I film di Aleksandr Sokurov esplorano le infinite pieghe delle questioni eterne. Ricchi di emozioni, musica e atmosfera, raccontano la vita, indagano le perdite e la forza distruttiva del potere. Non stupisce infatti che in epoca sovietica le pellicole di Sokurov avessero ottenuto così tanti pareri negativi da parte delle autorità.
Sokurov, i cui film sono stati presentati in concorso nei principali festival cinematografici internazionali, si è fatto conoscere come regista che crea i propri lavori in base al “senso e alla sensibilità”, piuttosto che al budget e ai ricavi.
Di fatto l’arte di Sokurov si è sempre contraddistinta. Il regista di San Pietroburgo, che di recente ha compiuto 70 anni, mette costantemente in discussione i confini e i limiti della visione umana: la più grande sfida per lui è scoprire cosa si cela dietro la realtà dell'esistenza umana.
“Quello che mi interessa è capire come una persona affronta le prove severe della vita, come resiste alle difficoltà, come supera il dolore, la morte e altre minacce metafisiche: questo per me è importante sia come regista, sia come cittadino del mio paese”, ha detto il regista del film “La voce solitaria dell'uomo”.
Nel 2017, Sokurov ha ottenuto il premio alla carriera della European Film Academy per il suo “eccezionale lavoro nel campo della regia, della drammaturgia e della cinematografia”.
“Arca russa” è uno dei film più affascinanti della storia del cinema. Girato con un solo piano sequenza di 87 minuti senza montaggio, usando videocamere HD, la magnus opus di Sokurov è un omaggio in grande stile al Museo Ermitage di San Pietroburgo, fondato da Caterina la Grande nel 1764.
È quel raro caso in cui un’immagine vale davvero più di mille parole! “Arca russa”, filmato dal cameraman tedesco Tilman Büttner, è un esperimento di ineguagliabile bellezza e virtuosismo.
Ispirato a Johann Wolfgang von Goethe e scritto da Yurij Arabov, questo capolavoro cinematografico è come un’elaborata marcia funebre. Proprio come Nikolaj Gogol o Fjodor Dostoevskij, Aleksandr Sokurov dà l'addio all'anima umana e a tutto ciò che la accompagna, comprese le aspirazioni, le speranze, la bellezza, il bene, la moralità, la verità e la giustizia.
Il “Faust” di Sokurov è un antieroe, che ha poco in comune con il personaggio della firma goethiana. Decostruendo l'immagine di Mefistofele, Sokurov dà agli spettatori alcuni indizi sul perché un male che tutto consuma tende a essere più potente della verità che tutto vince.
Il regista ritrae con grande autenticità la natura animale degli abitanti della città in cui si svolge il dramma. Ogni personaggio sembra essere un peccatore. Un’altra prova che “un uomo vede nel mondo ciò che egli porta nel cuore”.
È una meditazione surreale sul significato della misericordia, della saggezza e della devozione. È una storia di profondo affetto e amore incondizionato tra due anime gemelle. È l'ultima chiamata per tutti coloro che pensano di non avere il tempo di rafforzare i legami con i loro genitori.
Sokurov tocca la giusta nota tragica quando mostra il figlio che porta in braccio la madre, come un grande uccello ferito. “Che tristezza! Dopo tutto, tu devi ancora passare quello che sto passando io adesso. È così ingiusto”, dice la madre. “Ci incontreremo dove abbiamo concordato di incontrarci. Aspettami. Sii paziente, mia cara, sii paziente…”, risponde il figlio.
Attenzione: tenete a portata di mano il fazzoletto!
Leader del partito bolscevico, fondatore delle repubbliche sovietiche, “direttore d’orchestra” della Rivoluzione del 1917, eccellente oratore, ideologo nato e brillante sostenitore dei principi di Karl Marx. Chi era, in realtà, Vladimir Lenin? Le risposte potrebbero inquietare.
Sokurov ritrae il padre fondatore dello stato sovietico, noto per il suo dono di conquistare enormi folle, come un uomo miserabile e insignificante che ha disperatamente bisogno di attirare su di sé l'attenzione per sentirsi vivo.
A volte, il naturalismo di Sokurov è scioccante e scoraggiante, come se l'obiettivo primario del regista fosse quello di spogliare Lenin della sua dignità per far passare un messaggio.
Una delle armi più forti nell'arsenale di Sokurov è il potere della libertà artistica e la sua capacità di esporre il lato oscuro e poco lusinghiero della natura umana. La verità è che Sokurov ha raffigurato Lenin come un anziano fisicamente malato e mentalmente instabile non per aggiungere l'insulto al danno, ma per mostrare che anche lui è uno di noi.
È il primo dramma della cosiddetta “tetralogia del potere” di Sokurov, seguita da “Taurus” su Vladimir Lenin, “The Sun” sull'imperatore giapponese Hirohito e “Faust”.
“Moloch” è ambientato nel 1942 e descrive un giorno nella vita di Adolf Hitler, brillantemente ritratto da Leonid Mozgovoj. Hitler fa un viaggio sulle Alpi Bavaresi per raggiungere la sua fedele amante, Eva Braun. La coppia sarà raggiunta da ospiti di alto livello come il ministro della propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels e il braccio destro di Hitler, Martin Bormann.
Nella sua ricerca della verità cinematografica, Sokurov scelse attori russi per interpretare i ruoli e poi li doppiò in tedesco.
Il film è stato in corsa per la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 1999, e l'amico e sceneggiatore di Sokurov, Yurij Arabov, ha vinto l'ambito premio per la migliore sceneggiatura.
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