Quando all’interno della redazione di Russia Beyond ci siamo messi a discutere su cosa sia il “Russian Dream”, abbiamo rapidamente capito che intendiamo tutti qualcosa di simile, anche se tutti lo descrivono a modo loro. Quindi, ecco tre opinioni completamente diverse di tre nostri giornalisti su cosa sognano i russi.
“Tutti i cittadini russi trascorreranno una vacanza di tre anni alle Isole Canarie!”
Questa frase è la divertente incarnazione del Russian Dream che si può sentire nel film “Shirli-Myrli” (all’estero conosciuto anche come “What A Mess!”), pellicola del 1995 sull’era post-Perestrojka; una delle migliori 15 commedie russe dal 1991 a oggi. Solo uno dei personaggi del film, Lusjena Krolikova, la moglie del protagonista, dice ragionevolmente: “Perché diamine dovrebbe fregarmene qualcosa di queste Isole Canarie; ho appena messo il bucato in lavatrice!”
Questo dialogo rappresenta alla perfezione, a mio avviso, il Russian Dream. È meraviglioso sognare qualcosa di grande e bello, finché resta un sogno. Ma quando inizia a diventare realtà, compaiono mille dubbi e mille domande. È davvero così divertente laggiù alle Isole Canarie? Cosa si può fare? E che faremo dopo la fine di una simile vacanza di tre anni? Torneremo in Russia o cosa?
I servi russi hanno sognato la libertà per secoli. Si sono ribellati e hanno protestato, e alcuni hanno persino ucciso i loro proprietari terrieri. Trent’anni dopo l’abolizione della servitù della gleba, nel 1861, quei contadini russi che in precedenza erano servi (circa 9 milioni) avevano ancora l’etica del lavoro di… beh, dei servi. Gli storici hanno calcolato che dopo la riforma in Russia, i lavoratori liberi salariati lavoravano in modo molto più efficace rispetto ai contadini che erano ex servi. I lavoratori salariati erano motivati dal denaro e dalle sanzioni in caso di ritardi. Gli ex servi, che ora erano obbligati a provvedere a se stessi, lavoravano ancora come se stessero servendo il padrone, facendo solo il minimo indispensabile, e non capendo che erano solo loro a rimetterci se facevano i pigri.
Il russo ha bisogno di un sogno bello e irraggiungibile, ma non appena il sogno diventa realizzabile, perde smalto: non è più così fantastico e attraente come sembrava. Forse perché bisogna darsi da fare per ottenere risultati? È un problema, non è vero? Fortunatamente, da qualche parte abbiamo sempre una donna russa operosa, che dirà: “Ehi, tesoro, lascia perdere tutte queste sciocchezze, dobbiamo dare da mangiare ai bambini. Vai a lavorare!”
Secondo me, il Russian Dream è sempre consistito in piccole cose, ma fattibili. Adotta un cane, viaggia all’estero, compra una piccola dacia in campagna e così via. Ma spesso questi sogni non si realizzano per due motivi: 1) mancanza di denaro; 2) per il fatto che non si è pronti al cambiamento.
Ho un gruppo di amici che sognano solo di comprare una casa, traslocare, prendersi un cane e invecchiare senza problemi. Ma trovano mille scuse per non far niente: “Dovrei guadagnare più soldi, quindi devo cambiare lavoro, e il nuovo lavoro potrebbe essere lontano da casa, e che dire dei colleghi… quindi forse, al diavolo tutto!”
Così, la maggior parte dei russi non è pronta a uscire dalla propria zona di comfort per realizzare anche un sogno semplice e realistico. Ad esempio, secondo un recente sondaggio, solo il 6% dei russi è andato in vacanza all’estero nel 2018, nonostante sia un sogno molto diffuso.
Potrebbe essere che il sogno russo sia esattamente questo: alzarsi dal divano e iniziare a fare qualcosa?
Quando sento le parole “Russian Dream”, è difficile per me separarlo dal moderno concetto americano di “American Dream”. Penso che ciò accada perché per la prima nella storia un Paese (gli Stati Uniti) è riuscito a sposare l’idea di libertà personale e di ricerca di arricchimento con quella del bene della nazione. In altre parole, in America, il tuo desiderio personale di possedere cose è sinonimo di “via nazionale al benessere“; è un valore condiviso. Questo è un modo molto potente per costruire un’identità nazionale.
La Russia è diversa, e mentre la frase “via nazionale” ci viene ripetuta incessantemente (Dio, famiglia, sacrificio per la patria…), il concetto di “sogno nazionale” non viene quasi citato, a meno che due persone non stiano parlando degli Stati Uniti e facciano un confronto. Perché? Perché nella nostra cultura, l’individuo è assorbito dall’idea nazionale. Il suo “sogno” passa in secondo piano. Ecco perché, per noi, o per me personalmente, è una frase così americana.
I processi storici che hanno forgiato la mentalità russa hanno portato a una mancanza di motivazione, che è rafforzata dall’assenza della promessa di un giusto compenso per gli sforzi di un singolo. Pertanto, a differenza dell’America, c’è una via unica nazionale che (teoricamente) dovrebbe renderci tutti collettivamente felici; in un approccio molto orientale.
Ma poiché la Russia è inserita tra Oriente e Occidente geograficamente (e quindi anche culturalmente), siamo anche inclini alla disobbedienza e alla rivolta. La differenza qui è che la nostra “ricerca della felicità” e di guadagni individuali non è sinonimo di percorso nazionale, ma è piuttosto un tentativo di superare le ingiustizie sistemiche, facendo tutto il possibile per arrivare agli stessi risultati materialistici di un cittadino occidentale di una nazione capitalista: una bella macchina, una casa e qualunque altro status symbol. I russi sono dei “traffichini” Facciamo il possibile per prendere un pezzo della torta ed essere più felici. Ma non è scritto nella nostra Costituzione, a differenza degli Stati Uniti.
Pertanto, per me, il concetto di “Russian Dream”, come distinto dal normale desiderio umano di arricchirsi, non esiste.
La Russia è un Paese asiatico o europeo?
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