L’italiano “sedere” e il russo “сидеть” (sidèt’) hanno un’origine etimologica comune e sono in effetti anche piuttosto simili come suono. Ma, a causa di circostanze storiche, nella lingua russa, la parola ha finito per assumere un sacco di diversi significati, che, paradossalmente, ci consentono di tracciare una linea di sviluppo della società russa.
Ai tempi dei primi principi russi, “sedere” significava anche “governare”. Quando le cronache dicono che un principe (in russo: “knjàz”; князь) “sedeva” in una città, di solito significa che aveva il suo palazzo lì, dietro le mura protettive di un cremlino, e che sotto il controllo del principe venivano riscosse tasse e balzelli. Il principe sedeva sul trono, e questo lussuoso elemento di arredo del palazzo, era considerato un simbolo importante del potere.
Alla presenza del principe, c’erano speciali regole per mettersi a sedere. Ciò iniziò fin dai tempi della druzhìna (дружина), una sorta di “guardia armata del principe”; il suo “entourage”. I membri della druzhina più vicini al principe si distinguevano dai membri della classe inferiore avendo il diritto di sedersi con lui a tavola, mentre i “migliori amici” del principe potevano sedersi direttamente accanto a lui.
Questa regola fu portata avanti anche nei tempi zaristi (il primo a proclamarsi zar fu Ivan il Terribile il 26 gennaio 1547) e ottenne un nome speciale, mèstnichestvo. Era un complicato sistema di anzianità istituzionale, basato sui registri storici delle nomine militari. Il sistema di anzianità del mestnichestvo era rappresentato in modo più visibile nell’ordine di seduta dei boiardi alla tavola dello zar. I boiardi potevano arrivare a uccidersi se il loro posto veniva occupato da chi non ne aveva diritto. Come affermava lo storico russo del XIX secolo Vasilij Kljuchevskij: “Potevi picchiare un boiardo, spogliarlo di tutte le proprietà, espellerlo dal servizio governativo, ma non potevi mai fargli accettare di sedere in un posto alla tavola dello zar meno nobile di quello a cui aveva diritto.”
Sebbene formalmente vietato nel 1682, il sistema del mestnichestvo è in parte rimasto attivo nella tradizione governativa russa. Il 5 maggio 1999, Boris Eltsin rimproverò pubblicamente i ministri del suo governo per essersi seduti in ordine errato: qualcuno non lasciò il posto libero affinché Sergej Stepashin, Ministro degli affari interni e Vice Primo Ministro, potesse sedersi accanto al Primo Ministro Evgenij Primakov. Eltsin notò la confusione e disse: “Vi siete seduti male. Stepashin è il Vice primo ministro. Scambiatevi di posto!”. Dopo di che Sergej Stepashin prese il suo “legittimo posto” accanto a Evgenij Primakov.
Ma anche i sudditi del sovrano russo, i contadini, ponevano grande enfasi sull’ordine di seduta e sul sedersi. All’interno delle isbe russe, le panche erano fissate alle pareti e ci si disponeva secondo un ordine stabilito. Il posto più importante era nell’“angolo rosso”, sotto le icone ortodosse che erano situate su una mensola. Lì stava seduto il capofamiglia, il padre, con il secondo posto più importante (per la moglie) alla sua destra, e così via.
Ma durante il XV-XVI secolo, la parola “sedere” ha acquisito un significato più importante: “produrre alcol per distillazione”. Naturalmente, per distillare grandi quantità di alcol (necessario per le feste), si doveva stare seduti vicino all’alambicco per molto tempo. Più tardi, nel XVIII secolo e oltre, apparve nelle case dei ricchi proprietari terrieri la figura del sidèlets (plurale: “sideltsy”; сидельцы; che alla lettera vorrebbe dire “quelli che siedono”), dei “commessi”, ovvero dei “servitori speciali” con esperienza nella produzione di alcolici.
LEGGI ANCHE: Come e perché in Russia si distilla il “samogon”, la vodka casalinga a lungo clandestina
Nella Russia del XX secolo, tuttavia, chiedersi se qualcuno “avesse seduto” o meno poteva significare solo una cosa: se la persona in questione avesse trascorso del tempo in prigione o in un Gulag. Tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Novecento la repressione fu così massiccia da essere riassunta bene in una battuta dell’epoca: “Vivere sotto Stalin è come stare in autobus: uno solo è al volante, e gli altri per metà ‘siedono’ e per metà tremano”. A proposito, si poteva dover “sedere” a lungo ai lavori forzati per il solo fatto di aver raccontato una barzelletta come questa.
LEGGI ANCHE: Le migliori barzellette su Stalin, che potevano costare il gulag o la vita a chi le raccontava
Le spietate repressioni staliniste, l’organizzazione del Gulag e la collettivizzazione dell’agricoltura portarono migliaia di persone nei campi di lavoro. Le statistiche dicono che, tra il 1930 e il 1953, tra 510.000 a 2.500.000 di persone furono condannate e mandate a lavorare nel sistema del Gulag. Nei campi di lavoro, si poteva “sedere” solo in teoria, perché non erano carceri “adeguate” con celle, ma baracche in legno, dove i condannati passavano notti e parti della giornata; mentre per la maggior parte del tempo venivano usati come forza lavoro per costruire progetti giganteschi come canali, la linea ferroviaria Bajkal-Amur, aeroporti, intere città e villaggi, centrali idroelettriche e così via.
LEGGI ANCHE: Arcipelago Gulag: quali erano i campi principali del sistema repressivo sovietico
Nei lager non c’erano posti dove riposare o addirittura sedersi. Così i detenuti svilupparono l’ormai nota tecnica dell’accovacciamento, oggi tanto diffusa tra i “gopnik” che permetteva di “sedersi” senza avere una sedia. Un detenuto esperto poteva trascorrere ore accovacciato, e poi alzarsi senza crampi alle gambe. Questa abilità può essere raggiunta solo dopo anni di allenamento. Oltre il filo spinato del campo, questa “abilità” indicava subito che una persona aveva trascorso del tempo in reclusione, e quindi era temuta, e venerata o disprezzata a seconda dei punti di vista.
Quindi, in conclusione, pur con secoli di significati e usi diversi, il termine “sedere” in russo è sempre stato strettamente collegato alla nozione di status, e tale rimane. Quando si viaggia nella metropolitana di Mosca, si può sempre notare come i giovani lascino il posto agli anziani, esercitando un’antica forma di rispetto russa. Perché, secondo i russi, non si dovrebbe mai stare seduti quando una persona anziana è in piedi. Si tratta di buone maniere, ed è qualcosa che ci viene naturale. Beh, almeno lo è per la maggior parte di noi…
Venti modi diversi per dire “ubriacarsi” in russo
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email