Le sue prime esperienze pittoriche Konstantín Bogaévskij (1872-1943) le fece a Feodosia, sua città natale, dove il suo maestro fu il grande pittore di temi mariniIvan Ajvazovskij (1817-1900). Il talento del giovane venne notato anche da Arkhip Kuindzhi (1841-1910), dal quale prendeva lezioni all’Accademia di belle arti di San Pietroburgo. Per dipingere, insieme ad altri studenti, Bogaevskij andò sul Volga e in Crimea, dopo di che partì per l’Europa dove conobbe i pittori della Secessione viennese e l’arte dello svizzero Arnold Böcklin. Già allora si sentiva attratto dai paesaggi della Crimea.
Tornato a Feodosia, Bogaevskij viaggiò molto esplorando la Crimea. A Koktebel incontrò il poeta simbolista Maksimilian Voloshin (1877-1932). Entrambi erano profondamente affezionati alla Crimea orientale, l’antica terra del Bosforo Cimmerio. Il poeta scrisse molto di Bogaevskij, e l’artista illustrò i libri dell’amico. La loro amicizia è durata per tutta la vita.
Voloshin, non a caso, ha soprannominato il suo amico “pittore della terra”. A Feodosia, dove Bogaevskij aveva allestito il suo studio, l’artista creava opere improntate allo spirito particolare, e triste, delle antiche colline e dei monti della Crimea. Nacque così il “Ciclo Cimmerico”, ricordo di un’epoca lontana. Questi quadri dallo stile brillante e complesso sono un concentrato della storia secolare, nel quale gli ammassi severi di pietre irradiate dal sole rovente, si trasformano all’improvviso nella linea sinuosa della Fortezza genovese. Il pittore prestava moltissima attenzione ai dettagli: prima disegnava en plein air, poi elaborava gli schizzi e soltanto dopo dipingeva i suoi quadri.
Nel 1909-1910 l’artista visita nuovamente l’Europa e rimane molto impressionato dalle opere di Claude Lorrain (1600-1682), la cui influenza è visibile nei quadri di Bogaevskij. Alcuni temi del pittore francese furono rielaborati da Bogaevskij, e nei paesaggi classici si cominciano a vedere dei tratti di un mondo “diverso”, come se non fossero le solite vedute della Crimea, ma soltanto un sogno.
Tra coloro che apprezzavano l’arte del pittore c’era l’industriale e mecenate Mikhail Rjabushinskij che comprò quattro quadri e alcuni acquerelli di Bogaevskij. Nel 1912 commissionò all’artista un pannello murale per il salotto della sua casa in via Malaja Nikitskaja a Mosca. Bogaevskij creò un trittico che comprendeva “La lontananza”, “La scala” e “Il sole”, ed era in perfetta sintonia con le opere del celebre Mikhail Vrubel che si trovavano nella stessa casa
Dopo la Rivoluzione d’ottobre il pittore fu assunto dall’Ente per la protezione dei monumenti storici e antichi della Crimea. Il lavoro gli piaceva, in quanto gli consentiva di visitare e disegnare numerosi monumenti e luoghi storici di Jalta, Alupka, Bakhchisaraj. Il risultato fu una serie di album di grafica con vedute della penisola. Con questi lavori l’artista cercava di conciliare il passato con il presente.
Negli anni Trenta Bogaevskij cominciò a dipingere paesaggi industriali, visitando alcuni grandi cantieri dell’Unione Sovietica dove erano in corso lavori di costruzione. Enormi edifici, torri di estrazione, dighe e centrali elettriche: l’artista non documentava semplicemente i grandi progetti, ma creava immagini delle città del futuro, interamente al servizio dell’uomo. Tuttavia non era pienamente soddisfatto del risultato, tant’è vero che lui stesso diceva che quello che si vedeva in questi suoi quadri erano “antiche città del Messico”.
L’artista confessò che le vedute della Crimea stimolavano la sua immaginazione. Persino creando delle cose “banali”, come ad esempio un pannello per la mostra agricola a Mosca, riproponeva regolarmente dei paesaggi dei monti e delle pittoresche insenature della penisola. Dopo l’antico Bosforo Cimmerio, cominciò a disegnare anche la Tauroscizia.
Uno dei pittori più amati da Bogaevskij era Andrea Mantegna (1431-1506). L’arte del grande italiano ha più volte ispirato l’artista. Già nel 1910 aveva creato un bozzetto, un paesaggio, che inizialmente chiamò “Omaggio a Mantegna”. Durante la Seconda guerra mondiale il tema riemerse. Ispirato da “Orazione nell’orto” del maestro, Bogaevskij ha creato “Ricordando Mantegna”.
Durante la guerra il pittore si rifiutò di lasciare la città. Tirò avanti fra grandi difficoltà: la sua casa e il suo studio furono più volte saccheggiati, eppure, miracolosamente, riuscì a salvare dai tedeschi la collezione del museo locale. Lui stesso però non salvò. Durante un bombardamento aereo non volle andare nei ripari, rimase in piedi dov’era e fu letteralmente decapitato da una scheggia di bomba. Poco prima della morte aveva disegnato un insolito paesaggio invernale di Feodosia, con nuvole che viaggiano basse e i muri quasi incolori.
La mostra dedicata ai 150 anni dalla nascita di Konstantin Bogaevskij, allestita presso il Museo russo di San Pietroburgo, resterà aperta dal 10 febbraio al 22 maggio 2023
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