Come i ritagli di tessuto sono diventati opere d’arte patchwork in Russia (FOTO)

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Generazioni di donne russe hanno cucito insieme le pezze di stoffa avanzate, e, nel corso del tempo, questo semplice lavoro si è trasformato in capolavori dall’estetica raffinata

Negli ultimi anni, varie lavorazioni artigianali si sono trasformate in hobby sempre più popolari. Il quilting, il lavoro che consiste nel realizzare tessuti trapuntati con una varietà di motivi e disegni, è diventato sempre più amato in giro per il mondo. Vari pezzi di tessuto vengono cuciti su un supporto già pronto (ad esempio, di cotone idrofilo) e uniti tra loro. Una tecnica simile, il patchwork (in russo “loskútnoe shitjó”; letteralmente “cucitura di brandelli”), è molto diffusa in Russia fin dal XIX secolo.

Un antico mestiere

I tessuti sono sempre stati qualcosa di centrale nella cultura russa. Ogni famiglia aveva il proprio filatoio (“prjalka”): i panni filati in casa erano molto apprezzati e l’abilità nell’aguglieria era una carta vincente per una donna in cerca di marito. Le ragazze confezionavano i loro abiti e il loro corredo, che faceva parte della dote: in particolare varie trapunte per le nozze e in vista della nascita dei bambini. 

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Le pezze di stoffa che restavano erano pochissime: il più delle volte le stoffe erano prodotte esattamente della misura necessaria. I pochi scarti o le parti danneggiate, venivano utilizzate per riparare altri abiti e per le toppe. Non si buttava via nulla! 

La tradizione del patchwork è nata in Russia nel XIX secolo, quando sono apparse numerose fabbriche di abbigliamento e i tessuti di chintz prodotti in fabbrica con stampe colorate sono divenuti molto popolari. Le contadine iniziarono a indossare abiti in tessuti di cotone economici e colorati e, quando erano ormai rovinati, davano loro una seconda vita. I pezzi più grandi venivano ricuciti in abiti e altri vestiti, mentre i ritagli venivano accuratamente raccolti e cuciti in trapunte, stuoie e tovaglioli. 

A metà del XIX secolo lo scrittore e memorialista Vladimir Sollogub (1813-1882) descrisse che in una capanna di contadini dietro la tipica stufa russa c’era un letto coperto da “una trapunta fatta di vari ritagli di chintz”. 

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Nel corso dei secoli ogni distretto e regione ha sviluppato i propri metodi, forme e immagini (del resto, persino le cornici intagliate delle finestre, dette “nalìchnik”, erano ovunque diverse). Modelli originali e unici sono stati tramandati di generazione in generazione e hanno influenzato anche l’artigianato. 

“Nella formazione dei principi artistici e delle tecniche di creazione della composizione dei patchwork ornamentali, le artigiane sono state aiutate da secoli di esperienza nell’abbigliamento contadino”, ritengono gli esperti del Dipartimento di Arte Popolare del Museo di Stato Russo. Nell’abbigliamento popolare era consuetudine combinare trame, tessuti e motivi; l’abbigliamento russo era spesso composito, con molti elementi decorativi, tra cui pizzi e inserti intrecciati, nastri di seta e trecce colorate.  

La maggior parte degli oggetti patchwork venivano assemblati da pezzi triangolari o quadrati di dimensioni approssimativamente uguali, cuciti insieme in sequenze diverse: a quadrato, a cerchio, seguendo uno schema o a zig-zag. 

La trapuntatura è diventata un’arte alla fine del XIX secolo. Ancora oggi si possono vedere pannelli tessili realizzati a Kazan negli anni Novanta dell’Ottocento. Si tratta di centinaia di dettagli in miniatura cuciti a mano, quadrati, rombi e triangoli di tessuto, riuniti in un’unica composizione  di grandi dimensioni. Non si tratta di semplici pezzi cuciti, ma di un intricato mosaico di motivi. 

Ai tempi dell’Urss

Gli artisti delle avanguardie si interessarono alla tecnica del collage popolare, così come al lubók (un genere di stampa popolare russa). Giocarono con l’arte popolare nelle sue varie forme, e la geometria del patchwork si ritrova anche nel Suprematismo di Malevich e anche nei suoi disegni dei costumi per l’opera futuristica “Vittoria sul Sole”, messa in scena per la prima volta nel 1913.

All’inizio del XX secolo, l’artista Varvara Stepanova inventò modelli per la stampa dei tessuti, molti dei quali assomigliano a motivi patchwork.

Durante l’era sovietica, nelle piccole città e nei villaggi le donne si dedicavano attivamente al patchwork nel tempo libero. Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, non era solo un hobby, ma una seria necessità: le trapunte patchwork servivano per riscaldarsi, e non come elemento di decorazione. Più tardi, in un periodo di grave penuria, le casalinghe sovietiche ricominciarono a cucire da sole i propri vestiti e gli oggetti per la casa. Molte avevano in casa la propria macchina da cucire. 

Tante persone in Russia ricordano ancora come le loro madri e le loro nonne facevano vari lavoretti di sartoria: cucivano perline, lavoravano a maglia, confezionavano vestiti e biancheria, e, naturalmente, utilizzavano i tessuti avanzati, cucendo gli scarti per ottenere stoffe nuove e sempre diverse.

Il patchwork veniva praticato dalle ragazze durante le lezioni a scuola, sia in epoca sovietica che nella Russia moderna. 

Il patchwork, infatti, non ha smesso di essere popolare nella Russia di oggi, anche se con l’abbondanza di vari tessuti e vestiti già pronti, non c’è certo più la necessità di cucirsi gli abiti da soli, come avveniva nell’Urss.  

Ma in giro per la Russia è nata una comunità di amanti del patchwork. I più bravi vendono le loro creazioni su Internet e organizzano anche corsi e master class, condividendo segreti e abilità. Nello stile patchwork vengono realizzati sia abiti, che giocattoli, che rivestimenti da interno. 

E nella capitale del tessile, la città di Ivanovo, che era l’epicentro dell’industria del chintz, si tiene il festival “Mosaico a patchwork della Russia”. 

La mostra “Русское лоскутное шитье”/“Russian Patchwork” è in corso al Museo Russo di San Pietroburgo fino al 13 settembre 2022. Per info

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