La tradizione di festeggiare il Capodanno comparve in Unione Sovietica nel 1935, dopo un divieto attivo da molti anni contro il Natale, evento considerato dai bolscevichi borghese e dannoso per lo spirito socialista. Ma in quell’anno sulla Pravda, l’organo ufficiale del Partito comunista, uscì un articolo dell’influente uomo politico Pavel Postyshev (1887-1939), in cui si proponeva di restituire ai bambini sovietici “l’atmosfera di fiaba e magia“. Quindi, le festività di fine anno furono riabilitate, ovviamente depurate da qualsiasi riferimento alla religione. Non si sarebbe celebrato più il Natale di Cristo, come nella Russia pre rivoluzionaria, ma il Capodanno. Il simbolo principale rimase l’abete, ma l’albero di Natale diventato ora albero di Capodanno, differiva sotto molti aspetti da quello che si addobbava al tempo dello zar.
Per esempio, al posto della tradizionale stella cometa di Betlemme, si iniziò a usare la stella rossa a cinque punte, simbolo dell’Armata Rossa e del comunismo, e al posto delle figure degli angeli e dei Re Magi, si cominciò a decorare l’albero con immagini di animali, piante, torri del Cremlino, pionieri (i giovani comunisti), sportivi e persino membri del politburo.
Ecco i cinque principali elementi usati dalla macchina della propaganda sovietica nel design degli addobbi per l’albero.
1. Simbologia sovietica
Le prime decorazioni per l’albero messe in produzione e in commercio dopo la decisione di tornare a festeggiare il Capodanno, avevano un chiaro carattere di agitazione politica. Le immagini più ricorrenti erano dirigibili, aeroplani, navi o altre figure con la scritta “CCCP” o frasi tipo “Il comunismo vincerà”, o altri simboli del potere sovietico, come la stella rossa o la falce e martello.
Nel 1936, a Karkhov, misero in commercio persino palline di vetro con i ritratti dei membri del Politburo del Comitato centrale del Pcus. Altre palline simili avevano, su sfondo rosso, la faccia di Lenin su un lato e quella di Stalin sull’altro. La produzione di addobbi con membri del partito venne però subito interrotta. Negli anni Trenta, quello che oggi era un importante dirigente, domani poteva diventare un nemico del popolo che certo non poteva essere raffigurato sull’albero di Capodanno e, quindi, per prudenza, si ripiegò su simboli e frasi comuniste, senza facce.
2. Sport e cosmo
Dopo che il primo satellite artificiale sovietico, lo Sputnik, era stato messo in orbita, nel 1957, segnando l’inizio dell’Era spaziale, sugli alberi di Capodanno iniziarono a fiorire addobbi a forma di satelliti, razzi, stelle e pianeti, e dopo il volo di Gagarin del 1961, anche di cosmonauti.
Dopo le Olimpiadi di Mosca del 1980, iniziarono a essere vendute decorazioni a tema sportivo. Più spesso erano raffigurazioni di atleti in vetro sottile, decorati con fogli di alluminio, e tenuti su da una molletta. Ma non mancava un simbolo ancora oggi caro in Russia, la mascotte dell’evento, il tenero orsetto Misha.
3. Temi agricoli
Nel breve periodo del Disgelo, durante gli anni di Nikita Khrushchev (tra la sua presa del potere, dopo la morte di Stalin, e il 1964), ebbero grande diffusione gli addobbi che simboleggiavano le conquiste sovietiche nel campo agricolo e in altri settori “pacifici”. Spesso sull’albero si appendevano immagini di cetrioli, peperoni, funghi, uva, carote… E le più popolari decorazioni erano le pannocchie di granturco, dopo che Khrushchev, di ritorno da un viaggio negli Usa, aveva lanciato una “campagna del mais”, con risultati non brillantissimi, a causa del clima. Inoltre a quell’epoca erano di moda gli addobbi “musicali”, a forma di mandolino, violino, chitarra, flauto e tamburi.
4. Cinema
Anche alcune immagini diventate famose grazie al cinema si guadagnavano di tanto in tanto un ruolo da protagonista sugli alberi delle feste. Per esempio, nel 1936 uscì il film di Grigorij Aleksandrov “Il circo”, con l’attrice Ljubov Orlova, vero sex symbol sovietico, nel ruolo principale. Ed ecco tra le decorazioni festive diventare di moda clown, acrobati, domatori e ginnaste. Nel 1941 andò sugli schermi “Svinarka i pastukh” (“La guardiana dei porci e il pastore”) di Ivan Pyrev. Inutile dire che le due professioni agresti non mancarono sugli alberi, anche se era il primo anno di guerra nell’Urss. Nel 1956 ci fu la première di “Karnavalnaja noc” (“La notte di carnevale”) di Eldar Rjazanov. Per “notte di carnevale” si intende “serata in maschera” e la commedia ruota attorno all’organizzazione di un festa di Capodanno in una Casa della Cultura, motivo per cui la pellicola divenne a lungo un classico sempre trasmesso per l’occasione. Particolarmente di moda divennero degli addobbi con l’orologio fermo a cinque minuti dalla mezzanotte, tratto da una celebre scena musicale del film.
5. Motivi nazionali
A seconda delle fasi della politica sovietica, potevano poi diventare di moda alcuni temi nazionali. Negli anni Trenta, quando iniziò una politica attiva nei confronti dei Paesi asiatici e quando nel 1936 furono riorganizzate le repubbliche dell’Asia centrale sovietica, goderono di grande popolarità i motivi orientali: cammelli, uccelli e animali esotici, Aladino e la sua lampada, le danzatrici del ventre o semplicemente persone in turbante e costumi tradizionali. Dopo la firma, nel 1945, del Trattato di amicizia Urss-Cina comparvero invece decorazioni per il capodanno legate alla cultura cinese: in particolare draghi, lanterne e ventagli.