Cinque falliti attentati ai danni di uno zar russo

Getty Images
Nessuno zar si ritrovò ad affrontare così tanti tentativi di assassinio come Alessandro II: si salvò varie volte, prima di quell’attacco in un giorno di primavera del 1881 che si rivelò fatale. Abbiamo ripercorso i colpi più noti

Primo tentativo: un colpo andato a vuoto

Karakozov spara ad Alessandro II; cartolina sovietica

Il 4 aprile 1866, l'imperatore Alessandro II stava uscendo dalla porta nord del Giardino d'Estate a San Pietroburgo per una passeggiata. Una piccola folla di passanti si riunì spontaneamente e a rispettosa distanza per ammirare lo zar dirigersi verso la sua carrozza. Ma da questa folla partì un colpo, sparato dal 26enne Dmitrij Karakozov. L’imperatore fu salvato accidentalmente da Osip Komissarov, un contadino di 28 anni che lavorava come apprendista cappellaio.

“Ho visto quest'uomo che avanzava in fretta e furia tra la folla - disse Komissarov -. Non ho potuto fare a meno di guardarlo. Poi, quando l’imperatore si è avvicinato, me ne sono dimenticato... fino a quando l’ho visto tirare fuori la pistola e prendere la mira”. 

In quel momento, l'imperatore si fermò vicino alla carrozza per mettersi il cappotto, e fu allora che Komissarov sferrò un colpo alla mano di Karakozov, facendo in modo che il colpo venisse sparato in aria. Il racconto fu poi confermato da Eduard Totleben, un generale russo presente in quel momento tra la folla.

“Sono triste e addolorato perché il mio popolo sta morendo, e così ho deciso di distruggere lo zar malvagio e di morire io stesso per il mio caro popolo”, diceva una lettera trovata in una tasca di Dmitrij Karakozov. Mentre veniva catturato dalla folla, l'imperatore gli chiese: “Perché hai cercato di spararmi?”. “Hai ingannato il tuo popolo: hai promesso loro la terra, ma non gliel'hai data”, rispose Karakozov in riferimento all'abolizione della servitù della gleba, avvenuta nel 1861, ma che, a conti fatti, impose ai contadini di ricomprare le terre dallo Stato. Karakozov si rivelò essere membro di un circolo terroristico che progettava di iniziare una rivoluzione con questo omicidio.

Karakozov fu processato e giustiziato nel settembre 1866, mentre il salvatore dello zar, Osip Komissarov, ottenne la nobiltà ereditaria. La sera stessa dell’attentato, Komissarov fu onorato al Palazzo d'Inverno, abbracciato e salutato da Alessandro II.

Secondo tentativo: l'esplosione di una pistola

Lo zar Alessandro II sopravvive a un attentato mentre è seduto in carrozza accanto all'imperatore francese Napoleone III a Parigi, 1867

Nel maggio 1867, Alessandro II con i suoi figli Vladimir e Alessandro (il futuro Alessandro III) si trovava a Parigi per partecipare all'Esposizione Universale del 1867. Un giorno, quando l'imperatore, i suoi figli e l'imperatore Napoleone III erano in una carrozza che usciva dall'ippodromo di Longchamp, un polacco di 21 anni, Anton Berezovskij, si avvicinò alla carrozza e sparò allo zar da una breve distanza.

Ma la pistola di Berezovskij esplose, ferendo la sua mano e mandando il proiettile lontano dal bersaglio: il colpo centrò uno dei cavalli. Berezovskij fu immediatamente catturato dalla folla. Durante l’interrogatorio, si dichiarò colpevole e confessò di aver progettato di uccidere l'imperatore in nome della liberazione della sua patria, la Polonia. All'epoca la Polonia faceva parte dell'Impero russo, e solo quattro anni prima, nel 1863, una rivolta contro il dominio russo era stata soppressa nel sangue. La famiglia di Berezovskij fu esiliata e lui cercò di prendersi la rivincita, invano: scontò 40 anni di lavori forzati e fu liberato nel 1906.

Terzo tentativo: sparare all’imperatore in movimento

Il 2 aprile 1879, l'imperatore Alessandro II si stava godendo la sua passeggiata quotidiana intorno al Palazzo d'Inverno. Come al solito, non c’era nessuna guardia a sorvegliarlo: Alessandro aveva preso questa abitudine da suo padre Nicola I, che passeggiava per le strade della capitale quasi sempre da solo; e anche suo figlio, nonostante i tentativi di attentato, non rinunciò mai alla propria libertà. 

Sulla riva della Mojka, lo zar fu colpito da una distanza di 12 passi da Aleksandr Soloviev, un nobile di 32 anni, funzionario in pensione. Soloviev era un membro della “Zemlya i Volya” (Terra e Libertà, un'organizzazione rivoluzionaria che più tardi diede vita al circolo terroristico “Narodnaya Volya”). Il primo colpo mancò l'imperatore, che corse via.

Soloviev inseguì Alessandro II e sparò altri due colpi da una distanza più ravvicinata. Dopo il terzo colpo, un gendarme raggiunse Soloviev e lo colpì con una sciabola talmente forte che la lama si piegò! Tuttavia, Soloviev riuscì a sparare un altro colpo e fuggì, sparando il quinto colpo contro la folla che lo inseguiva, prima di essere finalmente catturato.

Secondo il racconto dello stesso Soloviev, egli agì in modo indipendente, ma “nello spirito del programma del suo partito”. Fu impiccato tre giorni dopo a San Pietroburgo, con una folla di circa 70mila persone ad assistere all'esecuzione.

Quarto tentativo: un’esplosione andata male

Il tentativo di far saltare il treno imperiale vicino a Mosca: la scena dopo l'esplosione

I membri di Narodnaya Volya sapevano che nel novembre 1879 la famiglia imperiale e il suo seguito sarebbero stati in viaggio per tornare dalle vacanze in Crimea a San Pietroburgo, passando per Mosca. Il loro piano era di far saltare in aria il treno sul quale viaggiavano.

Il treno dell'imperatore di solito viaggiava con 30 minuti di ritardo rispetto al primo convoglio che trasportava i beni reali con il loro entourage di servitori e dame di compagnia.

I terroristi misero tre bombe sui binari sui quali viaggiava il treno dell'imperatore: la prima vicino a Odessa, la seconda vicino ad Aleksandrovsk nella regione di Zaporozhye (Ucraina) e la terza vicino a Mosca. Ma il treno cambiò direzione e non passò per Odessa; la seconda bomba ad Aleksandrovsk non esplose.

Più avanti, a Kharkov, il treno dell'entourage accumulò ritardo per motivi tecnici, e così il treno dell'imperatore lo sorpassò e proseguì. Ma i terroristi non lo sapevano! Così, naturalmente, lasciarono passare il primo treno, puntando sul secondo. Il 19 novembre, una bomba esplose sotto la quarta carrozza del secondo treno… sbagliato. Invece del vagone di Alessandro II, saltò in aria il vagone che serviva da deposito di frutta. Per fortuna non si registrarono vittime.

Quinto tentativo: un'esplosione nel palazzo

L'imperatore Alessandro II dopo l'esplosione, la sera del 5 febbraio 1880. Da

I membri di “Narodnaya Volya” tentarono di attaccare l'imperatore anche nella sua residenza, nel Palazzo d'Inverno. Nel settembre 1879, ancora prima della fallita esplosione del treno, Stepan Khalturin, un ex contadino di 22 anni diventato propagandista rivoluzionario, fece domanda per un lavoro come falegname al Palazzo d'Inverno, e gli fu concessa una stanza nel seminterrato del palazzo. Inosservato e non controllato dalla sicurezza, nel febbraio 1880, accumulò circa 32 chili di dinamite nel seminterrato.

Il 5 febbraio 1880, Khalturin accese la miccia direttamente dalla sua stanza, due livelli sotto la sala da pranzo dove l'imperatore doveva consumare la cena con il principe Alessandro d'Assia (antenato del principe Filippo e fratello della moglie di Alessandro, l'imperatrice Maria). Ma il principe arrivò con un ritardo di mezz'ora, e Stepan Khalturin ovviamente non lo sapeva. L'esplosione uccise 11 guardie nel livello sottostante la sala da pranzo e ferì altre 56 persone; l'imperatore e la sua famiglia rimasero illesi.

Foto dello zar Alessandro II sul letto di morte

Stepan Khalturin riuscì a fuggire e a portare avanti la sua attività terroristica. Fu impiccato a Odessa nel 1882 per aver partecipato all'omicidio di un procuratore militare a Kiev. Khalturin riuscì a tenere nascosta la sua identità fino alla fine.

***

Nessuno zar si ritrovò ad affrontare così tanti tentativi di assassinio come Alessandro II: si salvò 6 volte; ma la settima fu per lui fatale. 

Nel pomeriggio del 1° marzo 1881, lo zar Alessandro II stava tornando al Palazzo d'Inverno nella sua carrozza reale. Sull'argine del canale di Ekaterina (ora Griboyedov), un terrorista lanciò una bomba contro la carrozza. Scosso ma illeso, l'imperatore uscì, ma un secondo cospiratore lanciò un'altra bomba direttamente vicino ai suoi piedi. Lo zar morì un'ora dopo nelle stanze del suo palazzo. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita qui.

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie