fosse straordinariamente diversa dal resto del Paese. “Dopotutto, non si può negare che essi non conoscessero il terreno; la Russia l’avevano conosciuta a San Pietroburgo svolgendo il servizio ufficiale; e con il popolo erano in un rapporto di signore rispetto al servo della gleba”, scrive nel suo “Diario di uno scrittore” sui personaggi dei libri di Pushkin e Gogol.
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