Le cinque banja russe più insolite: nello Spazio, sottoterra e sott’acqua

Russia Beyond (Foto: Legion Media)
I russi non riescono a immaginare una vita senza il rituale della tradizionale sauna. Quindi cercano il modo per portarsela ovunque

1 / La banja spaziale

Prima di questa invenzione, i cosmonauti dovevano usare asciugamani bagnati, che risolvevano il problema dell’igiene solo in parte. L’ingegnere Aleksandr Massarskij, capo di un Ufficio si progettazione studentesco universitario, all’inizio degli anni Sessanta progettò una camera di calore portatile chiamata in russo “banja v chemodáne” (“banja in valigia”), che si decise poi di adattare per l’uso nello Spazio. 

I cosmonauti Anatolij Berezovoj (a destra) e Valentin Lebedev fanno la doccia a bordo della stazione spaziale Saljut 7, 1982

Per organizzare la “giornata alla banja”, i cosmonauti dovevano calare dal “soffitto” al “pavimento” della stazione spaziale una sorta di vasca fatta di pellicola di polietilene con una cerniera al centro. Il cosmonauta doveva inerpicarsi all’interno e l’acqua calda veniva poi pompata in questa “tazza” attraverso uno spruzzatore e aspirata dal basso secondo il principio dell’aspirapolvere. 

“La nostra sauna è stata attiva sulle stazioni Saljut-6, Saljut-7 e Mir, poi è finita sul fondo del mare insieme alla stazione Mir , quando questa ha finito il suo periodo di utilizzo, e non è più stata utilizzata nello Spazio”, ha dichiarato Massarskij alla Tass in un’intervista.

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L’impianto di balneazione della stazione orbitale Mir era costituito da una sorta di grande barile sigillato, all’interno del quale veniva generato vapore che richiedeva una grande quantità di acqua. L’imitazione di una vera banja era così ben riuscita che i cosmonauti potevano persino frustarsi con il tipico venik, il fascio di frasche.

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In buona sostanza, la tecnologia spaziale ha fatto un passo indietro: la moderna Stazione spaziale internazionale non ha nemmeno una doccia, e gli attuali esploratori spaziali hanno a disposizione per l’igiene personale solo salviette umidificate.

2 / La banja su un sottomarino nucleare

Le prime banja sono apparse a bordo dei sottomarini lanciamissili balistici “Arkhangelsk” e “Severstal” del Progetto 941 Akula (nome in codice Nato: Typhoon). Si tratta dei più grandi sottomarini del mondo e, per la confortevole sistemazione che permettono, i marinai li chiamano l’“Hilton galleggiante”. Oltre alla banja, dispongono a bordo di una piscina di 4×2 metri con una profondità di 2 metri, di un solarium e di una palestra. 

Una sauna a bordo del sottomarino nucleare K-535

La banja è presente anche sui sottomarini lanciamissili balistici della classe “Borei”. “In questo caso la banja è progettata per tre o quattro persone. “È realizzata in legno di pioppo, perché sotto le sollecitazioni dello scafo del sottomarino, il rivestimento in legno di conifera si romperebbe rapidamente, mentre il legno di pioppo è in grado di sopportare carichi pesanti”, ha dichiarato in un’intervista alla Tass Vitali Bukovskij, responsabile del settore mobili del cantiere navale della Difesa “Sevmash”, il più grande cantiere navale della Russia.

3 / La banja su binari

In coda per la banja a bordo di un treno

Il primo treno con banja fu creato in Russia nel 1904 per le esigenze della Croce Rossa. Era costituito da quattro vagoni, all’interno dei quali c’erano anche lavanderie e camere di disinfezione per garantire l’igiene anche nelle difficili condizioni dei conflitti. Durante la Guerra russo-giapponese del 1904-1905 un treno di questo tipo servì gli ospedali e le infermerie dell’Estremo Oriente.

Soldati dopo aver fatto la banja a bordo di un treno

Tre treni con banja furono in funzione anche sui fronti della Prima Guerra Mondiale. Il primo treno era composto da 19 vagoni, due cisterne e una locomotiva a vapore. A bordo c’erano varie banja, camere di disinfezione e disinfestazione, reparti di calzoleria e sartoria, spogliatoi, una sala da tè, una mensa e una cucina. Le lavanderie mobili erano situate invece in treni separati. 

Una banja a bordo di un treno sovietico

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Urss mise sui binari un centinaio di treni “di igiene” per prevenire la diffusione delle epidemie. Viaggiarono in varie direzioni: ad esempio, il 38° treno per la disinfezione con banja e lavanderie, costruito a Tjumen, fu attivo a Stalingrado, Brest, Minsk, Praga, Varsavia e Berlino.

4 / La banja su ruote

Bagni mobili sulla riva del fiume Enisej

Rispetto agli esempi sopra citati, il bagno su ruote non è poi così insolito: questo servizio è disponibile tutto l’anno e sta guadagnando popolarità tra gli appassionati di caccia e pesca.

Il bagno su ruote, progettato per 3-5 persone, è un cassone coibentato su camion KamAZ, ZIL o GAZ che consiste in due sezioni rivestite in legno: una banja e uno spogliatoio con doccia. Il riscaldatore della sauna è installato all’esterno e il serbatoio dell’acqua all’interno. Per evitare che le pietre della stufa cadano quando la banja è in viaggio, sono fissate a dei cavi, come perle di una collana.

La banja più spaziosa, pensata per una compagnia di più di cinque persone, è stata ricavata in un autobus. Oltre alla banja e allo spogliatoio in questo modello possono esserci una doccia separata, un bar, una toilette, una sala ricreativa e persino una sala massaggi.

5 / La banja sotterranea

Rovine di una banja risalente al XVII-XVIII secolo, nella cittadella di Naryn-Kala a Derbent

Una banja sotterranea è semplicemente una soluzione pratica per risparmiare su legname da costruzione e isolamento. Le cose principali su cui non si può risparmiare quando si costruisce una sauna interrata è il drenaggio, la ventilazione e l’impermeabilizzazione (contro l’acqua di falda). 

Un locale interrato o seminterrato riscaldato dal fuoco per lavarsi era chiamata “istobka” nell’antica Rus’, ed è il predecessore della moderna banja russa. Per costruire un’istobka bisognava scavare una fossa di fondazione profonda circa un metro nel terreno ed erigere attorno al suo perimetro dei pilastri di sostegno che si innalzavano di circa un metro dal suolo. I tetti erano in legno, e potevano essere a uno o a due spioventi (quest’ultimo più comodo per l’uscita dei fumi). Erano coperti di pertiche, paglia, argilla, terra e erba, scrive Jurij Khoreev nel suo libro “Teorija ban’” (”La teoria delle banja”). In inverno, la neve sul tetto forniva un ulteriore isolamento. Le stufe erano costruite nella parte più profonda della stanza, e avevano un solo foro, che serviva sia per caricare la legna che per far uscire il fumo. Questa particolarità costruttiva permetteva di alzare l’umidità nella banja.

Le banja sotterranee non erano meno popolari nel Caucaso. Venivano costruite ispirandosi agli hammam orientali, con edifici con volte a cupola sprofondati di due o tre metri nel terreno, con locali caldaia separati. 

Una banja in Daghestan

Una di queste banja, la Banja Devichja (“delle ragazze”), è sopravvissuta a Derbent, nella Repubblica del Daghestan. Fu costruita nel XIII secolo ed era destinata alle abluzioni pre-matrimoniali delle ragazze. L’edificio è oggi occupato dal Museo della cultura e della vita dell’antica Derbent.


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