Il primi anni dello Stato dei Soviet furono estremamente travagliati per i giovani. I soldati tornavano dal fronte di una guerra devastante, ovunque c’erano un sacco di adolescenti rimasti orfani, e molti studenti che erano andati nelle grandi città per studiare non erano più riusciti a tornare a casa per via del tumulto della Rivoluzione e della Guerra Civile. I giovani volevano avere il controllo degli eventi, prendere parte ai grandi cambiamenti sociali e avere voce in capitolo nella costruzione del futuro nuovo che si prospettava davanti a loro. Ma questa massa di giovani sbandati era anche incline al crimine, quindi i bolscevichi avevano bisogno di affrontare questo problema crescente e incanalare questa forza.
Nel giugno 1917, ancor prima della Rivoluzione bolscevica, Nadézhda Krùpskaja, la moglie di Lenin, scrisse lo Statuto dell’Unione dei Giovani Lavoratori della Russia, che fu pubblicato sul quotidiano bolscevico “Pravda”. Lo statuto diceva che “tutti i ragazzi e le ragazze che vivono del loro lavoro, devono essere organizzati nell’Unione della Gioventù Lavoratrice della Russia”. Lo scopo dell’Unione, secondo la Krupskaja, era “preparare i suoi membri a diventare cittadini liberi, responsabili, partecipanti legittimi alla grande lotta che guideranno, da proletari, per la liberazione dal giogo del capitale”.
Perché iscriversi al Komsomol?
Dopo lo statuto della Krupskaja, diverse piccole unioni di giovani lavoratori vennero organizzate in varie città russe. Il Komsomol fu ufficialmente organizzato il 29 ottobre 1918, al 1° Congresso panrusso dei sindacati dei lavoratori e dei contadini, con il nome di Unione della gioventù comunista russa (“Российский коммунистический союз молодежи”; “Rossijskij kommunisticheskij sojuz molodjozhi”, o, in sigla, “RKSM”).
L’organizzazione avrebbe cambiato più volte il suo nome ufficiale, ma rimase sempre generalmente nota come “Komsomol” (abbreviazione sillabica di “Kommunistìcheskij Sojùz Molodjózhi”, “Коммунистический Союз Молодёжи”, ossia “Unione della Gioventù Comunista”). Secondo il suo Statuto del 1920, chiunque avesse un’età compresa tra i 14 e i 23 anni e sostenesse gli ideali comunisti poteva diventarne membro.
Lenin partecipò al 3° Congresso della RKSM nell’ottobre 1920 e pronunciò un discorso motivazionale ai giovani, parlando della necessità di combattere l’analfabetismo, e di come davanti a loro si parava un obiettivo ancor più complesso di quello raggiunto dalla sua generazione, che aveva fatto crollare l’impero e il capitalismo: bisognava ora costruire il comunismo.
Ma cosa spingeva tanti giovani a entrare a far parte dell’organizzazione?
I primi membri del Komsomol erano generalmente entusiasti dell’edificazione del comunismo ed erano pronti a combattere per raggiungere l’obiettivo. Sergej Kurkin, uno degli attivisti del Komsomol di Chaplygin, nella regione di Lipetsk, ricordò che nel 1919 un’Unità di forze speciali “ChON” (“Части особого назначения”; “Chasti Osobogo Naznachenija”; delle divisioni militari di partito) venne creata a Chaplygin e i membri del Komsomol ne entrarono a far parte. Tali unità erano organizzate “per aiutare l’Armata Rossa” in tutta la Russia, ma in realtà si trattava solo di contadini e lavoratori comunisti armati legalmente.
Le unità combattevano contro la controrivoluzione, gli ufficiali bianchi e i contadini che si rifiutavano di rinunciare alle loro scorte di cibo, mentre la Guerra civile era in pieno svolgimento. Nel 1919, le forze speciali ChON di Chaplygin (con tra le loro fila i membri del Komsomol) resistettero a uno scontro militare contro il generale bianco Konstantin Mamontov (1869-1920).
Il braccio violento della collettivizzazione
Ma il primo Komsomol era usato anche in modo molto meno eroico. Lo storico Vladimir Ippolitov, di Tambov, ha scritto che dall’inizio degli anni Trenta, il Komsomol della regione di Tambov venne utilizzato per attuare la collettivizzazione, privando i contadini benestanti dei loro risparmi e del cibo, spesso con crudeltà. “L’amministrazione del Partito locale e dei Soviet fece fare ai giovani il lavoro più duro e sporco”, scrive Ippolitov. “L’espropriazione dei beni dei contadini, che dovevano diventare proprietà dei kolchoz, assomigliò in molti casi a una pura rapina. Sentendo il sostegno delle autorità, i membri di Komsomol si comportavano come padroni dei villaggi. Nel distretto di Orlovskij, il segretario di una cellula del Komsomol di nome Semenov picchiò una donna, gridando: ‘Sono un membro di Komsomol! Devi avere paura e obbedirmi!’”.
Ma quindi quei ragazzi entravano nel Komsomol solo per poter girare armati e sentire il brivido del potere? No, piuttosto per costruirsi una carriera all’interno dello Stato sovietico. Il Komsomol, che era spesso indicato come “l’aiutante e la riserva del Partito Comunista”, aveva un’enorme struttura burocratica, simile a quella del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, e quanto meglio una persona faceva in questa struttura, maggiori erano le possibilità di entrare a far parte del Pcus senza ostacoli.
“Il nostro organizzatore del Komsomol [all’Istituto pedagogico statale di Mosca negli anni Settanta] mirava ad aderire al Partito Comunista”, racconta Galina Uljanova, storica di Mosca. “A quei tempi, per lavorare come storico professionista, bisognava essere membri del Partito, altrimenti non si poteva entrare negli archivi! E una carriera nell’amministrazione del Komsomol poteva essere di grande aiuto per entrare nel Partito”.
Nel 1926, il Komsomol prese ufficialmente il nome di Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione (in russo: “Всесоюзный ленинский коммунистический союз молодёжи”; “Vsesojùznyj léninskij kommunistìcheskij sojùz molodjózhi”) e l’età di iscrizione fu prolungata ai 28 anni (e i funzionari potevano essere anche più vecchi). Venne introdotta anche una quota associativa mensile di 2 copeche (il prezzo, allora, di un cono gelato).
In quei primi anni di vita del Komsomol, i genitori erano fermamente contrari all’ingresso dei loro figli nell’organizzazione: “Quando le madri scoprivano che la nostra Unione era comunista, picchiavano i figli… Presto, nella capanna del villaggio dove si era fermato il rappresentante del Komsomol, cominciava a formarsi una fila di ragazzi e ragazze confusi, che a testa bassa imploravano: “Eliminatemi dal Komsomol, mia madre e mio padre non mi permettono di unirmi a voi…”. Ovviamente, le autorità del Komsomol non accettavano questo passo indietro per nessuna ragione al mondo.
Cosa facevano i membri di Komsomol?
Dopo la collettivizzazione, il punto successivo nella lista delle cose da fare del primo Komsomol era l’istruzione dei suoi membri. Negli anni Trenta, migliaia di giovani ricevettero un’istruzione elementare nelle scuole tecniche, con il Komsomol che controllava il processo. Quindi, l’entusiasmo dei membri del Komsomol fu messo a frutto nella formazione delle Brigate edilizie studentesche.
Le sezioni del Komsomol di ogni scuola superiore formavano una brigata edile che veniva inviata a svolgere diversi lavori durante l’estate, quando gli studenti erano in vacanza. Negli anni Trenta, queste brigate hanno preso parte alla costruzione di cose importanti come l’acciaieria di Magnitogorsk, la stazione idroelettrica del Dniepr e persino la metropolitana di Mosca. Nel 1970, le brigate del Komsomol erano impegnate ad aiutare a costruire la linea ferroviaria Bajkal-Amur. Tuttavia, solo pochi ebbero la possibilità di costruire qualcosa di così grande. Di solito, le brigate del Komsomol andavano nei campi per aiutare i lavoratori agricoli, per ciò che veniva chiamato “na kartoshku” (“per le patate”). In effetti, per la maggior parte dei membri del Komsomol, raccogliere le patate (ma anche carote, rape, cavoli ecc.) era la più frequente attività estiva.
Le autorità avevano bisogno dei membri del Komsomol non solo per i lavori agricoli ed edili, ma soprattutto per aumentare l’influenza dell’ideologia comunista sui giovani. Galina Uljanova dice che il Komsomol teneva riunioni politiche regolari. “Facevamo delle presentazioni, più o meno su quello che volevamo, ad esempio io ne ho fatta una sul cinema americano. E almeno una volta al mese, ci riunivamo per una conferenza sulla situazione politica”.
I membri del Komsomol svolgevano anche una parte importante delle attività culturali nelle scuole e negli istituti. “Insieme all’amministrazione scolastica, preparavamo varie gare sportive e feste, e organizzavamo il gioco militare-patriottico ‘Zarnitsa’. Partecipavamo anche alla celebrazione di tutte le feste nazionali importanti”, racconta Tatjana Koroleva, ex membro del Komsomol. “Il 1º maggio, il 9 maggio e il 7 novembre erano le nostre festività principali. La mattina del giorno di celebrazione, eravamo molto indaffarati, poi ci mettevamo in fila e andavamo in centro per una manifestazione di celebrazione comunista”.
Un social network sovietico
Subito dopo la Seconda guerra mondiale, i sentimenti eroici di far parte del Komsomol svanirono. Ma il numero dei membri di Komsomol crebbe in modo esponenziale. Nel 1941 c’erano circa 11 milioni di membri, nel 1969 l’organizzazione era già cresciuta fino a 24 milioni e raggiunse il picco nel 1984, con 42 milioni di tesserati. Secondo le statistiche raccolte nel 2008 nella regione degli Urali, circa l’80% delle persone nate negli anni Sessanta è entrata a Komsomol, e oltre il 90% delle persone nate negli anni Cinquanta e prima. Ma i numeri non significavano anche una partecipazione attiva.
Anatolij Slezin, storico di Tambov, osserva che, nel 1957, il Komsomol aveva 64 giornali e riviste con una tiratura totale di oltre 13 milioni di copie. Ma pochi li leggevano davvero, anche tra i funzionari del Komsomol. Nel 1959, in Mordovia c’erano 129 abbonati alla rivista “Giovane Comunista” e 153 abbonati alla rivista “Vita del Komsomol” a fronte di 1.500 segretari di sezione del Komsomol e oltre 150 funzionari di rango regionale.
Per la maggior parte dei giovani, il Komsomol era, prima di tutto, un’opportunità per andare da qualche parte. “Tutti erano nel Komsomol, era come essere vaccinati; qualcosa di totale”, dice Galina Uljanova. “Il Komsomol era un’istituzione sociale, prima di tutto. Tutti adoravano i subbotnik ’per piantare gli alberi’, ‘per pulire le strade’… Ma non ci riunivamo per le cose da fare, ma per stare insieme. Passavamo un’ora o poco più a piantare gli alberi o pulire le vie e poi ci dedicavamo al picnic, a mangiare panini e bere vino, a cantare accompagnati dalla chitarra, a chiacchierare, a flirtare… Ecco di cosa si trattava.”
Il governo notò questo allentamento dei costumi e cercò di ricordare ai giovani la natura ideologica del Komsomol. Nel 1984, quando ormai si avvicinava la fine dell’Urss, Boris Vasiljev (1924-2013), scrittore e grande sceneggiatore, pubblicò “Zavtra bylà vojnà” (“Завтра была война”; ossia “Domani fu la guerra”), in cui condannava chi se ne stava nel Komsomol in modo spensierato.
“Ora sono un membro del Komsomol. Ma poi voglio essere una donna”, dice una ragazza nel racconto di Vasiljev (trasformato anche in film nel 1987). “Ma non ti vergogni?”, la rimprovera un’altra ragazza. “No, ma avete sentito, che il suo sogno è essere ‘una donna’! Non una pilota, non una paracadutista, non una stacanovista, ma una donna. Solo un giocattolo nelle mani di un uomo!”
Ma naturalmente, i giovani sovietici volevano vivere la vita, socializzare e divertirsi, e avevano ormai poca voglia di seguire l’ideologia sovietica. Negli anni Settanta e Ottanta, l’appartenenza al Komsomol veniva sempre più utilizzata solo per raggiungere alcuni obiettivi. “Un dipendente non poteva semplicemente avvicinarsi alla guardia e dire: ‘dacci le chiavi dalla sala ricreativa aziendale, che vogliamo organizzare una serata danzante”’, racconta la Uljanova. “Un funzionario del Komsomol poteva. Diceva: ‘Stiamo organizzando una serata culturale per i nostri membri del Komsomol e subito otteneva le chiavi. Tali serate di solito erano precedute da una conferenza ideologica di qualche tipo, ma in realtà, tutti venivano lì solo per ballare. Un membro del Komsomol poteva anche chiamare un teatro e chiedere dei biglietti gratuiti… L’ideologia esisteva solo nei livelli superiori della struttura Komsomol, per tutti gli altri il Komsomol era solo una sorta di social network sovietico”.
Entro la fine degli anni Ottanta, il numero dei membri del Komsomol scese a 35 milioni, e nel 1991 a 26 milioni. I giovani semplicemente non si preoccupavano più di unirsi al Komsomol, in parte perché il Partito Comunista era in profonda crisi. Nel 1989, le organizzazioni del Komsomol delle repubbliche sovietiche lituana ed estone si staccarono dalla Lega dei giovani comunisti leninisti di tutta l’Unione, che fu poi definitivamente sciolta nel settembre del 1991. “Quando il Komsomol cessò di esistere, divenne chiaro che quelle uscite della domenica e quei subbotnik, quelle presentazioni e quelle conferenze politiche creavano davvero un forte legame nei collettivi di lavoro. Questi incontri si interruppero all’improvviso e dopo poco non sapevi più neanche chi era quello con cui stavi lavorando fianco a fianco”.
E prima del Komsomol c’erano i Pionieri. L’uomo nuovo sovietico si formava nei campi estivi per bambini