Nel regno delle fiabe russe (Vignetta di Anna Perepechenova)
I protagonisti delle fiabe popolari russe vivono nel misterioso Regno al di là dei monti e degli oceani e non sanno proprio cosa sia la noia: c’è chi supera prove di ogni genere per adempiere al volere dello zar oppure ottenere una bella moglie, c’è chi è costretto a difendere la propria terra o la famiglia da terribili creature fatate. Ecco, nella rassegna di Russia Oggi, le storie più conosciute e pittoresche.
La Baba Jaga. È uno dei personaggi più celebri delle fiabe russe. La versione più diffusa vive in una casetta (un’izba, ndr), che poggia su zampe di gallina e vigila l’entrata in un bosco impenetrabile, dove sono ben pochi ad avere il permesso di passare. La Baba Jaga mette alla prova il coraggio e l’arguzia dell’eroe; se egli supera le prove, la strega lo aiuta a proseguire il cammino prefissato donandogli qualche oggetto utile.
Meglio non fidarsi di un altro tipo di Baba Jaga, quella che ama mangiare i bambini. L’ingegno salva ancora una volta l’eroe, oltre al fatto che la vecchietta per età o per pigrizia assegna il “lavoro ai fornelli” a qualcuno che per stupidità o per bontà fa scappare la “cena”. Capitano anche Baba Jaga molto aggressive: possono inseguire a lungo l’eroe utilizzando per gli spostamenti un catino e una scopa.
Fiabe: “Baba Jaga”, “Vasilisa la Bella”, “La Baba Jaga e il bambino gracile”, “Le oche-cigno”.
Kikimora. Rappresenta il maligno. A seconda dello sposo prescelto si possono distinguere due tipi di Kikimora: quella di palude (la moglie dello spirito del bosco) e la “domovicha” (la moglie del “domovoj”, uno spirito della casa, ndr). Nelle fiabe la Kikimora di palude si presenta come una vecchia signora agghindata di alghe.
Il suo compito è spaventare chi capita nella palude, attirare i viandanti nella melma e rubare i bambini piccoli. La “domovicha” invece vive tranquilla in casa e si mostra alle persone molto più di rado del marito. Secondo le antiche credenze le annegate o i bambini morti senza battesimo diventavano Kikimora. La più famosa fiaba che ne parla è “Kikimora” di Alexei Tolstoj.
Ivan lo Scemo. Di norma è il figlio minore di una famiglia contadina. Le sue azioni non sono guidate dall’intelligenza; spesso e volentieri agisce senza pensare, chi gli sta intorno non lo prende sul serio e nel migliore dei casi lo tratta con indulgenza, ma capita anche che lo prenda a bastonate. Ivan lo Scemo non ama lavorare e sembra che non sia in grado di cavarsela con i compiti più basilari, arrecando alla sua famiglia o al datore di lavoro soltanto danni.
Nonostante ciò gli va spesso bene e grazie a qualche aiuto inaspettato riesce a fare come per magia tante cose che risultano fuori dalla portata di altri eroi. Pur in tutta la sua apparente inutilità Ivan lo Scemo svolge una funzione importante: con le sue gesta sconsiderate tiene allegri e diverte tanto gli altri personaggi della fiaba quanto il lettore, dimostrando inoltre che anche gli ultimi possono essere i primi.
Fiabe: “Ivanushka lo scemotto”, “Konek-Gorbunok” (Il cavallino con la gobba, ndr), “Il cavallo incantato”.
La principessa rana. La moglie ideale: bella e intelligente, giudiziosa e arguta, efficiente e fedele. Per di più fa magie e ha a disposizione un esercito di mamme-balie e perciò non esistono per lei compiti irrealizzabili. Un dettaglio soltanto: per ordine del suo potente padre è costretta ad assumere per tre anni le sembianze di una rana e a mostrarsi in questa veste al suo promesso, Ivan zarevich.
La fiaba omonima gioca con un’intera serie di elementi delle trame fiabesche: c’è la parte rituale – il figlio dello zar trova la rana con l’aiuto di una freccia che ha lanciato – e la rottura del divieto: Ivan dà fuoco alla pelle della rana e perde l’amata, per questo gli toccano in sorte delle prove che egli supera, riuscendo così a recuperare sua moglie.
Fiaba: “La principessa rana”.
Il ladro usignolo. Personaggio leggendario della bylina russa “Ilja Muromec e il ladro usignolo”. Vive in un nido intrecciato di nove o dodici querce. È un padre di famiglia: le sue tre figlie più grandi e i rispettivi mariti vivono con lui. Prima si guadagnava da vivere sulla strada che portava da Chernigov a Kiev: qualsiasi viandante l’attraversasse, a cavallo o a piedi, il ladro usignolo lo stordiva con il suo fischio brigantesco fino a farlo morire.
Questo accadeva prima che comparisse Ilja Muromec che lo sconfisse e lo portò a Kiev dal principe. Il ladro usignolo è raffigurato in varie maniere: sia uomo sia mezzo uccello, ma in lui si riassume la paura di fronte ai pericoli che possono attendere i viandanti sulla strada.
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Koshej l’immortale. Un oscuro zar. Spesso appare sotto forma di un vecchio magrissimo, a volte a cavallo. È immortale per modo di dire: per ucciderlo bisogna rompere un ago magico che è nascosto dentro un uovo, l’uovo dentro un’anatra, l’anatra in una lepre, la lepre in un baule dentro una quercia. In alcune fiabe è un cavallo a dare la morte al Koshej.
La sua storia personale è alquanto triste; una delle fiabe a questo proposito, “Il Koshej-bogatyr”, racconta di come il Koshej fosse stato un tempo un bogatyr, ma i suoi alleati lo avessero tradito e lui si fosse stato catturato dai nemici. Passarono molti anni, le catene si arrugginirono ed egli si liberò, iniziando a vendicarsi. Sovente Koshej l’immortale tiene prigioniere le fidanzate dei protagonisti. Così avviene nelle fiabe “Koshej l’immortale”, “Marja Morevna”, “La principessa rana”.
L’uccello di fuoco. È la variante russa della Fenice, ma più spesso è soltanto un’esca per i prodi che cercano gloria e ricchezze. È un grande uccello di straordinaria bellezza e dal piumaggio infuocato: “Le sue penne sono d’oro, e gli occhi simili al cristallo d’Oriente”. In realtà, nonostante l’apparenza nobile, lo si può spesso pizzicare mentre mangiucchia senza permesso le mele del giardino imperiale o scovarlo tra il frumento che ricopre il campo.
All’eroe delle fiabe a volte spetta il compito di trovare una penna dell’uccello di fuoco e per ingenuità la porta in dono allo zar, senza sapere che gli causerà soltanto guai: una volta presa la penna, che illumina come una moltitudine di candele, gli zar di solito vogliono l’uccello tutto intero e mandano gli eroi incontro alle avventure.
Fiabe: “La fiaba di Ivan zarevich, dell’uccello di fuoco e del lupo grigio”, “L’uccello di fuoco e la principessa Vasilisa”.
Il genio dell’acqua. In alcune fiabe è il re del mare. Il più delle volte nella mitologia slava lo spirito dell’acqua è descritto come un vecchietto brutto, grondante fango e ogni tanto con la coda di pesce, ma può cambiare aspetto per breve tempo. Il genio dell’acqua abita in specchi d’acqua e pozzi di ogni genere, soprattutto lo si può incontrare spesso nei gorghi accanto ai mulini ad acqua.
Nella mitologia è considerato pericoloso, mentre nelle fiabe non è per forza cattivo, anche se spesso si prefigge il compito di intralciare il protagonista perché non sposi la sua amata, soprattutto se è la figlia del genio dell’acqua.
Fiabe: “Ivan zarevich e la principessa Marfa”, “Chi ha paura di chi”.
Il luccio. Gli antichi slavi gli attribuiscono varie terribili caratteristiche: si riteneva che questo tremendo pesce potesse inghiottire una persona che si muovesse nel suo regno acquatico. Nella fiaba popolare russa il luccio ha dimensioni minori e assume un carattere innocuo. Incontrarlo non è più ormai un pericolo, ma una grande fortuna visto che esaudisce i desideri. All’inizio però bisogna acchiapparlo, come fece Emelja lo Scemo nella fiaba omonima, e poi liberarlo di nuovo nell’acqua. Non c’è un limite al numero di desideri: Emelja per esempio ne aveva espressi ben otto.
Fiaba: “Emelja lo Scemo”.
Vasilisa la Bella. Il nome di questa bella fanciulla, piuttosto conosciuto nelle fiabe russe, può confondere e far pensare alla sua omonima, Vasilisa la Saggia. Quella però è una maga, figlia del re del mare, mentre Vasilisa la Bella è una ragazza del mondo mercantile, rimasta senza madre in giovane età e costretta a convivere con la matrigna cattiva.
Dolce e ingenua, si trova ad affrontare molte difficoltà, incontra la Baba Jaga, ma tutto poi finisce bene, dato che è aiutata da una Bambolina che le aveva lasciato la madre. Il destino di Vasilisa la Bella riflette la credenza popolare secondo cui i genitori affezionati proteggono i propri figli e li aiutano anche dopo la morte.
Fiaba: “Vasilisa la Bella”.
Il serpente Gorynych. È una creatura dalle molte teste simile a un drago, la cui immagine si lega subito ad alcuni elementi naturali: fuoriesce dall’acqua, è in grado di sputare fuoco, talvolta vola su ali infuocate e non di rado vive sulle montagne. Il serpente rapina le donne, assedia le città, difende i confini, ma a differenza della Baba Jaga, non concede trattative e ha sempre un pensiero fisso e categorico: mangiare chiunque abbia intenzione di violare la sua tranquillità o intralciare i suoi piani.
Quasi sempre esiste un solo eroe in grado di sconfiggere il drago e che prima o poi arriva e sfida Gorynych a duello.
Le fiabe e le byline russe con il drago Gorynych: “Frolka-stai-a-casa”, “Dobrynja Nikitich e il serpente Gorynych”.
Lo zar. Il più importante personaggio in secondo piano del folclore russo. L’incontro tra il protagonista e lo zar avviene spesso all’inizio della fiaba. Gli zar hanno sempre bisogno di fidanzate bellissime e molto sagge, di uccelli di fuoco o cavalli dalla criniera dorata; per questo il compito dello zar è inviare l’eroe – che sia suo figlio, un valoroso bogatyr che si trova al suo servizio o un postulante straniero – nelle terre di là dei monti e degli oceani alla ricerca di qualcosa di estremamente necessario allo zar.
Può capitare che l’eroe arrivi al cospetto dello zar a metà della narrazione, nel qual caso la missione affidata dal re dà una svolta alla trama, complicando per il protagonista il raggiungimento dello scopo.
Fiabe: “L’uccello di fuoco e la principessa Vasilisa”, “La principessa rana” e altre.
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