Usa-Urss e quella stretta di mano nello spazio

La capsula sovietica “Soyuz-19", con a bordo i cosmonauti Alexei Leonov e Valery Kubasov, si agganciò alla navicella americana "Apollo-18", a bordo della quale viaggiavano gli astronauti Thomas Stafford, Vance Brand e Deke Slayton (Foto: NASA)

La capsula sovietica “Soyuz-19", con a bordo i cosmonauti Alexei Leonov e Valery Kubasov, si agganciò alla navicella americana "Apollo-18", a bordo della quale viaggiavano gli astronauti Thomas Stafford, Vance Brand e Deke Slayton (Foto: NASA)

La spedizione Apollo-Soyuz, di cui ricorrono i 40 anni, è considerata l’inizio della cooperazione internazionale nel settore spaziale, nonché uno degli eventi politici più importati dell’epoca: voluta dal presidente americano Nixon, portò i due paesi a lavorare fianco a fianco per aiutarsi a vicenda in caso di incidente

Con il lancio in orbita della capsula spaziale "Soyuz-19" dal cosmodromo di Bajkonur e della navicella "Apollo" da Cape Canaveral, il 15 luglio 1975, ebbe luogo il primo volo congiunto nello spazio con la partecipazione di due Paesi diversi. L'idea di questa missione spaziale congiunta venne al presidente americano Richard Nixon. L'Unione Sovietica e gli Stati Uniti dovevano sviluppare dei metodi di rendezvous orbitali e adattare i propri sistemi radio al fine di aiutarsi a vicenda in caso di un incidente nello spazio.

Alle ore 19:12 del 17 luglio 1975, la capsula sovietica "Soyuz-19" con a bordo i cosmonauti Alexei Leonov e Valery Kubasov si agganciò alla navicella americana "Apollo-18", a bordo della quale viaggiavano gli astronauti Thomas Stafford, Vance Brand e Deke Slayton. Fu così che venne creata la prima stazione spaziale internazionale, un prototipo della Iss.

 
Cosa resterà del Bajkonur?

"Questa missione dimostrò che sulla Terra e nello spazio era possibile una cooperazione pacifica. Navicelle di diverso tipo, realizzate con tecnologie diverse e lanciate da vari punti del globo, potevano incontrarsi e agganciarsi l’una all’altra in pieno spazio”, ha commentato l’evento storico ai microfoni di RBTH il pilota-cosmonauta ed eroe della Federazione Russa, Yuri Lonchakov, attualmente responsabile del Centro di preparazione dei cosmonauti.

Un po’ di vodka per rompere il ghiaccio

Negli anni Sessanta la cooperazione tra gli studiosi dello spazio russi e americani si limitava a incontri sporadici nel corso di conferenze internazionali. La prima volta che l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti discussero la possibilità di un aggancio tra veicoli spaziali con equipaggio fu nell’ottobre del 1970. Due anni più tardi, le due potenze firmarono un accordo per la realizzazione di un volo spaziale congiunto nell’ambito del programma sperimentale internazionale "Soyuz-Apollo" e iniziarono subito a mettersi al lavoro.

Per la prima volta gli scienziati e astronauti di Stati Uniti e Unione Sovietica dovettero condurre l’addestramento e formazione degli equipaggi non solo nella propria base, ma anche in quella del Paese partner. Le difficoltà non mancarono: innanzitutto per via della barriera linguistica e poi per le limitazioni allora esistenti dovute a ragioni di segretezza.

Ad aggancio avvenuto, tuttavia, “il ghiaccio si ruppe”. Una volta a bordo gli astronauti riuscirono a trovare un linguaggio comune e iniziarono persino a scherzare tra di loro. Ad esempio, quando, subito dopo l’aggancio, gli equipaggi si incontrarono, il comandante della "Soyuz" Alexei Leonov consegnò ai presenti dei tubicini con l’etichetta "Vodka", invitando tutti a brindare, come vuole la tradizione russa, prima di un pasto. Gli americani si guardarono in un primo momento dubbiosi - lo vedevano, in realtà, un po’ fuori luogo - ma poi accettarono l’invito. Nei tubicini, in realtà, non c’era vodka bensì del borsch: Leonov aveva preparato le “false” etichette già sulla Terra.

Equipaggi formidabili e notti insonni 

Quando la "Soyuz" era già pronta sulla rampa di lancio, gli esperti identificarono un guasto al sistema televisivo a bordo della navicella. Una volta in orbita i nostri cosmonauti ricevettero dal Centro di controllo missione (TsUP) istruzioni su come riparare l’unità di commutazione. I cosmonauti lavorarono tutta la notte. A quanto pare, nemmeno gli americani chiusero occhio: si era inceppato un perno nel meccanismo di aggancio, fatto che non avrebbe permesso agli astronauti di passare dall’"Apollo" alla “Soyuz”, rischiando di compromettere così tutta la missione! La notte insonne, tuttavia, diede i suoi frutti: entrambi gli equipaggi riuscirono a risolvere i problemi.

Molto si dovette ovviamente anche all’esperienza e alla formazione di prim’ordine degli astronauti sovietici e americani impegnati nella missione. Prima di questo volo, Alexei Leonov, comandante della "Soyuz", fu il primo astronauta nella storia a rimanere sospeso liberamente nello spazio mantenendosi collegato alla navicella Voskhod 2 mediante una corda. Thomas Stafford, comandante dell’"Apollo", invece, aveva più volte realizzato manovre di avvicinamento a bordo delle navicelle "Gemini 6" e "Gemini-9", nonché volato intorno alla Luna per ben 31 volte.

Durante il volo sperimentale "Soyuz-Apollo", gli equipaggi portarono a termine tutti i principali compiti del programma: realizzarono l’aggancio delle due navicelle, completarono il passaggio dei membri degli equipaggi da una navicella all’altra, interagirono con il Centro di controllo missione e condussero tutti gli esperimenti scientifici congiunti in programma. "Una stretta di mano nello spazio”, così è passata alla storia la spedizione "Apollo-Soyuz", diventando uno degli eventi politici più importanti dell'epoca e segnando l'inizio della collaborazione nel settore spaziale tra queste due grandi potenze.

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