La Russia esplora l’Artico già da mille anni. Sin dai tempi antichi, il Nord ha attratto persone in cerca di preziose pellicce. Le isole del Mar Glaciale Artico erano spesso visitate dai Pomory, i coloni russi sulla costa del Mar Bianco. Nel 1499 fu fondata la prima città russa nell’Artico, Pustozersk. Oggi, purtroppo, è abbandonata e in rovina (l’ultimo abitante la lasciò nel 1962).
La prima spedizione russa nell’Artico non aveva scopi di ricerca. L’atamano cosacco Semjon Dezhnev fu inviato lì per trovare zanne e ossa di tricheco e lische di pesce. Ma dopo aver circumnavigato la Chukotka, fece una scoperta vitale: trovò lo stretto tra Eurasia e Nord America.
Sotto Pietro il Grande, all’inizio del XVIII secolo, la Russia costruì una potente flotta, che aprì maggiori opportunità per la ricerca polare. In seguito alle spedizioni di Vitus Bering, dei fratelli Laptev e di Semjon Cheljuskin nel periodo 1734-1743, fu compilata una mappa dettagliata delle coste, dei fiumi e delle isole dell’Artico russo. Questi viaggi passarono alla storia collettivamente come la Grande Spedizione del Nord.
Nel XIX secolo, gli esploratori stranieri cominciano a far concorrenza ai pionieri russi dell’Artico. Ecco perché, ad esempio, il grande arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe, nel Mare di Bering, porta un nome non russo, nonostante appartenga alla Russia. Scoperto dagli esploratori austriaci Payer e Weyprecht nel 1873, ricevette questo nome in onore dell’imperatore dell’Austria-Ungheria.
Negli anni del suo crepuscolo, l’Impero russo si occupò non solo di esplorare, ma anche di sviluppare la regione artica. Per consentire la navigazione durante tutto l’anno, fu varato il primo rompighiaccio polare al mondo, lo Ermak, nel 1899. E nel 1916, in piena guerra e alla vigilia della Rivoluzione, fu fondata Murmansk, oggi uno dei più grandi centri urbani (292.500 abitanti) del Nord della Russia. Il governo fece tutto il possibile per invogliare le persone a trasferirsi nella regione artica.
Ciò che l’Impero russo iniziò a fare, fu completato dall’Unione Sovietica. Nel 1932 Otto Schmidt effettuò il primo viaggio senza sosta a bordo di un rompighiaccio attraverso la rotta marittima settentrionale, lungo la costa artica della Russia, dall’Europa all’Asia. Sulla scia di tali rompighiaccio, delle navi ordinarie iniziarono a navigare ininterrottamente da Murmansk a Vladivostok per un periodo da alcune settimane a due mesi.
Nel 1937 l’Urss aprì la prima stazione di ricerca al mondo su ghiaccio alla deriva nel Mar Glaciale Artico. Un totale di 31 di queste stazioni sarebbero state costruite in epoca sovietica e altre dieci saranno aperte nella Russia contemporanea.
Il 18-20 giugno 1937, un aereo sperimentale a lungo raggio Tupolev ANT-25 al comando di Valerij Chkalov fece il primo volo non-stop al mondo dall’Urss agli Stati Uniti attraverso il Polo Nord.
Nel dopoguerra, l’Urss lanciò una potente flotta di rompighiaccio, compresi quelli a propulsione nucleare, nella regione artica. E nel 1977 fu una nave rompighiaccio sovietica a divenire la prima nave di superficie al mondo a raggiungere il Polo Nord.
Oltre alle navi civili, l’Artico un tempo brulicava di imbarcazioni militari. Il Mar Glaciale Artico divenne infatti l’arena dove i sottomarini statunitensi e sovietici giocavano al gatto e al topo. Armati di armi nucleari e quasi impossibili da individuare sotto il ghiaccio, tali sottomarini divennero l’arma più pericolosa.
Dopo il crollo dell’Urss, la crisi economica colpì duramente gli interessi artici della Russia. Dal 1991 al 2003 il Paese non ebbe più neanche una sola stazione galleggiante nella regione. Questa finestra temporale è stata sfruttata dai Paesi occidentali e persino da Stati non artici come la Cina, il Giappone e l’India, che hanno iniziato a chiedere l’internazionalizzazione delle risorse dell’Artico e la parità di accesso ai suoi tesori del sottosuolo per tutti i Paesi.
I principali concorrenti della Russia nella regione sono ancora gli Stati artici (Norvegia, Danimarca, Stati Uniti e Canada), che hanno una loro parte di territorio lì e portano avanti infinite controversie territoriali per le zone più ricche di risorse dell’Artide.
La Russia di oggi non ha intenzione di fare sconti a nessuno sulla politica artica. Per garantire la sicurezza dei suoi interessi nella regione ha istituito il Comando strategico congiunto della flotta settentrionale, meglio noto semplicemente come Forze armate artiche.
Un simbolo delle rinnovate ambizioni artiche della Russia è stata la sua spedizione polare del 2007. Per la prima volta in assoluto, dei batiscafi di profondità hanno raggiunto il fondale nella regione del Polo Nord e hanno piantato una bandiera russa in titanio a una profondità di 4.302 metri.
In viaggio con il gas: siamo saliti su un’enorme nave cisterna russa sul Mare Glaciale Artico