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Quando finisce un'estate provo come una sorta di mestizia. Quest'estate strana in particolare. Spossata è la natura; quieta e malinconica, si prepara all'autunno, già da metà agosto. L'aria, il cielo e persino l'acqua cambiano di colore, e gli alberi, spogliandosi delle foglie, si apprestano a piogge e freddo che verranno da lì a poco. E come da un dolce sonno, che insieme è vita e morte, l'estate - spensierata e oziosa - passa alla solennità d'autunno e - presto e bianco - verrà l'inverno. Se ne va l'estate nel sonno... Ti svegli un bel mattino ed è autunno! Vi è qualcosa di incantevole e di struggente nel cambio delle stagioni. Nella natura come nella vita. Immoto, l'autunno rapisce gli occhi e l'anima di porpora, ruggine, ocra dei suoi boschi. Ah, autunno! Al pari della primavera è la stagione più amata dai poeti. E uno dei poeti russi più controversi, che cantò natura e amore, uno dei lirici più puri fu Afanasij Fet (1820 - 1892). E noi non ci faremo certo mancare uno dei grandi romantici russi.
Il bagliore autunnale dell'aurora
Il bagliore autunnale dell'aurora
trema di nuovo di luce bugiarda,
Gli uccelli si persuadono fra loro
al volo in frotta verso il caldo.
E il cuore è lieto che una pena dolce - austera
lo punga ancora; a notte arrossa
la foglia di un acero: come a far sapere
che ama la vita, ma di vivere non ha forza.
Contrariamente alla scarsa popolarità in vita, A. Fet fu e continua a essere letto e amato da molti poeti russi: Esenin e Blok a suo tempo e Ryzhy, Suchkova e altri oggi. Forse perché oggi, come non mai, si ha bisogno di poesia e di romanticismo puro? Come l'antidoto a una cultura di abbrutimento delle masse, come aria, come cuore. Soprattutto i giovani. In tutte le epoche i giovani desiderarono la poesia al nascere nell'animo dei primi amori, e sempre nella poesia cercarono risposte e parole d'amore. Sovente li vedo nelle librerie, accanto allo scaffale della poesia, a leggere magari uno dei loro poeti preferiti.
Io continuo tutt'ora a vederti nei sogni
Io continuo tutt'ora a vederti nei sogni
con la stessa scintilla vivace negli occhi,
con lo stesso diafano e pallido volto,
con la stessa ghirlanda, che è rosa, che è bianca,
con lo stesso potere di affabili voci,
con lo stesso vapore di sogni fanciulli;
e respiro nel sogno così pienamente
come vivere usavo se in sogno non ero.
Perché un poeta dell'Ottocento? E perché allora Caravaggio, perché Michelangelo, perché sostiamo davanti alla tomba di Raffaello, perché facciamo la fila per visitare il Colosseo, perché leggiamo Pushkin? Solo perché siamo in gita turistica a Roma? O perché bisogna comunque leggere Pushkin o Fet? E perché non si fa che dire che la poesia non la legge più nessuno? Vorrei farvi sorridere, citando questo scritto:
"Oggi come oggi le poesie si leggono poco, ma le riviste, per rispetto della tradizione, ritengono necessario approvvigionarsi di prodotti in versi, che perciò appaiono ancora in notevole quantità.
[...] Sulle riviste finiscono versi [...] più o meno pervasi di sentimento poetico, ma non hanno più lo stesso valore di prima, e diventa sempre più evidente che i loro creatori o devono, facendo i conti con lo spirito dell'epoca, riaccordare le loro lire e cantare in altro tono o smettere di contare sull'attenzione e la simpatia dei lettori".
Così scriveva nel 1844 il critico russo Vissarion Belinskij. Per dire che si decideva per conto del lettore e che la letteratura russa dell'epoca si stava indirizzando verso la prosa. E la poesia di Fet ed egli stesso non ebbero un destino felice. Curioso a dirsi ma l'opera poetica di Fet godette di maggiore popolarità proprio nel periodo sovietico. In vita, invece, il successo di Fet visse dei periodi altalenanti. Criticato da molti, fu tuttavia apprezzato da alcuni suoi illustri contemporanei, seppure con una certa bonaria sufficienza.
...nell'aria, dietro il cantare dell'usignolo
si effonde l'inquietudine e amore.
A proposito di questi due versetti Lev Tolstoj scriveva a V. P. Botkin: "E da dove gli viene, a questo ufficiale grassoccio, tale impertinenza lirica, propria dei grandi poeti?"
Malediteci: la libertà ci è cara
Malediteci: la libertà ci è cara,
non la ragione infuria in noi, ma il sangue:
è la natura onnipossente in noi a clamare
e sempre amore andremo lodando.
I canterini a primavera ci additano la via:
così saper parlare - che esultanza!
Cantare e decantare - in noi è tutt'uno con la vita,
così viviamo che è impossibile che non si canti!
Vorrei ribadire ancora una volta che i russi d'oggi amano e leggono la poesia di Fet, che non fu compresa dai suoi contemporanei, desiderosi di modernità. Fet non seguì nessuna corrente politica e non aderì al movimento umanista che allora si consigliava ai letterati. Fedele a se stesso e al suo genio, si tenne fuori, e in cinquant'anni di produzione poetica pubblicò quasi sempre a spese proprie. Musicale, romantica, struggente, in simbiosi con la bellezza della natura, oggi la poesia di Fet è considerata un classico della poesia russa. Le sue rose sono vive, sospirano, parlano, incantano come la natura tutta.
Del vivo sole arde nel bosco il falò
E, contraendosi, scoppietta il ginepro;
Come un coro degli ebbri giganti in folla,
Arrossata, l'abetaia barcolla.
Il grande compositore Piotr Tchaikovsky scrisse di A. Fet:
"Si potrebbe dire, che Fet, nei suoi momenti migliori, varca il confine circoscritto della poesia e fa un passo impavido nella nostra direzione. Ed è per questo che, sovente, Fet mi ricorda Beethoven, e giammai Pushkin, Goethe, Byron, oppure Musse. Al pari di Beethoven egli possiede il potere di toccare certe corde del nostro animo, inaccessibili agli artisti, seppur grandi, ma costretti nei limiti della parola. Egli non è solo un poeta, egli è un poeta-musicista, e persino evita le tematiche di facile resa all'espressione linguistica. Ed è per questo che spesso non viene compreso, e ci sono addirittura alcuni che lo scherniscono o trovano che i versi come "Porta il mio cuore nella risonante lontananza" siano insensati. Per una persona limitata e, nel particolare, non musicale, potrebbero anche risultare senza senso, - non a caso, Fet, contrariamente alla sua indubbia, per me, genialità, non è affatto popolare."
Credetemi: confido nei miei versi
Credetemi: confido nei miei versi
con segreta speranza;
è un capriccio del caso che, forse,
Imprime loro un senso.
Così, nell'ora in cui nubi s'addensano
d'autunno e la tempesta piega gli alberi,
una minuta stinta foglia in volo
con mesto farfugliare vi cattura.
Vi consiglio la raccolta di liriche di A. Fet Arduo è restituire la bellezza viva, a cura di Alessandro Niero. Fatevi catturare dalla bellezza.
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