“Boxballet”: ecco perché non dovete perdervi il cartone russo finito nella short list per l’Oscar

Anton Dyakov/Melnitsa Animation Studio, 2021
Questo breve (15 minuti) film d’animazione narra dell’amore di un rude pugile per una eterea ballerina, ma è tutt’altro che una classica storia tipo “La bella e la bestia”

“Boxballet” (in russo: “БоксБалет”), diretto dall’emergente regista russo Anton Djakov (1980-), raffigura un’affascinante ballerina dalle lunghissime gambe di nome Olga e un pugile dall’aspetto duro di nome Evgenij (un tipo come l’ex campione dei pesi massimi Nikolaj Valuev, se lo avete presente). Le loro strade si incrociano accidentalmente, quando Evgenij salva il gatto di Olga da un albero e si innamora perdutamente della ballerina. Ma non è la classica storia tipo “La bella e la bestia”. Evgenij perderà il sonno e dovrà spostare le montagne per conquistare il suo amore. Rinuncerà persino alla boxe per stare con la sua amata!

“Boxballet” dura solo 15 minuti, ma ha tutto: amore, speranza, sogni e sacrificio, e senza che sia pronunciata una sola parola! Il breve cartone animato ha anche un antagonista molto contemporaneo: un cattivo in stile #MeToo; un regista teatrale che cerca di sedurre Olga offrendole il ruolo principale in “Giselle” se il suo corteggiamento verrà accettato.

In “Boxballet”, Djakov giustappone brillantemente il brutto e il bello, lo sciocco e l’intelligente, il rude e l’elegante. Il suo senso dell’umorismo giocoso è quanto mai acuto. “Un buon senso dell’umorismo è un must, insieme a una profondità emotiva e a un senso di magia”, afferma Djakov, grande fan di Charlie Chaplin e di Buster Keaton. “Un cortometraggio deve essere vivace, preciso, freddo e sfacciato”, sostiene.

È interessante notare che il cortometraggio animato è ambientato nell’agosto 1991, durante il famigerato tentativo di colpo di Stato che innescò definitivamente il crollo dell’Unione Sovietica. Il 19 agosto, tutte le stazioni televisive di tutto il Paese vennero spente, e a reti unificate i canali trasmettevano ripetutamente la versione tranquillizzante del balletto classico di Chaikovskij “Il lago dei cigni” del Teatro Bolshoj.

A inizio 2021, “Boxballet” è stato nominato “Miglior lavoro animato” al festival di cortometraggi Koroche di Kaliningrad. Ha anche vinto l’Ikar Russian National Animation Award.

I cortometraggi animati di Djakov “Vivat, Musketeers!” (“Виват, мушкетёры!”, 2017), “Ying and Yana. Forbidden Food” (“Ин и Яна”, 2014) e “Python and the Watchman” (“Питон и сторож”, 2015) sono stati proiettati nei più importanti festival internazionali, da Annecy a Chicago.

Djakov è nato nel 1980 in una famiglia di artisti nell’attuale Almaty (allora Alma-Atá, nella Repubblica Socialista Sovietica Kazaka). Suo padre era un grafico e illustratore. Anton ha nutrito un forte interesse per il cinema fin dall’infanzia. Prima di dedicarsi all’animazione, ha lavorato nella pubblicità per oltre un decennio.

Tra i suoi cartoni preferiti di tutti i tempi c’è “La regina delle nevi” di Lev Atamanov. Un film d’animazione sovietico disegnato a mano, basato sulla fiaba omonima di Hans Christian Anderson, che ebbe un successo immediato quando arrivò sul grande schermo nel 1957. Il regista giapponese Hayao Miyazaki (1941-), autore di capolavori dell’animazione come “Il mio vicino Totoro”, “Porco Rosso”, “Princess Mononoke” e tanti altri, ha ricordato che fu quando vide “La regina delle nevi” che decise di dedicare la sua vita all’animazione.

Djakov afferma di essere sempre sorpreso quando i suoi brevi cartoni animati ottengono il plauso della critica e quando se ne parla in Occidente. “È sempre un piacere sentire che qualcuno ama le tue creazioni. Non molto tempo fa, sono stato contattato da John Musker, che ha scritto e diretto la ‘La sirenetta’. Che ci crediate o no, mi ha trovato su Instagram e mi ha scritto per dire che aveva visto il mio ‘Boxballet’ e gli era piaciuto molto! Ero al settimo cielo! Ho sempre pensato di realizzare i miei cartoni animati per coloro con cui condivido un linguaggio comune”, afferma Djakov, con un tocco di ironia.


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