WhatsApp e Skype a rischio per i funzionari russi?

 Il possibile divieto di utilizzare servizi di messaggistica stranieri potrebbe riguardare anche WhatsApp.

Il possibile divieto di utilizzare servizi di messaggistica stranieri potrebbe riguardare anche WhatsApp.

: Reuters
I sistemi di messaggistica stranieri potrebbero essere messi al bando per questioni di sicurezza

Lo scorso 30 maggio il Ministero delle Comunicazioni ha inviato al Presidente russo una proposta affinché i funzionari e i membri delle forze armate non utilizzino app straniere per le proprie comunicazioni sul posto di lavoro. L’idea è quella di fare in modo che gli utenti utilizzino sistemi di messaggistica sicuri. Nel 2015 infatti si era scoperto che Hillary Clinton aveva inviato delle informazioni confidenziali dal proprio indirizzo di posta privato, che non era protetto.

Tra l’altro negli ultimi tre anni i funzionari russi sono stati spiati dal gruppo Anonymous International: il gruppo seguiva regolarmente i messaggi di importanti figure pubbliche come il primo ministro Dmitrij Medvedev, vendendo poi una gran quantità di messaggi in cambio di bitcoins.

Questi hacker sono riusciti a decifrare comunicazioni sia di server russi, sia di server stranieri: la posta elettronica di Medvedev, per esempio, apparteneva a Yandex. E ora, per motivi di sicurezza le autorità hanno deciso di dichiarare guerra a queste intrusioni.

Chi riguarda

Il possibile divieto di utilizzare servizi di messaggistica stranieri potrebbe riguardare WhatsApp, Viber e Telegram, così come Skype e Gmail. Secondo il quotidiano Kommersant, a causa di questa misura le compagnie potrebbero perdere fino a 2,5 milioni di utenti. Secondo la compagnia TNS, il numero di utenti di WhatsApp, Viber, Skype e Telegram in Russia è pari a 22 milioni.

La sicurezza

I servizi di messaggistica cercano quindi di correre ai ripari e di dimostrare la propria sicurezza. “Funzionano attraverso il principio ‘end-to-end’, secondo il quale teoricamente la corrispondenza può essere letta solo attraverso lo smartphone dell’utente - ha spiegato Karn Kazarian, direttore di analisi dell’associazione russa di Comunicazioni Elettroniche -. La stessa cosa vale per Telegram e Signal, reso famoso da Edward Snowden”.

Ma gli esperti non sono certi che tale forma di sicurezza sia sufficiente. Natalia Kasperskaya, direttore generale di InfoWatch, crede che “sfortunatamente tutti i servizi di messaggistica abbiano un accesso secondario, un servizio di accesso remoto per i servizi di sicurezza stranieri”.

L’amministrazione presidenziale ha quindi deciso di avviare lo sviluppo di un servizio di messaggistica sostitutivo e ha incaricato mail.ru, l’impresa leader a livello di tecnologia e l’Istituto per lo sviluppo di internet, di lavorare al progetto.

Si crede infatti che con un servizio di messaggistica standard potrà essere più facile mettere la parola fine alla vulnerabilità dei servizi e garantire una sicurezza che fino ad oggi poteva presentare delle lacune. 

Kazarian sostiene che siano tante le compagnie russe in grado di sviluppare un sistema come questo. “Sarebbe bello se ciò si svolgesse in maniera aperta e competitiva”, conclude.

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