Dieci curiosità su Tarkovskij, il maestro del cinema sovietico

Igor Gnevashev/MAMM/MDF/russiainphoto.ru
È considerato il genio del cinema russo più influente dopo Sergej Ejzenshtejn, e i suoi film sono elencati tra i migliori della storia. Da Christopher Nolan a Guillermo del Toro, da Krzysztof Kieślowski a Lars von Trier, sono molti i protagonisti della “settima arte” ad aver confessato il loro amore per Tarkovskij

1 / Una figura di spicco della Nouvelle Vague sovietica

Dopo la morte di Stalin e l’inizio del “disgelo”, in URSS la vita pubblica e quella politica furono investite da una ventata di libertà, e nel cinema fu possibile esprimersi in modo più creativo. In questo contesto apparve un’intera galassia di registi, denominata la Nuova Onda Sovietica. Si erano tutti diplomati al VGIK (l'Istituto Gerasimov di Cinematografia), la prima scuola di cinema del mondo, e tutti sentivano di appartenere alla scena cinematografica mondiale. 

Tarkovskij non era solo il rappresentante più famoso di questa Nouvelle Vague, ma anche il più straordinario: riuscì a creare un proprio stile visivo, e la sua persistente ricerca religiosa e morale si rivelò estremamente insolita per il cinema sovietico. La sua lapide al cimitero di St. Geneviève de Bois, fuori Parigi, porta l'iscrizione: “All'uomo che ha visto un angelo”.

2 / Figlio di un famoso poeta 

Per molto tempo conosciuto come traduttore di poesia asiatica, Arsenij Tarkovskij riuscì a pubblicare le proprie poesie solo a 55 anni; oggi è considerato uno dei più grandi poeti del dopoguerra. Tarkovskij Sr. ebbe un rapporto difficile con suo figlio, perché lasciò la famiglia quando Andrej era un bambino. E il principale capolavoro del regista, “Lo specchio” (1974), è basato su quei ricordi d'infanzia. 

Nonostante la separazione, Andrej Tarkovskij apprezzava il dono poetico di suo padre e usò le sue poesie in tre dei suoi film: una, “È fuggita l’estate”, fu messa in musica e divenne un successo durante la perestrojka; nel film “Stalker”, questa poesia viene letta dal protagonista, interpretato dall'attore Aleksandr Kaidanovskij.

3 / Il primo regista sovietico a vincere al Festival di Venezia

Andrej Tarkovskij con il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, 1962

Tarkovskij è diventato famoso in tutto il mondo a 30 anni quando vinse il “Leone d'oro” al Festival di Venezia con il suo film “L'infanzia di Ivan”, del 1962. 

Ironia della sorte, il Leone d'Oro ottenuto a Venezia rimase il premio più importante della sua vita: i funzionari sovietici impedirono agli altri suoi film di partecipare ad altre competizioni internazionali.

4 / Vittima del sistema sovietico 

Andrej Tarkovskij durante le riprese del film

L'intera vita creativa del regista fu una lotta contro la censura. Le sue sceneggiature furono vietate, i suoi lavori fortemente rivisti e spesso dimenticati sugli scaffali. Nel corso di una carriera di oltre 20 anni in Unione Sovietica, Tarkovskij diresse solo sei lungometraggi. Alla fine emigrò, ma all'estero riuscì a girare solo “Sacrificio” (1986). Morì di cancro ai polmoni a Parigi a 54 anni.

Allo stesso tempo, sorprendentemente, gli fu concesso di fare molto di più di quanto facessero gli altri: nemmeno i funzionari statali potevano ignorare il suo talento. Dopo il successo de “L'infanzia di Ivan”, a Tarkovskij fu permesso di girare “Andrej Rublev” (1966), dedicato al grande pittore di icone russe: un film costoso e con oscure prospettive commerciali. A causa di difetti tecnici e di una crisi creativa, le riprese di “Stalker” fallirono due volte, ma con una mossa senza precedenti Tarkovskij riuscì a ottenere un generoso budget dallo Stato per il terzo tentativo (alla fine, il film uscì nel 1979).

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5 / Credeva nel paranormale

Tarkovskij durante le riprese del film

Da giovane Tarkovskij aveva inizito a frequentare delle brutte compagnie. E così, nel tentativo di allontanarlo da quel giro poco raccomandabile, sua madre gli organizzò una spedizione geologica di un anno. Una notte d'inverno, mentre dormiva in una capanna, sentì due volte una voce misteriosa che gli ordinava di uscire. Non appena Tarkovskij obbedì, un vecchio pino cadde sulla sua capanna, facendola a pezzi. Da allora il regista credette fortemente nei segni e nei presagi, e si interessò al paranormale. Comunicava con i sensitivi, e il tema dell'ipnosi e della percezione extrasensoriale fu sollevato più volte nei suoi film. 

6 / Lo scrittore polacco di “Solaris” non apprezzò l’adattamento cinematografico di Tarkovskij

Andrej Tarkovskij e Aleksandr Kaidanovskij durante le riprese di

Il film di Tarkovskij “Solaris” (1972) è oggi considerato un classico della fantascienza. Tuttavia, lo scrittore polacco Stanisław Lem, che ha creato il pianeta oceanico Solaris, non accolse positivamente il film. “Tarkovskij non ha filmato ‘Solaris’ ma ‘Delitto e castigo’”, disse. Tuttavia non si può negare che il film abbia contribuito a rendere popolare il libro: James Cameron e Steven Soderbergh hanno sognato a lungo di farne una versione propria (Soderbergh ci riuscì).

In “Stalker”, Tarkovskij si è allontanato ancor di più dalla fonte originale, ovvero dal romanzo “Roadside Picnic” dei fratelli Strugatskij. Ma i famosi scrittori sovietici di fantascienza non si offesero: loro stessi scrissero varie versioni della sceneggiatura. Nel 2016, cercarono di lanciare una serie TV negli Stati Uniti che fosse più vicina al testo originale, ma il progetto non andò in porto. Nel 2021 in Giappone è uscita una serie in stile anime di 12 episodi, chiamata “Otherside Picnic”, ispirata al romanzo russo.

7 / Aveva una personalità scontrosa e complicata 

Tarkovskij al lavoro

Tarkovskij era molto esigente con se stesso e con chi lo circondava, soprattutto con i suoi colleghi. Il suo diario è pieno di commenti sprezzanti sul lavoro dei registi sovietici e internazionali, come Stanley Kubrick e Woody Allen. Non esitava a dire molte cose di persona. Quando Lars von Trier, fan di Tarkovskij, gli mostrò “L'elemento del crimine”, il regista sovietico lo definì una “merda totale” senza nemmeno scomporsi.

8 / Adorava Bergman 

Una foto dal set del film

Ingmar Bergman era l'idolo di Tarkovskij, e il sentimento di ammirazione e rispetto era reciproco. La leggenda del cinema svedese una volta definì il regista russo “il più grande maestro del cinema”. Lavorando al suo ultimo capolavoro, “Sacrificio”, Tarkovskij ingaggiò l'intero team di Bergman, dall'attore principale, Erland Jozefson, all'amministratore dell'ufficio. Voleva persino girare sull'isola di Faure, dove Bergman viveva e girava film, ma a causa di una vicina base militare non ottenne il permesso e così ripiegò sulla vicina isola di Gotland. 

La cosa più sorprendente è che Bergman e Tarkovskij non si sono mai incontrati di persona! Hanno partecipato a uno stesso evento alla Casa del Cinema di Stoccolma, ma non si sono incontrati.

9 / Ogni grande regista russo è candidato a essere il successore di Tarkovskij

L'attore Anatolij Solonitsyn che ha partecipato alle riprese di

Lo stile di Tarkovskij è impossibile da confondere: le sue inquadrature lunghe e persistenti ricordano i sogni. L'Oxford Dictionary ha persino introdotto la parola “tarkovskiano”, che significa “qualcosa nello spirito di Tarkovskij”. In effetti, molti registi in tutto il mondo stanno cercando di emulare il suo linguaggio cinematografico… compresi i russi. Basti pensare al film “Stalker” che ha dato vita ad almeno due registi vicini per spirito e stile a Tarkovskij: Aleksandr Kaidanovskij (ha interpretato Stalker) e Konstantin Lopushanskij (era uno stagista del film). 

Nel frattempo, a varie stelle del cinema russo viene spesso attribuito il titolo di “successore di Tarkovskij”. Sia Aleksandr Sokurov che Andrej Zvyagintsev sono stati definiti in questo modo... E in effetti entrambi hanno vinto dei premi alla Mostra del Cinema di Venezia.

10 / Ha avuto una grande influenza su manga e videogiochi

Il manifesto di

Il film “Stalker” è stato fonte di ispirazione per una serie di videogiochi survival horror con lo stesso nome; e il game designer giapponese Hideo Kojima, autore di “Metal Gear” e “Death Stranding”, ha più volte dichiarato di essersi ispirato a Tarkovskij. Inoltre, Mamoru Oshii, padre del manga “Ghost in the Shell”, è un grande fan del regista e il suo lungometraggio “Avalon” ha forti tratti tarkovskiani. Due serie manga, “Moonlight Mile” e “Blue Dragon: Tenkai no Shichi Ryuu”, hanno personaggi che portano il cognome Tarkovskij.

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